Alcol, in aprile tante
iniziative di prevenzione anche per una guida sicura MODENA
(30 mar. 2006) - "Guida sicura senza alcol". E’ questo lo slogan che,
in occasione del mese di Prevenzione Nazionale dei rischi e problemi legati al
consumo di alcol, riunisce moltissime iniziative promosse per il quinto anno
consecutivo - a Modena e in provincia - dai Centri alcologici dell’Azienda USL
di Modena, nell’ambito del Piano per la Salute provinciale, in collaborazione
con Provincia di Modena, Comuni, Prefettura, associazioni di volontariato
Alcolisti Anonimi, Al-Anon e Club Alcolisti in Trattamento, Centro Servizi
Amministrativi scolastici, Ordine dei Medici, Ordine dei Farmacisti, Farmacie
Comunali e Federfarma Modena. Importanti partner sono anche Rete di sicurezza e
Stradanove. CESENA – "Sai cosa
bevi? Più sai, meno rischi!": anche quest’anno l’Ausl di Cesena aderisce
alla campagna nazionale di sensibilizzazione promossa per tutto il mese di
aprile dedicato alla prevenzione alcologica dall’Istituto Superiore di Sanità e
dalla Società Italiana di Alcologia (SIA), in collaborazione con il Centro
Alcologico Regionale della Toscana e l’Associazione Italiana dei Club degli
Alcolisti in Trattamento (AICAT). Dal 1° al 30 aprile 2006, nell’atrio dell’ospedale
Bufalini di Cesena sarà allestita una mostra fotografica per informare e
aggiornare la popolazione sui rischi connessi al consumo eccessivo di alcool,
organizzata dal tavolo di lavoro del Coordinamento Tecnico Territoriale
sull’alcolismo, composto dagli operatori del Centro Alcologico del Ser.T
dell’Ausl di Cesena e dai rappresentanti delle associazioni di volontariato
A.A. (Alcolisti Anonimi), AL-ANON (Associazione Famigliari Alcolisti Anonimi) e
A.C.A.T. (club alcolisti in trattamento). Tutti i giovedì del mese (il 6-12-20 e 27 aprile), dalle
9,30 alle 12, gli operatori del Sert saranno nell’atrio del Bufalini per
distribuire materiale informativo, etilometri test, e fornire informazioni sul
consumo eccessivo di alcol e le sue conseguenze per la salute. Un bicchiere di
una qualunque bevanda alcolica contiene circa 12 grammi di alcol: secondo i
limiti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le quantità
attualmente considerate a basso rischio non devono superare i 20-40 grammi per
gli uomini e i 10-20 grammi per le donne. "Al Centro Alcologico, attivo dal 1995 presso il
Ser.T dell’Azienda USL di Cesena - spiega il Dott. Michele Sanza, direttore del
Sert - opera una equipe alcologica multidisciplinare dedicata specifica
(composta da due psicologi, un educatore professionale, uno psichiatra, un
medico e un infermiere professionale) che si prefigge, oltre agli obiettivi di
cura, di valorizzare le risorse del territorio attraverso il rapporto
funzionale e sinergico fra il servizio pubblico (Ser.T.) ed i soggetti del
privato sociale per promuovere azioni di prevenzione, sensibilizzazione e
informazione alcologica". Il Centro Alcologico del Servizio per le Tossico-alcoldipendenze dell’Ausl cesenate, è accessibile per un primo contatto, senza appuntamento, tutti i giorni (tranne il mercoledì) dalle 8,30 alle 13,30, per le persone che richiedano un trattamento specifico o più semplicemente per una prima consulenza su specifiche situazioni problematiche. Ciclo di incontri per genitori e
docenti
Quando il videogame e il gioco d’azzardo creano una
dipendenza Anche quest’anno il dipartimento delle Dipendenze
dell’Ulss 20, diretto dal dottor Giovanni Serpelloni, organizza un ciclo di
incontri per insegnanti, genitori, educatori e operatori del mondo
dell’associazionismo dal titolo "Le dipendenze: aspetti biologici,
psicologici, educativi e sociali - corso di formazione permanente per
insegnanti, educatori e genitori". Il prossimo incontro in calendario è il
5 aprile e il tema di cui si tratterà sarà «Le dipendenze digitali: dai videogiochi
al gioco d’azzardo» tenuto da Francesco Bricolo, psichiatra coordinatore del
servizio di consulenza per le dipendenze da tecnologia digitale del
Dipartimento delle dipendenze dell’Ulss 20. Il 12 aprile Roberta Siani, psicologa del Servizio di
Psicoterapia dell’Università di Verona, tratterà il tema «I disturbi del
