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Notizie brevi 31/03/2006

Rassegna stampa alcool e guida del 29 marzo 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

  BRESCIA OGGI

La campagna (ideata dall’associazione Antigone e promossa dalla Provincia) si rivolge ai ragazzi che hanno meno di 16 anni

«Tutti in gioco» contro l’alcool

Scarcella (Asl): «Fenomeno che conosciamo, ma difficile da individuare»

di Francesco Apostoli

Mentre cresce il consumo di alcool tra le fasce più giovani della società, nasce a Brescia il pool istituzionale «anti alcoolici». Secondo i dati del ministero della Salute, 900 mila giovani italiani sotto i 16 anni bevono abitualmente birra, vino e superalcolici. Tra questi, oltre 400 mila avrebbero già varcato la soglia dell’abuso. Il tutto mentre scende l’età del primo bicchiere, che si attesta attorno agli 11-12 anni, contro i 14 della media europea.

«Impara a rispettarti». «L’alcool soffoca la tua genialità». «Se hai meno di sedici anni sappi che non puoi bere alcoolici». Sono alcuni degli slogan che troveremo affissi entro pochi giorni in 980 esercizi bresciani suddivisi tra bar, ristoranti, pub, sale da ballo, enoteche, sale giochi e discoteche. È la campagna anti alcool rivolta ai minori di sedici anni, promossa da istituzioni ed esercenti. Il progetto, dal titolo «Tutti in gioco» - ideato dall’associazione «Antigone» e promosso dalla Provincia -, ha ricevuto l’adesione di Asl, Confesercenti, Ascom, Fiepet e sesta circoscrizione.

Ventimila volantini da esporre in ogni esercizio per un intervento mirato alla prevenzione e all’educazione dei minori sui danni prodotti dal consumo di alcool, con un controllo finale a campione per rilevare il gradimento di un percorso che passa obbligatoriamente attraverso la sensibilizzazione dei pubblici esercizi. «Non si tratta di proibizionismo - spiega Riccardo Minini, assessore provinciale alle Attività socio-assistenziali -, ma di lanciare un segnale diverso per tutela re la salute dei giovani».

La somministrazione di bevande alcoliche ai minori di 16 anni è punita dall’articolo 689 del codice penale con la sospensione della licenza, una multa (da 516 a 2.562 euro) e gli arresti domiciliari da 15 a 45 giorni. «Abbiamo collaborato alla riuscita di questo progetto per rendere un servizio ai ragazzi, ma anche agli esercenti, per i quali è difficile verificare la vera età dei giovani clienti», commenta Francesco Lancini di Ascom.

La vendita non rientra nei parametri di una normativa che, come spesso accade nel nostro Paese, latita dal punto di vista dei controlli. «Diamo per scontato che tutti gli esercenti non somministrino alcool ai minorenni - commenta Elisabetta Rizzi di «Antigone» -, ma è necessaria un’operazione di informazione e di educazione sui rischi connessi all’abuso di alcool da parte delgi adolescenti».

L’allarme lanciato dalle istituzioni si rispecchia nei dati forniti da Carmelo Scarcella, direttore generale dell’Asl di Brescia. «Il 9 per cento della spesa sanitaria europea è determinata dall’abuso di sostanze alcoliche. L’Italia non si discosta da queste percentuali, e si allinea alle medie di consumo dei paesi nordici».

L’alcolismo giovanile sembra però di difficile individuazione. «È indicativo - spiega Scarcella - che su 501 casi rilevati dal Noa, il Nucleo operativo alcologia di Brescia, solo in uno si sia riscontrata un’età inferiore ai 19 anni». Intanto aumenta il numero di persone fermate per guida in stato di ebbrezza: secondo la Commissione provinciale patenti, il numero dei fermati si è più che triplicato, passando da 1.023 nel 2003 a 3.306 nel 2005. «Si tratta di indicatori indiretti di un fenomeno che va comunque affrontato con un’intensa opera di prevenzione - aggiunge Scarcella -.Chi consuma alcool non riconosce le proprie problematiche, mentre chi vigila sui ragazzi, spesso non si pone concretamente la questione».

Il progetto prenderà il via in forma sperimentale nella Sesta, prima di estendersi a tutta la provincia.


 

BRESCIA OGGI

LENO. Assemblea d’istituto alla presenza del sacerdote che ha sollecitato diversi stili di vita

Don Mazzi scuote i ragazzi del Capirola

Ha scosso gli studenti dell’Istituto superiore Capirola di Leno venerdì mattina don Antonio Mazzi, invitato dagli studenti appunto per una alternativa assemblea di istituto. Ha parlato loro in modo diretto ed appassionati, con il cuore in mano ma senza mezzi termini, affrontando tutte le questioni, anche le più spinose, poste dai giovani interlocutori.

