BRESCIA OGGI La campagna (ideata dall’associazione Antigone e promossa
dalla Provincia) si rivolge ai ragazzi che hanno meno di 16 anni «Tutti in gioco» contro l’alcool Scarcella (Asl): «Fenomeno che conosciamo, ma
difficile da individuare»
di Francesco Apostoli Mentre cresce il consumo di alcool tra le fasce più
giovani della società, nasce a Brescia il pool istituzionale «anti alcoolici». Secondo i dati del ministero della
Salute, 900 mila giovani italiani sotto i 16 anni bevono abitualmente birra,
vino e superalcolici. Tra questi, oltre 400 mila avrebbero già varcato la
soglia dell’abuso. Il tutto mentre scende l’età del primo bicchiere, che si
attesta attorno agli 11-12 anni, contro i 14 della media europea. «Impara a rispettarti». «L’alcool soffoca la tua
genialità». «Se hai meno di sedici anni sappi che non puoi bere alcoolici».
Sono alcuni degli slogan che troveremo affissi entro pochi giorni in 980
esercizi bresciani suddivisi tra bar, ristoranti, pub, sale da ballo, enoteche,
sale giochi e discoteche. È la campagna anti alcool rivolta ai minori di sedici
anni, promossa da istituzioni ed esercenti. Il progetto, dal titolo «Tutti in
gioco» - ideato dall’associazione «Antigone» e promosso dalla Provincia -, ha
ricevuto l’adesione di Asl, Confesercenti, Ascom, Fiepet e sesta
circoscrizione. Ventimila volantini da esporre in ogni esercizio per un
intervento mirato alla prevenzione e all’educazione dei minori sui danni
prodotti dal consumo di alcool, con un controllo finale a campione per rilevare
il gradimento di un percorso che passa obbligatoriamente attraverso la
sensibilizzazione dei pubblici esercizi. «Non si tratta di proibizionismo -
spiega Riccardo Minini, assessore provinciale alle Attività socio-assistenziali
-, ma di lanciare un segnale diverso per tutela re la salute dei giovani». La somministrazione di bevande
alcoliche ai minori di 16 anni è punita dall’articolo 689 del codice penale con
la sospensione della licenza, una multa (da 516 a 2.562 euro) e gli arresti
domiciliari da 15 a 45 giorni. «Abbiamo collaborato alla riuscita di questo
progetto per rendere un servizio ai ragazzi, ma anche agli esercenti, per i
quali è difficile verificare la vera età dei giovani clienti», commenta
Francesco Lancini di Ascom. La vendita non rientra nei parametri di una normativa che,
come spesso accade nel nostro Paese, latita dal punto di vista dei controlli.
«Diamo per scontato che tutti gli esercenti non somministrino alcool ai
minorenni - commenta Elisabetta Rizzi di «Antigone» -, ma è necessaria un’operazione
di informazione e di educazione sui rischi connessi all’abuso di alcool da
parte delgi adolescenti». L’allarme lanciato dalle istituzioni si rispecchia nei
dati forniti da Carmelo Scarcella, direttore generale dell’Asl di Brescia. «Il
9 per cento della spesa sanitaria europea è determinata dall’abuso di sostanze alcoliche.
L’Italia non si discosta da queste percentuali, e si allinea alle medie di
consumo dei paesi nordici». L’alcolismo giovanile sembra però di difficile
individuazione. «È indicativo - spiega Scarcella - che su 501 casi rilevati dal
Noa, il Nucleo operativo alcologia di Brescia, solo in uno si sia riscontrata
un’età inferiore ai 19 anni». Intanto aumenta il numero di persone fermate per
guida in stato di ebbrezza: secondo la Commissione provinciale patenti, il
numero dei fermati si è più che triplicato, passando da 1.023 nel 2003 a 3.306
nel 2005. «Si tratta di indicatori indiretti di un fenomeno che va comunque
affrontato con un’intensa opera di prevenzione - aggiunge Scarcella -.Chi
consuma alcool non riconosce le proprie problematiche, mentre chi vigila sui
ragazzi, spesso non si pone concretamente la questione». Il progetto prenderà il via in forma sperimentale nella Sesta, prima di estendersi a tutta la provincia.
