L’ADIGE Predazzo, alleanza anti alcol Claudio Zorzi: «Puntiamo sul senso di responsabilità» di MARIO FELICETTI PREDAZZO - Non più una lotta pura e semplice contro l’alcol, ma un appello forte alla corresponsabilità di tutti, ciascuno nel rispetto delle competenze e del ruolo esercitato all’interno della società civile. Cambia strategia il «Coordinamento Alcol e Guida» che opera da anni in Fiemme e Fassa, sotto la guida, ispirata e sensibile, del dottor Claudio Zorzi . La conferma è venuta ieri mattina, durante un lungo incontro presso la sede del distretto sanitario a Predazzo, dove si sono ritrovate una quarantina di persone, in rappresentanza dei Comuni, delle scuole, delle forze dell’ordine, della vigilanza urbana. Poche, purtroppo, le amministrazioni pubbliche presenti (Canazei, Soraga, Predazzo, Panchià, Tesero e Castello/Molina), anche se a loro è andato soprattutto un richiamo forte, per far sì che diventino componenti essenziali di riferimento verso la soluzione di uno dei più grossi problemi di oggi. «Bisogna incominciare a parlare meno della sostanza in sé e più di valori, di alternative, di percorsi da fare insieme, di cultura, di senso di responsabilità» ha sottolineato Zorzi nella sua ampia introduzione iniziale, dopo aver ricordato l’attuale livello di attuazione (a dire il vero piuttosto basso) del Piano europeo sull’alcol, illustrando quindi i risultati del questionario diffuso tra insegnanti, amministratori pubblici ed operatori di rete di tutta la provincia, che ha consentito di ricavare una immagine realistica (pur da diversi punti di vista) di come stanno le cose. Con un inquietante presupposto iniziale: nel 2002, l’alcol nel mondo ha fatto 1,8 milioni di vittime ed ha bruciato il 4% dei costi globali per malattie e disabilità. In Europa (600.000 morti) è al terzo posto dei 26 fattori di rischio, specialmente per i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. L’alcol, ha ribadito Zorzi, non va considerato come una semplice merce, ma come elemento in grado di provocare ricadute drammatiche di carattere sociale e sanitario. Un problema da rilanciare con determinazione, per garantire maggiori controlli, impedire vendite illegali, ridurre la pubblicità di determinati prodotti, evidenziare bene gli aspetti che si legano alla salute ed alla responsabilità sociale, combattere le false attribuzioni di qualità. Qualcosa è stato fatto, ma occorre fare di più. Ampio ed interessante il dibattito che ha toccati diversi argomenti nodali: il ruolo dei Comuni, la partecipazione delle scuole, i pericoli legati alle feste campestri, la distribuzione di sostanze alcoliche ai minorenni, la formazione degli addetti, le «voliere» invernali presso gli impianti, il disagio sociale. Di carenze nella legislazione attuale ha parlato il capitano Donato Manca , comandante della compagnia carabinieri di Cavalese, con un richiamo forte alla prevenzione, all’importanza delle scuole, alla necessità di un piano provinciale che consenta controlli a rotazione nei locali e sulle strade, mentre sulla «mancanza di cultura per far capire ai giovani e che cosa vanno incontro» si è soffermato il maresciallo Fabio Losole , nuovo comandante della stazione dei carabinieri di Predazzo. Una proposta stimolante è venuta da Chiara Pederiva , giovane e motivato assessore di Soraga, a proposito di Dorothy. «Il bus del sabato sera» ha sottolineato «porta comunque i ragazzi nei locali. Sarebbe opportuno prevedere dei percorsi alternativi, organizzando magari eventi specifici, in grado di catturare l’attenzione dei giovani». Sicuramente da approfondire. I margini di miglioramento ci sono. Basta che ognuno faccia davvero la propria parte. Nuove linee operative sono state messe a punto da tre gruppi di lavoro che hanno concluso la mattinata. L’ADIGE Congelata l’Università di San Michele Da Roma niente via libera al “polo delle scienze enologiche” E le anomalie nell’appalto fanno slittare i lavori per la sede La Libera Università di San Michele all’Adige può attendere. Da Roma il ministero non ha ancora dato il via libera alla richiesta dell’istituto agrario che prevede la creazione del «polo delle scienze enologiche», indipendente dall’università di Trento e perciò criticato dal rettore Bassi. Se in Trentino sorgerà un secondo ateneo, dedicato a viticoltura ed enologia, sarà deciso ben che vada solo in tarda primavera. E il direttore Alessandro Dini è deluso: «Speravamo di partire con l’anno accademico 2006-2007 ma è quantomeno poco probabile». Ma il ritardo romano non è l’unico che rischia di compromettere i piani di S. Michele. A causa di alcune anomalie nelle proposte per l’aggiudicazione dei lavori dell’edificio principale del futuro campus (15 milioni di euro) l’apertura del cantiere potrebbe venire rimandata di un anno. Sempre che non inizi la serie di ricorsi da parte delle aziende escluse dall’appalto IL GAZZETTINO (Padova) MIRANESE-RIVIERA Preoccupante situazione emersa durante la tavola rotonda organizzata dalla Cooperativa Olivotti Droga e alcol, consumatori giovanissimi Un adolescente su due ha provato lo spinello, mentre il 4\% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni fa uso di cocaina Mira Allarme droga tra gli adolescenti in Riviera. "L’utilizzo di sostanze stupefacenti tra i giovanissimi è eticamente accettato - denunciano i responsabili dei servizi di prevenzione dell’Asl 13 - conoscono i rischi ma non se ne curano e l’unico deterrente è il controllo da parte di genitori ed educatori nel tempo libero". Le sostanze stupefacenti corrono lungo l’autostrada e Riviera del Brenta e il Miranese sono diventate un crocevia di spaccio tra Padova e Venezia mentre il casello di Arino è il luogo preferito per lo smercio. Questo il quadro emerso nel corso della tavola rotonda "Stili di consumo e di abuso delle sostanze stupefacenti: prospettive presenti e scenari futuri" organizzata dalla cooperativa Olivotti di Mira. Uno scenario preoccupante stando soprattutto ai dati di una ricerca del Cnr effettuata in Veneto, suddivisa per Asl, e condotta dalla dottoressa Roberta Potenza e confermata in linea generale anche dei primari dell’Asl 13 Mauro Cibin del Sert di Dolo e Fabrizio Guaita del Seps. I risultati della ricerca sono allarmanti. "Un adolescente su due ha già provato lo spinello - ha spiegato la dottoressa Potenza - un quarto degli studenti dichiara un consumo abituale e un 10 per cento ha fumato cannabis prima dei 14 anni mentre il 4 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni fa uso di cocaina. Ciò che preoccupa non è solo la diminuzione dell’età, parliamo di adolescenti sotto i 19 anni, ma anche l’aumento dell’uso di sostanze stupefacenti, oltre a alcool, tra le ragazzine. Si inizia a bere a 11-12 anni e a 15 anni ci sono le prime ubriacature poi è un crescendo alla ricerca di emozioni forti tra extasi, ma soprattutto cannabis, fino alla cocaina". Al di là dei dati la riflessione proposta dalla cooperativa Olivotti di Mira che ha festeggiato così i 25 anni di impegno verso detenuti e tossicodipendenti ha coinvolto anche i responsabili dei servizi di prevenzione dell’Asl 13. "Il tossicodipendente oggi non arriva da un particolare ambiente come negli anni passati - ha spiegato il dottor Cibin responsabile del Sert di Dolo - lavora ha una vita sociale, cambia spesso sostanze e le mescola con l’alcool. Inizia spesso con un uso di droghe esplorativo, ricreazionale e alcuni diventano poi tossicodipendenti gravi attraverso un deterioramento lento e progressivo". Il dottor Guaita che attraverso il Seps lavora con diversi progetti nelle scuole ha confermato i dati allarmanti della ricerca del Cnr. "Le sostanze usate si sovrappongono - ha spiegato - e l’utilizzo è eticamente accettato. I ragazzi dichiarano che non sono i "drogoni" ovvero il tossicodipendente tipo di alcuni anni fa, però tra questi stessi adolescenti il 33\% ammette di essersi ubriacato almeno una volta negli ultimi sei mesi e la "cannabis" viene considerata da molti una droga leggera". I dati mostrano anche che le attività di prevenzione e soprattutto il controllo nel tempo libero di genitori e adulti significativi, allenatori ed animatori fungono da deterrente contro l’uso e l’abuso di sostanze stupefacenti (*). Luisa Giantin (*) Nota: parlare di “uso”, o “consumo”, e “abuso” di sostanze stupefacenti (come riportato anche nel titolo di questa tavola rotonda, significa presupporre un uso corretto e un uso sbagliato. Qual è l’uso corretto di sostanze stupefacenti da parte di un adolescente? Questa terminologia lascia intendere che l’utilizzo di sostanze stupefacenti tra i giovanissimi sia eticamente accettato anche dagli organizzatori di questo evento. LA GAZZETTA DI PARMA Adolescenti: è allarme alcolismo CONFERENZA Ragazzi e cibi. La psicologa: bere è rituale di iniziazione Adolescenza, è allarme alcolismo Gli adolescenti bevono come delle « spugne » . E’ quanto è emerso dall’incontro intitolato « Alimentazione ed affettività negli adolescenti » svoltosi nelle aule di via Benassi del liceo Marconi. Durante la conferenza, penultima di un ciclo rivolto ai genitori degli alunni del liceo, Alessandra Tessoni, psicologa dell’Ausl di Parma, in collaborazione con la sua equipe formata da giovani psicologhe, ha illustrato in maniera inusuale il problema dell’alimentazione, analizzando gli aspetti culturali, antropologici, relazionali e simbolici del cibo. L’incontro si è basato sull’interazione con i genitori presenti che, partecipando ad alcuni momenti ludici, hanno offerto vari spunti di riflessione alla relatrice. IL SECOLO XIX Caccia da casa il convivente ubriaco e troppo audace Il convivente quarantenne era rientrato a casa in piana notte, completamente ubriaco e decisamente su di giri. Lei, una donna di 31 anni, aveva cercato con le buone di calmarlo, ma lui non se n’è dato per inteso e continuava ad infastidirla. Così la ragazza ha chiamato il 113. Quando i poliziotti sono giunti nell’appartamento di via Venezia l’uomo si era ormai auto convinto a passare qualche ora fuori da casa per calmare i bollenti spiriti. E così ha fatto. BRESCIAOGGI Guidava una «Punto» rubata In via Milano «pirata» investe pedone e fugge Il ferito rifiuta il ricovero e si allontana Doppio «giallo» nella notte fra venerdì e sabato in via Milano. Un automobilista ha urtato un pedone e non si è fermato, indossando così i panni del «pirata della strada», al punto da rischiare l’arresto. L’investitore è fuggito in direzione della Mandolossa perché alla guida di una vettura rubata (una Fiat Punto): temendo di farsi scoprire, si è allontanato anziché prestare soccorso a quell’uomo finito a terra. Ma anche il ferito, all’arrivo di un’ambulanza, dopo aver dialogato con i soccorritori del «118», si è allontanato, rifiutando il ricovero in ospedale per un controllo. Così, quando in via Milano, attorno alle due di notte, è intervennuta una pattuglia della polizia locale, non c’erano più nè il ferito nè l’investitore. E non si trattava di uno scherzo. La telefonata che segnalava l’investimento di un pedone all’altezza dei giardini pubblici era arrivata alla polizia stradale di Brescia all’una e 45 minuti. Avendo tutte le pattuglie impegnate per altri incidenti, non gravi, o per controlli sulle strade, il poliziotto della sala operativa ha dirottato l’intervento ai vigili. E nella notte gli agenti della sezione Infortunistica della polizia locale sono riusciti a chiarire la vicenda grazie a due testimoni che hanno raccontato quanto visto. Innanzitutto. l’uomo ferito è un «senza casa» che abitualmente dorme sulle panchine dei giardinetti di via Nullo o nelle vicinanze del cimitero Vantiniano. Poco prima dell’investimento è stato visto camminare sul marciapiedi e sul bordo della strada, barcollando vistosamente. Altri senza casa hanno poi raccontato che era ubriaco, che aveva abbondantemente bevuto birra e vino in compagnia per combattere il freddo della notte. I testimoni hanno anche aggiunto - e la conferma si è avuta dal 118 - che dopo l’arrivo dell’autolettiga, si era allontanato da via Milano anche perché l’auto lo aveva solo sfiorato ed era caduto a terra dopo aver perso l’equilibrio. Non aveva riportato ferite o contusioni serie. E il pirata? Difficile da rintracciare. Dal numero di targa annotato dai testimoni i vigili urbani hanno appurato che corrispondevano a un’altra vettura e che quelle targhe erano rubate. Difficile così risalire al guidatore. Si indaga negli ambienti dello spaccio della droga tra il Carmine e via Milano. f.mo IL GAZZETTINO (Treviso) Non si è concluso il caso del tunisino che ha vinto il primo round per il permesso di soggiorno Venti denunce e 6 condanne, graziato dal Tar ma la Questura ricorre al Consiglio di Stato «Ricorreremo al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar». Questo ha annunciato ieri il dirigente dell’Ufficio stranieri, Elena Peruffo, in una conferenza stampa in Questura. Il Tribunale amministrativo regionale infatti ha accolto nei giorni scorsi il ricorso di un cittadino tunisino contro il rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno. L’istanza - ha precisato la Questura dopo le notizie apparse nei giorni scorsi - era stata presentata dai legali dell’extracomunitario, gli avvocati Elisabetta Costa, del foro di Padova e Cristian Giurato, di Venezia, e terminava con la richiesta alla pubblica amministrazione del pagamento dei danni al tunisino. Il ricorso della Questura di Treviso parte proprio dalle motivazioni della sentenza del Tar. Poi c’è la serie di condanne già in casellario giudiziario, indizio, a parere della Questura, della pericolosità sociale dell’individuo. Per quanto riguarda il mancato avviso, l’Ufficio stranieri ha confermato di aver comunicato ai legali del procedimento per gli accertamenti precedenti alla revoca del permesso di soggiorno. L’altro punto sollevato era il fatto che la condanna del 1993 del tunisino fosse relativa a un reato per l’articolo 523 del codice penale (ratto ai fini di libidine), in seguito abrogato perchè rientrato nella violenza sessuale. Nelle motivazioni del ricorso dell’Ufficio stranieri viene ricordato come sì effettivamente l’articolo sia stato abrogato, ma per cambiare solo titolo passando da delitto contro la morale a delitto contro la persona. Ma il diniego del rinnovo del permesso di soggiorno è stato motivato dall’Ufficio stranieri con il lungo curriculum del tunisino. Dopo quella del 1993, il 48enne ha collezionato una lunga serie di altre condanne: nel ’95 per ubriachezza, nel ’97 ancora ubriachezza e oltraggio a pubblico ufficiale, nel ’98 molestie, ubriachezza, nel 2000 guida in stato d’ebbrezza, nel 2001, guida in stato d’ebbrezza e incidente con investimento di pedone. E così via via, con una lunga serie anche di denunce (una ventina), fino all’ultimo reato commesso nel 2005. Lo straniero era arrivato in Italia nel 1990. Poi il Consiglio di Stato aveva rigettato il ricorso contro la revoca del permesso di soggiorno. Era riuscito a restare nel nostro paese grazie alla sanatoria, ma al momento del rinnovo nel 2005 l’Ufficio stranieri aveva rigettato la richiesta, motivandola con l’alta pericolosità sociale. Da lì era partita la campagna del tunisino che aveva scritto a sindaco, vescovo, ricordando di avere famiglia e un mutuo ancora da pagare. Poi è storia di questi giorni: la sentenza del Tar. Ora la palla passa al Consiglio di Stato. Olivia Bonetti TEMPO Alcol e droga, le discoteche scrivono il codice di disciplina di VANNI ZAGNOLI RIMINI — Una tre giorni dedicata alla nouvelle vague delle discoteche, come regole e trend. Si è aperto ieri a Rimini il Sib, la mostra internazionale delle tecnologie per eventi, spettacolo e locali. Il Silb, l’associazione italiana imprese di intrattenimento, danzanti e di spettacolo, presenterà domani un nuovo codice per l’autoregolamentazione delle imprese, per garantire maggior sicurezza e qualità nei locali serali e notturni. È un decalogo per un divertimento di qualità, definito con il Ministero dell’Interno e l’Istituto Superiore di Sanità. Cerca di risolvere i problemi su cui si discute da molti anni: la sicurezza stradale, la lotta alla tossicodipendenza, il contrasto all’alcolismo e pure la tutela del lavoro minorile. «Daremo vita - anticipa soltanto Sergio Pioggia, storico dirigente romagnolo del Silb - a una sorta di albo deontologico del gestore. A lungo si è pensato troppo a fare cassetta, adesso è il momento della riflessione. Ci prepariamo meglio, nella scelta del personale da impiegare in discoteca. Rivediamo le nostre posizioni: il nuovo slogan potrebbe essere meno muscoli e più intelligenza gestionale». Qualcosa in Romagna hanno già cominciato a fare. «Ad esempio premiamo il barman che abbia creato il miglior cocktail analcolico, proprio per uscire dalla mentalità che soltanto l’alcool faccia divertire. Abbiamo avviato iniziative iniziative contro la droga e l’abuso di alcolico, in collaborazione con la Polizia Stradale». Il ministro dei Beni Culturali, Rocco Buttiglione, chiede al mondo della musica un impegno educativo forte. «Soprattutto sul tema della lotta alla droga, che deve essere bandita dalle discoteche con la collaborazione di tutti: chi gestisce locali da ballo deve amare i giovani e avere una preoccupazione educativa nei loro confronti». Nel frattempo, come spiega il sociologo Aldo Bonomi, «il tempo e le forme del piacere sono in rapida evoluzione». Studiata dal corso post-universitario in New Entertainment Design del Politecnico di Milano. Adesso è l’individuo al centro di tutto. Nei nuovi locali d’atmosfera la spettacolarità è scomparsa. La prospettiva si ribalta: i clienti non vengono intrattenuti, non sono spettatori ma protagonisti della serata. Anche la fascia oraria si amplia, dalle 18 a notte fonda, con discobar, show restaurant, wine ed ethno bar, lounge club, design e art cafè e altri spazi di tipologie innovative. E spesso sono una estensione della casa, come comodità, confort e senso di accoglienza. CORRIERE ROMAGNA (Cesena) “Perseguitato con gli alcol test” GAMBETTOLA - Esposto contro “la persecuzione da alcol test”. Nei giorni scorsi il gambettolese Gianluca Abbondanza ha depositato un esposto dove ripercorre le sue vicissitudini: “Il 21 febbraio rimanevo coinvolto in un incidente stradale avvenuto a Gambettola - scrive nel documento - la dinamica del sinistro ha riscontrato che non avevo nessuna colpa in quanto l’altra vettura non rispettava l’obbligo di dare precedenza. Gli agenti della Polizia Municipale di Gambettola presi i dati dei conducenti, mi invitavano a recarmi presso il Comando senza spiegarne il motivo. Questo accadeva, sebbene, avessi manifestato la necessità di recarmi al Pronto Soccorso. Presso il Comando gli agenti mi dicevano che dovevo sottostare alla prova per verificare il mio stato alcolemico. Nonostante le mie proteste gli agenti effettuavano ugualmente la prova che dava esito negativo”. Una seconda puntata della storia si sarebbe svolta a distanza di qualche giorno quando, recatosi presso il Comando, sarebbe poi stato seguito da una pattuglia della Polizia Municipale e “si vedeva fermato a qualche centinaio di metri dal Comando - continua l’esposto - Mi chiedevano i documenti, nonostante qualche istante prima ci fossimo incontrati all’interno del Comando e visto che, sia io, sia loro, ci conosciamo molto bene di vista; comunque, io provvedevo ad eseguire l’ordine intimatomi. Senza guardare i miei documenti, gli agenti aprivano il baule dell’auto da loro condotta e predisponevano il macchinario per il test alcolico, io del tutto incredulo per l’avvenimento, sentendomi alquanto perseguitato dalla situazione, mi sottoponevo nuovamente alla prova; gli agenti mi facevano effettuare due prove, cioè dovetti soffiare due volte; l’esito della prova risultava essere negativo, pertanto regolare; nonostante che la prova non dava alcun riscontro, nonostante tutto i due agenti, richiedevano di tornare presso il Comando e prelevare un altro strumento per sottopormi ad una nuova prova; quindi mi hanno sottoposto ancora ad un’altra prova con un macchinario simile a quello precedente, ma diverso all’apparenza; gli agenti mi dicevano che lo strumento non funzionava, quindi mi dovevo sottoporre ad una ulteriore prova da espletarsi al Comando e mi intimavano di salire in macchina con loro; io gli risposi che il test era negativo, quindi potevo assolutamente guidare e conseguentemente richiedevo il rilascio dei documenti; vedendo che non mi rilasciavano i documenti e che attendevano che io eseguissi il loro ordine, non potendo fare altrimenti, salivo nella loro auto e mi recavo con loro presso il Comando distante neppure duecento metri in linea d’aria dal luogo ove mi avevano fermato. Qui gli agenti, parlando con un altro agente che si trovava all’interno del Comando, gli riferivano che mi avevano già sottoposto a varie prove con risultato negativo, ma che ritenevano di dovermi sottoporre ad una ulteriore prova; a questo punto il terzo agente interveniva, dicendo che ciò che stavano facendo non si poteva fare perché io ero già risultato negativo alla prova, pertanto mi dovevano lasciare andare. Mi riconsegnavano finalmente i documenti e mi riportavano alla macchina. Per tutto questo ho presentato un’esposto alla Procura della Repubblica affinchè valutati i fatti di cui sopra, vengano verifichi se sono stati adottati comportamenti illegittimi”. LA PROVINCIA DI LECCO nella notte a Valmadrera Contromano dopo aver bevuto troppo: patente ritirata Ha percorso diversi chilometri in contromano prima che gli agenti della polizia stradale di Lecco riuscissero a fermarla mentre era a bordo della sua «Daewoo Matiz». E i successivi controlli effettuati con l’alcoltest hanno evidenziato che la donna alla guida, una ventottenne lecchese, aveva bevuto un bicchiere di troppo prima mettersi al volante. Alla donna, infatti, è stato trovato un tasso percentuale di alcol nel sangue pari al 2,5 per cento, mentre il limite consentito dalla normativa vigente è lo 0,5% (*). È successo tutto nella notte tra venerdì e sabato, poco dopo le 4, lungo il vecchio tracciato della Santa. Alcuni automobilisti avevano notato la Daewoo procedere nella direzione opposta al senso di marcia e con un cellulare hanno immediatamente avvisato la polizia stradale. L’auto, che era entrata nella strada attraverso lo svincolo di Civate è stata fermata dagli agenti nel territorio del comune di Valmadrera, grosso modo all’altezza del ristorante messicano. Vista la grave violazione al codice della strada alla donna è stata ritirata la patente contestualmente alla denuncia per guida in stato d’ebbrezza. Fortunatamente, vista l’ora molto tarda, questa infrazione non ha provocato incidenti o grossi disagi al traffico. Anche se era venerdì notte, infatti, non erano molte le auto che stavano passando sul vecchio tracciato della Santa in quel momento altrimenti il bilancio poteva essere davvero ben più serio. La donna è stata trovata dagli agenti in auto da sola. (*) Nota: alla faccia del bicchiere di troppo! Doveva essere un bicchiere bello grande. ANSA.IT Tenta la fuga, 28 punti in meno su patente per Bergamasco Era al volante in stato d’ebbrezza (ANSA) - BERGAMO, 12 MAR - Quando la polizia stradale gli ha intimato l’alt, anziche’ fermarsi ha preferito premere l’acceleratore della sua auto. Il tentativo di far perdere le tracce non solo e’ stato vano, gli e’ anche costato 28 punti decurtati dalla patente. E’ accaduto la notte scorsa, lungo la strada che collega Villa d’Alme’ a Dalmine. Il giovane si trovava alla guida della sua auto in stato di ebbrezza. Le infrazioni accertate dagli agenti hanno portato anche al ritiro della patente. IL GAZZETTINO (Treviso) Una serata fra amici finisce con botte da orbi Montebelluna (L.Bel.) Una serata tra amici che ha rischiato di trasformarsi in tragedia. E’ successo nel territorio comunale di Caonada ai confini con quello di Trevignano ed ha visto come protagonisti quattro cittadini nigeriani, tutti con regolari permesso di soggiorno e con un lavoro in alcuni stabilimenti del montebellunese. I quattro amici dopo aver mangiato, ma soprattutto ecceduto nel bere, per motivi che sono al vaglio dei carabinieri (*) di Montebelluna, si sono dapprima scontrati a parole per poi passare decisamente ai fatti. Dopo aver rotto infatti alcune bottiglie di vino e birra, ovviamente vuote, i quattro contendenti hanno cominciato a darsele di santa ragione. Fortunatamente per loro a calmare i bollenti spiriti ci hanno pensato i carabinieri di Montebelluna allertati da alcune persone che abitano nei pressi del luogo della sfida. Quando i militi sono arrivati sul posto dei contendenti non c’era alcuna traccia in quanto tutte e quattro avevano ritenuto opportuno andare in ospedale per farsi medicare le ferite. Il più grave dei feriti se la caverà con una ventina di giorni di prognosi per ferite da taglio. Nessuno dei litiganti ha provveduto a presentare alcuna denuncia. Su di loro però i carabinieri hanno fatto scattare la denuncia per lesioni. Tutti i feriti sono stati immediatamente dimessi dal pronto soccorso dopo le cure del caso. (*) Nota: quali motivi ci sono da vagliare? Essere ubriachi è già un motivo sufficiente a scatenare una rissa. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO «Non voglio rimanere ai domiciliari» e va in cella Si presenta in Questura a Ferrara ubriaco e, mostrando il verbale degli arresti domiciliari, chiede agli agenti di trovargli un’altra sistemazione perchè in casa propria non ci si sente bene: arrestato per evasione, è stato trasferito in carcere e denunciato a piede libero per ubriachezza. Protagonista della vicenda un foggiano di 47 anni che dal 17 febbraio era ai domiciliari. Secondo quanto riferito ai poliziotti, in casa sua proprio non ci stava bene e in evidente stato di ebbrezza ha mostrato agli agenti il verbale dei domiciliari chiedendo una sistemazione migliore. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO Il dato emerso in un convegno del Coordinamento «Da Cristiani in città» «Ancora troppi gli invisibili» Alcolismo, povertà, emarginazione: ecco i tanti volti della povertà Potenza «Le oligarchie di partito ignorano sempre più la funzione di mediazione tra la politica e i cittadini propria dell’associazionismo e il palazzo continua nella sua marcia di occupazione di ogni spazio disponibile. Non a tutti è noto, ad esempio, che da quest’anno gli scrutatori saranno scelti dai partiti e non più sorteggiati, imponendo in tal modo ai giovani interessati una pesantissima e diseducativa caparra clientelare». E’ quanto emerso a Potenza nel corso dell’incontro «Cittadini invisibili» organizzato dal Coordinamento «Da cristiani nella città» che riunisce 40 associazioni ecclesiali del capoluogo. Nell’introduzione, Giancarlo Grano responsabile del coordinamento, ha evidenziato come l’incontro «sia una forte provocazione in questa campagna elettorale, perché il tema delle vecchie e nuove povertà torni al centro della politica». Padre Mario Marafioti, gesuita e fondatore della comunità Emmanuel, da quasi trent’anni impegnata sul fronte delle fragilità sociali, invece, ha rinunciato provocatoriamente al suo intervento, dando la parola ad alcuni degli «invisibili» che cercano di riscattarsi: Angelo, alcolista, che ha imparato a contare i giorni di sobrietà (170 finora); Hali, giovane extracomunitario originario del Gambia, sfuggito da una vita di spaccio, piccoli furti e carcere, per approdare al battesimo tre settimane or sono con il nuovo nome di Emanuele; Michele, padre di un giovane ritardato mentale incarcerato in un manicomio criminale per un tentativo di scippo, ma oggi serenamente ospitato in un centro diurno di accoglienza. E poi Michelina, 57 anni, cieca dalla nascita, pluridiplomata al Conservatorio di Milano, consacrata a Dio e madre spirituale di numerosi artisti nonchè volontaria in un carcere. Dopo l’intervento di Michele Basanisi, direttore della Caritas di Potenza che ha illustrato il lavoro svolto dai volontari nel quartiere di Bucaletto «coacervo di ogni genere di povertà e invisibile al resto della città», mons. Agostino Superbo ha «richiamato l’urgenza