Ha sottolineato come il pericolo - in particolare per gli adolescenti che sono la fascia più a rischio - venga soprattutto dalle droghe chimiche, essendo quasi superata la distinzione tra droghe pesanti e leggere, e da un troppo facile ricorso ai farmaci che si apprende anche in famiglia, come comportamento standard e generalizzato di tutti gli italiani. Ha messo in guardia dall’uso dell’alcol, ancora troppo sottovalutato, e ha spiegato come la legge Fini sia in realtà tutta da rifare, ricordando anche la sua drammatica esperienza con i tossicodipendenti.

Ha richiamato l’assunzione di responsabilità che famiglie e società di oggi procrastinano in continuazione, crescendo persone fragili, senza energia, troppo accudite. Sono soprattutto i maschi a ritardare l’assunzione di responsabilità, a rifuggire paternità e matrimonio. Don Mazzi ha sottolineato come intenda sempre servirsi del mezzo televisivo, dal potere incalcolabile, capace di ammorbare e condizionare: è meglio andarci a dire cose importanti e a far riflettere piuttosto che lasciare campo libero alle scemenze. Ha ricordato il doloroso caso di Tommaso e del fraintendimento di cui è stato volontariamente vittima. Non si è sottratto nemmeno alla domanda su padre Fedele, spiegando come avrebbe preferito o un’ammissione di colpa, o, se innocente, il silenzio, lasciando che la giustizia facesse il suo corso. Non ha approvato il modo rumoroso ed aggressivo dei suoi interventi.

Rivolgendosi ancora ai giovani, li ha invitati all’impegno, alla sincerità dei sentimenti, all’accettazione di sè, che spesso è motivo di debolezza e di fragilità. Ha parlato dell’Africa, confrontandola con gli sprechi e il disagio di chi ha troppo; ha raccontato le sue singolari e spesso drammatiche esperienze, ottenendo un silenzio attento e convinto. Grandi applausi alla fine.

m.mo.


 
SESTOPOTERE.COM

SE GUIDI NON BERE: BOB IN DISCOTECA A MONTALE E BAGGIOVARA

- Modena - 29 marzo 2006 - Venerdì 31 marzo al Buena Vista di Montale e sabato primo aprile al Jam di Baggiovara gli operatori del progetto Bob promuoveranno la responsabilità alla guida all’uscita dalla discoteca. Gli operatori distribuiscono materiale informativo e chi desidera può sottoporsi all’etilometro. Chi è sobrio e accompagna a casa gli amici riceve un ingresso omaggio o una consumazione analcolica. Al progetto, promosso da Comune di Modena e Provincia di Modena, collabora Silb Confcommercio – Sindacato italiano locali da ballo.


 
CORRIERE ROMAGNA

I nemici della salute smascherati dall’Ausl

CESENA - Sedentarietà, sovrappeso, fumo, alcol e incidenti al centro dell’incontro in programma domani alle ore 20.30, a Budrio di Longiano, con Mauro Palazzi, direttore del Servizio di Epidemiologia e Comunicazione dell’Ausl.Il 51% dei cittadini del Cesenate svolge attività fisica insufficiente. Di questi, il 31% è in sovrappeso (compreso il 15% dei bambini) e l’11% obeso. Il vizio del fumo continua a riguardare il 26% della popolazione e l’abuso di alcol il 6%. Sono questi i principali fattori alla base delle patologie più diffuse che saranno illustrate da Palazzi, nel Centro ricreativo culturale Auser di Budrio. Gli stili di vita e le abitudini alimentari sbagliate sono alla base dei disturbi più diffusi in zona: le malattie cardiovascolari, respiratorie e il diabete, e i tumori, in particolare allo stomaco, per il quale si registra il dato più alto di diffusione a livello nazionale. Per invertire la rotta, l’Ausl ha lanciato vari progetti, che mirano a sviluppare una “cultura della salute e stili di vita sani”.


 

LA SICILIA

carmelo di mauro 

La chiamano "l’epidemia silenziosa", e non è un modo di dire.
Perché è davvero una malattia quella che spinge sempre più giovani, abbandonati dalla gioia di vivere, a lasciarsi andare, a scegliere la morte. Dopo gli incidenti stradali, infatti, il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani. Secondo alcune indagini tra l’1 e il 6% degli adolescenti tenta almeno una volta di togliersi la vita. In Italia le punte più preoccupanti del fenomeno si registrano in Lombardia e in Sicilia.

Partendo da queste constatazioni a San Giovanni la Punta l’assessore alla Politiche giovanili, Pippo Abate, di concerto con il sindaco Andrea Messina, ha lanciato la campagna per la prevenzione del suicidio giovanile (e anche per la lotta alla droga, all’alcolismo, al tabagismo, per la donazione del sangue e degli organi).

«Si alla vita» è il titolo dell’iniziativa che vedrà coinvolti anche i Comuni di Valverde, Aci Bonaccorsi, Sant’Agata Li Battiati, San Gregorio e Trecastagni. In tal senso nelle prossime settimane sarà firmato un protocollo d’intesa (estendibile ad altri enti locali che nel frattempo vorranno aderire) per la programmazione di eventi e attività utili allo scopo. Fra le iniziative previste appunto quella contro la piaga dei suicidi, l’"epidemia silenziosa", attraverso la pubblicazione di un opuscolo a cura di esperti che spieghi le modalità di prevenzione, cosa possono e non possono fare i familiari e gli amici. E ancora, incontri programmati nelle scuole, con sociologi e psicologi in cattedra per illustarre ciò che sta dietro queste situazioni estrene di disagio.

