SANKT MORITZ — Una fascia-casco per proteggere la testa dei calciatori.
Nell’agosto 2005 è stata approvata dalla federazione americana calcio (Ussf)
perché ha riconosciuto la pericolosità dei colpi di testa nel soccer: non
quelli al pallone (anch’essi però sotto osservazione), ma quelli da contrasto
(soprattutto testa-testa) e di impatto al suolo. Per il neuropsicologo olandese Erik Matser, della Erasmus University di Rotterdam, e per il «padrone di casa » Nicola Biasca, però, il casco non è sufficiente a proteggere dai colpi di testa al pallone. Curiosità: la palla in media viaggia a 65 km l’ora, e quando impatta con la testa è come se ci si scontrasse con un’auto in movimento. I microtraumi al cervello, non rilevabili, sarebbero in realtà molto deleteri soprattutto perché ripetuti. Si tratta, alla fine, di vere commozioni cerebrali lievi che si sommano negli effetti. E, attenzione, il 90% di queste commozioni nel calcio, non sarebbe oggetto di controlli. Una seconda botta nello stesso punto, soprattutto nei giovani, ha un effetto che va moltiplicato per quattro. La soluzione? Test psico-cognitivi subito dopo l’impatto e anche nei giorni seguenti. I sintomi possono comparire anche dopo 48 ore. «E — suggerisce Matser — gli arbitri in campo oltre al cartellino giallo e rosso dovrebbero avere quello della prevenzione». Si tratta di un test rapido, a domande, della durata di tre minuti, sufficiente a capire lo stato del giocatore. E non si dovrebbe ricominciare a giocare fino a quando le risposte ai test di memoria e psico-cognitivi non tornano nella norma. Matser continua: «Un giocatore di serie A in Europa colpisce il pallone di testa da 150 a 1.500 volte a stagione in base al ruolo che ricopre. E, secondo me, oltre mille colpi di testa rappresentano un serio fattore di rischio per il cervello. Un esperimento fatto su 53 calciatori professionisti e 27 nuotatori ha dimostrato un deterioramento nella memoria e nel profilo neuro-psicologico (deficit affettivi e cognitivi) dei primi rispetto ai secondi». Viene mostrato un filmato in cui un portiere della serie A svizzera fa una papera (che causa un gol), subito dopo aver preso un colpo in testa. Per i massaggiatori era a posto, ma lui non è riuscito a coordinare i movimenti. Donald Kirkendall, medico della Fifa, getta acqua sul fuoco sui colpi di testa al pallone, ma riconosce il pericolo per il cervello degli altri tipi di impatto: «Il casco è una soluzione». E, pensando alle griffe degli sponsor, potrebbe essere un nuovo spazio da «vendere». |
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