di una profonda conversione delle comunità parrocchiali, spesso ripiegate in una ritualità che impedisce l’accoglienza degli ultimi». «Il servizio ai poveri - ha affermato il Vescovo - è essenziale alla vita delle comunità cristiane quanto il culto del sacramento eucaristico e l’ascolto della Parola, perché non sia mai dimenticata la grande lezione evangelica che ci fa riconoscere la presenza reale del Cristo negli affamati, nei forestieri, nei malati, nei carcerati e in tutte le persone afflitte da ogni genere di problemi» LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO IL FATTO Brutta sorpresa ieri mattina per il personale addetto alle pulizie Il Politecnico «sfregiato» Raid vandalico dopo un concerto. «I responsabili saranno denunciati» Schiuma antincendio nelle aule, porte forzate, panche in legno spaccate, scritte sui muri dei gabinetti e alcuni sanitari spaccati. Desolante, ma al Politecnico questo è lo scenario che ieri mattina è apparso al personale addetto alla pulizia, che ha poi dato l’allarme. La sera prima, venerdì, nell’atrio del Politecnico si è tenuto un concerto dedicato alla Pace, promosso dall’associazione Studenti democratici che avevano chiesto e ottenuto l’autorizzazione. «Non l’abbiamo organizzato noi - spiegano Studenti democratici - abbiamo fatto da tramite con un service che organizza concerti». Di fatto, la richiesta è stata presentata dalla loro associazione. «L’episodio non ci fa piacere - spiega il rettore Salvatore Marzano - ma incidenti di questo genere accadono ovunque. Bisognerà verificare la situazione perché ci sono persone autorizzate al controllo e ci sono anche telecamere disposte in più punti. Vedremo e se sarà possibile denunceremo i responsabili all’autorità giudiziaria». Il preside della facoltà di Ingegneria, Renato Cervini, afferma che «hanno sporcato e danneggiato le nostre aule anche se non si tratta di gravi danni. Resta, comunque, il fatto. Anche perché le porte delle nostre aule dovrebbero essere chiuse e quindi immagino che siano state forzate. Certamente bisogna accertare le responsabilità. C’è stato un concerto la sera prima - dice Cervini - e il Politecnico ha una lunga tradizione di comunità aperta che ospita anche chi non vi appartiene direttamente. Se poi accadono questi episodi, faremo indagini, verificheremo». Secondo alcune voci pare che al concerto di musica reggae, nel quale si sono esibiti vari gruppi baresi, abbia partecipato anche un certo numero di estranei e fra questi qualcuno avrebbe introdotto anche bottiglie di alcol e di vino. Una situazione che delinea bene il rischio. «Il vero problema - afferma Gerardo Mitola, rappresentante di Azione universitaria e consigliere del Senato accademico del Politecnico - è che vengono talvolta concessi spazi per varie iniziative senza garanzie di sicurezza. In passato avevano assicurato che sarebbero state date tutte le garanzie da parte degli studenti, ma è evidente che questo non è avvenuto. Mi risulta che siano entrati anche giovani dei centri sociali, con bevande - spiega Mitola -. Già in passato, al termine di un concerto che si era tenuto di sera, tracciarono con la vernice rossa, dietro la porta della nostra auletta, la stella delle Brigate rosse». Diego Laforgia è rappresentante nel Senato accademico dell’associazione Studenti democratici e afferma: «Noi abbiamo fatto da tramite per questo concerto patrocinato dalla Provincia e siamo dispiaciuti che per colpa di ignoti si metta in cattiva luce un’iniziativa culturale rilevante. Durante il concerto non ci sono stati affatto problemi. È vero che qualcuno ha portato dell’alcol ma accade in tutti i concerti. Noi stessi - dice Laforgia - abbiamo pulito e ci siamo accorti degli atti di vandalismo alla fine del concerto. Per quanto riguarda i sanitari rotti, io penso che erano già in quelle condizioni e le aule mi risulta che siano già state pulite». m. trigg. LIBERO PROCESSATO UN SONNIFERO Si chiama Ambien il sonnifero collegato agli incidenti stradali La FDA americana, l’organo statunitense che controlla la sicurezza dei farmaci e degli alimenti a tutela dei consumatori, sta valutando se togliere dal mercato il sonnifero AMBIEN. Troppi i casi di incidenti stradali collegati alla sua assunzione. La questione è grave perché AMBIEN è il sonnifero più venduto negli Stati Uniti. Ancora più grave sono le testimonianze dei guidatori fermati in stato di "sonnambulismo", dopo che, le strade del Wisconsin, per esempio, sono diventate teatro di incidenti gravissimi: macchine che imboccano l’autostrada nel senso opposto di marcia, camionisti che escono fuoristrada, gruppi di centauri i cui componenti fanno incidenti tra loro. E la colpa come ripetiamo, non è della “guida in stato di ebbrezza”, almeno non quella dovuta all’alcool, visto che negli ultimi 5 anni sono stati registrati dalla polizia del Wisconsin 187 casi di arresto di guidatori che hanno causato gravi incidenti perché si sono addormentati alla guida. Colpi di sonno? Abuso del farmaco per l’insonnia? La notizia è apparsa sul New York Times. AMBIEN è tra le 10 sostanze pericolose per la guida che la polizia ha riscontrato nel sangue delle persone fermate. Un laboratorio di tossicologia del Wisconsin ha reso noti i dati secondo i quali un’altissima percentuale dei guidatori pericolosi fermati durante la notte dalla polizia tra il 1999 e il 2004 aveva assunto il sonnifero che renderebbe come Zombi, in una sorta di oblio farebbe dimenticare tutto anche che è pericoloso guidare in quello stato, ha detto la portavoce della FDA. Gli arrestati puntualmente dichiarano di non ricordare niente dell’accaduto e non sono