CANI RANDAGI E ALTRI ANIMALI CAUSA DI INCIDENTI STRADALI: L’ASAPS
RACCOGLIE I DATI E FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE. |
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(ASAPS)
– Lo spunto per tirare fuori i dati custoditi nel nostro
sempre più capiente archivio, è arrivata quando
Roberto Rasia, conduttore di “4 ruote e dintorni”, la
popolare trasmissione di Radio 24 (l’emittente del prestigioso
quotidiano Il Sole 24 Ore), ha chiesto al nostro presidente Giordano
Biserni di spiegare in quale misura la presenza degli animali
sulle strade possa provocare incidenti. In effetti, anche se l’argomento
non è dei più trattati, siamo perfettamente a conoscenza
del fenomeno, che in stati come l’Australia o l’America
costituisce una vera e propria calamità, con moltissimi
casi di eventi con esito letale anche per l’uomo, che hanno
originato una serie di contromisure davvero interessanti. In Australia,
per esempio, migliaia di esemplari di canguro restano uccisi ogni
anno sulle strade del nuovo continente, costringendo i conducenti
di veicoli a dotarsi di robusti paravacche, e inducendo le autorità
locali ad installare rallentatori anche in pieno deserto. Negli
Stati Uniti, invece, lo stesso problema si è presentato
con alci, orsi e perfino caimani, nelle strade delle Florida Keys,
ma anche in Europa non si scherza. In Germania ed in alcuni stati
della Groenlandia, per esempio, alcune strade sono state elettrificate
con linee a basso voltaggio per impedire a rospi ed altri piccoli
animali di accedere al piano viabile: in Italia, l’olocausto
è senz’altro appannaggio dei ricci o di qualche tasso,
pur non sfigurando ungulati in genere, cinghiali, gatti e cani.
È proprio con questi ultimi, però, che si corrono
i rischi maggiori. Resta una piccola percentuale, dalla quale
potremmo depennare ancora qualche caso dovuto al tentativo di
utenti della strada di scaricare ad animali mai investiti e puntualmente
fuggiti, la colpa di un incidente provocato invece dalla propria
imprudenza o dalla perdita dei requisiti di base, come la predisposizione
ad un colpo di sonno o l’assunzione di medicinali, sostanze
alcoliche o, peggio, stupefacenti. In ogni caso, secondo la Lega
Nazionale per la Difesa del Cane, che aveva presentato i propri
dati in occasione del Pet Pride 2005, tenutosi ad Alba Adriatica
(Teramo) lo scorso aprile, i cani randagi hanno causato nel 2004
almeno 250 incidenti stradali. Secondo i dati Istat del 2003,
alla voce cause accertate di incidente stradale, sono 995 gli
episodi nei quali la presenza di animali è stata fattore
scatenante di un incidente.
Tutto sommato, pur essendo una fattispecie da non sottovalutare, potremmo aspettarci di peggio, se consideriamo il dato generale del randagismo, secondo il quale il numero di cani abbandonati ogni anno nel nostro paese è di 150mila esemplari, cifra in costante aumento, che alimenta la popolazione complessiva di ex amici dell’uomo resi vagabondi dalla perfidia di quest’ultimo, capace di illuderli con coccole della prima ora e di legarli ad un guardrail per non sacrificarsi le vacanze. È un fatto che nella penisola, vaghino almeno 815mila cani senza più padrone, concentrati soprattutto al sud. È vero che la tipologia di animali vaganti finiti sotto le ruote è ben più vasta della sola specie canina, con esempi di investimento di cavalli, di mucche e perfino di struzzi. Le categorie più a rischio, restano centauri ed automobilisti: i primi, perché senza difese passive se non la prudenza ed una velocità moderata, i secondi, perché alcuni tipi di animali, quando si accorgono di essere sul punto di essere investiti tentano disperatamente di salvarsi, finendo invece ad altezza parabrezza. Il cristallo non è ovviamente in grado di offrire alcuna protezione, e le conseguenze possono essere letali. Tristemente famoso, lo ricorderete, il tragico incidente della A1 di alcuni anni fa, quando una giovane madre e la figlia rimasero uccise nello scontro con un animale selvatico (un capriolo) che era riuscito a varcare la recinzione autostradale. A questo proposito, sono molti gli esempi di sinistri di questo tipo rilevati proprio in carreggiata autostradale. La norma generale vorrebbe che l’ente proprietario della strada dovrebbe essere responsabile di tutto ciò che accade nella propria pertinenza, fatte salve le fattispecie di eventi nei quali l’uomo abbia un ruolo di colpa o dolo attivo al compimento di un evento. Le società concessionarie, per esempio, rifiutano le proprie responsabilità per i casi di abbandono di cani avvenuti all’interno dell’arteria, mentre non possono esimersi dal ristoro di danni causati dall’acceso di animali attraverso falle nella recinzione che tutela la carreggiata. Ogni caso deve comunque essere dimostrato e valutato a parte, con molta attenzione. Un grande aiuto, in questo, è stato offerto dall’entrata in vigore della norma che prevede tatuaggio o microchip obbligatorio. In caso di incidenti, infatti, gli animali uccisi subiscono una sorta di autopsia, quelli feriti un’ispezione corporea, nel corso della quale il servizio veterinario può risalire alla proprietà dell’animale, che deve così coprire i danni provocati. Nel corso del 2004, Forestale e Carabinieri hanno condotto alcune operazioni nel corso delle quali sono stati addirittura recuperati animali rubati ai rispettivi padroni anni prima e identificati proprio grazie al tatuaggio o al chip. Sull’autostrada dei Fiori, l’estate ha visto impegnate alcune speciali pattuglie di volontari in continua perlustrazione, in grado di intervenire per recuperare animali abbandonati e per segnalare alla Stradale eventuali autori di reati. Già da tempo, peraltro, le squadre di manutenzione e anche alcune pattuglie della Specialità, sono dotate di lacci. (ASAPS). |
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