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Rassegna stampa alcol e guida del 31 marzo 2003

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta
 

IL GAZZETTINO (UDINE)

PREFETTURA 

Ebbrezza al volante, sempre più giovani

 

Una nuova normativa, controlli rafforzati: emerge un quadro allarmante di automobilisti che guidano sotto l’effetto dell’alcol. I dati che la Commissione medica locale per le patenti di guida ha fornito al prefetto illustrano come nello spazio di quattro anni il numero della visite sia aumentato di un terzo e quasi raddoppiato per quel che riguarda i conducenti sorpresi in stato di ebbrezza al volante: 5483 visite nel 2005 di cui 2525 per ebbrezza alcolica. Ai dati statistici la commissione medica ha affiancato uno studio su 600 automobilisti sottoposti a revisione per ebbrezza alcolica. Il 43 per cento ha meno di 33 anni, e in quasi il 59 per cento il grado di alcolemia è risultato superiore a 1,5 g/l. La Commissione ha ricavato anche un identikit del guidatore a rischio: uomo, di età superiore ai 43 anni, frequentemente coinvolto in incidente stradale. La conclusione dell’inchiesta indica che la maggioranza dei casi non è costituita da persone affette da problematiche cliniche collegate a dipendenza alcolica (solo il 2 per cento è stato giudicato non idoneo alla guida a tempo indeterminato) ma piuttosto da soggetti incapace o disinteressati ad assumere comportamenti responsabili al volante. (*)

 

(*) Nota: sono dati molto interessanti, da leggere con attenzione.

Viene confermato quello che già si sapeva, ma che ancora per molti risulta sorprendente: solo una piccolissima parte degli incidenti alcolcorrelati sono causati da cosiddetti “alcolisti”, il che sta a dimostrare che, come spiega bene l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’informazione e la sensibilizzazione sui rischi del bere devono essere rivolte a tutta la popolazione.

In qualsiasi momento, in qualsiasi strada io facessi un controllo dell’alcolemia a tappeto su tutti i guidatori, troverei certamente molti più conducenti tra 0.5 e 1,5 g/l, rispetto a quelli sopra l’alcolemia 1,5 g/l: il fatto che la maggior parte dei conducenti sanzionati a Udine superi il livello di 1,5 g/l è purtroppo la chiara dimostrazione che la gran parte dei guidatori ebbri non viene sottoposta a controllo: per la gran parte dei casi vengono controllati quelli che sono palesemente ubriachi: si ovvierà a questa grave situazione solo quando anche in Italia si incomincerà, così come fanno in altri paesi, a controllare l’alcolemia a tappeto, con l’ausilio dei precursori.

Il fatto che molti di questi conducenti in stato di ebbrezza vengano trovati solo dopo un incidente stradale significa che i controlli preventivi sono ancora largamente insufficienti.

Questo succede a Udine, dove sono state sospese 2500 patenti in un anno a persone ebbre: in gran parte del resto d’Italia a controlli stiamo molto peggio, come dimostra l’esiguo numero di sanzioni per guida in stato di ebbrezza nella maggior parte delle province italiane.


 

PUBBLICITAITALIA.IT

Fisichella testimonial di Drive Beer

Il pilota di Formula 1 Giancarlo Fisichella sarà testimonial di Drive Beer per i prossimi tre anni e in occasione delle gare di Formula 1 utilizzerà una borraccia, contenente i sali integratori (*), personalizzata con il logo del prodotto

 

Fisichella è stato scelto per la sua credibilità, ottenuta attraverso l’impegno profuso in iniziative e campagne rivolte a sensibilizzare l’attenzione dell’opinione pubblica per un responsabile comportamento quando ci si mette al volante (**).
Drive Beer, prodotta dalla Tarricone Spa, è una birra a bassa gradazione alcolica e corposa, realizzata con un processo di lavorazione di nuova concezione e brevettato.