Il programma prevede anche una campagna di lotta al fumo con l’impiego di medici volontari in prima linea nell’individuazione dei soggetti a rischio, nella sensibilizzazione, nel sostegno psicologico e farmacologico degli individui che decidono di smettere di fumare per tutto il percorso di cessazione.


 

IL GAZZETTINO (NORDEST)

PERIZIA SUL VENTINOVENNE FRATRICIDA

VENEZIA - Una perizia psichiatrica è stata disposta dal Gup del Tribunale di Venezia Vincenzo Santoro su A.B., che nel settembre scorso uccise il fratello R.B., di 25 anni, nel corso di una lite avvenuta nella loro casa del popoloso sestiere di Cannaregio a Venezia. R.B. era stato ferito alla testa, morendo successivamente in ospedale, dal fratello, all’epoca dei fatti ventottenne, durante una lite molto violenta, una delle tante in quella che pare fosse una convivenza aggravata anche da disagio sociale e alcolismo. L’indagato, secondo la ricostruzione della polizia, aveva preso il fratello per la testa sbattendola con violenza contro un muro.


 

IL MATTINO (SALERNO)

Picchiato dal padre, è in fin di vita

IDA LENZA Nocera Inferiore. Dita spezzate, testa fracassata, sangue vomitato a getti. Non è una scena di un film «horror» ma quello che hanno visto il medico e gli infermieri di un’autoambulanza chiamata nella notte, tra lunedì e martedì, per soccorrere un uomo. La telefonata al servizio di emergenza 118 è arrivata prima di mezzanotte. Poco dopo sono arrivati anche i carabinieri. La scena del tragico fatto di sangue è alla periferia nord di Nocera Inferiore, località San Mauro. Nella cantina di una casa rurale i sanitari hanno trovato, in una pozza di sangue e agonizzante, un uomo di 33 anni. Vincenzo Fattiroso era come inginocchiato su se stesso, raggomitolato, chiedeva aiuto. A terra, vicino al corpo deturpato dalle ferite, c’era una barra di ferro macchiata di sangue. I sanitari hanno immediatamente capito la gravità delle lesioni e via telefono, hanno allertato il pronto soccorso dell’Umberto I. Pochi minuti dopo l’autoambulanza ha superato il cancello dell’ospedale. Il medico che era a bordo ha chiesto che l’uomo venisse trasportato direttamente nel reparto di rianimazione. É stato immediatamente intubato e sottoposto ad una terapia intensiva e sedato. Sono iniziati i controlli medici, le prime analisi. Gli esami tossicologici hanno evidenziato una presenza di alcol e droga nel sangue dell’uomo. Pochi minuti dopo l’arrivo del ferito sono arrivati in ospedale anche i carabinieri. Il comandante della compagnia di Nocera Inferiore, il maggiore Massimo Cagnazzo, ha voluto vedere l’uomo per rendersi conto di persona delle sue condizioni che erano state definite disperate. Ad impressionare l’ufficiale sono state le otto ferite alla testa e le dita schiacciate, segno evidente della violenza con cui Vincenzo era stato picchiato. Nel frattempo un’altra pattuglia stazionava in via San Mauro per trovare, sulla scena dell’aggressione, tutti gli elementi per individuare il responsabile. Si è scoperto così che la cantina, dove l’uomo era stato trovato moribondo, era quella della casa paterna. Qui vive la famiglia Fattiroso e due anziane zie, sorelle della madre. I militari hanno ascoltato i genitori del ferito. Poi i primi provvedimenti, per il padre di Vincenzo, Enrico Fattiroso, 66 anni, pensionato, ex agricoltore, è scattato lo stato di fermo. É stato lui, secondo le prime indagini, a colpire a morte il figlio. Ha risposto con violenza alla violenza scatenata da Vincenzo, sempre alla costante ricerca di soldi per acquistare la droga. Il figlio, l’altra sera, era tornato a casa. Drogato e ubriaco. É entrato nella stanza dove dormivano le anziane zie, entrambe invalide. Voleva 50 euro per la droga. Ha iniziato a strattonarle, a gridare. Fino a quando è arrivato il padre che mai gli aveva dato denaro per la dose. «Vincenzo è fuggito in cantina - avrebbe raccontato l’uomo ai carabinieri - si è armato di una spranga di ferro ed ha tentato di aggredirmi». Accecato dalla disperazione di chi ha un figlio drogato, il padre ha preso anche lui un pezzo di ferro ed ha iniziato a picchiarlo. «In casa - ha continuato - non potevamo più sopportare le sue angherie». Nel pomeriggio Enrico Fattiroso è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Vincenzo, invece, è in coma.


