È noto agli uomini di governo,
alla classe politica, al mondo economico ed alla stampa che esiste un rapporto
di causa-effetto fra l’inadeguato livello di sviluppo della Calabria, della
Campania, della Puglia e della Sicilia [regioni che resteranno all’interno
dell’Obiettivo 1, al contrario della Basilicata e della Sardegna] e la
diffusione sul territorio di una potente criminalità organizzata di stampo
mafioso con identità storiche che differiscono da regione a regione
[’Ndragheta, Camorra, Sacra Corona Unita, Cosa Nostra].
Secondo un rapporto del ministero degli interni per il quadriennio 2001-2005,
il 49,7 % degli omicidi di criminalità organizzata sono ascrivibili alla
camorra, il 21,8% alla ’ndrangheta, il 14,3 % alla Sacra Corona Unita ed il
12,2 % alla mafia.
È per questa ragione che l’Unione europea ha previsto nel 2000 un programma
speciale "sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno" con uno
stanziamento di oltre un milione e duecento mila euro - per il periodo
2000-2006 - di cui la metà a carico dell’Unione e l’altra metà a carico dello Stato.
È opinione in particolare della magistratura e delle forze di polizia che, dal
punto di vista economico, la ’ndrangheta è divenuta nel corso degli ultimi anni
la rete di organizzazioni criminali più attive sul piano transnazionale e
transregionale con estese infiltrazioni nell’edilizia, nei trasporti e nei
laterizi, nel commercio, nel turismo e nella finanza.
L’assassinio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria,
Francesco Fortugno, ha messo inoltre in luce gli intrecci criminosi fra
’ndrangheta e sanità, confermati dal fatto che l’assessore regionale Doris
Lomoro ha commissariato 13 ASL su 15 ed ha denunciato "gli interessi di
molti politici calabresi nella sanità".
Pochi forse sanno tuttavia che la ’ndrangheta si è infiltrata in più di un
terzo dei comuni calabresi, che oltre duecento "famiglie" [’ndrine]
lavorano non solo sul territorio con picchi di 8-10 famiglie concorrenti nel
reggino, nel lametino e nel vibonese ma che alcune di queste famiglie si sono
anche insediate in dieci regioni italiane del Nord ed in otto paesi dell’UE:
Francia, Germania, Belgio, Regno Unito, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna,
Paesi Bassi.
> Leggi il testo integrale de "il punto del
Direttore"
Pier Virgilio Dastoli
Direttore della Rappresentanza
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