BRESCIA OGGI LENO. Assemblea d’istituto alla presenza del sacerdote che
ha sollecitato diversi stili di vita Don Mazzi scuote i ragazzi del
Capirola Ha scosso gli studenti dell’Istituto superiore Capirola di
Leno venerdì mattina don Antonio Mazzi, invitato dagli studenti appunto per una
alternativa assemblea di istituto. Ha parlato loro in modo diretto ed
appassionati, con il cuore in mano ma senza mezzi termini, affrontando tutte le
questioni, anche le più spinose, poste dai giovani interlocutori. Ha sottolineato come il pericolo - in particolare per gli
adolescenti che sono la fascia più a rischio - venga soprattutto dalle droghe
chimiche, essendo quasi superata la distinzione tra droghe pesanti e leggere, e
da un troppo facile ricorso ai farmaci che si apprende anche in famiglia, come
comportamento standard e generalizzato di tutti gli italiani. Ha messo in
guardia dall’uso dell’alcol, ancora troppo sottovalutato, e ha spiegato come la
legge Fini sia in realtà tutta da rifare, ricordando anche la sua drammatica
esperienza con i tossicodipendenti. Ha richiamato l’assunzione di responsabilità che famiglie
e società di oggi procrastinano in continuazione, crescendo persone fragili,
senza energia, troppo accudite. Sono soprattutto i maschi a ritardare
l’assunzione di responsabilità, a rifuggire paternità e matrimonio. Don Mazzi
ha sottolineato come intenda sempre servirsi del mezzo televisivo, dal potere
incalcolabile, capace di ammorbare e condizionare: è meglio andarci a dire cose
importanti e a far riflettere piuttosto che lasciare campo libero alle
scemenze. Ha ricordato il doloroso caso di Tommaso e del fraintendimento di cui
è stato volontariamente vittima. Non si è sottratto nemmeno alla domanda su
padre Fedele, spiegando come avrebbe preferito o un’ammissione di colpa, o, se
innocente, il silenzio, lasciando che la giustizia facesse il suo corso. Non ha
approvato il modo rumoroso ed aggressivo dei suoi interventi. Rivolgendosi ancora ai giovani, li ha invitati
all’impegno, alla sincerità dei sentimenti, all’accettazione di sè, che spesso
è motivo di debolezza e di fragilità. Ha parlato dell’Africa, confrontandola
con gli sprechi e il disagio di chi ha troppo; ha raccontato le sue singolari e
spesso drammatiche esperienze, ottenendo un silenzio attento e convinto. Grandi
applausi alla fine. m.mo. SE GUIDI NON BERE: BOB IN DISCOTECA A MONTALE E BAGGIOVARA
- Modena - 29 marzo 2006 - Venerdì 31 marzo al Buena Vista di Montale e sabato primo aprile al Jam di Baggiovara gli operatori del progetto Bob promuoveranno la responsabilità alla guida all’uscita dalla discoteca. Gli operatori distribuiscono materiale informativo e chi desidera può sottoporsi all’etilometro. Chi è sobrio e accompagna a casa gli amici riceve un ingresso omaggio o una consumazione analcolica. Al progetto, promosso da Comune di Modena e Provincia di Modena, collabora Silb Confcommercio – Sindacato italiano locali da ballo. I nemici della salute smascherati dall’Ausl CESENA - Sedentarietà, sovrappeso, fumo, alcol e incidenti al centro dell’incontro in programma domani alle ore 20.30, a Budrio di Longiano, con Mauro Palazzi, direttore del Servizio di Epidemiologia e Comunicazione dell’Ausl.Il 51% dei cittadini del Cesenate svolge attività fisica insufficiente. Di questi, il 31% è in sovrappeso (compreso il 15% dei bambini) e l’11% obeso. Il vizio del fumo continua a riguardare il 26% della popolazione e l’abuso di alcol il 6%. Sono questi i principali fattori alla base delle patologie più diffuse che saranno illustrate da Palazzi, nel Centro ricreativo culturale Auser di Budrio. Gli stili di vita e le abitudini alimentari sbagliate sono alla base dei disturbi più diffusi in zona: le malattie cardiovascolari, respiratorie e il diabete, e i tumori, in particolare allo stomaco, per il quale si registra il dato più alto di diffusione a livello nazionale. Per invertire la rotta, l’Ausl ha lanciato vari progetti, che mirano a sviluppare una “cultura della salute e stili di vita sani”. LA SICILIA carmelo di mauro La chiamano "l’epidemia silenziosa", e non è un
modo di dire. Partendo da queste constatazioni a San Giovanni la Punta
l’assessore alla Politiche giovanili, Pippo Abate, di concerto con il sindaco
Andrea Messina, ha lanciato la campagna per la prevenzione del suicidio
giovanile (e anche per la lotta alla droga, all’alcolismo, al tabagismo, per la
donazione del sangue e degli organi). «Si alla vita» è il titolo dell’iniziativa che vedrà
coinvolti anche i Comuni di Valverde, Aci Bonaccorsi, Sant’Agata Li Battiati,
San Gregorio e Trecastagni. In tal senso nelle prossime settimane sarà firmato
un protocollo d’intesa (estendibile ad altri enti locali che nel frattempo
vorranno aderire) per la programmazione di eventi e attività utili allo scopo.