 

TGCOM

Belluno,uccide il cognato dopo lite

L’uomo era violento e alcolizzato

L’ennesima lite in famiglia è sfociata in omicidio martedì sera, in un’abitazione di Sospirolo, nel Bellunese. Antonio Falco è stato ucciso con una coltellata dal cognato, Aniello Fiore, al termine di una violenta colluttazione. Da quanto appreso Falco, con problemi di alcolismo, alzava spesso le mani contro la sorella, moglie del presunto omicida. Sul corpo della vittima è stata disposta l’autopsia.

Tutto è iniziato con una normale lite, come spesso si vedevano tra quelle mura. Poi sono iniziate a volare parole grosse e minacce. In casa c’era la sorella della vittima, mentre pare che il figlio non fosse nell’abitazione. A un certo punto Fiore ha impugnato un coltello, pare da cucina, e ha inferto al cognato il colpo mortale. L’arma del delitto, gettata via, non è ancora stata trovata.

Dopo l’omicidio, l’assassino è andato in ospedale per farsi medicare una frattura al setto nasale, per un pugno ricevuto da Falco. Proprio al pronto soccorso è stato fermato dalla polizia, chiamata dagli operatori sanitari insospettiti dalla natura delle ferite.

Fiore ha confessato il delitto al pm di turno Roberta Gallego dicendo di aver agito per legittima difesa.


 
IL GAZZETTINO (TREVISO)

IN OSPEDALE 

Ubriaco molesto costringe i medici a chiamare l’Arma

Vittorio Veneto

Un marocchino ubriaco ha portato scompiglio domenica pomeriggio nel reparto Pneumologia dell’ospedale cittadino.

Per calmarlo è stato necessario l’intervento dei carabinieri unitamente a quello dei sanitari. L’extracomunitario, 25 anni, di Pieve di Soligo, era stato caricato a forza in ambulanza e portato a Costa in evidente stato confusionale da bevande alcoliche.

Una volta ripresosi ha iniziato a dare in escandescenze, tra urla ed imprecazioni, provocando danni in reparto. Il personale medico ha chiamato i carabinieri che lo hanno bloccato mentre i medici gli hanno iniettato un calmante. Il giovane è stato dimesso lunedì pomeriggio, dopo gli accertamenti.


 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BARI)

Denunciati 

Bevono troppo e minacciano gli agenti di polizia

Erano su di giri, colpa della birra. Ne avevano bevuta troppo i tre balordi e quando la polizia è arrivata in via Giulio Petroni, non sono riusciti a tenere a freno la lingua. Sono stati identificati e denunciati per minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Sono giovani, il più grande ha 22 anni, il più piccolo 17. Avevano anche una pistola giocattolo, senza tappo rosso, identica a quella vera. È accaduto poco dopo la mezzanotte di domenica. È stata la gente che vive in quella strada a telefonare al 113. «Ci sono quattro balordi, davanti ad un bar, che non ci fanno chiudere occhio» si sono lamentati. Quando due volanti sono giunte in via Petroni i tre giovani hanno perso il sorriso. L’euforia si è trasformata in rabbia e sono volate parole grosse. Alle minacce i poliziotti hanno risposto con le denunce.l.nat.


 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (LECCE)

CONTROLLI 

Guidavano ubriachi denunciati

Sorpresi a guidare in stato di ebbrezza, due giovani di Salice Salentino e di Squinzano, sono stati denunciati a piede libero, dai carabinieri delle rispettive stazioni. Si tratta di uno studente celibe di vent’anni, e di un operaio edile di 34, sposato e con figli. Unitamente ad altri automobilisti, i due sono stati controllati alla guida delle rispettive utilitarie, nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti nel fine settimana dal Comando della Compagnia di riferimento, quella di Campi Salentina. Per stabilire che i due guidavano sotto l’effetto dell’alcol, dopo averli fermati, gli uomini dell’Arma li hanno sottoposti al test dell’etilometro, che ha puntualmente accertato la presenza di alcol nel sangue, superiore al tasso massimo consentito dalla legge.


 
IL GAZZETTINO (UDINE)

A fari spenti sulla 354 aggredisce l’Arma 

Lignano

È arrivato a Lignano dalla statale 354 a fari spenti e si è imbattuto in una pattuglia di carabinieri che gli ha intimato l’alt. L’uomo, un lignanese che aveva abusato di alcolici, non ha voluto sottoporsi al test dell’etilometro. Ha minacciato e aggredito i due militari della stazione di Lignano (prognosi di 10 giorni per entrambi), i quali si sono visti costretti a chiedere l’intervento di un equipaggio del Radiomobile di Latisana. L’automobilista è stato denunciato per resistenza, guida in stato di ebbrezza e violenza.


