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Notizie brevi 27/03/2006

TRAFORO DEL MONTE BIANCO: SETTE ANNI DOPO IL ROGO TORNANO A FAR DISCUTERE I TRANSITI E LE MISURE DI SICUREZZA.

Il ricordo della tragedia ha l’odore acre del fumo che usciva prepotentemente dal tunnel per dissolversi, come una nebbiolina, sul piazzale antistante l’imbocco italiano. La morte era impressa negli sguardi impotenti delle decine di vigili del fuoco che, con i volti imbrattati di nero, scuotevano la testa incapaci di qualsiasi commento. Poco distante, protetti dagli occhi indiscreti di chi cercava notizie, decine di uomini e donne attendevano tra le lacrime quel miracolo che non sarebbe mai arrivato. Trentanove persone hanno lasciato la loro vita in quel tunnel al confine tra l’Italia e la Francia, nel cuore della vetta più alta d’Europa. Il giorno del settimo anniversario del rogo nel Traforo del Monte Bianco il pensiero torna a loro, alle loro famiglie, alla giustizia che man mano ha fatto il suo corso tra inchieste, perizie, un processo con tredici condanne e risarcimenti a singhiozzo: gli ultimi saranno stanziati soltanto adesso. Ventisette milioni di euro in tutto, tredici e mezzo già versati nel fondo di solidarietà dalla società italiana di gestione dell’imponente struttura, altrettanti verranno concessi alle parti civili dalla società di gestione francese e dalle assicurazioni francesi e belghe. Denaro che verrà suddiviso tra i duecentoventi familiari delle trentanove vittime tenendo conto del grado di parentela. Nonostante la parola “fine”, ottenuta con la sentenza e con i risarcimenti, il capitolo tunnel pare non essere destinato ad essere chiuso. Su questa brutta storia, pesano come macigni le parole del Presidente della Corte francese, Renaud Le Breton de Vanoise, pronunciate con la sentenza, il 27 luglio dell’anno scorso: “La catastrofe poteva essere evitata”. In occasione della commemorazione annuale della tragedia, le associazioni ambientaliste manifestano ancora una volta la loro preoccupazione per il ritorno nel traforo di migliaia e migliaia di Tir: “L’impressione generale è che dagli insegnamenti di questa tragedia, i politici e la società di gestione abbiano imparato poco o nulla ’’ L’Associazione per la Difesa del Monte Bianco, rappresentata in un comunicato dai “No Tir” Nora Girardi e Alex Glarey, rincara la dose: ’’Il traffico pesante – spiegano - continua a crescere. La media giornaliera dei Tir (1.500 mezzi con punte superiori ai 2.000) è molto vicina a quella precedente all’incidente, mentre le condizioni di sicurezza vengono sacrificate per aumentare i passaggi e quindi gli incassi. L’interdistanza tra i veicoli non viene fatta rispettare, mentre continuano a permanere seri dubbi sulla reale efficacia dei portali termici’’. Ed ancora: ’’La questione dell’interdistanza ha ormai raggiunto un livello tragicomico, con il Governo italiano che da più di 3 anni promette l’omologazione della strumentazione tecnica necessaria alla verifica di tale dato. Ma il fatto più grave è il recente superamento del limite del 35% di traffico che era stato fissato in sede di Conferenza Intergovernativa franco-italiana, relativamente al riparto dei mezzi pesanti tra Monte Bianco e Frejus: 35% Monte Bianco e 65% Frejus’’. Quasi in segno di replica, l’amministrazione regionale della Valle d’Aosta ha divulgato una nota, nella quale si legge: ’’Il ricordo delle vittime non deve costituire un’ occasione di polemica, ma un momento in cui dimostrare ancora la nostra vicinanza ai familiari di quanti persero la vita in quella tragica circostanza e per mantenere viva la memoria di quanto successo. Per questo la Presidenza della Regione continua a sottolineare in ogni sede l’ importanza che le misure di sicurezza adottate al traforo del monte Bianco siano sempre mantenute ed aggiornate al massimo livello permesso dalla tecnologia a disposizione ’’. Il prossimo 12 aprile, si riunirà la commissione regionale trasporti della Valle d’Aosta proprio per analizzare la situazione dei flussi del traffico pesante al traforo del Monte Bianco.


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Maria Teresa Zonca

Lunedì, 27 Marzo 2006
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