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Rassegna stampa alcol e guida del 24 marzo 2006

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

LA STAMPA

UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA NEL CENTRO DI PARIGI

Reportage

DOMENICO QUIRICO corrispondente da Parigi

Molto alcol e poca gioia gli ingredienti della rivolta

Il poliziotto dai capelli rossi non è contento. Ha lo sguardo cattivo, il labbro arricciati, la bustina di traverso, risponde a monosillabi, in mezzo ai Crs, giovani marcantoni che sprizzano cattiveria solo a guardarli, fa la parte dello zio brontolone. È arrabbiato e nervoso, ma provate a dargli torto. Lo hanno intalpato in una viuzza a lato di boulevard Arago dove sfila interminabile, il corteo della Francia giovane e giovanissima in sommossa prolungata. Si vergognano di lui, lo nascondono. È lì in piedi da ore con la sua armatura di plastica paracolpi, che lo fa assomigliare a un crostaceo buffo, ma non lo ripara dal vento che sibila tra le case e non lo salverà dalle pietre del nuovo sessantotto; la zimarra che rigurgita di granate lacrimogene come un albero di natale, gli schinieri che quando cammina gli danno l’aria di un goffo cow boy, lo scudo di plastica, il casco a righe gialle mezzo da motociclista e mezzo da gladiatore.

Tutti i negozi attorno sono sprangati, le serrande abbassate, ecco: non si fidano di lui neppure i bottegai. A cento metri i giovani sfilano, gli fanno segnacci osceni, lo berteggiano, le ragazze gli mostrano il sedere. Gli hanno detto di star lì, senza reagire, di non accettare provocazioni. Ordini tassativi, guai a chi sgarra: al ministero, a Place Beauvau, hanno fifa, si sono di colpo infrolliti, non vogliono l’incidente, meglio lasciar fare ai casseur infiltrati nel corteo come accade tutte le volte. Magari a qualcuno è venuta pure l’idea che così la gente si stufa di quei ragazzotti e li rispedisce a scuola.

Intanto da lunedì tutte le sere quando va a casa, al telegiornale, è costretto a guardare la faccia gonfia e sfigurata di un sindacalista picchiato, si dice, dai suoi colleghi in place de la Nation. Ma perché nessuno va a spiegare ai giornalisti che quello era già ubriaco quando è iniziato il corteo come è risultato dai test e che lo hanno travolto al buio mentre dormiva dietro una barricata? In caserma ne hanno parlato per ore, c’era rabbia, ma gli ufficiali hanno detto di star zitti. È arrabbiato il flic dai capelli rossi perché suo figlio che ha 14 anni è là, dall’altra parte della barricata, sta sfilando con la scritta “no al cpe” appiccicata ai pantaloni, maledicendo il primo ministro Villepin in rima e in prosa. E magari è venuto pure lui in fondo alla strada a fare il gestaccio liberatore. E quest’anno, se va avanti così salteranno gli esami e magari l’anno. Quella si che è vera precarietà, altro che Cpe.

Questa è la Francia di un giorno di ordinaria guerriglia a Parigi. Ecco l’altra, i casseur: alle tre del pomeriggio sono già in formazione, il cappuccio ben tirato sulla testa, foulard e bandana davanti alla faccia, mazze e bastoni in mano, e la molotov chissà, ma ci sono, spunteranno più avanti. Non hanno avuto bisogno loro stamattina di leggere “Libè”, il quotidiano delle nostalgie radica chic degli antichi sessantottini diventati giornalisti e direttori: c’era un bell’articolo che spiega come ci si attrezza, maschera e succo di limone, contro i gas lacrimogeni, si vede il kit di chi da giovane ha calcato i selciati. Ma i casseur della “generazione precarietà” sanno come si fa. Li distingui subito dal gruppo dei licei e delle università con i loro cartelli colorarti da un sovversivo umorismo, la caricature di Villipin, i vestiti arlecchinati dagli adesivi protestatari. Quelli si assiepano dietro i camioncini dove complessini improvvisati, pigiando sui tamburi, dettano la colonna sonora, fanni il karaoke all’infinito sul motivo “tutti insieme, no al Cpe”. Sono quelli dell’antisessantotto col telefonino: ogni tanto si fermano, scattano una foto all’amico o ai poliziotti assiepati sullo sfondo. Souvenir. Nell’altra mano hanno quasi tutti una lattina di birra: c’è, purtroppo, molto alcol e poca gioia di vivere in questa rivolta generazionale.

Il boulevard dopo il passaggio degli studenti è una lunga lordura di lattine e di bottiglie vuote. Fanno folklore i gruppi della estrema sinistra con le bandiere rosse e le citazioni acconce sui cartelli: “il luogo di convergenza delle lotte”, “il proletariato”, “il capitale” eccetera. I nichilisti, i nuovi “miserabili, corteo nel corteo” invece sono arrivati dalle banlieue, sfilando nella geografia immensa dei quartieri sensibili, delle citè che il governo mesi fa aveva promesso di ascoltare. Si va a Parigi, stavolta, a far davvero paura ai flic, in mezzo alle strade e ai negozi dei ricchi, altro che discount di strapaese. Hanno beffato i controlli della polizia alle stazioni ferroviarie, sono una macchia che riconosci dalle felpe con l’immagine di Tony Montana, il loro idolo, il gangster del film Scarface. Vengono avanti a testuggine a passo di corsa, fanno le prove pestando le auto in sosta e le fermate dell’autobus. Oggi l’appuntamento con i flic è agli Invalides. Ci sono ancora i vigili del fuoco da tempestare di pietre, le vetture da rovesciare e bruciare, di lusso, non come le utilitarie del vicino di casa, i magazzini da sbocconcellare come scatole del tesoro. Come a novembre, ma nel cuore di Parigi. Che cosa ha scoperchiato Villepin con una piccola legge!


IL GAZZETTINO (VE)

CONCORSO 

A CHI LA DAI DA BERE?

MESTRE - Il Concorso "A chi la dai a bere" organizzato dall’Associazione Difesa Consumatori Adico è riservato agli studenti/studentesse degli Istituti di Scuola Media Superiore della Provincia di Venezia e si articola nelle due seguenti sezioni: letteraria (riservata a chi, con scritti di vario genere, un racconto, una testimonianza, una poesia, affronti il tema dell’alcol e dei problemi alcolcorrelati) e arti espressive e audiovisivi (riservata a chi, con un’opera artistica o un video della durata massima di 15 minuti, affronti il tema dell’alcol e dei problemi alcolcorrelati) (*). Gli studenti/studentesse possono partecipare singolarmente o per classe.

I lavori dovranno pervenire entro il 30 aprile 2006 e saranno esaminati da una commissione composta da esperti, rappresentanti del mondo della scuola, della cultura, del volontariato, giornalisti. La premiazione si svolgerà nella primavera del 2006 ed i riconoscimenti saranno assegnati a giudizio insindacabile della giuria.

 

(*) Nota: su questo tipo di tematiche, coinvolgere attivamente i ragazzi, e non considerarli oggetto di un intervento che li vuole cambiare, è importantissimo.

Il recentissimo FRAMEWORK ALCOL dell’Organizzazione Mondiale della Sanità al punto 44 recita testualmente: “I giovani: sono risorse importanti per il cambiamento delle culture e degli stili di vita dannosi oggi esistenti. Dovrebbero essere mobilitati e messi in grado di partecipare alla formulazione del loro proprio ambiente, nonché al cambiamento delle attitudini ed abitudini della società adulta più allargata” (http://www.aicat.net/framework_2005.htm )


IL GAZZETTINO (VE)

SAN MICHELE

Reality show a Cesarolo per parlare di alcolismo 

San Michele

Domani, sabato 25 alle 20 nella scuola materna di Cesarolo, verrà messo in scena il reality show "Alcool: piacere di conoscerti!" in occasione dell’Interclub zonale aperto a tutta la comunità organizzato dai due gruppi locali dell’Acat. Lo spettacolo è il risultato di un lungo lavoro di sceneggiatura che, finalmente, un famoso regista locale ha accettato di portare sul palcoscenico. Alcuni artisti sono tra i più conosciuti nella comunità di Cesarolo, ma la vera sorpresa arriverà sicuramente dai più e meno giovani attori al debutto. Lo spettacolo teatrale vuole essere un modo tragicomico per affrontare il tema del consumo di alcolici nell’ambito della vita quotidiana. Un’ipotetica famiglia locale inscenerà situazioni comuni a tutti, dove non mancherà mai di inserirsi il vero protagonista. Al termine dello spettacolo gli spettatori potranno rivolgere le proprie domande a chi affronta quotidianamente questo problema


IL MESSAGGERO (CIVITAVECCHIA)

Vignanello.

Dopo aver bevuto, ha cacciato la moglie di casa tenendo con sè la figlia di due mesi 

Il marito la picchia, Erinna la salva 

La donna si è rivolta al centro antiviolenza: l’uomo denunciato 

di ANNABELLA MORELLI

La Tuscia si scopre violenta. Un violenza retaggio di tempi remoti e diventata quasi un fatto di sotto-cultura locale, vissuta per lo più nel chiuso delle mura domestiche e raramente denunciata. E una violenza disinibita importata dagli stranieri che sale prepotente alla ribalta e si trasforma in fatto di cronaca: questa volta la denuncia riguarda un cittadino moldavo che maltrattava la giovane moglie.

La storia è lineare nella sua crudeltà. L’uomo, dopo aver picchiato e procurato lesioni alla ragazza, la caccia da casa tenendo con sé la figlioletta di appena due mesi. La donna, esasperata dalle botte e disperata per la separazione dalla figlia, ha forse letto o saputo da qualche amica dell’esistenza del Centro antiviolenza Erinna (tel. 0761.342056) e si rivolge alle volontarie dell’associazione per avere soccorso nella difficile situazione familiare. E’ fuori di sé per aver dovuto lasciare la bimbetta con il padre, uomo dedito al consumo abnorme di bevande alcoliche che ne scatena i lati peggiori del carattere. Nessuno, quando è in preda ai fumi dell’alcol, si salva dalle sue mani e lei teme per la piccola. Scatta allora la denuncia del Centro alla squadra mobile della questura e sulla segnalazione il sostituto procuratore Paola Conti ordina un’indagine che porta alla denuncia del moldavo ritenuto responsabile di lesioni e maltrattamenti nei confronti della moglie.

Infatti, a Vignanello, dove i due stranieri erano residenti insieme alla neonata, gli uomini della mobile coordinati dal vice questore aggiunto Salvatore Gava trovano le prove dei maltrattamenti e intervengono nell’abitazione dei moldavi dove c’è l’uomo insieme alla figlia che piange disperata, con molta probabilità per la fame e l’incuria del padre.

Mamma e neonata sono state riunite e affidate ai servizi sociali del comune di Vignanello.

«La violenza nel Viterbese – dice la responsabile del Centro sponsorizzato dall’amministrazione provinciale – è un fatto quotidiano, anche se non sempre si riesce a intervenire. La ragazza moldava l’abbiamo aiutata come abbiamo fatto con tante altre donne, la maggior parte italiane, quando ancora non avevamo una sede e incontravamo le nostre “protette” per strada o in qualche bar fuori mano per non farci individuare. Ora, siamo più organizzate ma proprio per questo più riconoscibili ed è meglio che non parliamo dei casi singoli: terremo una relazione periodica in Provincia».

Intanto, Miranda Perinelli segretaria dello Spi-Cgil ha annunciato che i proventi della vendita del libro ”Soltanto una vita”, opera di Chiara Ingrao, andranno in favore proprio del Centro antiviolenza.


ASAPS.IT

ROMANIA, SI COMINCIA A PARLARE DI SICUREZZA STRADALE.

IN APPROVAZIONE UN NUOVO CODICE DELLA STRADA, MOLTO SEVERO: 5 ANNI DI GALERA AGLI UBRIACHI, PATENTE A PUNTI E OBBLIGO DEL MEDICO DI FAMIGLIA DI SEGNALARE LE INCOMPATIBILITÀ.

(ASAPS) BUCAREST – Gli incidenti stradali, in molti paesi dell’Est Europeo, sono una vera e propria piaga. Di più: una mattanza quotidiana, spesso ignorata dai locali media ed ancor più dai governi, spesso inermi. Non dimentichiamo poi della corruzione dilagante, tra le forze di polizia. A Bucarest, però, sembra che il vento stia cambiando e l’esecutivo nazionale si prepara a varare un nuovo codice della strada estremamente severo. Alcuni esperti sostengono che si tratti di un’iniziativa opportunistica, in vista di alcuni negoziati per l’ingresso della Romania nell’Unione europea, mentre per altri è più attendibile la tesi che la carneficina stia finendo col farsi pesantemente sentire sull’economia del paese, non certo in uno dei suoi momenti migliori. Il conto alla rovescia è già cominciato ed a settembre il parlamento dovrà esprimere il proprio parere: il nuovo codice della strada prevede aumenti delle multe di oltre 200 euro, mentre per le infrazioni più gravi la patente di guida potrà essere ritirata fino a 3 mesi. La guida in stato di ebbrezza resta un reato penale, e in caso di flagranza il conducente che supererà il tasso di 0,8 g/l – quello in vigore in Europa fino ad alcuni anni fa – il trasgressore sarà denunciato e rischierà fino a 5 anni prigione, partendo da un minimo di 12 mesi: solo una volta scontata la pena – anche in caso di sospensione condizionale – il condannato potrà tornare a guidare, a patto di frequentare un corso di educazione stradale con obbligo di frequenza ed esame finale. Il legislatore rumeno punta dunque anche sull’effetto educativo, e infatti mandare a quel paese un altro automobilista costerà 100 euro. Altre due novità – davvero importanti – rendono il codice della strada rumeno estremamente interessante: innanzitutto l’introduzione della patente a punti, con processi sanzionatori molto simili al modello francese. Inoltre – e questo ci sembra davvero una mossa intelligentissima – il medico di famiglia avrà l’obbligo di segnalare l’eventuale insorgenza di malattie incompatibili con la guida: non ottemperare all’obbligo esporrà il medico ad una responsabilità solidale con il proprio paziente. In pratica, in caso di incidente da parte dei propri assistiti per i quali non siano state fatte segnalazioni di sorta, i camici bianchi rischieranno pene tra i tre mesi ed i due anni di prigione. Forte anche il richiamo alla prevenzione, e proprio in concomitanza all’impegno nelle aule politiche, l’intero territorio rumeno è oggetto in questi giorni di imponenti campagne di sensibilizzazione. Secondo un rapporto della Commissione europea, di cui avevamo parlato anche sulle colonne di questo sito, la carenza infrastrutturale della Romania incide pesantemente sui bilanci della sinistrosità: nel 2005 sono morte sulle strade 2.491 persone, il 5% in più del 2004: si tenga conto che in tutto lo stato vivono meno di 22 milioni di abitanti. (ASAPS)


IL GAZZETTINO

DANIMARCA

Scioperano per poter bere birra al lavoro

I dipendenti delle case produttrici di birra hanno scioperato in Danimarca, rivendicando il loro diritto a bere durante il lavoro. Infatti ora solo il 13\% delle industrie del settore servono birra a pranzo nelle mense aziendali, contro il 75\% di tre anni fa (*).

(*) Nota: è un dato davvero interessante, perché dimostra come la consapevolezza degli effetti negativi dell’alcol stia crescendo anche tra i produttori di bevande alcoliche.


VITA NON PROFIT ONLINE

Regina Coeli, è un carcere dovrebbe essere un sanatorio

di Stefano Arduini (s.arduini@vita.it )

Riceviamo e pubblichiamo la denuncia del garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni 

Regina Coeli: detenuti costretti a letto o su una sedia a rotelle, altri con gravi problemi di salute mentale, con un tasso di pericolosità prossimo allo zero e incompatibili con il regime carcerario. Tutti reclusi nel centro clinico del carcere romano di Regina Coeli. La segnalazione è del Garante Regionale dei diritti dei Detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha contato almeno cinque casi del genere.

Il senza fissa dimora Stefano M., alcolista cronico, è rientrato in carcere.

Casa sua è la cella 1 al secondo piano. Nei pochi giorni che è stato libero (scarcerato per incompatibilità) e stato in diversi ospedali (al ‘Sandro Pertini’, al Grassi di Ostia) per la cirrosi epatica e altre patologie.

Mario T., tossicodipendente, è in cella dal 2003: non compie reati dal 1997 perché entra e esce dal carcere per vecchi cumuli. Da più di 20 anni combatte con l’erosione del palato causata dalla cocaina. Si può alimentare solo con liquidi e pesa 46,5 kg. Mario vive tra il letto e la carrozzina nella cella, è epilettico. Incompatibile col carcere, per la recidiva e la pericolosità non può essere scarcerato.

Lucio G. ha 71 anni. Ha diversi precedenti e, a causa dei problemi di salute mentale, è in trattamento al Cim. Parla in dialetto marchigiano e a tutti chiede ‘me porti a casa?’. In cura al Cim è anche Adriano S., arrestato in una clinica psichiatrica con un vecchio cumulo di 18 mesi da scontare. A causa dell’arresto Adriano, ha perso il posto nella casa di cura.

Nicolino S., tossico e senza fissa dimora, è tornato da poco nel Centro Clinico. In passato, mentre giocava a pallone, è caduto battendo la testa e procurandosi lesioni cerebrali, disturbi di equilibrio e perdita della postura eretta.

«Non credo siano questi i ‘criminali’ che si vorrebbe vedere in carcere - ha detto il Garante dei Diritti dei detenuti Angiolo Marroni - La realtà è che, nonostante il sovraffollamento, si continuano a tenere in cella queste persone, trascurando altre priorità. Questi uomini potrebbero usufruire di misure alternative, ma restano in carcere perché sono sole e non hanno forza e appoggi per far valere i loro diritti. In questa situazione gli agenti di polizia penitenziaria sono costretti a fare gli assistenti e i volontari, in certi casi, gli infermieri. E così il sistema carcerario è al collasso». (*)

 

(*) Nota: tra gli indici per stabilire il grado di civiltà raggiunto da una nazione, io metterei il numero dei detenuti (in percentuale sulla popolazione) e la loro qualità di vita in carcere.

In Italia mi pare che stiamo male, anche a causa della diffusa indifferenza di molti cittadini su questo grave problema.


IL GAZZETTINO (PD)

INDAGINE DEL SIAN 

Gli anziani? Sono oversize, mangiano male e ignorano lo sport 

Federica Cappellato

Sono oversize, mangiano troppo e male, alzano esageratamente il gomito, camminano poco, ignorano lo sport. Sono gli anziani sopra i 65 anni d’età, fotografati da un’indagine conoscitiva sulle abitudini alimentari promossa dal Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione (Sian) dell’Usl 16. Coinvolti 480 anziani, maschi e femmine, residenti a Padova e negli altri 19 comuni che fanno capo all’Azienda sanitaria 16, sia autosufficienti (avvicinati nei distretti durante la somministrazione del vaccino antinfluenzale), sia non autosufficienti (assistiti a domicilio), sia istituzionalizzati (individuati nelle case di riposo). Quasi 8 su 10 sono risultati sovrappeso.

"Dall’indagine, eseguita su un campione statisticamente significativo, abbiamo dedotto che gli anziani mangiano in modo disordinato, scoordinato e continuativo - osserva il dottor Rocco Sciarrone, direttore del Sian - e sono carenti di un’adeguata educazione nutrizionale che invece deve essere propria anche della terza età. Oggi la vita media si è notevolmente allungata: un sessantenne ha un’aspettativa di altri vent’anni e non è pensabile che possa mangiar male, sottovalutando tutto ciò che una cattiva alimentazione comporta". Anziani poco onesti anche nel dichiarare cosa e quanto mettono nel piatto. "Circa 1.870 le calorie giornaliere che hanno ammesso di assumere, in realtà la loro percezione - commenta Stefania Tessari del Sian - è risultata spesso sballata, vuoi per problemi di memoria vuoi per una voluta sottovalutazione delle calorie ingerite: molti tendono a nascondere le loro abitudini, a tacere o minimizzare l’assunzione di alcol tanto che il 7\% dell’apporto calorico giornaliero è dovuto a vino e a superalcolici. Inoltre c’è una generalizzata disabilitudine al movimento". Fuori peso sia gli uomini che le donne, soprattutto tra i 65 e i 74 anni. Comportamenti che risultano omogenei sia che l’anziano viva a casa propria sia che si trovi ospite in casa di riposo. "La maggior parte - rivela Sciarrone - suddivide la giornata in tre momenti: colazione, pranzo e cena. Il cibo dunque scandisce lo scorrere del tempo, è vissuto come motivo di socializzazione, come occasione in cui sentirsi protagonisti, soprattutto se c’è qualcuno che cucina per loro". I dati dello studio, uno dei pochi che ha scandagliato l’universo degli "anta" a tavola, verranno presentati ufficialmente al congresso nazionale della Società italiana di medicina preventiva della nutrizione, in programma a metà maggio al lido di Camaiore.

 


LA GAZZETTA DI PARMA

Centro salute mentale Villani: rischio presenza di alcol e stupefacenti

TORRILE Polemica a San Polo

TORRILE - Il vicepresidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna Luigi Giuseppe Villani ha rivolto un’interrogazione alla giunta della Regione per sapere « se sia legittimo che all’interno del Centro di salute mentale 24 ore di San Polo di Torrile struttura adibita alla cura dei pazienti psichiatrici... (*) 

(*) Nota: il sito di questo giornale con consente la lettura dell’intero articolo. Ma l’inizio mi pare interessante.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (CAPITANATA)

Progetto Aiss 

Progetto sulla guida «sicura»

 

LUCERA«Guido per vivere» è il nome del progetto della Onlus Aiss (associazione italiana sicurezza stradale) che domenica mattina farà tappa anche a Lucera di intesa con la sezione lucerina del Rotaract. Con pochi euro si potrà acquistare dai gazebo di piazza Duomo un etilometro tascabile: i proventi della vendita andranno al progetto dell’Aiss che raccoglie fondi per l’istituzione di una linea telefonica nazionale di ascolto per i familiari di vittime degli incidenti stradali. «La sicurezza stradale - spiega Enrico Maria Orsitto, presidente del Rotaract - è un tema che ci sta particolarmente a cuore, tanto da essere un progetto nazionale per il 2006. L’idea di dare un etilometro vuole sensibilizzare i giovani ad una corretto comportamento alla guida, facendo loro capire che l’assunzione di alcol oltre i limiti consentiti per legge mette a rischio la vita propria e quella degli altri (*). L’iniziativa servirà a finanziare un numero verde dove operatori daranno consulenza gratuita e ascolto a coloro che si trovano ad affrontare il dramma di un familiare coinvolto in un incidente stradale. La linea telefonica inoltre darà sostegno psicologico grazie anche ad una rete di medici volontari nonché consulenza legale gratuita tramite gli avvocati della rete del Codacons. Insomma - conclude Orsitto - una iniziativa meritoria che ci auguriamo trovi il sostegno di tutta la cittadinanza». Leonardo di Pierno

(*) Nota: il comportamento corretto è non bere alcol prima di guidare.

Anche un’assunzione di alcol “entro i limiti” aumenta il rischio di incorrere in un incidente stradale.

L’augurio è che anche l’Associazione Italiana Sicurezza Stradale porti avanti un messaggio chiaro ed inequivocabile: che beve non guida.


IL GIORNALE.IT

Calissano patteggia quattro anni: «Ora posso ricominciare a vivere»

 - di Piero Pizzillo - 

 da Genova

Paolo Calissano, arrestato lo scorso 25 settembre per detenzione di 30 grammi di cocaina e per aver causato, non volendolo, la morte della ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra, avendole dato la droga che l’ha uccisa, alle 11 di ieri mattina è uscito da un incubo. Non si è visto a palazzo di giustizia, perché ha preferito non essere presente in udienza, ma è stato sicuramente un momento felicissimo per lui, quando il giudice Maria Teresa Rubini ha deciso di accogliere l’istanza di patteggiamento presentata dal difensore Carlo Biondi. Udienza breve, giusto il tempo per il gup di sancire l’accordo raggiunto tra il legale e il pubblico ministero Silvio Franz, che aveva presentato richiesta di rinvio a giudizio per omicidio, come conseguenza di altro reato (cessione di droga) e detenzione di stupefacenti (nell’istanza si parlava anche di altri 5 o sei casi precedenti di cessione gratuita di cocaina da parte di Calissano ai partecipanti ai suoi droga party). Complessivamente quattro anni di reclusione, pena ritenuta equa dal giudice Rubini. L’iter processuale può considerasi concluso. Entro due mesi la sentenza dovrebbe passare in giudicato e, quindi diventare definitiva, visto che non sembra praticabile l’ipotesi di un ricorso in Cassazione da parte della procura generale. Va anche detto che il giudice avrà sicuramente tenuto conto nell’accogliere l’istanza di patteggiamento dell’iniziativa spontanea dell’attore di offrire un risarcimento danni ai due figli e al marito della ballerina. «È giusto che lo faccia», aveva detto a Biondi Tra il legale e il collega che rappresenta i ragazzi è stato raggiunto un accordo sulla cifra, ratificata dal giudice tutelare del tribunale di Livorno dove i minori risiedono: 100 mila euro andranno ai bambini, 20 mila all’ex convivente della ballerina e 25 mila per le spese legali.

L’attore non è venuto a Genova, è rimasto nella comunità terapeutica «Fermata d’autobus» di Trofarello, in provincia Torino, dove è rimasto agli arresti domiciliari sino al 20 febbraio e dove tuttora si trova in cura, con il solo obbligo di dimora. «L’ho sentito molto sollevato - ha detto Biondi - e motivato, pronto a ripartire. È vero che sta scrivendo un libro, lo leggerete quando sarà pubblicato». Calissano, nato a Genova il 18 febbraio del ’67, noto per aver interpretato il ruolo del dottor Bruno nella fiction «Vivere» e di Guido Mantelli in «Vento di Ponente» e anche per aver partecipato all’«Isola del famosi», è libero, con il solo divieto di non allontanarsi da Trofarello. Per il momento resterà in Comunità, mentre l’avvocato Biondi avvierà le pratiche perché il suo assistito possa usufruire di misure alternative alla detenzione. In primo luogo chiederà al tribunale l’affidamento terapeutico perché si curi, pur espiando la pena. Il legale, che ha già chiesto per Calissano il prolungamento dei permessi per la fisioterapia al ginocchio (problema per cui aveva interrotto la partecipazione all’«Isola»), si è detto contento per come si sia conclusa la vicenda giudiziaria, come auspicato dalla Comunità, dove l’attore potrà continuare il suo cammino di recupero. Paolo Calissano non andrà in carcere, uscirà dal tunnel della droga, ma non potrà mai dimenticare quel tragico droga party tenutosi nella sua abitazione, mentre Ana Lucia Bandeira moriva per un’overdose di cocaina e alcol, lui stesso veniva salvato dal medici del 118 con il Narcan, chiamati da un altro partecipante al festino, Alessio Chiarlo, un benzinaio amico, arrestato a dicembre per spaccio di droga. Nei giorni scorsi sono finiti in carcere quattro senegalesi, fornitori di Calissano. 


 IL TEMPO

Droga nei locali Continua l’inchiesta

Continuano le indagini da parte dei carabinieri e della polizia per fare luce sulla presenza nel viterbese, specie nei pub e nelle discoteche, di una pericolosa sostanza stupefacente che avrebbe effetti devastanti. Gli inquirenti starebbero seguendo una pista precisa. In merito a questa indagine, c’è da segnalare che il giovane studente falisco, M. G. di 17 anni, che accusò un malore all’uscita di una discoteca sulla strada Tuscanese, è poi risultato del tutto estraneo alle indagini. Il giovane, che stava festeggiando una lieta ricorrenza con i compagni del liceo, è risultato vittima di un eccesso di alcool che ne ha provocato il ricorso al pronto soccorso (*), con evidente spavento per i genitori, subito avvertiti dai compagni di scuola.

(*) Nota: in Europa l’alcol è la prima causa di mortalità per i giovani tra i 15 e i 29 anni (fonte OMS).

Una droga diffusissima nei locali e con effetti talora devastanti sappiamo tutti come si chiama.


IL TEMPO

di COSIMO SANTIMONE

CAMPOBASSO -

La pubblica accusa esce nuovamente sconfitta (in primo grado) dall’Aula ...

... di Corte d’Assise a Campobasso. Come era già accaduto nel caso di Michele Sepede. Sono quasi le 5 del pomeriggio quando il presidente Sabusco spezza il silenzio: «In nome del popolo italiano questa Corte condanna Evjanda Rrushkulii a 10 anni di reclusione...». La 28enne di origine albanese dunque è stata giudicata; colpevole per la morte del marito Nicolino Primiani, deceduto il 10 ottobre del 2004 dopo aver ricevuto calci e pugni. Il Pm Luca Venturi aveva chiesto 26 anni, parlando di volontarietà nell’omicidio. Ieri invece la Corte ha citato gli articoli 584 e 110 del codice penale, ovvero omicidio preterintenzionale e concorso di reato. La Rrushkulii è stata inoltre interdetta, in perpetuo, dai pubblici uffici e condannata «al risarcimento, in favore delle parti civili, da liquidarsi in separata sede, con una provvisionale di 6 mila euro in favore di Sassano Lucia e 4 mila in favore di Antonio Primiani...». Il presidente Sabusco, prima di congedarsi ha anche letto il dispositivo che rigetta la richiesta di revoca della misura cautelare in carcere. Una donna, la Rrushkulii, che dopo la lettura del dispositivo, dopo aver compreso i contenuti della condanna, è scoppiata a piangere. Così come aveva fatto ieri mattina, quando ha reso alcune dichiarazioni spontanee. Davanti alla Corte, prima che quest’ultima si riunisse in camera di Consiglio, infatti la donna aveva cercato di difendersi: «Mia figlia ha già perso il padre, non fategli perdere anche la mamma. Non sono quella persona che hanno descritto, sto pagando un prezzo troppo alto. Io non ho mai partecipato a quella lite. Ci sono state delle spinte ma con lo zio di mio marito, non con lui! Nicolino? Era bravo, lavorava sodo, aveva solo quel difetto (riferendosi al presunto abuso di alcool)...». Le motivazioni della decisione presa ieri si conosceranno solo tra 90 giorni. «Quella letta è una sentenza che ci dà parzialmente ragione - ha detto l’avv. Roberto - soprattutto perchè ha sconfessato la tesi accusatoria dell’omicidio volontario». «Aspettiamo le motivazioni - ha invece detto l’altro legale Angelo Piunno - e poi valuteremo eventuali ulteriori mosse difensive». Laconico invece il legale di parte civile Sassi: «una sentenza equilibrata che si può anche condividere...».(Nella foto di Carmen Alvisi, Evijanda al momento della sentenza)