Fra le iniziative previste appunto quella contro la piaga dei suicidi,
l’"epidemia silenziosa", attraverso la pubblicazione di un opuscolo a
cura di esperti che spieghi le modalità di prevenzione, cosa possono e non
possono fare i familiari e gli amici. E ancora, incontri programmati nelle
scuole, con sociologi e psicologi in cattedra per illustarre ciò che sta dietro
queste situazioni estrene di disagio. Il programma prevede anche una campagna di lotta al fumo con l’impiego di medici volontari in prima linea nell’individuazione dei soggetti a rischio, nella sensibilizzazione, nel sostegno psicologico e farmacologico degli individui che decidono di smettere di fumare per tutto il percorso di cessazione. IL GAZZETTINO (NORDEST) PERIZIA SUL VENTINOVENNE FRATRICIDA VENEZIA - Una perizia psichiatrica è stata disposta dal Gup del Tribunale di Venezia Vincenzo Santoro su A.B., che nel settembre scorso uccise il fratello R.B., di 25 anni, nel corso di una lite avvenuta nella loro casa del popoloso sestiere di Cannaregio a Venezia. R.B. era stato ferito alla testa, morendo successivamente in ospedale, dal fratello, all’epoca dei fatti ventottenne, durante una lite molto violenta, una delle tante in quella che pare fosse una convivenza aggravata anche da disagio sociale e alcolismo. L’indagato, secondo la ricostruzione della polizia, aveva preso il fratello per la testa sbattendola con violenza contro un muro. IL MATTINO (SALERNO) Picchiato dal padre, è in fin di
vita
IDA LENZA Nocera Inferiore. Dita spezzate, testa fracassata, sangue vomitato a getti. Non è una scena di un film «horror» ma quello che hanno visto il medico e gli infermieri di un’autoambulanza chiamata nella notte, tra lunedì e martedì, per soccorrere un uomo. La telefonata al servizio di emergenza 118 è arrivata prima di mezzanotte. Poco dopo sono arrivati anche i carabinieri. La scena del tragico fatto di sangue è alla periferia nord di Nocera Inferiore, località San Mauro. Nella cantina di una casa rurale i sanitari hanno trovato, in una pozza di sangue e agonizzante, un uomo di 33 anni. Vincenzo Fattiroso era come inginocchiato su se stesso, raggomitolato, chiedeva aiuto. A terra, vicino al corpo deturpato dalle ferite, c’era una barra di ferro macchiata di sangue. I sanitari hanno immediatamente capito la gravità delle lesioni e via telefono, hanno allertato il pronto soccorso dell’Umberto I. Pochi minuti dopo l’autoambulanza ha superato il cancello dell’ospedale. Il medico che era a bordo ha chiesto che l’uomo venisse trasportato direttamente nel reparto di rianimazione. É stato immediatamente intubato e sottoposto ad una terapia intensiva e sedato. Sono iniziati i controlli medici, le prime analisi. Gli esami tossicologici hanno evidenziato una presenza di alcol e droga nel sangue dell’uomo. Pochi minuti dopo l’arrivo del ferito sono arrivati in ospedale anche i carabinieri. Il comandante della compagnia di Nocera Inferiore, il maggiore Massimo Cagnazzo, ha voluto vedere l’uomo per rendersi conto di persona delle sue condizioni che erano state definite disperate. Ad impressionare l’ufficiale sono state le otto ferite alla testa e le dita schiacciate, segno evidente della violenza con cui Vincenzo era stato picchiato. Nel frattempo un’altra pattuglia stazionava in via San Mauro per trovare, sulla scena dell’aggressione, tutti gli elementi per individuare il responsabile. Si è scoperto così che la cantina, dove l’uomo era stato trovato moribondo, era quella della casa paterna. Qui vive la famiglia Fattiroso e due anziane zie, sorelle della madre. I militari hanno ascoltato i genitori del ferito. Poi i primi provvedimenti, per il padre di Vincenzo, Enrico Fattiroso, 66 anni, pensionato, ex agricoltore, è scattato lo stato di fermo. É stato lui, secondo le prime indagini, a colpire a morte il figlio. Ha risposto con violenza alla violenza scatenata da Vincenzo, sempre alla costante ricerca di soldi per acquistare la droga. Il figlio, l’altra sera, era tornato a casa. Drogato e ubriaco. É entrato nella stanza dove dormivano le anziane zie, entrambe invalide. Voleva 50 euro per la droga. Ha iniziato a strattonarle, a gridare. Fino a quando è arrivato il padre che mai gli aveva dato denaro per la dose. «Vincenzo è fuggito in cantina - avrebbe raccontato l’uomo ai carabinieri - si è armato di una spranga di ferro ed ha tentato di aggredirmi». Accecato dalla disperazione di chi ha un figlio drogato, il padre ha preso anche lui un pezzo di ferro ed ha iniziato a picchiarlo. «In casa - ha continuato - non potevamo più sopportare le sue angherie». Nel pomeriggio Enrico Fattiroso è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Vincenzo, invece, è in coma. TGCOM Belluno,uccide il cognato dopo liteL’uomo
