Mercoledì 17 Luglio 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 06/02/2003

Influenza: tempo di combatterla con il vaccino

Influenza: tempo di combatterla con il vaccino


di Antonia Liaci *

Numerose infezioni virali o batteriche delle vie respiratorie danno origine a sindromi simil-influenzali con mal di gola, tosse, congestione nasale, brividi, febbre, mialgie, dolori articolari, mal di testa e malessere generale, ma si può definire propriamente influenza solo la malattia causata dai virus influenzali di tipo A e B e, più raramente, C. L’influenza è una malattia contagiosa, altamente diffusiva, che si trasmette per via respiratoria e provoca stagionalmente, in Italia nel periodo invernale, vere e proprie epidemie ad elevato tasso di mortalità. I virus influenzali hanno un naturale serbatoio negli animali, e sono caratterizzati da una forte variabilità dell’emoagglutinina e della neuroaminidasi. Queste estroflessioni proteiche, a forma di spina, dell’involucro esterno consentono l’attacco del virus alla mucosa delle prime vie aeree, e sono dotate di spiccato potere antigene: determinano, cioè, la risposta immunitaria protettiva dell’organismo. Le variazioni antigeniche danno origine ogni anno a nuovi ceppi, nei confronti dei quali la popolazione si trova più o meno immunizzata, provocando, così, le epidemie. Ogni 10-20 anni, invece, le variazioni cosiddette "maggiori" generano improvvisamente un nuovo sottotipo, e provocano addirittura delle pandemie, ossia la diffusione dell’infezione all’intera popolazione. Generalmente, i sintomi iniziano in modo brusco dopo 1-3 giorni di incubazione, e durano da 2 a 4 giorni; segue la convalescenza, contrassegnata da profonda stanchezza e da tosse protratta. Esistono anche forme digestive con vomito e diarrea, forme cardiache con miocardite e pericardite, forme nervose di tipo encefalitico, forme emorragiche e forme polmonari, caratterizzate da asfissia, febbre elevata e disturbi cardiocircolatori, che spesso conducono a morte. Le complicanze sono relativamente frequenti, e dovute anche a sovrainfezioni batteriche, che provocano bronchiti, broncopolmoniti, polmoniti, otiti e sinusiti; colpiscono soprattutto gli anziani, i pazienti con cardiopatie e broncopneumopatie croniche, immunodeficienze, malattie metaboliche, quali il diabete, e nefropatie. Questi soggetti vengono, infatti, considerati a rischio. La guarigione avviene grazie alla comparsa di anticorpi specifici. La terapia sintomatica con antipiretici analgesici aiuta ad attenuare i sintomi; è inutile, invece, l’uso di antibiotici, tranne che nel trattamento delle complicanze batteriche. Nonostante la possibilità di una terapia eziologica dell’influenza con farmaci a diretta azione antivirale, quali l’amantadina o lo zanamivir, la vaccinazione rimane il mezzo migliore per combattere la malattia. I farmaci antivirali, infatti, riducono di circa un terzo la durata dell’influenza non complicata, ma solo se il trattamento viene iniziato entro due giorni dall’insorgenza dei sintomi, e non si sono, comunque, dimostrati efficaci per le complicanze maggiori nei soggetti a rischio. I vaccini sono costituiti o da virus interi inattivati, coltivati in uova embrionate di pollo, o da particelle virali ed antigeni di superficie dei virus (vaccini sub-virionici da utilizzare per bambini e soggetti ipersensibili), e contengono generalmente due virus di tipo A ed un virus di tipo B. La durata della protezione vaccinale è breve, per cui è necessaria la vaccinazione annuale, che nel nostro paese è preferibile effettuare nel periodo autunnale, dalla metà di ottobre alla fine di novembre. Poiché i ceppi infettanti presentano spesso caratteristiche simili a quelle degli anni precedenti, in genere basta una sola dose di vaccino, iniettata per via intramuscolare. Le reazioni vacciniche sono rare, ed in genere di entità non rilevante, per cui la vaccinazione può ritenersi sicura. Più frequentemente consistono in reazioni locali nella sede di inoculo, quali dolore, gonfiore e arrossamento cutaneo, reazioni febbrili simil-influenzali di breve durata, che compaiono di solito in persone mai vaccinate prima, e reazioni allergiche in soggetti con ipersensibilità alle uova o ad altri componenti del vaccino. Solo queste ultime costituiscono controindicazioni alla vaccinazione. Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato anche nelle donne in stato di gravidanza o in allattamento, e non è stata dimostrata la correlazione causale tra la sua somministrazione e la comparsa di altri eventi avversi più importanti, quali nevralgie, disturbi neurologici, piastrinopenie. Bisogna ricordare che la vaccinazione deve essere rinviata in caso di malattie febbrili in atto, o in soggetti trattati con farmaci immunosoppressori, nei quali la risposta anticorpale può essere alterata, e che non è efficace nel caso di sindromi di tipo influenzale causate da virus o batteri diversi dai virus dell’influenza. In Italia la vaccinazione antinfluenzale è facoltativa, ma è consigliata per gli individui a rischio affetti da condizioni morbose predisponenti, per i soggetti di età superiore ai 64 anni, per il personale sanitario e di assistenza, e per gli addetti a pubblici servizi di primario interesse collettivo. Per queste categorie viene offerta dai centri territoriali di prevenzione del Servizio Sanitario Nazionale, oggi anche attraverso i medici di famiglia per ottenere un più ampio coinvolgimento della popolazione, con lo scopo di ridurre significativamente la morbosità della malattia e delle sue complicanze, come indicato dal Piano Sanitario Nazionale. Si possono, comunque, sottoporre alla vaccinazione soggetti di tutte le età che desiderano prevenire la malattia ed i disagi ad essa conseguenti, e contribuire ad interrompere la diffusione dell’epidemia. La profilassi vaccinale, infatti, nonostante la variabilità della risposta immunitaria legata all’età ed alle condizioni di base del ricevente, presenta un’elevata efficacia, pari a circa il 70-90%. Si dimostra, perciò, il mezzo più valido, sicuro ed economico per prevenire l’influenza e le sue complicanze, riducendo in maniera significativa l’ospedalizzazione, la mortalità, e le ricadute negative sull’attività lavorativa e sul funzionamento dei servizi di pubblica utilità. 

* Medico Capo della Polizia di Stato Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa


 

 

 


   

 

di Antonia Liaci

da "Il Centauro" n. 73
Giovedì, 06 Febbraio 2003
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK