Per
la seconda volta, in pochi anni, ci troviamo di fronte al cardinale Esilio
Tonini per tentare di intervistarlo sui temi della sicurezza stradale
e dei problemi ad essa connessi. E invece, come già avvenne la
volta precedente, è il "monsignore" ad accompagnarci
nel dialogo e dopo pochi minuti anziché essere noi a rivolgergli
domande, è lui che cattura la nostra attenzione regalandoci una
profonda ed attenta analisi che riguarda la vita dell’uomo, la sua
coscienza ed il modo con cui si pone davanti ai tanti problemi fra i quali
appunto quelli che derivano dalla strada.
Monsignor
Tonini, lei conosce bene la nostra associazione e sa quanto ci preme parlare
essenzialmente di sicurezza stradale. Tuttavia, i fatti che si sono sovrapposti
in questi ultimi mesi e che hanno visto in crisi l’istituzione-famiglia,
con tante morti violente, ci richiamano alla mente l’analogia con
lo stragismo quotidiano, continuo e non episodico che avviene sulla strada.
La
causa è forse da ricercare anche in una perdita generalizzata di
valori?
"La
mia impressione è che stiamo attraversando un momento molto delicato
e mi sembra che l’attenzione pubblica sia stata richiamata, quasi
assorbita, soltanto sui fenomeni cha hanno rilevanza politica. In un era
di profondi cambiamenti come la nostra, abbiamo certamente bisogno della
politica, ma di quella intesa come arte di fondazione dei nuovi equilibri
sociali e perciò anche umani. Non a caso Aristotele sosteneva che
la politica è la più architettonica delle scienze. Tuttavia,
spesso ci si dimentica di una cosa: se è vero che si deve costruire
una polis, cioè mettere assieme molti individui, occorre prima
che ciascuno sia "costruito" bene. Questo è il vero problema,
abbiamo perso il significato del singolo, oggi considerato un essere intoccabile,
la cui libertà anche estrema deve sempre essere garantita. Siamo
dunque arrivati ad un positivismo giuridico spaventoso. Ricordo un recente
incontro con un’assemblea di avvocati: a loro dissi che il mestiere
che esercitano li porta a muovere leggi e regolamenti come avviene col
gioco degli scacchi, che s’intrecciano, si confrontano, si combattono.
Ma la legge vale fino a quando ha un suo valore morale ed è questo
il punto da mettere a fuoco: bisogna chiedersi se il valore morale sta
soltanto nel fatto che si è compiuta un’azione in modo libero,
oppure, se la stessa azione è stata degna dell’essere uomo,
perfezionandolo, portandogli un valore aggiunto.
Torno
di nuovo a citare i greci, che ci hanno regalato un immenso patrimonio
filosofico-culturale, per ricordare come lo stesso Socrate, vissuto quattrocento
anni prima di Cristo, si è accorto che nell’uomo c’era
qualcosa di speciale, di sovrasensibile che oggi, per tornare ai fatti
nostri, si sta sempre più velocemente trascurando e dunque perdendo.
Siamo passati dalla dittatura politica alla democrazia per arrivare ad
una libertà che ha posto il proprio "io", inteso come
individualità strettamente privata, in maniera altrettanto tirannica,
che non segue norme e regole e che alla fine ha persino consentito di
arrivare ad affermare il concetto del vietato vietare. Ecco perché
in questo momento è necessaria l’azione della Chiesa, la quale
può aggiungere qualcosa di più alle motivazioni dell’uomo
ed aiutarlo a perfezionarsi concretamente. L’uomo è opera
di Dio, non dimentichiamolo mai".
Possiamo
allora arrivare a dire che il problema delle tante stragi stradali, soprattutto
se riferite ai giovani, è anche un problema etico-religioso e come
tale va affrontato?
"Certamente,
dobbiamo renderci conto che l’uomo è in grado di scoprire
l’universo e portarlo dentro di sé, anzi, l’intero universo
lavora per l’uomo e questo è un mistero profondo che non può
essere escluso dai nostri ragionamenti. Nasce allora il concetto che ciò
che noi facciamo nella quotidianità ha riflesso su Dio, il quale
si aspetta qualcosa e in virtù di questo dobbiamo prenderci cura
di noi stessi ed avere rispetto per la nostra vita innanzitutto, eppoi
per quella degli altri. Se non abbiamo motivazioni forti alle spalle,
allora il nostro fare è tutta fatica sprecata e questo vale anche
per i tanti problemi che s’incontrano sulla strada: non possiamo
relegare il rispetto della vita e delle norme stradali che tentano di
salvaguardala, ad un fatto puramente giuridico o repressivo. E’ sbagliato
ritenere che ci si debba comportare in un determinato modo solo per timore
delle eventuali sanzioni oppure dei controlli di polizia. Occorre riscoprire
il senso ed il valore della vita. Mi viene in mente quella volta che andai
in carcere per conoscere quei ragazzi che dopo aver lanciato un masso
da un cavalcavia, provocarono la morte di una donna. Nell’incontrarmi,
mi dissero con sincerità che il carcere aveva fatto riscoprire
in loro una coscienza e il disperato bisogno di riflettere molto prima
di compiere qualsiasi azione. Ed è proprio su questo che dobbiamo
puntare con forza e determinazione: dobbiamo gridare al mondo intero l’esigenza
di riscoprire la nostra coscienza, una parola che pare scomparsa dalla
nostra vita, dai dialoghi con gli altri, persino dai giornali. La forza
della nostra mente è quella di consentirci di distinguere ogni
cosa e poterne fare una graduatoria a seconda di ciò a cui noi
diamo importanza. Dobbiamo cioè essere in grado di discernere il
bene dal male e questo può avvenire soltanto con la riscoperta
della nostra coscienza più pura che, voglio ribadirlo, è
l’atto col quale la nostra mente torna sui propri atti. Venendo al
caso nostro, quando una persona si mette alla guida di un auto deve perciò
essere in grado di valutare, con la propria coscienza, se quell’azione
è un bene o un male, se cioè può effettuare quel
sorpasso, se può giungere a quella velocità, se in quell’atto
non consegue alcun pericolo per coloro che ci stanno accanto in macchina
o che circolano assieme a noi sulla strada."
In questo
senso quale è il ruolo della famiglia e soprattutto dei genitori?
"Onora
il padre e la madre, dice il comandamento. Ora, invece, si è giunti
al caso limite nel quale il genitore rappresenta soltanto la figura che
dà un sostegno economico e quando diventa di ostacolo, come abbiamo
visto di recente, si arriva all’estremo di distruggerlo anche fisicamente.
Bisogna restituire ai figli il senso della riverenza ai genitori, cioè
a coloro che gli hanno donato la vita.
Tuttavia,
mi rendo conto come non sia cosa facile e non è possibile farne
una colpa diretta agli stessi genitori, i quali si trovano a sostenere
difficoltà incredibili che spesso mettono a rischio lo stesso rapporto
tra padre o madre e il proprio figlio. Cito sempre un esempio che mi è
rimasto impresso nella mente e che credo sia molto significativo. Si tratta
di due genitori bolognesi che vennero violentemente accusati dal figlio
di comportarsi come dei prevaricatori della libertà perché
rimanevano alzati la notte per attendere il suo ritorno dalla discoteca.
Dopo qualche tempo, di fronte a tale intransigenza, i due genitori decisero
comunque di rimanere alzati ad attendere il rientro del ragazzo, ma non
appena questi varcava la porta di casa fingevano di essere già
a letto a dormire. Di fronte a questi casi mi chiedo: l’essere genitore
ha soltanto un valore affettivo, oppure comporta anche una rilevanza giuridica?
E’ naturale come sussista anche questa seconda condizione e la conferma
deriva dal fatto che quando un figlio cagiona un danno è chiamato
a risponderne anche il genitore. Ecco
perché lo Stato dovrebbe proteggere anche i diritti dei genitori,
che sono quelli di adempiere alla crescita dei figli ed esporli a quanti
meno pericoli possibili. Quello che avviene sulla strada deve pertanto
essere considerato come un sintomo, il sintomo di quel malessere che talvolta
nasce proprio in seno alla famiglia e che vede in difficoltà anche
i genitori più bravi."
Monsignor
Tonini, qualche anno fa lei affermò che le stragi stradali rappresentavano
il più grande scandalo politico del secolo. Oggi, che ci troviamo
nel nuovo millennio, si sente di riconfermare questo severo giudizio?
"Purtroppo
le cose sono peggiorate e in tutta onestà credo che oggi lo scandalo
sia questo: si ha paura di toccare il mondo giovanile per i riflessi che
ne possono scaturire a livello politico. Sono anni che si parla e si aprono
tavole rotonde sulle cosiddette stragi del sabato sera, ma a quanto pare
non si è giunti ad alcuna soluzione efficace. Rimane la paura,
nel mondo politico ed istituzionale, che eventuali norme restrittive possano
danneggiare l’immagine del partito, dell’istituzione e delle
conseguenze negative che si potrebbero registrare nelle successive elezioni.
Questo
è il vero grande scandalo che getta non poche responsabilità
sulla politica! La
politica dovrebbe essere a difesa della vita, dovrebbe salvaguardare l’incolumità
dei cittadini proprio come è avvenuto in origine, quando le prime
città romane nacquero proprio per rendere più sicura la
vita di ciascun individuo. Mi
domando com’è possibile che di fronte a migliaia di morti
e di feriti i nostri decisori politici rimangano del tutto indifferenti.
E come ha fatto, allora, il primo ministro Blair a costruire una serie
di norme e di leggi che hanno notevolmente anticipato la chiusura dei
locali notturni e rese più sicure le strade inglesi? Non è
possibile arrivare a questo risultato anche nel nostro Paese? A questo proposito
ricordo che qualche anno fa, venuto a conoscenza di un dibattito che si
stava svolgendo all’interno della Regione Emilia Romagna sul tema
delle stragi del sabato sera, inviai con urgenza un fax dove supplicai
di prendere provvedimenti coraggiosi e determinati. A quel messaggio non
solo non ebbi mai risposta, ma non fu deciso niente di particolarmente
efficace e soltanto il sindaco ed il presidente della mia provincia, cioè
di Ravenna, appoggiarono le mie richieste. A questo stato di cose, poi,
non possiamo nemmeno nascondere il timore evidente che i nostri politici
nutrono nei confronti di certe lobby economiche, di quanti lavorano col
turismo di massa, dei proprietari delle discoteche, senza poi considerare
il fatto che non vorrebbero mai figurare agli occhi della gente e dei
giovani in particolare come anti-libertari. Questo è un grande
scandalo e credo che oggi anche il grido di monsignor Tonini sia una voce
persa nel deserto."
Questo
non lo crediamo proprio Eminenza, tutt’altro. Semmai accanto alla
sua anche altre voci dovrebbero alzarsi e rendere ancora più assordante
l’eco di un messaggio che oggi deve essere rivolto più che
mai ai tanti giovani che solcano le strade, specialmente la notte, alla
ricerca di un divertimento che troppo spesso si trasforma in una tragedia
ed in un allucinante incubo che finisce con la morte…
"Il
mese scorso ho avuto il piacere di incontrare nel Veneto cinquecento giovani
coi quali ho avuto uno splendido colloquio. A loro ho detto una frase
forte: essere giovani non è la miglior fortuna del mondo.
Si avverte
infatti nei ragazzi una sottile malinconia, quasi impercettibile, che
segue ogni loro gesto, ogni ragionamento, ogni azione. E’ una malinconia
che rende i ragazzi più assenti e meno fiduciosi del futuro e li
consuma lentamente nel loro intimo. Ecco perché si arriva poi ad
assumere stili di vita e comportamenti che tendono solo a nascondere questo
senso di insoddisfazione, il quale torna di nuovo a galla a divertimento
finito. E’ una cosa grave, specialmente se rapportato all’era
moderna nella quale viviamo dove esistono opportunità incredibili,
a cominciare da un’Europa che attraverso l’unione economica
e politica ha diminuito le probabilità di rimanere protagonisti
delle guerre. A questi ragazzi ho chiesto: come vivete questo periodo,
possibile che la principale preoccupazione sia solamente quella di domandarsi
con chi uscire la sera o in quale discoteca andare a ballare? Un giovane
mi ha risposto che vorrebbe impegnarsi e darsi da fare per gli altri,
ma si sente troppo solo, sfiduciato, circondato da nemici. Ma questo non
deve rappresentare un ostacolo, semmai è uno stimolo in più
per reagire, proprio com’è avvenuto alla fine dell’ultima
guerra mondiale quando di fronte ad un’Italia completamente distrutta
e fra le macerie, è nata nei giovani una forte voglia di ricostruire
e ha consentito alla nazione di rialzarsi in piedi e di camminare a testa
alta. Anche la Chiesa, intesa nella sua globalità di comunità
cristiana, deve interrogarsi su queste cose e prendere sul serio la figura
del giovane per aiutarlo a crescere in un ambiente sereno, in una famiglia
dove il padre e la madre vivono in completa armonia. Contemporaneamente
la scuola deve riappropriarsi del proprio ruolo-guida e dare la possibilità
ai ragazzi di evolvere e stimolare la propria coscienza nel rispetto dei
valori della vita. L’uomo ha bisogno della felicità e non
c’è maggiore felicità di quando ci si trova sereni
e tranquilli con se stessi. Vorrei
concludere con una riflessione di un grande pensatore italiano, Giuseppe
Capograssi, fondatore della scuola italiana di filosofia del diritto.
Ha detto: la vita umana si basa sullo scambio; al mercato ci si scambia
le merci, nel lavoro si scambia la fatica ed il lavoro fisico con il compenso
economico; nell’amicizia, invece, si scambiano i sentimenti con i
sentimenti e già comincia un valore spirituale del tutto gratuito
che non è misurabile; nella famiglia, infine, c’è scambio
di vita con vita e il più debole viene prontamente difeso dal più
forte, così come i genitori difendono strenuamente i propri figli
e maggiore è l’aiuto che si dona e più s’avverte
il senso di soddisfazione nel vedere crescere sano e forte il proprio
figlio. In
questo meccanismo si racchiude il nostro umanesimo che supera il mondo
animale e vegetale. Ciascun uomo è al servizio gratuito dell’altro
e la donazione di se stessi al nostro prossimo rappresenta il valore più
grande. Tutto questo suppone una vera rivoluzione nella nostra mente e
soprattutto nella nostra coscienza e ciascuno di noi deve essere pronto
ad intraprendere questo cammino, certamente difficile, ma il solo che
potrà portarci un futuro e perciò ad un mondo migliore."
E’
una grande missione quella a cui lei ci chiama, cardinale Tonini, e siamo
convinti che forse è anche l’unica che può realmente
portare a qualcosa di buono anche per quanto riguarda i tanti problemi
della strada che sono e rimangono problemi della vita. Non siamo in grado
di dirle se ce la faremo, ma le garantiamo tutto il nostro impegno ed
accanto al nostro quello di migliaia di colleghi che oltre ad essere poliziotti
e tutori dell’ordine sono anche padri, madri e figli. Per questo
motivo non ci faccia mai mancare il suo pensiero ed il suo affetto.
Il
profilo del Cardinale Esilio Tonini
Monsignor
Esilio Tonini è nato a Centovera di Sangiorgio Piacentino il 20
luglio 1914 ed è il terzo di cinque figli. Entrato in seminario
a undici anni, ne esce consacrato nella veste sacerdotale il 18 aprile
del 1937. Trasferitosi a Roma per frequentare l’Università
Lateranense, si specializza in Diritto Civile Canonico e rientra a Piacenza
nel 1943 per svolgere l’attività di docente e di assistente
spirituale dei gruppi di universitari cattolici Fuci. Nel maggio del 1953
viene nominato parroco a Salsomaggiore dove realizza il grande oratorio
"Don Bosco" e nel 1968 torna a Piacenza per reggere il locale
seminario. L’anno dopo, per volontà dell’allora pontefice
Paolo VI, viene ordinato vescovo e dopo 26 giorni assume la responsabilità
vescovile della diocesi di Macerata e Recanati. Nel 1975 passa all’arcidiocesi
di Ravenna dove svolge una mirabile opera di ricucitura dell’unità
della chiesa ravennate e realizza diverse strutture per i più bisognosi
fra le quali ricordiamo il Centro di solidarietà per tossicodipendenti,
il Centro di accoglienza alla vita, l’AVULSS per il servizio di volontariato
alle persone più emarginate e la Mensa della Fratellanza. Il 15
dicembre 1990, dopo avere compiuto il 75esimo anno di età, lascia
l’incarico di arcivescovo di Ravenna e nel 1994 viene nominato Cardinale
ed alterna i nuovi impegni pastorali a conferenze in tutta Italia. Numerosi
i suoi interventi pubblici sulle principali testate giornalistiche ed
in trasmissioni televisive, fra le quali ricordiamo "I dieci comandamenti"
di Enzo Biagi, nelle quali ha potuto fare pesare la sua opinione non soltanto
come uomo di Chiesa, ma anche come osservatore e commentatore dei tempi.
Attualmente è ospite della trasmissione Domenica In, dove interviene
sui temi della morale e della società
Il Cardinale Ersilio Tonini con il Direttore del Centauro Giordano
Biserni.
Un
momento dell’intervista.
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