in grado di ricostruire la dinamica dell’incidente. Non è una frase di comodo: la rimozione di parte dei ricordi della memoria a breve termine è uno degli effetti del sonnifero. Sembra lo scenario di un film di fantascienza: traffico impazzito, guidatori pericolosi per sé e per gli altri, incidenti terribili e nessuno che ricorda niente. Potrebbe essere una notizia curiosa, se non fosse che il sonnifero i questione è il più usato negli Stati Uniti con 26.5 milioni di prescrizioni solo nello scorso anno. E gli arresti nello stato del Wisconsin sono solo un esempio; casi del genere si sono avuti anche in altri Stati. E’ anche vero, come ha fatto notare il portavoce della Food and Drug Administration che nel bugiardino del farmaco in questione sono chiaramente esplicitate le modalità di assunzione. Il farmaco non va mai associato con l’alcool e, si legge, può causare sonnolenza perciò si sconsiglia di mettersi alla guida dopo la somministrazione. Per questo motivo la FDA ha fatto un appello agli utilizzatori di questo sonnifero affinché si attengano scrupolosamente alle indicazioni. Sarebbe però il caso che la FDA si chiedesse come mai in USA si ricorre in maniera così massiccia ai sonniferi. I sonniferi sono pericolosi, soprattutto se ci si mette alla guida di un’automobile dopo averli assunti, ancora peggio se accompagnati da alcool o droga. L’ARENA di Verona - La testimonianza di una cassiera «Viviamo sotto un costante assedio» Di sera, Nadia esce con una catena in mano: «Mi serve per difendermi» Sotto costante assedio. È così che si sente Nadia, cassiera nel cinema di via XX settembre. Finisce di lavorare tardi, la sera, e quando esce dal locale, che si affaccia sulla galleria di via Cantarane, impugna sempre una catena, una di quelle che servono per legare la bicicletta. Per lei invece quel ferro rappresenta un’arma di difesa. La sera, il quartiere cambia volto e, se di giorno ciò che colpisce è il degrado in cui versano i marciapiedi e alcuni edifici, la notte «scorribande, grida, schiamazzi, risse e spaccio di droga», colorano a tinte forti, quest’angolo di Verona. «Sono anni che episodi del genere si ripetono, ma io ho sempre cercato di reagire», racconta Nadia, una signora sulla cinquantina, animata da una forte personalità e molto coraggio, «non ho paura di farmi riconoscere, bisogna uscire a volto scoperto e denunciare lo stato delle cose, altrimenti non riusciremo mai a cambiarlo. Mi hanno già minacciato di morte, più volte, perché spesso chiamo la polizia, anche quattro volte per notte, disturbando ovviamente i loro traffici. Però non avevo mai avuto così paura, il gruppo che ha in mano la zona in questo periodo mi terrorizza. È una banda, ma il vero problema è che sono giovani, molti non arrivano nemmeno ai diciotto anni, e forse anche per questo sono privi di scrupoli, più irresponsabili riguardo le conseguenze che potrebbero avere le loro azioni. In breve tempo hanno scacciato l’organizzazione che c’era prima e qui ora gestiscono il traffico di droga e anche di documenti falsi. Non credo che girino armati di pistole, forse qualche coltello, ma le armi le fanno con quello che trovano. Qui vicino c’è una kebabberia che tiene aperto anche dopo l’una e vende la birra a un euro. Quando scoppia una rissa vengono rotte le lattine, che in un attimo diventano lame affiliate». Dal tardo pomeriggio fino a notte inoltrata, Nadia lavora nella biglietteria del cinema, grandi vetrate guardano la galleria. «Dalla mia postazione mi accorgo di tutti i movimenti loschi, ma la cosa più preoccupante è che loro controllano i miei e quelli di Cesare, il gestore del cinema che si occupa delle proiezioni. Se mi assento un attimo entrano. Proprio l’altra sera mi hanno rubato il cellulare. L’avevo nascosto in fondo a un cassetto e mi sono allontanata per meno di cinque minuti. Non è tanto per il telefono, cui avrei dovuto prestare maggior attenzione, ma questo episodio mi ha fatto rabbrividire perché è la riprova che siamo costantemente osservati e controllati». (i.n.) IL MESSAGGERO (Umbria) Ubriaco al volante provoca incidente Frontale con quattro feriti Un frontale con quattro feriti. E’ il bilancio di un incidente che si è verificato l’altro notte a San Sisto non lontano dallo stabilimento della Perugina. Le due auto che si sono scontrate frontalemnte sono andate distrutte. I rilievi dell’incidente sono stati effettuati dai vigili urbani che hanno trovato uno dei due conducenti delle auto con un tasso di alcol nel sangue fuori dalla norma. E’ scattata la denuncia, il ritiro della patente e le sforbiciata dei punti. Gli agenti della polizia municipale hanno ricostruito la dinamica del frontale e stanno valutando le responsabilità dell’automobilista che è risultato positivo all’alcol test. CORRIERE ADRIATICO I residenti: “Dai giardinetti delle ex carceri buttano di tutto. Abbiamo avvisato le forze dell’ordine e i vigili urbani, ma finchè non ci scappa il morto nessuno si muove” Danneggiato il tetto e il parabrezza di un furgone. Il proprietario: “Potevano anche uccidermi” “Lanciano pietre dalle mura castellane” JESI - E’ rimasto a lungo a guardare e rigirare tra le mani quelle pietre gettate sopra il suo furgone parcheggiato in via del Montirozzo, a ridosso delle mura alte oltre 10 metri. Sopra ci sono i giardinetti delle ex Carcerette. Un suggestivo angolo verde con tanto di scalini e camminamento lungo le mura storiche. Da lì alcuni incoscienti (e delinquenti) ha gettato le pietre di sotto, a casaccio. “Se fosse accaduto mentre stavo scendendo dal furgone mi avrebbero ucciso” commenta, choccato, Cristian Dottori, giovane artigiano