 

(*) Nota: se è la “birra per guidare”, come mai Fisichella nella borraccia mette sali integratori, e non “Drive Beer”?

Evidentemente conosce gli effetti dell’alcol sulla guida…

(**) Nota: un responsabile comportamento è non bere alcuna bevanda alcolica prima di mettersi al volante.


 

IL GAZZETTINO (NORDEST)

Corsi di reinserimento per i reduci di guerra 

Tremila militari Usa rieducati alla vita civile

 

Vicenza- Film sulle missioni dei soldati americani in Medio Oriente ne sono stati girati parecchi: l’ultimo apparso sugli schermi italiani è stato "Jarhead" del regista Sam Mendes ed era basato soprattutto sull’infinita e frustrante attesa di un soldato di "fare la guerra" vera e propria.

Una frustrazione bellica alla quale può far seguito un altro tipo di frustrazione quando si torna alla normale vita quotidiana nelle proprie case. Certo, anche di film su reduci di guerra se ne sono già visti molti, ma pochi forse sanno cosa accade in una base Usa quando centinaia di giovani soldati rimettono piede in territorio amico dopo i lunghi mesi trascorsi al fronte.

Ebbene, per i tremila militari della Caserma Ederle di Vicenza - appena tornati dalla missione operativa "Enduring Freedom" in Afghanistan (libertà duratura) - la nuova parola d’ordine è rieducazione. Sistemate alcuni aspetti burocratici più o meno importanti, tipo le valutazioni della carriera militare con eventuali promozioni, le visite mediche, le buste paga e l’assegnazione di alloggi e veicoli, il soldato (ma ci sono anche soldatesse: più o meno il 7-8\% del contingente è infatti composto da militari donne) viene sottoposto ad una sorta di lavaggio del cervello finalizzato a riconvertire "il cacciatore di talebani" in una persona tranquilla e pacata. L’obiettivo del "Programma contro l’abuso di alcol e altre sostanze tossiche" diretto da Ann Campbell fa parte integrante del reinserimento dei reduci nella vita quotidiana. Non bastano chiaramente gli abbracci delle persone care e gli striscioni "Welcome Home" (Bentornati a casa) piazzati un po’ ovunque. Ci vogliono le singolari lezioni della Campbell, che si tengono al mattino nel theater (cioè il cinema) della Caserma Ederle.

Gli argomenti principali? Alcol, sesso e la combinazione alcol & sesso. I soldati presenti in sala sono per lo più ancora ventenni: chiaro che davanti a certi discorsi alcuni di loro si mettano a sogghignare. Tuttavia c’è ben poco da ridere visto che anche di recente si sono verificati casi di violenze sessuali ad opera di reduci americani su di giri. Per non parlare delle risse e degli incidenti. Non è solo un problema di autodistruzione ma anche di danni arrecati a terzi. La Campbell comunque sa il fatto suo, non si limita ad una normale predica, anzi, cerca di demolire il bullismo che serpeggia tra i giovani militari imitando e ridicolizzando i tipici comportamenti del soldato in libera uscita un po’ alticcio: ad esempio la tendenza ad attaccare brighe. «State alla larga dagli americani sbronzi» suggerisce la Campbell agli italiani. «Il problema principale con i reduci è che soffrono della smania di recuperare il tempo perduto e quindi si buttano a capofitto sull’alcol e sul sesso. Queste persone tendono a prendere rischi fatali quando sono alla guida». Suona la campanella: è il momento della ricreazione. I giovani soldati americani escono dalla sala : in una mano una sigaretta, nell’altra una pallina anti-stress. Basteranno a placare l’aggressività di questi reduci? (*)

Enrico Soli

 

(*) Nota: alla luce di questo articolo, vi riporto quanto questa stessa rassegna ha pubblicato lo scorso 9 ottobre. Anche questo è la guerra.