comportamento alimentare: aspetti clinici e indicazioni educative». Dopo la
pausa pasquale gli incontri riprenderanno il 26 aprile con Gian Paolo Brunetto,
psichiatra, responsabile dell’unità di Alcologia del dipartimento delle
Dipendenze dell’Ulss 20 con il tema «Alcol: una relazione pericolosa» a cui
seguirà il 3 maggio l’incontro «Tabacco: interventi di prevenzione e strategie
per smettere di fumare» tenuto da Pietro Madera, psicologo, coordinatore
dell’unità No Smoking del Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss 20. Il ciclo di incontri si chiuderà il 10 maggio con
l’incontro tenuto dal dottor Doriano Dal Cengio dal titolo "Il ruolo della
scuola nella prevenzione delle dipendenze: iniziative e strategie". Tutti gli incontri sono a entrata libera e si svolgeranno
dalle 17 alle 18,30 nella sala convegni del dipartimento delle Dipendenze in
via Germania 20. Per informazioni: Unità di Prevenzione Primaria tel. 045 8076222 - 045 8075070, e-mail:prevenzione@dronet.org Nel 1966 nasceva l’Istituto di autodisciplina, l’organo
che i creativi si sono dati per controllare se stessi Spot, quarant’anni di
censure ecco tutte le pubblicità bloccate di MARINA
CAVALLIERI ROMA - Un prete e una suora che si baciano, dei jeans
profani, bambini che rifiutano la verdura, dimagranti drastici e dunque
sospetti, donne ghermite da mani maschili o chine su oggetti allusivi. Ma è
l’ultima censura che si ricorda meglio, in questo caso lo spot con Rocco
Siffredi che mangia patatine ai bordi di una piscina. Però i censori non si
sono fermati qui, anche in questi giorni sono andati avanti e così la
pubblicità di una birra poco alcolica, testimonial Fisichella, è stata rinviata
al mittente (*) e il messaggio di un’azienda telefonica e di un assorbente sono
stati bocciati. (*) Nota: lasciateci credere che l’intervento dell’Istituto di Autodisciplina, che ha recentemente censurato la pubblicità della “Drivebeer” reclamizzata come una birra che può essere bevuta prima di mettersi alla guida, sia anche merito dell’opera di sensibilizzazione svolta da questa rassegna stampa. PEACEREPORTER Proibito bere
Il Texas fa un giro di vite
sull’alcool: in 6 mesi, 2.200 arresti nei pub Stati Uniti d’America - 28.3.2006 - Everything
is bigger in Texas. Tutto
è più grande da noi, si vantano i texani con uno slogan ormai diventato famoso.
Abituato all’extralarge in tutto, dalle automobili alle bistecche, lo Stato più
vasto degli Usa ora fa le cose in grande anche per reprimere l’ubriachezza dei
suoi abitanti. Negli ultimi sei mesi, in un giro di vite su una legge già
esistente, più di 2.200 persone sono state arrestate in pub del Texas
semplicemente perché erano ubriache. Le motivazioni. L’intenzione della Texas Alcoholic
Beverage Commission (Tabc), che da 70 anni ha il compito di applicare la legge,
è di prevenire il drink and drive, la guida in stato di ebbrezza che ogni anno
causa 2.500 morti sulle strade dello Stato (il secondo più popoloso negli Usa,
con oltre 22 milioni di abitanti). “La legge statale sull’ubriachezza in
pubblico si applica anche ai bar”, ha detto Carolyn Beck, una portavoce della
Tabc. “Il Texas ha il più alto tasso di guida in stato di ubriachezza del
Paese, e noi vogliamo ridurlo. Il problema è che le persone pensano ancora che
il pub sia un posto dove ubriacarsi. La gente può andare a divertirsi con gli
amici senza diventare così ubriaca da costituire un pericolo per gli altri”. Il limite. La Beck assicura che le persone arrestate “non
hanno bevuto due birre a cena e basta”. Ma la legge texana in merito è
severissima, e allo stesso tempo molto discrezionale. Bere in macchina è
proibito, anche per un passeggero. Al di sotto dei 21 anni, non si può guidare
neanche con una goccia di alcool nel sangue. Teoricamente, si è “ubriachi” con
una percentuale nel sangue di 0,8 grammi di alcool per litro, una quota
facilmente raggiungibile con una o due birre. La soglia dell’arresto, anche in
un pub, è quindi quella che inizialmente era il limite alcolemico per chi guida
in Italia (ora è 0,5 grammi/litro). Oltre quel livello, per la legge del Texas
si rischia di mettere in pericolo sé stessi o gli altri. Non solo guidando, ma
