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Articoli 07/02/2003

Viaggio nel mondo delle targhe auto

La loro storia, le targhe attuali e quelle false

Viaggio nel mondo delle targhe auto 
La loro storia, le targhe attuali e quelle false


di Raffaele Chianca *

Quanto è importante per un operatore di Polizia conoscere le targhe dei veicoli, molto diranno tutti, ma come si fa a districarsi una materia così complessa e vasta come questa. Certo non è facile, sono centinaia le targhe prodotte nel mondo, un numero esatto non si conosce ma un calcolo approssimativo si può fare. Consideriamo 193 Stati riconosciuti, contando solo quelle attualmente in vigore, una media di 15 targhe per ogni Stato, possiamo parlare di oltre 2800 modelli. E’ praticamente impossibile, tranne che per un appassionato, riuscire a riconoscerli tutti. Inoltre la legge non ci aiuta visto che non esiste una normativa internazionale, una convenzione, che imponga delle regole uguali a tutti gli stati del mondo. In questa situazione è comunque nostro dovere cercare di capirne di più, qualche tempo fa sono stato contattato da un reparto di Polizia Stradale del nord Italia, in sostanza si era verificato un incidente stradale, con fuga di uno dei protagonisti. Un teste presente sul fatto aveva riferito che il veicolo che si era allontanato recava una targa posteriore di colore giallo. Le prime indagini si erano concentrate su un veicolo d’immatricolazione francese, ma poi a qualcuno era venuto un dubbio, quanti veicoli nel mondo recano una targa di riconoscimento posteriore a sfondo giallo?, ma siamo proprio sicuri che si tratti di un veicolo francese?. La risposta è stata drammatica per chi doveva indagare dato che sono decine i paesi nel mondo che usano uno sfondo di quel colore per le proprie targhe. Diversi anche nell’ambito europeo. Vi sono poi i falsi che circolano indisturbati proprio per mancanza di preparazione da parte degli operatori di polizia che fanno fatica a valutare se quella strana targa che stanno controllando è originale o falsa. E’ indubbio che in situazioni del genere dovremmo, almeno noi, essere un po’ più attenti e preparati, è vero che le targhe non servono ad identificare un veicolo, però esse dovrebbero consentire il riconoscimento immediato dello stesso, ma certamente questa operazione diventa impossibile se non cerchiamo di apprendere qualcosa di più sulla materia. LA STORIA La storia delle targhe cominciò all’inizio del ventesimo secolo in Europa. In alcuni paesi già dalla fine de diciannovesimo secolo si sono incominciati a targare i veicoli a motore. Nella maggior parte dei casi si cominciò con una registrazione locale all’interno di città o qualche volta dallo stato, solo successivamente, all’inizio del ventesimo secolo, si ebbe una forma nazionale di registrazione in molti paesi europei. Poiché il traffico nazionale ed internazionale aumentava vistosamente si ritenne di dover identificare i veicoli con speciali marchi di nazionalità (targhe), all’inizio si trattava di un piatto di forma ovale di colore bianco con caratteri neri, posto solo sulla parte posteriore del veicolo. Entro il 1910 questo sistema fu attuato in 12 paesi europei: Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Monaco, i Paesi Bassi, Russia, Spagna ed il Regno Unito (Gran Bretagna e l’Irlanda). Nel 1911 in Lussemburgo ed in seguito in, Serbia, Svezia e la Svizzera. Successivamente il sistema fu attuato anche in Danimarca (1914), Grecia (1913), Montenegro (1913), Portogallo (1912) ed al primo paese non-europeo (India britannica, 1912 come colonia). Successivamente nel dopo guerra seguì Cecoslovacchia (1922), la Finlandia (1921), il Liechtenstein (1923), la Lituania (1925), la Norvegia (1922), la Polonia (1921) e l’Irlanda (1924). Gradatamente in quegli stessi anni il sistema si espanse anche fuori dall’Europa, ad esempio: nell’India francese (1925, come colonia), il Marocco (1924, come protettorato francese), il resto del Regno Unito (Canale Isole, Gibralta mentre Malta seguì più tardi), Egitto nel 1927 (come protettorato britannico) e l’Argentina (come il primo paese non-europeo completamente indipendente). Dall’inizio della seconda guerra mondiale quasi tutti i paesi europei si erano adeguati al sistema di targatura dei veicoli, e quelli che non avevano adottato ufficialmente avevano comunque targhe distintive (vedasi Andorra), mentre, come già detto, nei paesi non-europei tutto avvenne più gradualmente.