 

CORRIERE ADRIATICO

Ancora sconosciute le ragioni dell’azione Secondo alcuni testimoni gli amici del malcapitato non sarebbero intervenuti

Cresce l’allarme sicurezza, almeno quattro giovani stranieri gli autori dell’aggressione

Ragazzo assalito e malmenato in centro

PORTO RECANATI - Ancora un episodio di violenza che ripropone il problema dell’ordine pubblico e della sicurezza nelle vie cittadine. Le preoccupazioni espresse di recente da Alleanza Nazionale su questi temi hanno avuto una ulteriore conferma dai fatti successi domenica notte nel centralissimo corso Matteotti all’altezza dell’incrocio con via della Stazione. Non si sa come sia scoccata la scintilla, ma ancora una volta dobbiamo registrare un atto di grave violenza motivato forse da ripicche razziali esasperate vieppiù da qualche bicchiere di troppo.

Tra un gruppo di giovani recanatesi ed un altro di nord africani – si era intorno alla mezzanotte – è scoppiata improvvisamente una rissa verbale, tramutatasi di lì a poco in una vera e propria scena di violenza collettiva. Quattro giovani nord africani – così sono stati individuati dai testimoni presenti al fatto – hanno malmenato a suon di pugni e calci un pari età recanatese procurandogli varie fratture al viso e contusioni più o meno gravi su tutto il corpo. La spietatezza dell’azione si è manifestata in tutta la sua portata e gravità allorché il giovane si è trovato indifeso a terra a seguito dei violenti pugni ricevuti in faccia: allora, dai a forza di calci finché ogni reazione cosciente è venuta meno.

Allertati dai presenti che hanno assistito alla scena, sono intervenuti i carabinieri e il 118, ognuno a svolgere il proprio compito per soccorrere il malcapitato e per individuare i responsabili del pestaggio. A quanto è dato sapere, il giovane recanatese ha riportato varie fratture al viso: una allo zigomo, un’altra al naso ed un’altra ancora alla mandibola – cose da far rabbrividire. Ne avrà per qualche settimana.

Naturalmente sono scattate le indagini per riuscire a individuare gli autori del feroce pestaggio e per capire che cosa abbia fatto scoccare la scintilla della violenza che ha portato a un’azione tanto selvaggia. Secondo gli scarni elementi in mano agli investigatori, che naturalmente devono trovare una conferma con il prosieguo delle ricerche, tutto potrebbe essere nato da futili motivi, forse una parola di troppo o uno stato d’animo reso più che esuberante dall’alcol. Naturalmente si cerca nell’ambiente dei residenti stranieri da parte degli investigatori nonsi esclude che nel giro di qualche giorno si possa giungere all’identificazione di almeno una parte dei componenti del “mucchio selvaggio”.

Ma ciò che risulta assolutamente incomprensibile in questa vicenda, è stato - almeno stando al racconto dei testimoni - l’atteggiamento degli amici della vittima che si sarebbero ben guardati dall’intervenire in sua difesa. Qui non si tratta di distribuire torti e ragioni, perché di solito non vi sono angeli dove alligna la violenza, ma di richiamare l’attenzione su quanto sta avvenendo nel nostro paese prima che quelle che di solito vengono sbrigativamente classificate come intemperanze giovanili mostrino il loro vero volto. Si dice, ed è vero, che i portorecanatesi siano gente tranquilla. Ma ci sono ancora portorecanatesi a Porto Recanati? Non ce ne sono – parlando di quelli a prova di generazione – più del 20%, e chiamare in causa la portorecanatesità per giustificare una colpevole inerzia non è più consentito. La realtà è un’altra, e con questa bisogna fare i conti.


 
LA PROVINCIA DI CREMONA

Piadena. I Cc (rapido l’intervento) mettono le manette a due marocchini del paese e a uno di Calvatone

Rissa ‘aggravata’: tre arresti

Il ‘duello’ in centro con le bottiglie rotte

di Davide Bazzani PIADENA — Tre arresti per rissa aggravata. Questo l’esito del ‘parapiglia’ tra marocchini avvenuto lunedì sera nel centro di Piadena poco prima delle 21. A finire in manette E.O., 30 anni, residente a Calvatone, M.S., 31 anni, residente a Cosenza ma domiciliato a Piadena, e Y.Z., 28 anni, residente a Piadena, tutti di nazionalità marocchina e tutti in regola con il permesso di soggiorno, senza precedenti penali. A far scattare l’arresto, intervenuto intorno all’una di notte presso la caserma di Piadena da parte dei militari locali, è stato l’uso di bottiglie rotte, considerate dunque come armi improprie. Due degli arrestati, in seguito allo ‘scazzottamento’, hanno dovuto ricorrere infatti alle cure del pronto soccorso dell’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore avendo riportato ferite da taglio e contusioni al volto e agli arti. I tre arrestati sono stati portati nella nottata al carcere di Cremona, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ignoti i motivi alla base della rissa, anche se l’alcol potrebbe aver giocato una buona parte nell’innescare la ‘miccia’. Fatto sta che il ‘bisticcio’ è iniziato sotto i portici di via Libertà per poi sfociare in una zuffa violenta. I protagonisti dell’alterco hanno finito per rovesciare un tavolo all’aperto del Bar Italia (facendo scappare a gambe levate alcuni clienti). Quindi il gruppetto marocchino, nel frattempo rinfoltitosi, si è spostato dalla parte opposta, e qui sono iniziate le ‘bottigliate’, prima dalle parti del Bar Centrale, quindi nei pressi della banca San Paolo, dove poi sono arrivati i carabinieri del Radiomobile e della stazione di Solarolo, oltre ad una ambulanza della Padana Soccorso. Infine tutti gli stranieri sono stati portati in caserma dai militari. Attoniti (ma compiaciuti per la tempestività dei carabinieri) i piadenesi che hanno assistito ‘in presa diretta’, stando in piazza Garibaldi e in via Libertà, alle scene non certo edificanti messe in atto dai protagonisti della rissa.