era violento e alcolizzato
L’ennesima lite in famiglia è sfociata in omicidio martedì
sera, in un’abitazione di Sospirolo, nel Bellunese. Antonio Falco è stato
ucciso con una coltellata dal cognato, Aniello Fiore, al termine di una
violenta colluttazione. Da quanto appreso Falco, con problemi di alcolismo,
alzava spesso le mani contro la sorella, moglie del presunto omicida. Sul corpo
della vittima è stata disposta l’autopsia. Tutto è iniziato con una normale lite, come spesso si
vedevano tra quelle mura. Poi sono iniziate a volare parole grosse e minacce.
In casa c’era la sorella della vittima, mentre pare che il figlio non fosse
nell’abitazione. A un certo punto Fiore ha impugnato un coltello, pare da
cucina, e ha inferto al cognato il colpo mortale. L’arma del delitto, gettata
via, non è ancora stata trovata. Dopo l’omicidio, l’assassino è andato in ospedale per
farsi medicare una frattura al setto nasale, per un pugno ricevuto da Falco.
Proprio al pronto soccorso è stato fermato dalla polizia, chiamata dagli
operatori sanitari insospettiti dalla natura delle ferite. Fiore ha confessato il delitto al pm di turno Roberta Gallego dicendo di aver agito per legittima difesa. IN OSPEDALE Ubriaco molesto costringe i medici
a chiamare l’Arma
Vittorio Veneto Un marocchino ubriaco ha portato scompiglio domenica
pomeriggio nel reparto Pneumologia dell’ospedale cittadino. Per calmarlo è stato necessario l’intervento dei
carabinieri unitamente a quello dei sanitari. L’extracomunitario, 25 anni, di
Pieve di Soligo, era stato caricato a forza in ambulanza e portato a Costa in
evidente stato confusionale da bevande alcoliche. Una volta ripresosi ha iniziato a dare in escandescenze, tra urla ed imprecazioni, provocando danni in reparto. Il personale medico ha chiamato i carabinieri che lo hanno bloccato mentre i medici gli hanno iniettato un calmante. Il giovane è stato dimesso lunedì pomeriggio, dopo gli accertamenti. Denunciati Bevono troppo e minacciano gli
agenti di polizia
Erano su di giri, colpa della birra. Ne avevano bevuta troppo i tre balordi e quando la polizia è arrivata in via Giulio Petroni, non sono riusciti a tenere a freno la lingua. Sono stati identificati e denunciati per minacce e resistenza a pubblico ufficiale. Sono giovani, il più grande ha 22 anni, il più piccolo 17. Avevano anche una pistola giocattolo, senza tappo rosso, identica a quella vera. È accaduto poco dopo la mezzanotte di domenica. È stata la gente che vive in quella strada a telefonare al 113. «Ci sono quattro balordi, davanti ad un bar, che non ci fanno chiudere occhio» si sono lamentati. Quando due volanti sono giunte in via Petroni i tre giovani hanno perso il sorriso. L’euforia si è trasformata in rabbia e sono volate parole grosse. Alle minacce i poliziotti hanno risposto con le denunce.l.nat. CONTROLLI
Guidavano ubriachi denunciati
Sorpresi a guidare in stato di ebbrezza, due giovani di Salice Salentino e di Squinzano, sono stati denunciati a piede libero, dai carabinieri delle rispettive stazioni. Si tratta di uno studente celibe di vent’anni, e di un operaio edile di 34, sposato e con figli. Unitamente ad altri automobilisti, i due sono stati controllati alla guida delle rispettive utilitarie, nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti nel fine settimana dal Comando della Compagnia di riferimento, quella di Campi Salentina. Per stabilire che i due guidavano sotto l’effetto dell’alcol, dopo averli fermati, gli uomini dell’Arma li hanno sottoposti al test dell’etilometro, che ha puntualmente accertato la presenza di alcol nel sangue, superiore al tasso massimo consentito dalla legge. A fari spenti sulla 354 aggredisce
l’Arma