I CINQUE STANDARD
Attualmente nel modo sono riconosciuti cinque standard: americano, europeo, francese, inglese, australiano. Per un operatore di Polizia riconoscere a prima vista uno standard può essere utile per l’identificazione immediata almeno di un’area geografica se non di un singolo Stato. In sostanza lo standard accomuna alcune caratteristiche, colore, forma, ecc. tanto da permettere a prima vista di identificare un’esatta area geografica.

 

LE TARGHE ATTUALI 
Attualmente, nel mondo, le targhe di riconoscimento dei veicoli, sono più o meno prodotte della stessa forma (rettangolari o quadrate) e con lo stesso materiale (alluminio o simili) mentre quello che cambia è la tecnica di realizzazione e soprattutto l’estetica, per non parlare della composizione dei caratteri alfanumerici, ove non vi sono regole precise. In generale sono molto frequenti le targhe che riportano la sigla della provincia d’emissione della stessa, ma vi sono anche altre regole, ad esempio nelle targhe cubane la prima lettera è la provincia la seconda sta ad indicare il tipo del veicolo, dulcis in fundo ci sono anche composizioni che non sono direttamente abbinabili, né ad un luogo né ad un tipo di veicolo.
 

Questo naturalmente pone problemi all’operatore di polizia, ma soprattutto al privato cittadino il quale non essendo pratico ha difficoltà a memorizzare composizioni alfanumeriche senza senso, più facile era con la sigla della provincia, che ormai da tutti acquisite, permettevano l’immediata identificazione almeno della provincia d’immatricolazione. A poco è servito il ripensamento avvenuto con l’istituzione delle targhe modello europeo dove è stata prevista la presenza sulla targa di due tasselli adesivi indicanti l’anno d’immatricolazione e la sigla della provincia. A parte le dimensioni ridotte, i tasselli non fanno parte della targa d’immatricolazione e quindi, la loro mancanza o la loro diversa configurazione (provincia diversa, anno d’immatricolazione non corrispondente, ecc.) non configura illeciti penali o amministrativi. Mi sembra di poter dire che è l’ennesima classica situazione all’italiana, auspichiamo un "ravvedimento operoso" che conduca almeno all’adozione di una norma che obblighi l’apposizione dei tasselli. Non tutti gli Stati poi si occupano in prima persona della produzione delle targhe i francesi ad esempio non ricevono la targa dallo Stato ma devono farsela, o farsela fare. Anche questo pone dei seri problemi agli organi di polizia. In questi Paesi si trovano con estrema facilità ed in libero commercio le serie alfanumeriche complete per la produzione di targhe. Questo a vantaggio dei contraffattori che praticamente utilizzano punzoni originali. Se si pensa che con gli stessi punzoni si possono produrre targhe di tutti i paesi della Comunità Europea c’è da preoccuparsi. Per questo, sarebbe auspicabile una produzione delle targhe gestita direttamente ed obbligatoriamente della Stato e non anche da privati.

