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Articoli 23/03/2006

POSTURA CORRETTA: UNA SALVAGUARDIA PER LA NOSTRA COLONNA

Nel linguaggio corrente al termine “postura” corrisponde l’idea di una posizione statica.

In realtà, con la parola “postura” si tende oggi ad indicare il modo in cui si assume una determinata posizione o si esegue un movimento; per meglio dire, la sinergia con cui le diverse parti del corpo concorrono a conseguire o mantenere una posizione, in rapporto anche alla situazione ambientale e alle esigenze di comportamento.

Nell’osservazione posturale viene analizzato qualsiasi gesto compiuto nello spazio, studiandone le modalità di esecuzione. Ogni movimento comporta, infatti, una serie di contro-movimenti che hanno lo scopo di riequilibrare l’intero corpo.


Una funzione così complessa è regolata dal Sistema Tonico-Posturale (S.T.P.), che utilizza gli stimoli provenienti da recettori interni ed esterni per consentire ai centri superiori del cervello di situare il corpo nello spazio-tempo che lo circonda e di mantenere l’equilibrio in ogni posizione.

La valutazione della postura è un momento importante per l’organizzazione dello spazio di lavoro.

La postura di lavoro è il complesso e la sequenza degli atteggiamenti che il corpo assume per lo svolgimento di un determinato compito lavorativo, e si può considerare dinamica, quando l’attività richiede una certa variabilità di posizioni, o fissa, se sono richiesti solo piccoli movimenti di limitati distretti corporei (ad esempio, la digitazione su una tastiera). Essa diviene un fattore di rischio quando si realizza una condizione di sovraccarico meccanico per il forte impegno di strutture articolari, tendinee e muscolari, generalmente a causa di sforzi fisici (lo spostamento manuale di pesi), posture fisse prolungate, vibrazioni e movimenti ripetitivi e continui.

La colonna vertebrale è la struttura che più facilmente risente di posture di lavoro incongrue.

L’apporto di sostanze nutritizie e l’integrità del disco intervertebrale sono garantite, infatti, dall’alternarsi di pressioni opposte (osmotica ed idrostatica) attraverso la variazione delle posture.

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Per questo sono a rischio sia quelle posture che determinano carichi pressori elevati, sia quelle che comportano eccessiva immobilità. Anche l’elevata tensione dei muscoli dorsali, come accade, per esempio, nel caso del sollevamento di un peso da terra a schiena flessa, si trasforma in una forza compressiva sul complesso disco-vertebra, e può determinare microfratture della cartilagine limitante vertebrale e del disco intervertebrale, rappresentando il primo passo verso la degenerazione della colonna. Le vibrazioni (da strumenti vibranti sul distretto mano-braccio, da mezzi di trasporto sulla colonna vertebrale) amplificano l’effetto, a causa dei ripetuti microtraumatismi sulle strutture dell’apparato locomotore.

Nel lavoro d’ufficio generalmente il problema è la fissità posturale, che comporta maggiore probabilità di disturbi alla schiena e al collo.

Le posizioni sbagliate del collo e della schiena mantenute a lungo determinano, infatti, la riduzione o la scomparsa delle due curve fisiologiche della colonna, le cosiddette "lordosi cervicale e lombare", facendo insorgere problemi meccanici, tensione e dolore, poiché i tessuti molli circostanti e le articolazioni vertebrali vengono abnormemente sollecitati.

Si determina così un quadro clinico denominato “sindrome algico-posturale”, che, quando è lieve, è caratterizzata solo da dolorabilità alla digitopressione in uno o più muscoli delle catene cinetiche posturali, senza compromissione della qualità di vita e dell’attività fisica del soggetto.

Aggravandosi con il tempo, provoca, però, un quadro clinico algico-disfunzionale permanente, in cui spesso è necessario il ricorso a terapia farmacologica antidolorifica e/o antinfiammatoria, e che condiziona anche la qualità di vita e l’attività quotidiana.

Il Decreto Legislativo 626/94 ha recepito la Direttiva Europea 269/90 sulla movimentazione manuale dei carichi, e le norme che stabiliscono i requisiti necessari all’attività ai videoterminali.

In generale, la prevenzione sul luogo di lavoro deve affidarsi a tre diversi strumenti di intervento fra loro interagenti:

a) le modifiche strutturali del posto di lavoro, con la progettazione di posti di lavoro"ergonomici", che tengano conto, cioè, delle dimensioni e delle esigenze e capacità funzionali dell’operatore, e la meccanizzazione nei lavori pesanti.

b) modifiche dell’organizzazione del lavoro, che garantiscano l’impiego di un adeguato numero di persone nelle operazioni più faticose, e l’introduzione di apposite pause per evitare il sovraccarico di singoli distretti corporei.

c) l’informazione sanitaria e l’educazione alla salute, finalizzate non solo ad accrescere la conoscenza dei lavoratori sulle modalità di lavoro, ma anche all’assunzione, tanto sul lavoro che nella vita extralavorativa, di posture, atteggiamenti e modalità di comportamento che mantengano la buona efficienza fisica.

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In conclusione, per minimizzare i rischi potenziali di lesioni da posizioni fisiche non confortevoli, è importante adottare una postura corretta. Una buona norma generale è quella di cambiare posizione frequentemente e fare delle pause brevi e frequenti per evitare l’affaticamento, cercando di rilassare i muscoli contratti.
Negli uffici è opportuno sistemare con cura i mobili e gli arredi della postazione di lavoro, in modo che i piedi possano poggiare sul pavimento, il capo sia sempre in posizione orizzontale, la schiena dritta e gli avambracci appoggiati sul tavolo con i gomiti ad angolo retto.
In automobile è opportuno guidare sempre con la schiena appoggiata al sedile, dopo averlo regolato nella posizione più comoda, in modo da non mettere in tensione la muscolatura.
Se le alterazioni dell’apparato locomotore si sono già instaurate, è necessario un trattamento riabilitativo, che richiede la partecipazione attiva del paziente, il quale deve apprendere i meccanismi di controllo posturale e, soprattutto, deve essere in grado di mantenere la correzione nel tempo.

 Lo scopo è di cercare di raggiungere, attraverso un lavoro globale su tutti i distretti muscolari del rachide, il recupero di una nuova statica della colonna vertebrale non influenzata dalle posizioni viziate, dal sovraccarico delle strutture articolari e dalle contratture muscolari, e di mantenerla attraverso l’allenamento fisico e una corretta igiene di vita.

 
 *Medico Capo della Polizia di Stato

Questura di Ragusa


© asaps.it

di Antonia Liaci

da "Il Centauro" n.101 gennaio 2006
Giovedì, 23 Marzo 2006
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