Lignano È arrivato a Lignano dalla statale 354 a fari spenti e si è imbattuto in una pattuglia di carabinieri che gli ha intimato l’alt. L’uomo, un lignanese che aveva abusato di alcolici, non ha voluto sottoporsi al test dell’etilometro. Ha minacciato e aggredito i due militari della stazione di Lignano (prognosi di 10 giorni per entrambi), i quali si sono visti costretti a chiedere l’intervento di un equipaggio del Radiomobile di Latisana. L’automobilista è stato denunciato per resistenza, guida in stato di ebbrezza e violenza. CORRIERE ADRIATICO Ancora sconosciute le ragioni dell’azione Secondo alcuni
testimoni gli amici del malcapitato non sarebbero intervenuti Cresce l’allarme sicurezza, almeno quattro giovani
stranieri gli autori dell’aggressione Ragazzo assalito e malmenato in
centro PORTO RECANATI - Ancora un episodio di violenza che
ripropone il problema dell’ordine pubblico e della sicurezza nelle vie
cittadine. Le preoccupazioni espresse di recente da Alleanza Nazionale su
questi temi hanno avuto una ulteriore conferma dai fatti successi domenica
notte nel centralissimo corso Matteotti all’altezza dell’incrocio con via della
Stazione. Non si sa come sia scoccata la scintilla, ma ancora una volta
dobbiamo registrare un atto di grave violenza motivato forse da ripicche
razziali esasperate vieppiù da qualche bicchiere di troppo. Tra un gruppo di giovani recanatesi ed un altro di nord
africani – si era intorno alla mezzanotte – è scoppiata improvvisamente una
rissa verbale, tramutatasi di lì a poco in una vera e propria scena di violenza
collettiva. Quattro giovani nord africani – così sono stati individuati dai
testimoni presenti al fatto – hanno malmenato a suon di pugni e calci un pari
età recanatese procurandogli varie fratture al viso e contusioni più o meno
gravi su tutto il corpo. La spietatezza dell’azione si è manifestata in tutta
la sua portata e gravità allorché il giovane si è trovato indifeso a terra a
seguito dei violenti pugni ricevuti in faccia: allora, dai a forza di calci
finché ogni reazione cosciente è venuta meno. Allertati dai presenti che hanno assistito alla scena,
sono intervenuti i carabinieri e il 118, ognuno a svolgere il proprio compito
per soccorrere il malcapitato e per individuare i responsabili del pestaggio. A
quanto è dato sapere, il giovane recanatese ha riportato varie fratture al
viso: una allo zigomo, un’altra al naso ed un’altra ancora alla mandibola –
cose da far rabbrividire. Ne avrà per qualche settimana. Naturalmente sono scattate le indagini per riuscire a
individuare gli autori del feroce pestaggio e per capire che cosa abbia fatto
scoccare la scintilla della violenza che ha portato a un’azione tanto
selvaggia. Secondo gli scarni elementi in mano agli investigatori, che naturalmente
devono trovare una conferma con il prosieguo delle ricerche, tutto potrebbe
essere nato da futili motivi, forse una parola di troppo o uno stato d’animo
reso più che esuberante dall’alcol. Naturalmente si cerca nell’ambiente dei
residenti stranieri da parte degli investigatori nonsi esclude che nel giro di
qualche giorno si possa giungere all’identificazione di almeno una parte dei
componenti del “mucchio selvaggio”. Ma ciò che risulta assolutamente incomprensibile in questa vicenda, è stato - almeno stando al racconto dei testimoni - l’atteggiamento degli amici della vittima che si sarebbero ben guardati dall’intervenire in sua difesa. Qui non si tratta di distribuire torti e ragioni, perché di solito non vi sono angeli dove alligna la violenza, ma di richiamare l’attenzione su quanto sta avvenendo nel nostro paese prima che quelle che di solito vengono sbrigativamente classificate come intemperanze giovanili mostrino il loro vero volto. Si dice, ed è vero, che i portorecanatesi siano gente tranquilla. Ma ci sono ancora portorecanatesi a Porto Recanati? Non ce ne sono – parlando di quelli a prova di generazione – più del 20%, e chiamare in causa la portorecanatesità per giustificare una colpevole inerzia non è più consentito. La realtà è un’altra, e con questa bisogna fare i conti. Piadena. I Cc (rapido l’intervento) mettono le manette a
due marocchini del paese e a uno di Calvatone Rissa ‘aggravata’: tre arresti Il ‘duello’ in centro con le bottiglie rotte