 
LA REPUBBLICA

Una legge anti tabacco per il paese dove pipe, sigarette e narghilé rappresentano da sempre uno stile di vita
Anche i turchi smettono divieto di fumo ad Ankara
Costretto ad adeguarsi alle norme europee il parlamento mette un freno al vizio nazionale
di MARCO ANSALDO

Addio narghilè, pipe ad acqua e bianche volute di fumo all’ombra delle moschee di Istanbul. Non si potrà più dire che gli eredi di Ataturk "fumano come turchi". Una legge appena approvata dalla commissione Giustizia del Parlamento di Ankara, e da ieri all’esame dell’Assemblea, proibisce il fumo nei locali pubblici di tutto il paese. La battaglia politica, di solito molto accesa sui grandi tem i- ingresso in Europa e questione curda, censura e militari, Pkk e Cipro - trova questa volta un vasto consenso fra governo islamico e opposizione socialdemocratica.
Stretti fra abitudini secolari e l’impellente desiderio di adeguarsi alle norme europee, i cittadini turchi guardano alla neonata legge come a una vera rivoluzione. In Turchia si fuma da sempre, e di più. E chi è stato almeno una volta in vacanza a Istanbul o sulla costa ha potuto facilmente constatare che tutti i detti sui turchi sono quantomeno ingenerosi. Tranne uno, verissimo: che fumano davvero come il proverbio vuole. Si fuma negli uffici e negli ospedali, dentro le scuole e a bordo dei taxi, nei bar e nelle sale da cinema. Persino i dintorni delle moschee non sono risparmiati dall’acre odore delle sigarette. Schiere di uomini baffuti con un perenne mozzicone in mano sono visibili ovunque, nelle strade delle grandi città e sui sentieri sperduti dell’Anatolia. "Mangiare assieme, bere raki (il liquore di anice usato come bevanda, ndr), fumare - dice il manager Yildirim Arslan - sono abitudini che si accompagnano l’una con l’altra. Ci si accende una sigaretta al risveglio e prima di andare a dormire. Qui si fuma come si mangia il pane".

Molti però hanno deciso di dire basta. La spinta determinante è stata data da buona parte della popolazione, che per entrare nell’Unione europea si è detta pronta ad accettare il sacrificio del rito del fumo, rispettando le leggi comunitarie. La pubblicazione delle cifre allarmanti sulla salute dei turchi ha convinto quasi tutti.
Il processo è cominciato prima, dodici anni fa, quando un attivista anti-fumo di nome Ubeyd Korbey avviò una battaglia, allora considerata donchisciottesca, che solo oggi pare destinata a concludersi. "Quando ho iniziato a occuparmi dei diritti dei non fumatori - dice Korbey, oggi presidente della Fondazione turca per combattere il fumo - ero solo. Tutti erano contro di me". (*)
Oggi il Don Chisciotte turco ha trovato dalla sua parte addirittura il primo ministro Recep Tayyip Erdogan. Salutista, islamico osservante, e pro-europeo, il premier ha lanciato con fervore la sua nuova battaglia, dopo aver parzialmente perso quella sulla limitazione dell’alcol nel centro delle grandi città. E in Turchia i cartelli con la scritta rossa "Vietato fumare" cominciano a spuntare un po’ ovunque.
Il narghilè, dunque, sembra avere i giorni contati. Tuttavia i fumatori più accaniti appaiono scettici sull’effettiva attuazione della legge. Un analogo tentativo, dieci anni fa, ottenne risultati piuttosto scarsi: solo 49 cittadini finirono multati, su una popolazione oggi superiore a 70 milioni di persone. Senza dimenticare il fallimento del sultano Murat IV. Nel 1633 proibì il tabacco e il consumo di vino in tutto l’Impero ottomano, comminando l’impiccagione immediata ai trasgressori. Morì però a soli 27 anni, di cirrosi epatica

 

(*) Nota: la prevenzione dei danni causati dagli alcolici ha molte analogie con la storia della prevenzione al tabagismo. Don Chisciotte compresi. Nella fase storica in cui si trova la Turchia rispetto al consumo di tabacco ci sarà senz’altro chi inneggia alla tradizione, chi sostiene che l’importante è non esagerare, che c’è modo e modo di fumare. E poi gli interessi dei produttori, gli arzilli centenari che ha sempre fumato...