proprietario del furgone. E rigira quelle pietre tra le mani, scuotendo la testa. Poi ha denunciato l’accaduto alla polizia municipale e ha telefonato anche ai carabinieri. “All’inizio pensavo che si fosse staccato qualche frammento dal torrione sovrastante - prosegue l’artigiano - ma non li trovavo. Poi ho visto quelle due pietre e mi si è gelato il sangue. Non ho pensato più al risarcimento dei danni che nessuno mi darà, ma alla possibilità che mi avrebbero potuto uccidere”. Non si tratta di esagerazioni, come dimostrano il tettino e il parabrezza del furgone Renault Master di Cristian Dottori. Mentre stavamo commentando con lui l’avvenuto, lì in via del Montirozzo, alcuni residenti sono venuti vicino. “Era ora che qualcuno si interessasse a questo schifo - hanno detto risentiti - sono mesi che da sopra buttano giù di tutto ma fino a quando non ci scappa il morto non si muove nessuno, e qui si rischia la vita”. Il pensiero è andato subito ai cavalcavia autostradali e non. A quei gesti di incomprensibile follia giovanile che ha provocato morti e feriti. A tante tragedie provocate apparentemente dalla noia, dalla voglia di scosse di adrenalina, e dall’alcol tracannato per sentirsi eroi metropolitani, per nascondere debolezze e vigliaccherie forse ereditate dai genitori. Ma non ci siamo fatti impressionare più di tanto, pensando alle solite esagerazioni. Poi un signore (si è qualificato ma noi preferiamo non rivelarne il nome), tira fuori un notes. “Tre volte ho chiamato i vigili urbani - ha detto -, il 4 e 5 gennaio e il 9 dello stesso mese. Poi ho smesso, perché non è stato fatto proprio nulla”. E sul notes aveva annotato tutto quanto era stato gettato dall’alto delle mura, in quelle e in altre circostanze. “Perfino una stampante - c’era scritto in quel notes -, ma anche mattoni, pietre, vecchie ombrelli, bottiglie di birra, piatti...”. La lista è lunga e variegata. Azzardiamo la domanda: chi sono questi incoscienti? Il gruppetto di residenti, oltre qualcuno che si era affacciato alle finestre, è come gelato. L’impressione netta è che loro sappiano chi sono, ma hanno paura di eventuali ritorsioni. Noi insistiamo, e loro qualcosa dicono, ma molto poco. Ma un poco comunque inquietante. Fatto di una baby gang che sarebbe (condizionale d’obbligo) già conosciuta dalle forze dell’ordine. E poi da alcuni adulti ubriachi fradici. Input probabili, per quanto non specificati, sui quali chi deve può lavorarci su. Quei residenti hanno indicato al Palazzo anche una soluzione: chiudere l’accesso al camminamento sulle mura dei giardinetti delle ex Carcerette. Soluzione semplice da realizzare, logica nel concetto. Per questo non è stata adottata. Forse s’aspetta che ci scappi il morto. VINIT.IT E’ in edicola un libro sulle ’’Culture’’ del vino "Religioni, globalizzazioni e culture del vino" è il titolo del nuovo libro di Mauro Maranesi, studioso romagnolo di vini. Ecco alcuni brani tratti dal volume... "Il vino è nato prima delle tre grandi religioni monoteiste del mondo, circa 8.000 anni prima di Cristo. Il centro storico di diffusione della vite fu il monte Ararat, dove si arenò l’Arca di Noè" (Mario Fregoni, Università del Sacro Cuore di Piacenza; Presidente onorario dell’O.I.V. Organisation Internationale de la Vigne, Paris - France). "La simbologia evocata dal vino nella tradizione biblico-ebraica, lo considera una realtà ambigua a motivo della facilità con cui esso può causare uno stato di ebbrezza, reso più facile dal clima caldo che caratterizza la regione, non c’è dubbio che la valenza positiva prevale nettamente su quella negativa" (Mauro Perani, Università degli Studi di Bologna). "Secondo il Nuovo Testamento Gesù e i suoi discepoli, da buoni ebrei, facevano normalmente uso di vino. I Padri della Chiesa caricarono il vino di numerosi significati simbolici positivi, al fine di difenderne l’uso da chi lo proibiva e da chi, al contrario, ne abusava ubriacandosi" (Giuseppe Scimè, Università Teologica dell’Emilia Romagna). "La celebrazione dell’inebriante bevanda faceva parte delle tematiche più frequentate dai poeti arabi fin prima dell’avvento dell’Islam. Con l’avvento dell’Islam le cose mutarono profondamente, anche se - contrariamente a quel che si potrebbe pensare - il Corano non giudica sempre il vino negativamente, elencandolo addirittura a volte tra le cose buone di cui Dio ha fatto dono all’uomo" (Paolo Branca, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano). Autore: Mauro Manaresi si laurea nel 2001 in Economia e Commercio presso la Facoltà di Economia dell’Università di Bologna, e nel 2005 in Sociologia per il Terziario Avanzato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna. È Professionista di Marketing e collabora con Il Corriere Vinicolo, per cui ha realizzato diversi articoli. Ha pubblicato Zucchero d’uva: impieghi e prospettive, Clueb, Bologna 2005; Il bursôn: l’uomo, la vite, il vino, Il Ponte Vecchio, Cesena 2005. Marco De Simoni Responsabile Editoriale Casa Editrice Clueb Via Marsala 31 - 40126 Bologna Tel 051.220736 Fax 051 237758 Casa Editrice Clueb des@clueb.com LA GAZZETTA DI REGGIO quando bere diventa un problema di tuttiLA
STAMPA Alcolismo,
fenomeno da non sottovalutare IL
TIRRENO i
venti anni di lotta all’alcolismo dell’associazione in/dipendenza trovato
alla guida ubriaco per quattro volte il
whisky scozzese ora è made in cina IL
RESTO DEL CARLINO (Imola) Barman
e deejay contro lo sballo IL
GIORNO (Legnano) Droga,
fumo e alcolismo Ridurre il danno si può LA
REPUBBLICA "vino
dentro", viaggio all’interno dell’alcolismo GAZZETTA
DI PARMA | |
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