di Davide Bazzani PIADENA — Tre arresti per rissa aggravata. Questo l’esito del ‘parapiglia’ tra marocchini avvenuto lunedì sera nel centro di Piadena poco prima delle 21. A finire in manette E.O., 30 anni, residente a Calvatone, M.S., 31 anni, residente a Cosenza ma domiciliato a Piadena, e Y.Z., 28 anni, residente a Piadena, tutti di nazionalità marocchina e tutti in regola con il permesso di soggiorno, senza precedenti penali. A far scattare l’arresto, intervenuto intorno all’una di notte presso la caserma di Piadena da parte dei militari locali, è stato l’uso di bottiglie rotte, considerate dunque come armi improprie. Due degli arrestati, in seguito allo ‘scazzottamento’, hanno dovuto ricorrere infatti alle cure del pronto soccorso dell’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore avendo riportato ferite da taglio e contusioni al volto e agli arti. I tre arrestati sono stati portati nella nottata al carcere di Cremona, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Ignoti i motivi alla base della rissa, anche se l’alcol potrebbe aver giocato una buona parte nell’innescare la ‘miccia’. Fatto sta che il ‘bisticcio’ è iniziato sotto i portici di via Libertà per poi sfociare in una zuffa violenta. I protagonisti dell’alterco hanno finito per rovesciare un tavolo all’aperto del Bar Italia (facendo scappare a gambe levate alcuni clienti). Quindi il gruppetto marocchino, nel frattempo rinfoltitosi, si è spostato dalla parte opposta, e qui sono iniziate le ‘bottigliate’, prima dalle parti del Bar Centrale, quindi nei pressi della banca San Paolo, dove poi sono arrivati i carabinieri del Radiomobile e della stazione di Solarolo, oltre ad una ambulanza della Padana Soccorso. Infine tutti gli stranieri sono stati portati in caserma dai militari. Attoniti (ma compiaciuti per la tempestività dei carabinieri) i piadenesi che hanno assistito ‘in presa diretta’, stando in piazza Garibaldi e in via Libertà, alle scene non certo edificanti messe in atto dai protagonisti della rissa. Una legge anti tabacco per il
paese dove pipe, sigarette e narghilé rappresentano da sempre uno stile di vita Addio narghilè, pipe ad acqua e
bianche volute di fumo all’ombra delle moschee di Istanbul. Non si potrà più
dire che gli eredi di Ataturk "fumano come turchi". Una legge appena
approvata dalla commissione Giustizia del Parlamento di Ankara, e da ieri
all’esame dell’Assemblea, proibisce il fumo nei locali pubblici di tutto il
paese. La battaglia politica, di solito molto accesa sui grandi tem i- ingresso
in Europa e questione curda, censura e militari, Pkk e Cipro - trova questa
volta un vasto consenso fra governo islamico e opposizione socialdemocratica. Molti però hanno deciso di dire
basta. La spinta determinante è stata data da buona parte della popolazione,
che per entrare nell’Unione europea si è detta pronta ad accettare il
sacrificio del rito del fumo, rispettando le leggi comunitarie. La
pubblicazione delle cifre allarmanti sulla salute dei turchi ha convinto quasi
tutti. (*) Nota: la prevenzione dei danni
causati dagli alcolici ha molte analogie con la storia della prevenzione al
tabagismo. Don Chisciotte compresi. Nella fase storica in cui si trova la
Turchia rispetto al consumo di tabacco ci sarà senz’altro chi inneggia alla
tradizione, chi sostiene che l’importante è non esagerare, che c’è modo e modo
di fumare. E poi gli interessi dei produttori, gli arzilli centenari che ha
sempre fumato... In Turchia pare che la strada per la prevenzione parta dalla tutela delle vittime passive. Anche par l’alcolismo è più facile far passare delle disposizioni che tutelano la salute degli altri piuttosto che da norme che proteggono la propria. Queste ultime sono vissute come un’indebita ingerenza nella propria sfera privata. Un ampio studio statunitense mette in luce i fattori di
rischio per il cancro al colon Fumatori e forti bevitori sono
soggetti ad alto rischio per il tumore al colon e dovrebbero, perciò,
sottoporsi precocemente a screening per questo tipo di tumore: è quanto hanno
concluso alcuni ricercatori della Northwestern University nell’Illinois dopo
aver preso in considerazione i dati clinici relativi a più di 161mila persone. Secondo quanto emerso dallo studio statunitense, le