In Turchia pare che la strada per la prevenzione parta dalla tutela delle vittime passive. Anche par l’alcolismo è più facile far passare delle disposizioni che tutelano la salute degli altri piuttosto che da norme che proteggono la propria. Queste ultime sono vissute come un’indebita ingerenza nella propria sfera privata.


 
PAGINEMEDICHE.IT

Un ampio studio statunitense mette in luce i fattori di rischio per il cancro al colon

Fumatori e forti bevitori sono soggetti ad alto rischio per il tumore al colon e dovrebbero, perciò, sottoporsi precocemente a screening per questo tipo di tumore: è quanto hanno concluso alcuni ricercatori della Northwestern University nell’Illinois dopo aver preso in considerazione i dati clinici relativi a più di 161mila persone.

Secondo quanto emerso dallo studio statunitense, le persone che fumavano molto e assumevano regolarmente eccessive quantità di alcol erano maggiormente a rischio rispetto agli altri.

Generalmente si consiglia di sottoporsi ad esami preventivi del cancro al colon intorno ai 50 anni, ma secondo la responsabile dello studio, Anna Zisman, i soggetti a rischio dovrebbero iniziare a seguire i programmi di screening prima: “abbiamo calcolato che in questi soggetti il rischio che il cancro si sviluppi fino ad otto anni prima rispetto agli altri è molto alto” ha spiegato la Zisman sulle pagine della rivista Archives of Internal Medicine.

La ricercatrice nordamericana ha sottolineato l’importanza della predisposizione genetica nello sviluppo del cancro colon-rettale, ma ha anche ricordato come sia necessario tenere conto dei diversi fattori di rischio come l’età, l’indice di massa corporea, la dieta e l’assunzione di calcio, per poter stabilire il grado di rischio di ogni singolo individuo.

“Il livello di rischio cambia a seconda della compresenza di questi elementi – ha chiarito la studiosa – ad esempio una persona che ha fumato tutta la vita presenta un maggior rischio di sviluppare il tumore al colon cinque anni prima rispetto a chi non ha mai acceso una sigaretta”. 


 

 
BRESCIA OGGI

Doppia presentazione dei risultati di una ricerca originale

Alimenti tipici e salute: la Valcamonica insegna

I prodotti tipici possono dare una mano nella prevenzione di alcune malattie? Questa strana domanda ha dato vita a un progetto di ricerca promosso dalla Comunità montana della Valcamonica e finanziato dalla Regione.

Lo studio, coordinato dalla facoltà di Medicina dell’Università di Brescia, ha in pratica analizzato le potenziali attività farmacologiche contenute in alcuni cibi della tradizione camuna. Quattro gli alimenti «indagati»: le castagne, le erbe officinali, il formaggio e il vino. (*)

I risultati relativi sono già disponibili, e sono stati raccolti, sotto il titolo «Progetto Spafarm» (ovvero sostanze a potenziale attività farmacologica), in una monografia frutto della collaborazione fra Università e operatori montani.

E ora, le conclusioni di questa prima ricerca hanno dato il via al progetto «Food for life»: una nuova ricerca che, sempre con il contributo regionale, servirà ad analizzare il ruolo degli alimenti tradizionali nella eventuale prevenzione delle malattie degenerative, infettive e cardiovascolari.

La prima e la seconda operazione verranno presentate nelle prossime ore in due sedi distinte. La prima vernice è in calendario per domani a Brescia, dalle 10.30 in poi nella facoltà di Medicina dell’Università degli studi, in viale Europa 11. Interverranno tra gli altri Luigi Caimi, preside della facoltà di Medicina, e Maurizio Memo, ordinario di Farmacologia e responsabile scientifico del progetto.

La seconda si svolgerà sabato a Darfo, sempre a partire dalle 10.30.

 

(*) Nota: qualsiasi farmaco che avesse come effetto collaterale sulla collettività migliaia di morti verrebbe perlomeno regolamentato rigidamente. Il vino invece, nonostante le indubbie proprietà psicoattive, viene trattato con la stessa disinvoltura con cui si considerano castagne ed erbe officinali.


 
VIRGILIO NOTIZIE

VINO/ MEDIOBANCA: IN 2005 RICAVI STABILI, ATTESE POSITIVE PER...-2

Utile in calo del 7,3%.Ma società sono ben patrimonializzate

Milano, 29 mar. (Apcom) - L’indagine vera e propria invece è relativa ai dati 2004 del settore vinicolo ed è stata realizzata dall’Ufficio Studi di Mediobanca su un campione di 82 società, che contano un capitale investito complessivo di circa 3 miliardi di euro e un volume di vendite di 3,3 miliardi, pari al 31% del valore della produzione italiana nel 2004 (stimata in circa 10,7 miliardi di euro) e il 52% dell’export (2,9 miliardi in totale). Di queste 58 sono spa o srl, 20 sono cooperative e 4 a controllo estero. Le cooperative rappresentano una quota importante dell’aggregato (37,5% del fatturato e 31,7% del capitale investito) e tra loro figurano anche le prime tre società del settore per volume di vendite: Caviro (264,2 milioni di euro nel 2005), Giv (258 milioni) e Cavit (161,5 milioni). Al quarto e quinti posto invece, due società a capitale privato la Antinori (115,6 milioni) e la Ferdinando Giordano (115 milioni).