anche – come avverte un sito per gli studenti universitari texani – cadendo
perché barcollanti fuori dal marciapiede, o per l’aumentata predisposizione
alle risse. (*) Anche prima che succeda tutto ciò, si può essere arrestati. Di
solito si trascorre una notte in cella e si esce su cauzione. Grandi bacchettoni. E’ facile vedere in questi numeri
l’influenza della morale religiosa, fortissima qui come in altri Stati del sud
degli Usa. Il Texas è infatti lo Stato con il più alto numero di cristiani
evangelici (circa 5 milioni), tradizionalmente intransigenti verso vizi come
fumo, alcool e droghe. Anche per questo, nello Stato restano ancora in vigore
alcune leggi bizzarre. Per esempio, è illegale bere più di tre sorsi di birra
stando in piedi. E l’intera Enciclopedia Britannica è bandita nello Stato,
perché contiene una formula per far fermentare la birra in casa propria. Alessandro Ursic (*) Nota: il pragmatismo dei texani non si confà al relativismo degli italiani. Tuttavia delle disposizioni che partano dalla tutela dell’incolumità altrui sarebbero meglio accettate che norme dettate dall’intento di tutelare la salute dei bevitori. IL MATTINO (NAZIONALE) RISPONDE PIETRO
GARGANO «Anche in Europa le donne non si ribellano» Da cinque anni vivo in Italia e leggo nei giornali che qualche donna è stata uccisa dal marito o dal fidanzato. Da cinque anni aspetto che una donna italiana prenda la parola o che le donne escano per strada a gridare il loro dolore. Niente, solo le solite donne in politica che con il loro linguaggio non si fanno sentire. Parlo con le donne della mia città e niente. Mi guardano come se fossi una extraterrestre: ma come, una brasiliana che parla della violenza in Italia? Sì, proprio così. Una brasiliana che sa benissimo che in Brasile le donne sono fatte fuori come mosche e nessuno dice niente. Lì la violenza fa parte del quotidiano e le donne sono sempre le più deboli. Non fa clamore, è normale essere ammazzata di botte in una favela perché il marito è ubriaco. Ma in Italia, in Europa speravo di non trovare la stessa realtà. Scusatemi, ma mi scandalizzo che ciò succeda in Europa. Le violenze contro le donne, commesse da partner, hanno dimensioni allucinanti. Tra le cause di morte delle donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni, le brutalità commesse tra le mura domestiche sono in testa alle statistiche, prima degli incidenti stradali e del cancro. E nessuno dice niente. Ogni giorno leggo di un’altra donna morta perché ha detto no al maschio prepotente. La violenza da parte del proprio compagno è in Europa e nel mondo la prima causa di morte per le donne. E io, donna del Sud del mondo voglio gridare il mio dolore, per le donne che muoiono nei paesi poveri e per quelle che vivono qui nel primo mondo. Perché c’è una unica cosa che non conosce confini, che non è circoscritta alla povertà: la violenza contro le donne. Non cambia mai e le donne italiane ed europee fanno come le donne in Brasile: stanno zitte. In Portogallo, le donne che dichiarano di aver subito violenze da parte del marito, amante o convivente sono il 52,8%. In Germania, ogni anno si denunciano quasi 300 casi di donne assassinate dai conviventi: tre ogni quattro giorni. Nel Regno Unito il conto è di una ogni tre giorni; in Spagna una ogni quattro; in Francia, una ogni cinque, un terzo accoltellate, un altro terzo uccise con armi da fuoco e le altre strangolate o pestate a morte. In Romania ogni anno il 12% per ogni milione sono assassinate nelle loro case. Nell’ordine seguono la Finlandia 8,65, Norvegia 6,58, il Lussemburgo 5,56, la Danimarca 5,42 e la Svezia 4,59. L’Italia, la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda sono invece agli ultimi posti. Ma se l’Italia è agli ultimi posti e la situazione è già terribile, questo vuol dire che la violenza è generalizzata. Non esiste un paese da considerare "sviluppato" se le donne sono uccise senza pietà come nel Sud del mondo. In Russia, in un anno, sono morte 13 mila donne, il 75% delle quali uccise dal marito. Reazione delle donne russe? Zero. Tutte, prima di essere uccise si sono rivolte a polizia, assistenti sociali, tribunali; ma