persone che fumavano molto e assumevano regolarmente eccessive quantità di
alcol erano maggiormente a rischio rispetto agli altri. Generalmente si consiglia di sottoporsi ad esami
preventivi del cancro al colon intorno ai 50 anni, ma secondo la responsabile
dello studio, Anna Zisman, i soggetti a rischio dovrebbero iniziare a seguire i
programmi di screening prima: “abbiamo calcolato che in questi soggetti il
rischio che il cancro si sviluppi fino ad otto anni prima rispetto agli altri è
molto alto” ha spiegato la Zisman sulle pagine della rivista Archives of
Internal Medicine. La ricercatrice nordamericana ha sottolineato l’importanza
della predisposizione genetica nello sviluppo del cancro colon-rettale, ma ha
anche ricordato come sia necessario tenere conto dei diversi fattori di rischio
come l’età, l’indice di massa corporea, la dieta e l’assunzione di calcio, per
poter stabilire il grado di rischio di ogni singolo individuo. “Il livello di rischio cambia a seconda della compresenza di questi elementi – ha chiarito la studiosa – ad esempio una persona che ha fumato tutta la vita presenta un maggior rischio di sviluppare il tumore al colon cinque anni prima rispetto a chi non ha mai acceso una sigaretta”. Doppia presentazione dei risultati di una ricerca
originale Alimenti tipici e salute: la Valcamonica insegna I prodotti tipici possono dare una mano nella prevenzione
di alcune malattie? Questa strana domanda ha dato vita a un progetto di ricerca
promosso dalla Comunità montana della Valcamonica e finanziato dalla Regione. Lo studio, coordinato dalla
facoltà di Medicina dell’Università di Brescia, ha in pratica analizzato le
potenziali attività farmacologiche contenute in alcuni cibi della tradizione
camuna. Quattro gli alimenti «indagati»: le castagne, le erbe officinali, il
formaggio e il vino. (*) I risultati relativi sono già disponibili, e sono stati
raccolti, sotto il titolo «Progetto Spafarm» (ovvero sostanze a potenziale
attività farmacologica), in una monografia frutto della collaborazione fra
Università e operatori montani. E ora, le conclusioni di questa prima ricerca hanno dato
il via al progetto «Food for life»: una nuova ricerca che, sempre con il
contributo regionale, servirà ad analizzare il ruolo degli alimenti
tradizionali nella eventuale prevenzione delle malattie degenerative, infettive
e cardiovascolari. La prima e la seconda operazione
verranno presentate nelle prossime ore in due sedi distinte. La prima vernice è
in calendario per domani a Brescia, dalle 10.30 in poi nella facoltà di
Medicina dell’Università degli studi, in viale Europa 11. Interverranno tra gli
altri Luigi Caimi, preside della facoltà di Medicina, e Maurizio Memo,
ordinario di Farmacologia e responsabile scientifico del progetto. La seconda si svolgerà sabato a Darfo, sempre a partire
dalle 10.30. (*) Nota: qualsiasi farmaco che avesse come effetto collaterale sulla collettività migliaia di morti verrebbe perlomeno regolamentato rigidamente. Il vino invece, nonostante le indubbie proprietà psicoattive, viene trattato con la stessa disinvoltura con cui si considerano castagne ed erbe officinali. VINO/ MEDIOBANCA: IN 2005 RICAVI
STABILI, ATTESE POSITIVE PER...-2 Utile
in calo del 7,3%.Ma società sono ben patrimonializzate
Milano, 29 mar. (Apcom) - L’indagine vera e propria invece
è relativa ai dati 2004 del settore vinicolo ed è stata realizzata dall’Ufficio
Studi di Mediobanca su un campione di 82 società, che contano un capitale
investito complessivo di circa 3 miliardi di euro e un volume di vendite di 3,3
miliardi, pari al 31% del valore della produzione italiana nel 2004 (stimata in
circa 10,7 miliardi di euro) e il 52% dell’export (2,9 miliardi in totale). Di
queste 58 sono spa o srl, 20 sono cooperative e 4 a controllo estero. Le
cooperative rappresentano una quota importante dell’aggregato (37,5% del
fatturato e 31,7% del capitale investito) e tra loro figurano anche le prime
tre società del settore per volume di vendite: Caviro (264,2 milioni di euro
nel 2005), Giv (258 milioni) e Cavit (161,5 milioni). Al quarto e quinti posto
invece, due società a capitale privato la Antinori (115,6 milioni) e la
Ferdinando Giordano (115 milioni). Tornando ai dati 2004, il fatturato è aumentato dell’1,3%,
