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Articoli 29/01/2003

Le nuove droghe, anche più pericolose delle vecchie

Le nuove droghe, anche più pericolose delle vecchie


di Lorenzo Borselli

Si parla di droghe. Droghe nuove, micidiali. Roba che a noi fa accapponare la pelle, mentre altri li fa strippare.
Gergo nuovo, anche questo, per rappresentare un nuovo stato di grazia da raggiungere con queste pasticche, queste polverine, questi trinciati che fanno impallidire i fan di Bob Marley, i vecchi rasta che nell’era della beat generation predicavano la pace nel mondo, l’amore tra le razze, la musica rag e lo spinello, l’erba, la maria. Gli allarmi suonano ovunque, perché ovunque sono queste droghe. Sono in casa di chi meno se l’aspetta; mettiamoci nei panni di un genitore di oggi: venuto su negli anni della contestazione, abituato spesso a genitori (nonni per noi) severi e intransigenti, poco comprensivi o inclini al dialogo, ha tentato di riparare al danno con i suoi figli, tentando ancora una volta la strada del padre-amico madre-amica, senza avere in realtà l’educazione, la capacità o la minima possibilità di entrare davvero nello slang ermetico di questi giovani, davvero troppo soli e davvero troppo imbrancati. Mica tutti, ma tanti davvero.

 