le loro parole non hanno peso, le denunce vengono archiviate, si incoraggia la vittima a tornare dal carnefice, a sopportare, a "capire". E muoiono come in Paraguay. Le organizzazioni femministe cercano di attirare l’attenzione dei governanti perché qualcosa venga fatta, ma non le ascoltano e la violenza continua. Dobbiamo essere noi a uscire per le strade a gridare, fare sciopero e non muoversi dalle piazze finché nei parlamenti non ci saranno metà delle donne per difendere la nostra integrità fisica. Ma non accadrà mai, perché voi italiane, europee siete come le africane, brasiliane, come qualsiasi donna su questo pianeta: vi comportate come cavie allevate per migliaia di anni per subire le violenze e fare finta di niente. Non sto esagerando, i dati statistici provano quello che affermo: non avete il coraggio di affrontare la realtà: in un paese sviluppato o nel profondo dell’Africa, noi non abbiamo il diritto di vivere quando un uomo decide il contrario. È più facile vedere una donna vestita con il burka come la donna che subisce violenza, distante anni luce dalla realtà europea. Ma non è affatto così. In Europa non esiste l’obbligo del burka, ma siamo invisibili come loro e non vi rendete conto. Non avete neanche il coraggio di accettare che per gli uomini la vostra vita vale tanto quanto quella di una donna del terzo mondo. È più facile mandare soldi ai paesi sottosviluppati e dire che qui la violenza non esiste. Che la violenza non ti tocca, la leggi nei giornali. Ma sarà che accanto a te non è seduto il tuo carnefice? Sei sicura? Tania Rocha Da qualche tempo arrivano a questa rubrica lettere di extracomunitari, soprattutto donne, e ne siamo ben lieti. Questa della brasiliana Tania è una denuncia aspra e coraggiosa della condizione femminile nel mondo. Va meditata. L’ADIGE Di origini bellunesi, viene da Bolzano: «Prioritaria la
prevenzione per ridurre gli incidenti» Sacco Zaut alla guida della
Polstrada
La Polizia stradale di Riva del Garda volta pagina. Dopo 13 anni, infatti, Salvatore Mamone ha lasciato il comando della caserma «Dorigoni», chiamato ad incarichi superiori a Roma, dove assumerà la dirigenza del Distaccamento Sette Bagni che, con i suoi 80 uomini, oltre a controllare il grande raccordo anulare, è punto nevralgico di organizzazione delle scorte di politici e diplomatici. Al suo posto, da Bolzano, è arrivato l’ispettore capo Alessio Sacco Zaut. Originario del Bellunese (è nato a Comelico), 47 anni, sposato con un figlio di 10, il nuovo comandante della Polstrada rivana a Bolzano era responsabile del coordinamento del servizio di polizia stradale delle tre province (Bolzano, Trento e Belluno) che costituiscono l’area di competenza del Compartimento. Prima di arrivare a Riva del Garda, è cresciuto professionalmente fra Roma, Genova e Milano. A Bolzano, sua ultima sede, era arrivato nel 1992. «Riva la conosco per avervi svolto alcuni servizi speciali in occasione di grosse manifestazioni ciclistiche», racconta il comandante Sacco Zaut. Quanto alle priorità che intende dare al servizio sulle strade, nessun dubbio: «Oltre all’impegno delle pattuglie su un vesto territorio che arriva fino ad Ala (A22 compresa), intensificheremo i controlli contro le "stragi del sabato sera", con l’impiego dell’etilometro e di altre apparecchiature in grado di esercitare la necessaria deterrenza nei confronti di comportamenti pericolosi per sé e per gli altri. Entro il 2010 è stato fissato un preciso obiettivo nazionale: ridurre gli incidenti del 50%». Attenzione anche al dialogo con le amministrazioni con l’obiettivo di rendere più fluido e sicuro il traffico della Busa. La folle corsa nel buio finita a Fiorenzuola DOPO
AVER BEVUTO IN UN BAR, L’OMICIDA SI E’ COSTITUITO AI CARABINIERI La folle corsa nel buio finita a Fiorenzuola