FINANZA E MERCATI

Sosta selvaggia, vero e proprio vizio dei sondriesi Su 5.228 contravvenzioni elevate dalla polizia municipale nel 2005 ben il 77% è stato per violazioni delle regole di sosta Bilancio dell’attività presentato dal comandante Bonadeo che domani, dopo 42 anni a palazzo Pretorio, sarà in pensione

E’ la sosta selvaggia il peccato in cui cascano più di frequente gli automobilisti sondriesi. Lo dice la relazione annuale stilata dal comando della polizia municipale, che nel corso del 2005 ha staccato 5.228 contravvenzioni, in stragrande maggioranza – 4.066, il 77% - per violazioni delle regole di sosta. Se aggiungiamo i 3.087 accertamenti da parte degli ausiliari del traffico per mancato uso del parcometro o sosta oltre il periodo consentito, il quadro è completo. Tante multe, 107 in tutto, sono per eccesso di velocità, grazie anche all’introduzione di autovelox e telelaser, e numerosi pure gli accertamenti per guida in stato di ebbrezza, con relativo ritiro della patente, effettuati durante i servizi serali. E da multe e contravvenzioni nelle casse del Comune sono entrati in totale poco più di 400 mila euro, quasi 20mila in più rispetto al 2004. I dati definitivi sono stati presentati ufficialmente ieri sera alla commissione consiliare competente dal comandante dei vigili urbani Marzio Bonadeo e dal vice Maurizio Frenquelli, che hanno illustrato ai consiglieri comunali il riepilogo dei dodici mesi. Un appuntamento consueto per il municipio, che però questa volta ha avuto un sapore particolare per il comandante: infatti dopo 42 anni di servizio a palazzo Pretorio da domani Bonadeo andrà in pensione, come ha comunicato alla commissione, e l’incontro è stato anche l’occasione per salutare i consiglieri comunali. Il comandante e Frenquelli nella relazione hanno sottolineato soprattutto le principali novità introdotte nel 2005: l’attivazione del servizio di vigilanza associata con il Comune di Berbenno e l’Unione della Valmalenco, e l’aumento del “nastro orario” (con contributo della Regione) che ha incrementato la presenza sul territorio in orario serale e notturno, con numerosi controlli sulle strade – di qui gli accertamenti con l’etilometro – e nei locali pubblici. «Abbiamo messo in campo un impegno notevole nelle verifiche sui pubblici esercizi – ha rimarcato Frenquelli – e durante i servizi serali abbiamo riscontrato anche numerose violazioni, in primis la somministrazione di alcolici a minorenni. (*) Importante, dal punto di vista della prevenzione, anche l’azione di controllo sull’uso di alcol da parte degli automobilisti, che ha portato al ritiro di 13 patenti». Sempre sul fronte della prevenzione, gli agenti durante l’anno scolastico hanno effettuato l’ormai consueta attività negli istituti cittadini, con 180 ore di educazione stradale nelle scuole. Nel bilancio non mancano peraltro elementi particolari: rispetto al passato, ad esempio, sono cresciuti in modo consistente gli atti di polizia giudiziaria (130) e le segnalazioni di reato (75) da parte dei vigili urbani: «Molti residenti ultimamente si rivolgono al comando per denunciare soprattutto i piccoli furti – ha spiegato Bonadeo – e del resto questo compito fa parte del nostro ruolo. Penso comunque che questo sia anche un elemento positivo nel rapporto con i cittadini, che ora ci riconoscono anche questa funzione». Francesca Bettini

(*) Nota: la somministrazione di alcolici ai minorenni è diffusa ovunque, solo che per la quasi totalità del nostro paese nessuno fa controlli.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BASILICATA)

Per valorizzare maggiormente le sue produzioni 

Roccanova chiede di aderire alla rete «Città del vino»

