Si
parla di droghe. Droghe nuove, micidiali. Roba che a noi fa accapponare
la pelle, mentre altri li fa strippare.
Gergo nuovo, anche questo, per rappresentare un nuovo stato di grazia
da raggiungere con queste pasticche, queste polverine, questi trinciati
che fanno impallidire i fan di Bob Marley, i vecchi rasta che nell’era
della beat generation predicavano la pace nel mondo, l’amore tra
le razze, la musica rag e lo spinello, l’erba, la maria. Gli allarmi
suonano ovunque, perché ovunque sono queste droghe. Sono in casa
di chi meno se l’aspetta; mettiamoci nei panni di un genitore di
oggi: venuto su negli anni della contestazione, abituato spesso a genitori
(nonni per noi) severi e intransigenti, poco comprensivi o inclini al
dialogo, ha tentato di riparare al danno con i suoi figli, tentando ancora
una volta la strada del padre-amico madre-amica, senza avere in realtà
l’educazione, la capacità o la minima possibilità di
entrare davvero nello slang ermetico di questi giovani, davvero troppo
soli e davvero troppo imbrancati. Mica tutti, ma tanti davvero.
È
una generazione già stanca, bombardata continuamente da particelle
di televisione, informazione, e internet, ormai inertizzata dallo stillicidio
di sollecitazioni, nella quale hanno finito con l’attecchire ideologie
nuove, ancora diverse e se possibile ancora più intransigenti rispetto
alle ormai sperimentate forme di protesta, ribellione ed eversione, sia
questa di destra, di sinistra, ambientalista o di altro genere.
Fateci caso:
oggi si passa direttamente al blocco nero, a quei black block che si radunano
per una birra o una pasticca, riuscire a parlare tranquillamente di politica
o di sport, per poi partire in branco e distruggere un distributore della
Shell, o vandalizzare una Mercedes, o picchiare un ragazzo che indossa
Nike e Adidas. Mica c’è un progetto politico ideatore, a nostro
parere. C’è questa forma di resistenza a tutti i costi, da
applicare solo ed esclusivamente con la violenza. Questa
premessa, sicuramente viziata da esperienze professionali, era necessaria
per incamminarsi in un sentiero particolare, ove la necessità di
approfondire scientificamente l’argomento droghe nuove doveva per
forza essere affiancata da un humus nel quale il seme del nuovo viaggio
baudeleriano risulta attecchire. Quali
sono queste nuove droghe? Dipende ovviamente da dove si era rimasti. Certo,
l’ecstasy oggi, seppur largamente usata, è da considerare
già una droga vecchia. Ora si affacciano sul mercato nuovi prodotti
sintetici, come l’ecstasy liquida o la droga di Hitler ed altre,
spesso facilmente realizzabili grazie alle inquietanti istruzioni per
il fai da te che si trovano su internet e che noi ci guardiamo bene dal
veicolare. Alcune si fanno veramente con poco, altre invece necessitano
di laboratori avanzati, di dosaggi accurati. Il prezzo che paga chi si
avventura da solo nella strada del piccolo chimico o chi sceglie di comprarla
dall’artigiano amico, è spesso la demenza a vita — se
è fortunato — o la morte nel peggiore dei casi. Eppure la
nouvelle cousine del drogato è ricca di proposte di questo tipo.
Sembra ormai demodé affidarsi al caldo abbraccio della marijuana,
al colore rassicurante dell’hascisch, all’odore invitante della
resina e della fibra vegetale dell’olio di hascisch. A che serve
farsi per dimenticare il mondo ostile che ti ospita e le cattiverie dei
suoi abitanti? Così l’oppio, la morfina e l’eroina sono
ormai prodotti antichi, ancora troppo usati, ma sempre meno dai giovanissimi,
cresciuti leggendo di astinenze e overdose, di tossici in coda al Sert
e di metadone. È quasi un fallo di reazione, il loro. E
già negli anni ’90 del secolo scorso (perché chi vive
oggi è pervaso dal millennium bug) in molti avevano abbandonato
cartine e trinciati, siringhe e arghilé, per passare alla cocaina
ed ai suoi derivati. "Perché mescolarci con la plebe",
sembravano dire allora i rampolli delle agiate famiglie mentre nei locali
da ballo tiravano su per il naso quella invitante polvere degli angeli?
Per noi, che consideriamo la polvere degli angeli il lievito per i dolci,
assistere all’evoluzione della droga in chiave di terzo millennio,
è stato quasi uno choch. Eccola
qua la spiegazione: cercando le informazioni presso pubblicazioni specializzate,
anche via rete, scavando nelle esperienze professionali proprie e di altri
colleghi, magari in servizio alla narcotici, abbiamo trovato un sommerso
fatto di sostanze dai nomi immemorizzabili e impronunciabili quali l’acido
gamma-idrossibutirrico o il cristallo metamfetaminico, sostanze con una
storia quasi romantica alle spalle, fatta di lunghi anni di silenzio e
poi di improvvisa ribalta. Ovviamente
si tratta di sostanze sulla cui diffusione bisogna necessariamente segnalare
al lettore l’importanza del ruolo della criminalità organizzata,
delle holding del crimine internazionale, di quelle che in gergo da interpol
appartengono alla classe spietata — e poco lungimirante — delle
narcomafie: roba, come dicevamo da far accapponare la pelle. Vediamone
alcune.La
cosiddetta ecstasy liquida, appunto l’acido gamma-idrossibutirrico,
conosciuta in molti paesi con la sigla GHB, è in realtà
un potente stimolante della crescita, presente in parte nel matabolismo
dei mammiferi e noto in passato come sostanza dopante, oltre che come
componente farmacologico di medicinali normalmente somministrati per patologie
particolarmente stressanti e dolorose. Ma se qualcuno in palestra ne approfittava
per diventare Mister Muscolo, là fuori, "nel mondo vero",
per dirla alla Mimi Leder (regista del film "The Peacemaker")
qualcuno pensava all’Ecstasy liquida come allo sballo del branco.