È una generazione già stanca, bombardata continuamente da particelle di televisione, informazione, e internet, ormai inertizzata dallo stillicidio di sollecitazioni, nella quale hanno finito con l’attecchire ideologie nuove, ancora diverse e se possibile ancora più intransigenti rispetto alle ormai sperimentate forme di protesta, ribellione ed eversione, sia questa di destra, di sinistra, ambientalista o di altro genere.  Fateci caso: oggi si passa direttamente al blocco nero, a quei black block che si radunano per una birra o una pasticca, riuscire a parlare tranquillamente di politica o di sport, per poi partire in branco e distruggere un distributore della Shell, o vandalizzare una Mercedes, o picchiare un ragazzo che indossa Nike e Adidas. Mica c’è un progetto politico ideatore, a nostro parere. C’è questa forma di resistenza a tutti i costi, da applicare solo ed esclusivamente con la violenza. Questa premessa, sicuramente viziata da esperienze professionali, era necessaria per incamminarsi in un sentiero particolare, ove la necessità di approfondire scientificamente l’argomento droghe nuove doveva per forza essere affiancata da un humus nel quale il seme del nuovo viaggio baudeleriano risulta attecchire. Quali sono queste nuove droghe? Dipende ovviamente da dove si era rimasti. Certo, l’ecstasy oggi, seppur largamente usata, è da considerare già una droga vecchia. Ora si affacciano sul mercato nuovi prodotti sintetici, come l’ecstasy liquida o la droga di Hitler ed altre, spesso facilmente realizzabili grazie alle inquietanti istruzioni per il fai da te che si trovano su internet e che noi ci guardiamo bene dal veicolare. Alcune si fanno veramente con poco, altre invece necessitano di laboratori avanzati, di dosaggi accurati. Il prezzo che paga chi si avventura da solo nella strada del piccolo chimico o chi sceglie di comprarla dall’artigiano amico, è spesso la demenza a vita — se è fortunato — o la morte nel peggiore dei casi. Eppure la nouvelle cousine del drogato è ricca di proposte di questo tipo. Sembra ormai demodé affidarsi al caldo abbraccio della marijuana, al colore rassicurante dell’hascisch, all’odore invitante della resina e della fibra vegetale dell’olio di hascisch. A che serve farsi per dimenticare il mondo ostile che ti ospita e le cattiverie dei suoi abitanti? Così l’oppio, la morfina e l’eroina sono ormai prodotti antichi, ancora troppo usati, ma sempre meno dai giovanissimi, cresciuti leggendo di astinenze e overdose, di tossici in coda al Sert e di metadone. È quasi un fallo di reazione, il loro. E già negli anni ’90 del secolo scorso (perché chi vive oggi è pervaso dal millennium bug) in molti avevano abbandonato cartine e trinciati, siringhe e arghilé, per passare alla cocaina ed ai suoi derivati. "Perché mescolarci con la plebe", sembravano dire allora i rampolli delle agiate famiglie mentre nei locali da ballo tiravano su per il naso quella invitante polvere degli angeli? Per noi, che consideriamo la polvere degli angeli il lievito per i dolci, assistere all’evoluzione della droga in chiave di terzo millennio, è stato quasi uno choch. Eccola qua la spiegazione: cercando le informazioni presso pubblicazioni specializzate, anche via rete, scavando nelle esperienze professionali proprie e di altri colleghi, magari in servizio alla narcotici, abbiamo trovato un sommerso fatto di sostanze dai nomi immemorizzabili e impronunciabili quali l’acido gamma-idrossibutirrico o il cristallo metamfetaminico, sostanze con una storia quasi romantica alle spalle, fatta di lunghi anni di silenzio e poi di improvvisa ribalta. Ovviamente si tratta di sostanze sulla cui diffusione bisogna necessariamente segnalare al lettore l’importanza del ruolo della criminalità organizzata, delle holding del crimine internazionale, di quelle che in gergo da interpol appartengono alla classe spietata — e poco lungimirante — delle narcomafie: roba, come dicevamo da far accapponare la pelle. Vediamone alcune.La cosiddetta ecstasy liquida, appunto l’acido gamma-idrossibutirrico, conosciuta in molti paesi con la sigla GHB, è in realtà un potente stimolante della crescita, presente in parte nel matabolismo dei mammiferi e noto in passato come sostanza dopante, oltre che come componente farmacologico di medicinali normalmente somministrati per patologie particolarmente stressanti e dolorose. Ma se qualcuno in palestra ne approfittava per diventare Mister Muscolo, là fuori, "nel mondo vero", per dirla alla Mimi Leder (regista del film "The Peacemaker") qualcuno pensava all’Ecstasy liquida come allo sballo del branco. Non per niente nei paesi anglosassoni, spesso i preferiti per chi deve testare un narcoprodotto sul mercato dei ricchi, questa sostanza è divenuta tristemente famosa con l’appellativo di droga da stupro (rape drug). Pochi gesti mimetizzati nel tam tam di una discoteca ed ecco che quella piccola fialetta di liquido incolore — diffusa però anche in polvere da disciogliere ricavata da pasticche — viene versata in un caffè o in un cocktail, passata per un brindisi ad un’ignara ragazza, vittima pochi minuti più tardi di un carnefice che dispone del suo corpo come di un oggetto inanimato, alla stregua di una geisha accondiscendente. Allo scadere dell’effetto la memoria non aiuta più nessuno e non resta che acquisire pian piano la consapevolezza di essere stata stuprata da un corteggiatore romantico fino al cin cin, del quale nessuno ricorda nemmeno il viso o un lineamento. La Droga di Hitler o pillole Yaba, una delle ultime novità europee, ha invece una storia lunga, fatta di lunghi anni nel dimenticatoio ed ora di nuovo alla ribalta soprattutto nel sud del mondo, ove gli spietati manager del Triangolo d’Oro nel Pacifico l’hanno riscoperta dopo oltre un secolo di sonno. In realtà questa sostanza, considerata la più pericolosa tra le nuove droghe, era stata fornita anche ai militari della seconda guerra mondiale, tedeschi e soprattutto giapponesi, i quali ne fornivano grandi quantità ai reparti kamikaze. Discorso attuale, visto il largo uso di attentatori suicidi da parte della frangia intransigente del popolo di Allah. Proprio i chimici giapponesi l’avevano sintetizzata per la prima volta alla fine del 1.800 e qualcuno di loro ha probabilmente dimenticato la ricetta in qualche laboratorio del Pacifico, se è vero che all’inizio degli anni ‘90 uno dei gruppi etnici tailandesi più combattivi e organizzati in esercito irregolare, dedito alla produzione ed alla commercializzazione di eroina in quantità tali da far concorrenza alla leadership mondiale afgana, iniziarono ad introdurre in maniera massiccia la Ya Ba nelle città della Tailandia. Gli investigatori locali avevano già percepito i primi segnali alcuni anni prima, tra il ’68 e il ’72, quando alcuni giovani vennero uccisi dall’abuso di questa sostanza. Micidiale davvero, se si pensa che dopo una prima iniziale fase di godimento, il consumatore ne diviene rapidamente dipendente: questa metanfetamina infatti agisce sulla parte del cervello che produce dopamina. Gli effetti di benessere sono immediati, ma dopo poco tempo l’eccitamento, la fiducia in sé stessi prende il sopravvento: dopo è violenza, aggressività, allucinazioni ed ancora violenza, soprattutto autoinferta. In Tailandia tre milioni di consumatori sono considerati a rischio suicidio. In Europa questo tipo di sostanza è oggi in largo uso negli ambienti della musica tecno e pare che stia avendo larga diffusione ove le presenze di immigrati asiatici, che fanno da vettore con le zone di produzione, sia più marcata.Francamente ci sembrano lontani i tempi in cui ci immaginavamo le nuove droghe nascoste nei vapori di qualche barattolo di vernice, sniffato da ragazzini alla Paddy Clark, usciti dalla penna di Roddy Doyle (autore de "The Committments"). Scopriamo, nel nostro viaggio non metafisico, che l’Efedrina o la Creatina di tanti sportivi, sono considerate dagli specialisti quali Smart Drugs, droghe furbe, per i loro effetti e le loro conseguenze, ma senz’altro droghe. E poi finiamo con l’imbatterci in sostanze come il Popper, ancora legale in Italia, e in vendita in molti sexy shop perché in grado di dare euforia e proprietà anestetizzanti per gli sfinteri in chi lo assumesse. Certo, viene da sorridere, ma in realtà c’è una droga per tutto, anche per il sesso o l’amore, perché "il mondo non basta", per dirla stavolta alla Flemings, che cercava di dare emozioni con la celluloide o la cellulosa (film e libri) piuttosto che con il nitrato di amile che riduce la pressione sanguigna e accelera il battito cardiaco. Mica bastava l’adrenalina che ci facciamo da soli! No, si doveva ricorrere alla sintesi chimica di sostanze come l’Ice, in gergo sale grosso o video trip, per il loro aspetto bianco e spigoloso, in grossi chicchi, e per la sua capacità di alzare allo spasmo i livelli di attenzione e i riflessi, necessari per condurre la bellezza virtuale di Lara Croft alla scoperta di tombe e tesori nascosti, sparando a tutto ciò che si muove e finendo col considerare la vita vera alla stregua del cyberspazio: in sostanza anche se uccidi o muori è solo per finta e puoi sempre ricominciare da dove eri arrivato. Peccato che dopo che sei morto non torni in vita ricaricando la memoria ram dal cd.



di Lorenzo Borselli

da "Il Centauro" n. 73
Mercoledì, 29 Gennaio 2003
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