ROCCANOVA La vocazione agricola di Roccanova, con particolare riferimento al comparto vitivinicolo ed alla produzione del «Grottino di Roccanova» ad Igt , vino di elevato pregio, al quale si sta per unire anche la «Doc Roccanova» è l’aspetto preponderante sul quale si punta per uno sviluppo del settore capace da fare da traino per tutta l’economia del paese. Forte dunque di questa tradizione enologica connessa a valori di carattere ambientale, storico e culturale di notevole importanza economica, l’amministrazione comunale ha avanzato la richiesta di adesione all’associazione nazionale delle «Città del vino». «Un modo - sottolineano gli amministratori nella richiesta di adesione al sodalizio costituitosi nel 1987 a Siena e di cui oggi fanno parte caratteristiche cittadine legate al vino - per dare maggiore concretezza alla valorizzazione del vino nel suo territorio d’origine al quale si legano le esigenze di sviluppo economico e la promozione dell’immagine turistica del comune di Roccanova». Una richiesta che segue di poco quella di una «intesa nel segno del vino» avanzata ai sindaci di Montalcino e Montefalco, paesi della Toscana e dell’Umbria dove si producono i plurinominati vini Doc e Docg «Brunello» e «Sagrantino». Una richiesta avanzata da Roccanova, località anche questa conosciuta come «paese del vino». Dove la produzione di ottimi vini, strettamente legata all’arte di saperlo fare e conservarlo nelle caratteristiche grotte scavate nella roccia, si perde nei secoli. Un binomio che viaggia da sempre a braccetto mettendo insieme il vino, prodotto di qualità da una parte, ed il territorio di Roccanova, paese di origini medievali dall’altra. Si pensi che agli inizi dell’800 le grotte da vino risultavano addirittura 212, mentre le vigne erano 303 e 438 quelle con ulivi. In pratica tutte le famiglie avevano una vigna. Un aspetto storico della cultura del vino a Roccanova, fortemente caratterizzante la veste storica identitaria della comunità roccanovese sin dai suoi primi insediamenti». Chiaro il riferimento al pluricitato Plinio, che nella sua «Naturalis Historia» cita il famoso vino lagaritano che veniva prodotto «non procul Grumento», certamente in territorio di Roccanova, ove in un’area ricca di presenze archeologiche risulta l’attuale toponimo di «Lagarielli». Dai tempi antichi la cultura e l’arte del saper fare il vino è rimasta, andando via via crescendo facendo di Roccanova una comunità come Terra, prima, e Paese, dopo del vino. an.la.


IL GAZZETTINO (NORDEST)

LA MOSTRA 

Vini, il Veneto primo esportatore

Il vigneto veneto si presenta compatto quest’anno al 40° Vinitaly, in programma a Verona dal 6 aprile, forte di un primato che ne sottolinea la capacità di sostenere a testa alta la sfida globale. Il sistema vitivinicolo regionale guida infatti la classifica nazionale dell’export: nel 2004 sono finiti all’estero 3.870.274 ettolitri di vino, pari al 27,4\% nazionale, per un valore di 785.587.302 euro, il 27,6\% del totale italiano.

Inoltre la vendemmia 2005 permetterà al Veneto di mettere sul mercato 2.174.843 ettolitri di vini Doc (dei quali 1.320.193 bianchi, 854.650 rossi e rosati) e 4.205.790 ettolitri di vini Igt. Come dire che circa la metà del vino veneto finisce su tavole, ristoranti ed enoteche di tutto il mondo. «È un successo che non nasce dal caso - ha sottolineato il vicepresidente della Giunta regionale Luca Zaia - ma frutto di un sistema di imprese che si colloca ai vertici nazionali e mondiali nella capacità di coniugare al meglio tipicità, territorio, qualità, prezzo, innovazione, identità e varietà».

La quasi totalità delle aziende vitivinicole venete presenti al Vinitaly sarà nei Padiglioni 4 e 5 per consentire ai visitatori di poter incontrare nel suo insieme il meglio delle produzioni venete che hanno 3 docg (Recioto, Soave e Bardolino superiori) e ben 24 doc.


CORRIERE ADRIATICO

Tre soci di Copagri

In provincia sta nascendo la “birra fai da te”

PESARO - “Birra fai da te? E’ una delle numerose proposte maturate nel corso del 2° congresso della Copagri. “Dobbiamo cercare fonti alternative solide e stabili di reddito per gli imprenditori agricoli per non farci trascinare in questo mercato sbilanciato dalle dinamiche troppo aggressive della globalizzazione”. E’ la linea d’indirizzo del nuovo presidente Andrea Azzolini che ha raccolto il testimone da Claudio Nasoni.

“La nostra soluzione è quella di ricercare “cose nuove in agricoltura. Un esempio? Alcune nostre aziende stanno allestendo dei birrifici aziendali per degustare un’ottima bevanda realizzata in proprio. Si tratta di tre imprese agricole che si trovano ad Apecchio, a Fermignano e a Sassocorvaro che, normalmente, producono cereali. Dopo aver trasformato la materia prima in malto (nel maltificio consortile regionale), questi imprenditori, realizzeranno la birra seguendo il proprio gusto e la propria ispirazione”. E’ stato eletto il nuovo Consiglio Generale provinciale: Michele Fanesi, Angelo Piani, Carlo Bucchini, Raffaele Pedini e Andrea Azzolini.


IL GIORNALE.IT

Ecco il vino della pornostar che fa eccitare gli enologi

- di Redazione - 

 da New York

Bacco, tabacco e Venere. Lasciando da parte il tabacco, che negli Usa è superproibito, via libera invece a Bacco e Venere (*). I quali hanno trovato un ideale punto d’incontro nella famosa pornodiva americana Savanna Samson che ha tenuto fede all’impegno preso: produrre un vino in

Sabato, 25 Marzo 2006
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