Non per niente nei paesi anglosassoni, spesso i preferiti per chi deve
testare un narcoprodotto sul mercato dei ricchi, questa sostanza è
divenuta tristemente famosa con l’appellativo di droga da stupro
(rape drug). Pochi
gesti mimetizzati nel tam tam di una discoteca ed ecco che quella piccola
fialetta di liquido incolore — diffusa però anche in polvere
da disciogliere ricavata da pasticche — viene versata in un caffè
o in un cocktail, passata per un brindisi ad un’ignara ragazza, vittima
pochi minuti più tardi di un carnefice che dispone del suo corpo
come di un oggetto inanimato, alla stregua di una geisha accondiscendente. Allo
scadere dell’effetto la memoria non aiuta più nessuno e non
resta che acquisire pian piano la consapevolezza di essere stata stuprata
da un corteggiatore romantico fino al cin cin, del quale nessuno ricorda
nemmeno il viso o un lineamento. La
Droga di Hitler o pillole Yaba, una delle ultime novità
europee, ha invece una storia lunga, fatta di lunghi anni nel dimenticatoio
ed ora di nuovo alla ribalta soprattutto nel sud del mondo, ove gli spietati
manager del Triangolo d’Oro nel Pacifico l’hanno riscoperta
dopo oltre un secolo di sonno. In
realtà questa sostanza, considerata la più pericolosa tra
le nuove droghe, era stata fornita anche ai militari della seconda guerra
mondiale, tedeschi e soprattutto giapponesi, i quali ne fornivano grandi
quantità ai reparti kamikaze. Discorso attuale, visto il largo
uso di attentatori suicidi da parte della frangia intransigente del popolo
di Allah. Proprio i chimici giapponesi l’avevano sintetizzata per
la prima volta alla fine del 1.800 e qualcuno di loro ha probabilmente
dimenticato la ricetta in qualche laboratorio del Pacifico, se è
vero che all’inizio degli anni ‘90 uno dei gruppi etnici tailandesi
più combattivi e organizzati in esercito irregolare, dedito alla
produzione ed alla commercializzazione di eroina in quantità tali
da far concorrenza alla leadership mondiale afgana, iniziarono ad introdurre
in maniera massiccia la Ya Ba nelle città della Tailandia. Gli
investigatori locali avevano già percepito i primi segnali alcuni
anni prima, tra il ’68 e il ’72, quando alcuni giovani vennero
uccisi dall’abuso di questa sostanza. Micidiale davvero, se si pensa
che dopo una prima iniziale fase di godimento, il consumatore ne diviene
rapidamente dipendente: questa metanfetamina infatti agisce sulla parte
del cervello che produce dopamina. Gli
effetti di benessere sono immediati, ma dopo poco tempo l’eccitamento,
la fiducia in sé stessi prende il sopravvento: dopo è violenza,
aggressività, allucinazioni ed ancora violenza, soprattutto autoinferta.
In Tailandia tre milioni di consumatori sono considerati a rischio suicidio.
In Europa questo tipo di sostanza è oggi in largo uso negli ambienti
della musica tecno e pare che stia avendo larga diffusione ove le presenze
di immigrati asiatici, che fanno da vettore con le zone di produzione,
sia più marcata.Francamente
ci sembrano lontani i tempi in cui ci immaginavamo le nuove droghe nascoste
nei vapori di qualche barattolo di vernice, sniffato da ragazzini alla
Paddy Clark, usciti dalla penna di Roddy Doyle (autore de "The Committments").
Scopriamo, nel nostro viaggio non metafisico, che l’Efedrina
o la Creatina di tanti sportivi, sono considerate dagli specialisti
quali Smart Drugs, droghe furbe, per i loro effetti e le loro conseguenze,
ma senz’altro droghe. E poi finiamo con l’imbatterci in sostanze
come il Popper, ancora legale in Italia, e in vendita in molti
sexy shop perché in grado di dare euforia e proprietà anestetizzanti
per gli sfinteri in chi lo assumesse. Certo,
viene da sorridere, ma in realtà c’è una droga per
tutto, anche per il sesso o l’amore, perché "il mondo
non basta", per dirla stavolta alla Flemings, che cercava di dare
emozioni con la celluloide o la cellulosa (film e libri) piuttosto che
con il nitrato di amile che riduce la pressione sanguigna e accelera il
battito cardiaco. Mica bastava l’adrenalina che ci facciamo da soli!
No, si doveva ricorrere alla sintesi chimica di sostanze come l’Ice,
in gergo sale grosso o video trip, per il loro aspetto bianco
e spigoloso, in grossi chicchi, e per la sua capacità di alzare
allo spasmo i livelli di attenzione e i riflessi, necessari per condurre
la bellezza virtuale di Lara Croft alla scoperta di tombe e tesori nascosti,
sparando a tutto ciò che si muove e finendo col considerare la
vita vera alla stregua del cyberspazio: in sostanza anche se uccidi o
muori è solo per finta e puoi sempre ricominciare da dove eri arrivato.
Peccato che dopo che sei morto non torni in vita ricaricando la memoria
ram dal cd. |