grazie all’aumento dell’export (+2,9%) che ha compensato una lieve flessione
delle vendite nazionali (-0,6%). Le cooperative hanno messo a segno le
performance migliori con una crescita dei ricavi del 2,4%, mentre le 4 società
a controllo estero sono cresciute dell’1,3%. In flessione, invece, per la
seconda volta l’utile. La diminuzione è stata pari al 7,3% (-15,8% sul massimo
del 2002). Il margine operativo invece è migliorato dell’1% essendo i costi di
gestione aumentati meno delle vendite. In rapporto al fatturato, però l’Ebit è
rimasto invariato al 6,5%. La flessione della redditivià è venuta
essenzialmente dai minori proventi finanziari e da un aumento dell’imposizione
fiscale (dal 33,4% nel 2003 al 40,2% nel 2004). Più rilevante la flessione del
rendimento del capitale investito: il Roi è sceso nel 2004 dello 0,6% attestandosi
al 7,9% (minimo degli ultimi 6 anni), mentre il Roe è calato al 7,3% dall’8,8%
del 2003. In generale la performance del settore vinicolo nel 2004 è inferiore
rispetto sia a quella del settore bevande (Roi -2,8%) che del settore
industriale (Roi -3,8%). Sul fronte degli investimenti si è registrata una riduzione di quelli tecnici, che restano comunque a un livello elevato (204 milioni di euro, -20% sul 2003), mentre il circolante è rimasto costante. La struttura finanziaria si conferma comunque sostanzialmente equilibrata, dal momento che il cash flow supera la spesa per investimenti con debiti finanziari pari al 52,2% del capitale investito e un rapporto debiti finanziari/capitale netto pari al 109%. Bisogna tuttavia fare un distinguo per quanto riguarda sia la redditività sia la struttura finanziaria fra società cooperative e quelle a capitale privato. Sul fronte del ritorno sul capitale infatti le società private hanno fatto meglio, raggiungendo nel 2004 il 9,7% (10,4% nel 2003), rispetto al 4,3% delle cooperative (4,7% nel 2003). In controtendenza le società a controllo estero che passano dal 7,9% del 2003 al 9% del 2004. Di rilievo anche la differenza di struttura finanziaria: dato che i mezzi propri si legano principalmente agli immobilizzi (terreni e immobili), le cooperative figurano relativamente meno patrimonializzate con debiti finanziari pari al 64,4% del capitale investito contro il 48,9% delle altre società. WINENEWS Le prime 5 società vinicole italiane per fatturato (2005) CAVIRO
264,2 mln euro GIV 258,0 mln
euro CAVIT 161,5 mln euro Antinori 115,6 mln euro Giordano 115,0 mln euro I primi 10 gruppi internazionali per fatturato Constellation (Usa) 3 mld (2005) Foster’s (Australia) 2,23 mld (2004) Southcorp (Australia) 0,65 mld (2004) Distell (Sud Africa) 0,58 mld (2004) Vincor (Canada) 0,39 mld (2005) Mondavi (Usa) 0,34 mld (2004) Vranken Pommery (Francia) 0,26 mld (2004) Vina Concha y Toro (Cile) 0,24 mld (2004) Perrier (Francia) 0,21 mld (2005) Mc Guigan Simeon (Australia) 0,17 mld (2004) VENETO/VINO: ZAIA, REGIONE
INTERVIENE A SOSTEGNO REDDITI PRODUTTORI (*) (ASCA) - Venezia, 29 mar - ’’Sono per un deciso sostegno
delle imprese agricole che operano nel settore vitivinicolo e che hanno subito
nel 2005 le conseguenze delle difficolta’ di mercato delle uve da vino; ho
percio’ provveduto a far deliberare un intervento urgente in loro favore’’. Lo
annuncia il vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia, ricordando
che fino al 28 aprile sono aperti i termini per la presentazione di domande di
contributo di sostegno al reddito. Con il calo dei prezzi pagati per le uve da vino, i
produttori hanno visto diminuire anche i loro redditi - ha aggiunto - inoltre,
la crisi, legata alla mondializzazione del mercato e allo squilibrio tra domanda e offerta di
prodotto, ha messo in difficolta’ anche parte del settore vinicolo nazionale,
dove sono aumentate le giacenze e sono diminuiti i prezzi. Per il reddito dei
produttori si e’ trattato di un brutto colpo - ha detto il Vicepresidente - che
bisogna attutire per consentire al sistema di affrontare al meglio le sfide
future. Sono sfide che siamo certi di vincere, grazie al positivo rapporto che
almeno nel Veneto si e’ realizzato tra tipicita’, territorio, qualita’, prezzo,
innovazione, identita’, varieta’ e quantita’. Il provvedimento di Giunta si
rifa’
|