LE TARGHE ITALIANE
 
Anche in Italia la storia delle targhe di riconoscimento inizia ai primi del novecento, le prime targhe erano di forma rettangolare a fondo bianco e riportavano il nome intero della città e di seguito il numero progressivo d’immatricolazione. Naturalmente l’ideatore non pensava ad un’evoluzione del parco veicolare così veloce, infatti si è quasi subito eliminato il nome intero della città passando prima a sigle numeriche ed immediatamente dopo alla sigla di provincia, avendo così più spazio per il numero progressivo. Successivamente ci sono stati diversi cambiamenti:
· Dal 1927 al 1932 (in metallo, fondo nero caratteri bianchi, in questo periodo viene adottata la sigla di individuazione della provincia che è posta dopo i caratteri numerici)
· Dal 1932 al 1976 (in metallo, fondo nero caratteri bianchi, la sigla di individuazione della provincia è posta prima dei caratteri numerici)
· Dal 1976 al 1985 (in plastica, fondo nero, sigla della provincia di colore arancione, caratteri bianchi)
· Dal 1985 al 1993 (in alluminio, fondo bianco caratteri neri)
· Dal 1993 al 1999 (in alluminio, fondo bianco caratteri neri, è abolita la sigla di provincia)
· Dal 1999 (in alluminio fondo bianco caratteri neri, bande laterali azzurre con simboli adesivi in giallo) Come già accennato l’ultimo cambiamento è avvenuto nel 1999 a seguito del il D.P.R. 4 settembre 1998, n. 355 che ha previsto nuovi tipi di targhe aventi caratteristiche uniformi in ambito europeo. Naturalmente si tratta di un’ottima iniziativa che allinea sullo stesso standard tutti i paesi della U.e. ma anche altri dell’area europea che si sono adeguati a questo standard. Le nuove targhe naturalmente devono rispondere a precisi requisiti previsti dal Regolamento. In particolare devono essere dotate del marchio ufficiale della Repubblica Italiana (eccetto le targhe ripetitrici); - avere pellicole retroriflettenti approvate dai Provveditorato Generale dello Stato (PGS).Le targhe sono realizzate con un complesso procedimento. Si tratta di lamiera d’alluminio tipo Al 99,5 UNI 9001 (gradazioni Hl 2,14 o 24) avente lo spessore di 1 mm circa, ricoperta di una pellicola adesiva retroriflettente. Questa pellicola, prodotta da stabilimenti autorizzati, deve essere di tipo approvato e recare impresso fin dall’origine il marchio PGS disposto e ripetuto secondo la posizione indicata dalla normativa. Accanto alla sigla PGS (Provveditorato Generale dello Stato) il costruttore della pellicola deve stampare anche il numero della sua autorizzazione (es. PGS Al = pellicola realizzata nello stabilimento autorizzato contrassegnato con il numero Al). Si passa poi alla imbutitura dei numeri con punzoni a freddo. Una volta predisposto il supporto metallico e attaccata la pellicola retroriflettente adesiva, vengono impressi i numeri e le lettere d’immatricolazione in modo che questi risultino in rilievo sulla faccia della targa dove è stata predisposta la pellicola riflettente. La profondità dell’imbutitura è di circa 1,4 mm. Successivamente si passa alla colorazione dei caratteri alfanumerici con vernici dei colori prescritti (nero, rosso, verde o azzurro a seconda del tipo di targa. L’ultima operazione è quella della punzonatura dei marchio della Repubblica e sua colorazione in nero e verniciatura della superficie riflettente con una vernice trasparente protettiva. Le nuove targhe hanno le seguenti caratteristiche: mantengono, nella parte centrale, la consueta sequenza alfanumerica (AA000AA);
• riportano, sul lato sinistro, una banda rettangolare di colore azzurro recante l’emblema europeo e la lettera distintiva dell’Italia;
• presentano, sul lato destro, una banda rettangolare azzurra, simmetrica rispetto alla precedente, recante una circonferenza di colore giallo contenente l’anno di immatricolazione e, immediatamente sotto, la sigla delle provincia.


 

 

 


 

 


 

 


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di Raffaele Chianca

da "Il Centauro" n. 73
Venerdì, 07 Febbraio 2003
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