FIORENZUOLA Si è presentato alle tre alla caserma dei carabinieri di Fiorenzuola, con i calzoni sporchi di sangue. Dopo avere suonato, si è rivolto al piantone in servizio di notte, ma il carabiniere in un primo momento, non capiva cosa volesse. Il giovane, in evidente stato di ubriachezza, farneticava. Poi i militari purtroppo hanno scoperto che si trattava dell’autore del duplice omicidio di Felino. All’alba, il titolare della vicina stazione di rifornimento Agip, ha scoperto il taxi abbandonato nel piazzale retrostante. Una Octavia Skoda di colore bianco. « Sono arrivato come al solito per aprire il distributore alle cinque e mezzo ha spiegato il benzinaio Massimo Tuso e ho notato il taxi bianco con l’insegna accesa. continua... QUATTRO COLTELLATE DAVANTI AGLI OCCHI DI DUE BAMBINI Ammazza il cognato per difendere la moglie Lite in provincia di Belluno: l’assassino e la vittima
originari di Saviano CARMEN FUSCO Saviano. Ammazza il cognato per difendere la moglie: tragedia familiare martedì sera in una casa di Sospirolo, in provincia di Belluno. La vittima e il suo assassino sono entrambi di Saviano. A morire sotto i fendenti di un coltello da cucina è stato Felice Antonio Falco, 35 anni. L’uomo ha avuto la peggio in una lite ingaggiata con Aniello Fiore, anche lui 35 anni, marito di sua sorella. Tutto è cominciato con l’ennesima discussione tra i due, scoppiata, secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, per difendere Paola, moglie di Aniello e sorella di Felice Antonio. La donna, 33 anni, anche lei originaria di Saviano, sarebbe stata aggredita da sua fratello che, in preda all’alcol, l’avrebbe picchiata. E sarebbe stato proprio per difendere la sua compagna dalle violente aggressioni che Aniello ha ferito a morte, con un coltello da cucina, il cognato. In un attimo, secondo le testimonianze, nella casa di Sospirolo si sarebbe scatenato l’inferno davanti agli sguardi atterriti dei figli dei coniugi Fiore. Due bambini di 7 e 9 anni che hanno anche cercato di chiedere aiuto ai vicini, ma inutilmente. Quando Aniello Fiore si è reso conto di aver ammazzato suo cognato è uscito di casa e si è recato all’ospedale di Belluno per farsi medicare. Ma i medici, insospettiti dalle condizioni dell’uomo (oltre alla rottura di un dente e del setto nasale aveva anche ferite di arma da taglio) hanno avvisato la polizia. Agli agenti Fiore avrebbe poi confessato l’omicidio anche se con una versione dei fatti completamente diversa. L’assassino ha infatti riferito di essersi solo difeso dalle aggressioni di Antonio Falco, che dopo aver preso il coltello da cucina da un cassetto ha cominciato a colpirlo. Nel tentativo di disarmarlo sarebbe nata poi la colluttazione. L’autopsia effettuata ieri ha accertato che la vittima era ubriaca e che è stata uccisa da un colpo alla gola. Quattro le coltellate che hanno centrato Antonio Falco. Intanto, la casa in cui è avvenuto l’omicidio è stata posta sotto sequestro. Paola Falco, che adesso è ospite con i suoi figli di un istituto gestito da religiose, è ancora sotto choc. Da quando è successa la tragedia non fa che ripetere la stessa frase: «Adesso devo badare ai miei figli». La coppia di Saviano si era trasferita in provincia di Belluno da alcuni anni. Entrambi, anche se con contratti temporanei, lavoravano come bidelli nelle scuole del posto. Antonio Falco li aveva raggiunti per cercare un lavoro e da un mese era loro ospite. A quanto pare era anche riuscito a trovare un impiego alla Luxottica di Agordo, l’azienda con la quale aveva già firmato un contratto di lavoro. Castellammare. Guida in stato di ebbrezza e si
schianta in un negozio in pieno centro. È accaduto ieri alle 15,30 in via Cosenza. Il trentenne Giuseppe Serrapica, residente nel centro storico della città, era alla guida di una fiat tipo grigia, accompagnato dalla moglie S.P. al nono mese di gravidanza. Arrivati in via Cosenza, l’uomo non è riuscito a controllare l’auto, scontrandosi sulla destra con una Twingo, per poi andare a sbattere contro la saracinesca di un negozio di abbigliamento. Un’ultima sterzata e la Fiat ha finito la sua corsa, completamente distrutta, nelle fioriere, poste in strada per delimitare la carreggiata e lasciare spazio ai pedoni. Poche escoriazioni per il guidatore e grande paura per la moglie venticinquenne, è il referto finale dell’ospedale. Le sorprese sono invece arrivate dai controlli di polizia e carabinieri. Serrapica infatti era ubriaco alla guida di un’auto senza assicurazione, libretto e priva di collaudo. C’è stato naturalmente l’immediato ritiro di patente e ora dovrà pagare di tasca sua i danni arrecati a proprietario della Twingo, gestori del negozio e Comune, per le fioriere. lu.ds. Torino: ubriaco alla guida di auto rubata arrestato dai