Tornando ai dati 2004, il fatturato è aumentato dell’1,3%, grazie all’aumento dell’export (+2,9%) che ha compensato una lieve flessione delle vendite nazionali (-0,6%). Le cooperative hanno messo a segno le performance migliori con una crescita dei ricavi del 2,4%, mentre le 4 società a controllo estero sono cresciute dell’1,3%. In flessione, invece, per la seconda volta l’utile. La diminuzione è stata pari al 7,3% (-15,8% sul massimo del 2002). Il margine operativo invece è migliorato dell’1% essendo i costi di gestione aumentati meno delle vendite. In rapporto al fatturato, però l’Ebit è rimasto invariato al 6,5%. La flessione della redditivià è venuta essenzialmente dai minori proventi finanziari e da un aumento dell’imposizione fiscale (dal 33,4% nel 2003 al 40,2% nel 2004). Più rilevante la flessione del rendimento del capitale investito: il Roi è sceso nel 2004 dello 0,6% attestandosi al 7,9% (minimo degli ultimi 6 anni), mentre il Roe è calato al 7,3% dall’8,8% del 2003. In generale la performance del settore vinicolo nel 2004 è inferiore rispetto sia a quella del settore bevande (Roi -2,8%) che del settore industriale (Roi -3,8%).

Sul fronte degli investimenti si è registrata una riduzione di quelli tecnici, che restano comunque a un livello elevato (204 milioni di euro, -20% sul 2003), mentre il circolante è rimasto costante. La struttura finanziaria si conferma comunque sostanzialmente equilibrata, dal momento che il cash flow supera la spesa per investimenti con debiti finanziari pari al 52,2% del capitale investito e un rapporto debiti finanziari/capitale netto pari al 109%. Bisogna tuttavia fare un distinguo per quanto riguarda sia la redditività sia la struttura finanziaria fra società cooperative e quelle a capitale privato. Sul fronte del ritorno sul capitale infatti le società private hanno fatto meglio, raggiungendo nel 2004 il 9,7% (10,4% nel 2003), rispetto al 4,3% delle cooperative (4,7% nel 2003). In controtendenza le società a controllo estero che passano dal 7,9% del 2003 al 9% del 2004. Di rilievo anche la differenza di struttura finanziaria: dato che i mezzi propri si legano principalmente agli immobilizzi (terreni e immobili), le cooperative figurano relativamente meno patrimonializzate con debiti finanziari pari al 64,4% del capitale investito contro il 48,9% delle altre società.


 

WINENEWS

Le prime 5 società vinicole italiane per fatturato (2005)

CAVIRO 264,2 mln euro GIV 258,0 mln euro CAVIT 161,5 mln euro Antinori 115,6 mln euro Giordano 115,0 mln euro

I primi 10 gruppi internazionali per fatturato 

Constellation (Usa) 3 mld (2005) Foster’s (Australia) 2,23 mld (2004) Southcorp (Australia) 0,65 mld (2004) Distell (Sud Africa) 0,58 mld (2004) Vincor (Canada) 0,39 mld (2005) Mondavi (Usa) 0,34 mld (2004) Vranken Pommery (Francia) 0,26 mld (2004) Vina Concha y Toro (Cile) 0,24 mld (2004) Perrier (Francia) 0,21 mld (2005) Mc Guigan Simeon (Australia) 0,17 mld (2004)


 
ASCA

VENETO/VINO: ZAIA, REGIONE INTERVIENE A SOSTEGNO REDDITI PRODUTTORI (*)

(ASCA) - Venezia, 29 mar - ’’Sono per un deciso sostegno delle imprese agricole che operano nel settore vitivinicolo e che hanno subito nel 2005 le conseguenze delle difficolta’ di mercato delle uve da vino; ho percio’ provveduto a far deliberare un intervento urgente in loro favore’’. Lo annuncia il vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia, ricordando che fino al 28 aprile sono aperti i termini per la presentazione di domande di contributo di sostegno al reddito.

Con il calo dei prezzi pagati per le uve da vino, i produttori hanno visto diminuire anche i loro redditi - ha aggiunto - inoltre, la crisi, legata alla mondializzazione

del mercato e allo squilibrio tra domanda e offerta di prodotto, ha messo in difficolta’ anche parte del settore vinicolo nazionale, dove sono aumentate le giacenze e sono diminuiti i prezzi. Per il reddito dei produttori si e’ trattato di un brutto colpo - ha detto il Vicepresidente - che bisogna attutire per consentire al sistema di affrontare al meglio le sfide future. Sono sfide che siamo certi di vincere, grazie al positivo rapporto che almeno nel Veneto si e’ realizzato tra tipicita’, territorio, qualita’, prezzo, innovazione, identita’, varieta’ e quantita’. Il provvedimento di Giunta si rifa’

Venerdì, 31 Marzo 2006
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