Viaggio
nel mondo delle targhe auto
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Quanto
è importante per un operatore di Polizia conoscere le targhe dei
veicoli, molto diranno tutti, ma come si fa a districarsi una materia
così complessa e vasta come questa. Certo
non è facile, sono centinaia le targhe prodotte nel mondo, un numero
esatto non si conosce ma un calcolo approssimativo si può fare.
Consideriamo 193 Stati riconosciuti, contando solo quelle attualmente
in vigore, una media di 15 targhe per ogni Stato, possiamo parlare di
oltre 2800 modelli. E’ praticamente impossibile, tranne che per un
appassionato, riuscire a riconoscerli tutti. Inoltre la legge non ci aiuta
visto che non esiste una normativa internazionale, una convenzione, che
imponga delle regole uguali a tutti gli stati del mondo. In
questa situazione è comunque nostro dovere cercare di capirne di
più, qualche tempo fa sono stato contattato da un reparto di Polizia
Stradale del nord Italia, in sostanza si era verificato un incidente stradale,
con fuga di uno dei protagonisti. Un teste presente sul fatto aveva riferito
che il veicolo che si era allontanato recava una targa posteriore di colore
giallo. Le prime indagini si erano concentrate su un veicolo d’immatricolazione
francese, ma poi a qualcuno era venuto un dubbio, quanti veicoli nel mondo
recano una targa di riconoscimento posteriore a sfondo giallo?, ma siamo
proprio sicuri che si tratti di un veicolo francese?. La risposta è
stata drammatica per chi doveva indagare dato che sono decine i paesi
nel mondo che usano uno sfondo di quel colore per le proprie targhe. Diversi
anche nell’ambito europeo. Vi
sono poi i falsi che circolano indisturbati proprio per mancanza di preparazione
da parte degli operatori di polizia che fanno fatica a valutare se quella
strana targa che stanno controllando è originale o falsa. E’
indubbio che in situazioni del genere dovremmo, almeno noi, essere un
po’ più attenti e preparati, è vero che le targhe non
servono ad identificare un veicolo, però esse dovrebbero consentire
il riconoscimento immediato dello stesso, ma certamente questa operazione
diventa impossibile se non cerchiamo di apprendere qualcosa di più
sulla materia. LA
STORIA La
storia delle targhe cominciò all’inizio del ventesimo secolo in
Europa. In alcuni paesi già dalla fine de diciannovesimo secolo
si sono incominciati a targare i veicoli a motore. Nella maggior parte
dei casi si cominciò con una registrazione locale all’interno di
città o qualche volta dallo stato, solo successivamente, all’inizio
del ventesimo secolo, si ebbe una forma nazionale di registrazione in
molti paesi europei. Poiché
il traffico nazionale ed internazionale aumentava vistosamente si ritenne
di dover identificare i veicoli con speciali marchi di nazionalità
(targhe), all’inizio si trattava di un piatto di forma ovale di colore
bianco con caratteri neri, posto solo sulla parte posteriore del veicolo.
Entro il 1910 questo sistema fu attuato in 12 paesi europei: Austria,
Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Monaco, i Paesi
Bassi, Russia, Spagna ed il Regno Unito (Gran Bretagna e l’Irlanda). Nel
1911 in Lussemburgo ed in seguito in, Serbia, Svezia e la Svizzera. Successivamente
il sistema fu attuato anche in Danimarca (1914), Grecia (1913), Montenegro
(1913), Portogallo (1912) ed al primo paese non-europeo (India britannica,
1912 come colonia). Successivamente
nel dopo guerra seguì Cecoslovacchia (1922), la Finlandia (1921),
il Liechtenstein (1923), la Lituania (1925), la Norvegia (1922), la Polonia
(1921) e l’Irlanda (1924). Gradatamente in quegli stessi anni il sistema
si espanse anche fuori dall’Europa, ad esempio: nell’India francese
(1925, come colonia), il Marocco (1924, come protettorato francese), il
resto del Regno Unito (Canale Isole, Gibralta mentre Malta seguì
più tardi), Egitto nel 1927 (come protettorato britannico) e l’Argentina
(come il primo paese non-europeo completamente indipendente). Dall’inizio
della seconda guerra mondiale quasi tutti i paesi europei si erano adeguati
al sistema di targatura dei veicoli, e quelli che non avevano adottato
ufficialmente avevano comunque targhe distintive (vedasi Andorra), mentre,
come già detto, nei paesi non-europei tutto avvenne più
gradualmente.
LE
TARGHE ATTUALI
Questo
naturalmente pone problemi all’operatore di polizia, ma soprattutto
al privato cittadino il quale non essendo pratico ha difficoltà
a memorizzare composizioni alfanumeriche senza senso, più facile
era con la sigla della provincia, che ormai da tutti acquisite, permettevano
l’immediata identificazione almeno della provincia d’immatricolazione. A
poco è servito il ripensamento avvenuto con l’istituzione
delle targhe modello europeo dove è stata prevista la presenza
sulla targa di due tasselli adesivi indicanti l’anno d’immatricolazione
e la sigla della provincia. A parte le dimensioni ridotte, i tasselli
non fanno parte della targa d’immatricolazione e quindi, la loro
mancanza o la loro diversa configurazione (provincia diversa, anno d’immatricolazione
non corrispondente, ecc.) non configura illeciti penali o amministrativi.
Mi sembra di poter dire che è l’ennesima classica situazione
all’italiana, auspichiamo un "ravvedimento operoso" che
conduca almeno all’adozione di una norma che obblighi l’apposizione
dei tasselli. Non tutti gli Stati poi si occupano in prima persona
della produzione delle targhe i francesi ad esempio non ricevono la targa
dallo Stato ma devono farsela, o farsela fare. Anche questo pone dei seri
problemi agli organi di polizia. In questi Paesi si trovano con estrema
facilità ed in libero commercio le serie alfanumeriche complete
per la produzione di targhe. Questo a vantaggio dei contraffattori che
praticamente utilizzano punzoni originali. Se si pensa che con gli stessi
punzoni si possono produrre targhe di tutti i paesi della Comunità
Europea c’è da preoccuparsi. Per questo, sarebbe auspicabile
una produzione delle targhe gestita direttamente ed obbligatoriamente
della Stato e non anche da privati.
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