vigili 29/03/2006 (Adnkronos) - Ubriaco, sotto l’effetto di droga
e alla guida di un’auto rubata con la quale ha provocato alcuni incidenti. Si
tratta di un marocchino di 36 anni che e’ stato arrestato questo pomeriggio
dagli agenti della sezione infortunistica della Polizia municipale di Torino. conferenze, proiezioni, mostre, stand informativi: ben 27 appuntamenti sono dunque in programma in 12 comuni della provincia (Modena, Carpi, Vignola, Pavullo, Castelfranco Emilia, Sassuolo, Nonantola, Maranello, Mirandola, Finale Emilia, Bomporto, Zocca) dal 2 aprile al 14 DRAMMA FAMILIARE Resta grave il giovane picchiato dal padre IDA LENZA Nocera Inferiore. Sono gravissime le condizioni di Vincenzo Fattiroso. A preoccupare maggiormente i medici sono le lesioni alla testa. Si sospetta una commozione cerebrale. A ridurlo così è stato, lunedì sera, il padre Enrico Fattiroso, ora in carcere, durante una violenta lite nata per le continue richieste di soldi, fatte dal figlio, per acquistare la droga. Il trentatreenne è ancora sedato e tenuto in coma artificiale nel reparto di rianimazione dell’ospedale Umberto I. I colpi sferrati dal genitore gli hanno procurato otto ferite sia nella zona temporale che frontale. Per i medici la situazione è «estremamente seria». Non era la prima volta che in casa Fattiroso scoppiava una lite generata dalle continue e pressanti richieste di soldi da parte di Vincenzo che da anni si drogava. Secondo i carabinieri in quella casa da tempo si consumava il dramma di una famiglia costretta a convivere con un figlio che diventava violento quando era sotto gli effetti di alcol e sostanze stupefacenti. Così com’è successo lunedì sera quando il tossicodipendente si è presentato a casa dei genitori per chiedere cinquanta euro. Ha iniziato ad infastidire le anziane zie, sorelle della madre, che dividono la casa di San Mauro. Poi lo scontro tra padre e figlio, epilogo di una vicenda triste e dolorosa. Vede che ruba un’auto e si getta all’inseguimento SAVIGNANO SUL RUBICONE - Un parente del derubato lo ha inseguito a lungo. Da Savignano sul Rubicone fino a Cervia. Qui, all’altezza del cosiddetto “semaforo delle saline”, l’inseguimento del ladro si è concluso con un arresto, operato dagli agenti della locale comando di polizia municipale.In manette è finito un tunisino senza documenti (e quindi anche senza patente), che guidava in stato d’ebbrezza (si è rifiutato di sottoporsi al test), e che è accusato, oltre che di furto, anche di resistenza e violenza a pubblico ufficiale (durante le fasi dell’arresto un agente è rimasto contuso ed è stato medicato in pronto soccorso). L’uomo sarà con ogni probabilità processato per direttissima già stamattina, in tribunale a Forlì. Al momento è in una cella del carcere di Ravenna.Si tratterebbe (il condizionale è d’obbligo visti i numerosi accertamenti necessari per ricostruirne l’identità) di un pluripregiudicato. Ieri in tarda mattinata aveva asportato da un garage aperto di Savignano una vettura. Con quella si stava allontanando, ma è stato visto da un parente del derubato. Questi lo ha inseguito con la sua auto. Raggiungendolo all’altezza dell’intersezione semaforica tra la Cervese di Forlì e l’Adriatica. Il parente del derubato ha bloccato il tunisino. Ed è iniziata una violenta discussione sul furto, che è stata notata da alcuni passanti. In poco tempo qualcuno ha pensato fosse meglio chiamare in causa la polizia municipale. Ed immediatamente, dopo una breve resistenza del tunisino, è scattato l’arresto. PARLA VALDEMIRO ABATE, LA VITTIMA «Quel coltello puntato alla pancia» «Questa non è la prima volta che vengo aggredito. Sarà capitato almeno altre cinque o sei volte. Una donna mi ha persino puntato un coltello all’addome qualche mese fa, aveva problemi psichici. Ma questa volta ho avuto paura perché questo ragazzo si è gettato addosso a due ragazzine. È stato allora che ho temuto». Valdemiro Abate fa anche una esatta descrizione del ragazzo: capelli corti, altezza media, un vistoso girocollo d’oro, maglia e giubbotto neri. Insomma, un tipino poco raccomandabile. Il controllore lancia anche un appello: «Vorrei poter lavorare tranquillo. Invece abbiamo spesso a che fare con tossicodipendenti, gente ubriaca, psicopatici. Il problema non è soltanto per noi ma anche per i nostri passeggeri. Vorrei poter essere affiancato da qualche poliziotto in borghese». E ancora: «Per fortuna sono una persona mite, non reagisco e non aggredisco ma è molto difficile mantenere la calma e la serenità in certi momenti. Anche perché queste persone cercano proprio il contatto fisico, la rissa. Sembra che riescano a discutere soltanto in questo modo». Poi aggiunge: «Non mi sono fatto refertare ne ho presentato denuncia. Contro chi? Contro ignoti? Però ho fornito una precisa descrizione del ragazzo ai poliziotti intervenuti». Pianezze. Ribadito il “no” al
progetto col pieno sostegno del sindaco
Comunità per tossici Il paese canta vittoria (v. b.) Pianezze San Lorenzo canta vittoria, almeno per il
momento. Si è chiuso dopo nemmeno un’ora l’incontro tra i responsabili della
comunità terapeutica San Gaetano Thiene di Vicenza e la popolazione di
Pianezze, firmataria di una petizione ostile all’apertura di una struttura di
pronta accoglienza per tossici ed alcolisti, non delinquenti, in via Tezze 11. I “gravi errori” ammessi dagli stessi dirigenti della
comunità terapeutica San Gaetano, rappresentata dal suo presidente Giorgio
Panciera, consistenti soprattutto nel “non aver coinvolto la popolazione” in
questa operazione, non sono serviti a rabbonire i molti cittadini che sono
giunti all’appuntamento di martedì sera senza nessuna intenzione di fare
qualche passo per comporre la questione. «Sbagliato il modo, sbagliato il posto. Qui una struttura
così non la vogliamo. Consideratela bocciata oggi e domani», ha detto uno degli
intervenuti strappando l’applauso di tutti. Nella frase da applauso c’era un elemento (“una struttura
così”) che pareva offrire un appiglio, prontamente raccolto dai dirigenti della
San Gaetano che hanno prospettato la possibilità di trasferire a Pianezze, in
alternativa alla comunità di pronta accoglienza per tossici ed alcolisti, una
comunità di accoglienza per “minori con difficoltà ma senza alcun problema di
dipendenza”. La gente però non si è schiodata da un “no” netto su tutta
la linea, con il nocciolo delle motivazioni negative racchiuso in una frase:
«non ci fidiamo di voi». Se è vero che il rapporto di fiducia è alla base della
convivenza, è difficile dire cosa potrà mai fare la San Gaetano per
riconquistarsela. Ne era ben consapevole il presidente della comunità Giorgio
Panciera che, ad incontro concluso, ha dichiarato: «Tecnicamente avremmo il
diritto di rimanere, ma la gente non ci vuole, quindi ci penseremo». Pienamente schierato a fianco della sua gente il sindaco
di Pianezze, Gaetano Rizzo, che ha dichiarato di essersi sentito
"umiliato" come sindaco. «Vi siete comportati male e il vostro nome deve uscire dal
paese» ha detto. Un’umiliazione che, stante la ricostruzione fatta in assemblea
dallo stesso sindaco Rizzo, avrebbe le sue radici nel fatto che la comunità San
Gaetano avrebbe compiuto i primi passi verso Pianezze già nel novembre scorso,
anticipando (“informata dal sindaco di Nove Manuele Bozzetto, dipendente del
Sert di Bassano”) quale sarebbe stata una delle richieste del piano di zona dei
servizi socio-sanitari dell’Ulss di Bassano. Piano di zona per il triennio
2006-2008 che è ancora in via di definizione e che, quindi, non è vigente. Sulla vicenda si adombrano, quindi, anche elementi di
natura più squisitamente politica che, in tempi di campagna elettorale, è
sempre difficile tralasciare. Ci ha provato il direttore dei servizi sociali dell’Ulss
bassanese, Alessandro Pigato, che ha chiuso l’incontro dicendo: «Data la piega
presa dalle cose, possiamo rinunciare a sperare in una soluzione della
faccenda. Nel territorio della nostra Ulss non abbiamo mai avuto una comunità
di questo genere e paghiamo così lo scotto dell’inesperienza. Ne parleremo più
avanti, se ci sarà l’opportunità». (*) Nota: l’insediamento di comunità terapeutiche è spesso accompagnato da diffidenze e pregiudizi. Capita raramente però di venire a conoscenza di tanta ostilità. Come se strutture di questo tipo non fossero anche delle risorse per il territorio. Evidentemente i residenti ritengono che problemi di alcolismo o altre tossicodipendenze si manifestino solo all’ombra di altri campanili. Il direttore Del Favero ha relazionato ad un convegno
nazionale L’Usl 7 presa a modello per le malattie oncologiche Conegliano Il modello gestionale oncologico dell’Usl 7 come esempio
da imitare su scala nazionale. Il direttore dell’azienda sanitaria pievigina
Angelo Del Favero, è intervenuto a Roma, al Convegno Nazionale "Modelli
gestionali in oncologia. Organizzazione e assistenza nel Sistema Sanitario
Nazionale", organizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica a
corollario di un’indagine condotta su 16 Asl italiane. L’Usl 7, insieme con
quella di Padova, è stata selezionata a rappresentare la sanità veneta e i suoi
modelli gestionali di diagnosi, prevenzione e cura delle patologie oncologiche
sono stati sottoposti a valutazione. Un esame da cui l’azienda pievigina è
uscita a pieni voti, al punto che il direttore generale è stato chiamato a
relazionare al simposio, dove ha illustrato le attività erogate. I punti di
forza dell’Usl 7, sono stati proposti nella ricerca come "best
pratice" da adottare anche nelle altre aziende sanitarie e si snodano su
tutta la filiera dell’assistenza sanitaria: dalla prevenzione primaria con le
campagne su tabagismo, alcol e cattiva alimentazione, a quella secondaria
relativa ai programmi di screening: «Siamo - spiega Del Favero -, fra le cinque
aziende al top in Italia per il numero di soggetti coinvolti che per la
continuità. Siamo infatti tra i pochi ad essere riusciti a sottoporre per 2 o 3
volte le stesse persone alla stessa campagna. Un obiettivo raggiunto grazie a
quella che è una nostra peculiarità, ossia l’aver coinvolto i medici di base e
il volontariato». Altre eccellenze riconosciute il Cup provinciale, esperienza
non diffusa in Italia e, fiore all’occhiello, le Cure Palliative: «Molti in
Italia - conclude Del Favero -, hanno l’assistenza domiciliare, ma non 7 giorni
su 7, 24 ore su 24, e con un approccio così mirato come quello che riusciamo a
dare con il nucleo di Cure Palliative». Milvana Citter IL MATTINO (NAZIONALE) Vino e salute, le novità nel
rapporto Enotria
Per la prima volta, su iniziativa della rivista Enotria
2006, gli operatori del settore avranno a disposizione un quadro completo dei
rapporti tra vino e salute ottenuto intervistando ricercatori di tutto il
mondo, responsabili di istituzioni, imprenditori e consultando centinaia di
lavori scientifici. «Perché affrontare oggi la tematica vino e salute? Le
motivazioni sono due - spiega il presidente dell’Unione Italiana Vini, Andrea
Sartori - La prima è che oggi l’attenzione dei media verso il tema è calata e i
giovani non sono sufficientemente informati. La seconda è che il mondo del vino
oggi si trova nuovamente bersagliato da esasperate campagne proibizionistiche a
livello mondiale». (*) Coordinatore scientifico di Enotria, diretta da Marco
Mancini, è Alberto Bertelli, del Dipartimento di morfologia umana presso la
Facoltà di medicina dell’Università degli studi di Milano e presidente della
Sottocommissione vino e salute dell’Oiv (Organizzazione internazionale della
vigna e del vino). (*) Nota: forse dovremmo porre più attenzione nella stesura della nostra quotidiana rassegna stampa sugli alcolici. Tutte queste campagne proibizionistiche a livello mondiale, citate dal presidente dell’Unione Vini, a noi sono sfuggite. L’ADIGE Lo promuove Gea, l’associazione delle donne socie della
Cassa Rurale Giudicarie-Valsabbia-Paganella «Vino e salute» a Ponte Caffaro Domani sera l’incontro con due
enologi e il produttore Berlucchi
VALLE DEL CHIESE - Vino e salute: possono essere messi in
relazione? Qui potrebbe aprirsi un’aspra contesa. Se da una parte c’è chi vede
il vino come un pericolo, come un crinale che scende verso la palude del
degrado, dall’altra c’è
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