 

L’ARENA di Verona del 9 ottobre 2005

Parà Usa a processo per violenza

Lei tra le lacrime in aula racconta la notte d’orrore

 

In aula c’erano tutti e due, la vittima e il suo aguzzino. Ovvero James Brown, il marine di 26 anni dell’Oregon che una settimana dopo il suo rientro alla Ederle dalla missione in Iraq fu arrestato dalla polizia di Vicenza perchè ritenuto responsabile di una violenza carnale dai risvolti agghiaccianti. Per le modalità, per la crudeltà, per la ferocia con cui si accanì su una giovane. Ad accusarlo c’erano lei e le lesioni che obbligarono la giovane a restare più di venti giorni di ospedale. Le aveva fatto di tutto. Lui ha negato, ha detto che lei, quella bellissima ventenne nigeriana, si era inventata tutto per avere dei soldi.
Eppure le manette con cui l’aveva immobilizzata erano le sue, quelle in dotazione ai soldati americani, così come il sangue in macchina era della ragazza che all’alba di quel tremendo giorno di febbraio venne trovata rannicchiata in mezzo alla strada. Nuda, legata e massacrata.
E quella notte da incubo l’altro giorno lei l’ha raccontata in tribunale a Vicenza, nel corso del processo in cui è parte offesa ed è assistita dall’avvocato Davide Adami.
Quella ragazza che all’epoca del fatto, nel febbraio 2004, viveva a Verona ma aveva smesso di fare la prostituta.
Lo ha detto in aula, con una dignità ritrovata a fatica ma con dignità, senza cedere alle provocazioni della difesa di Brown. Forse senza nemmeno rancore, mentre con voce ferma ha raccontato lo scempio che lui di lei fece quella notte. Quando la fece salire in auto, cercò di ammanettarle i polsi dietro la schiena: «Sapevo che se fosse riuscito per me sarebbe stata la fine».
Lui ha spiegato che era una tecnica di immobilizzazione imparata in Iraq per rendere inoffensivo il nemico, legarle i polsi davanti era invece un modo per eccitarsi.
Poi iniziò il supplizio: «Ho continuato a supplicarlo di non farmi del male, che avrei fatto quello che voleva», ha raccontato lei, senza singhiozzi ma con le lacrime che le rigavano il volto. «A un certo punto gli dissi che così mi avrebbe ucciso.
Ma lui rispose che non gliene fregava niente se morivo».
E ha continuato a picchiarla, poi il resto, le lesioni al retto e nelle altri parti intime. Senza alcuna pietà.
Lui ha negato tutto, ha detto che prima non aveva parlato perchè
quella sera aveva bevuto parecchio (anche se il regolamento vieta ai reduci dalle missioni di guerra di bere alcol) e aveva perso la memoria.

Lei, umiliata per la seconda volta, ha mantenuto quella dignità ritrovata con grande forza. Immobile è rimasta accanto al suo avvocato e lo ha guardato andarsene scortato dalla polizia americana. Perchè Brown è detenuto in un carcere militare in Germania. Già, perchè scaduti i termini della carcerazione preventiva fu liberato ma poche ore dopo fu riarrestato dai militari statunitensi. (f.m.)


 

IL GAZZETTINO (VICENZA)

SETTE UFFICI, SETTE CONTROLLI

Enrico Soli

 

 Per rilassarsi fumano una sigaretta e giocano con una pallina anti-stress. Sono tutti ventenni e hanno trascorso gli ultimi dodici mesi in Afghanistan, tra aiuti umanitari alle popolazioni locali e caccia ai talebani. Adesso che sono tornati alla base Setaf della Caserma Ederle, i soldati americani passano dalle operazioni militari all’operazione reintegrazione nella quotidianità. Ieri nel theater della Setaf (l’equivalente del nostro cinema) è andato in scena un film piuttosto particolare: non una pellicola, ma una sorta di lavaggio del cervello finalizzato a reinserire nel migliore dei modi i reduci dell’Afghanistan nella più tranquilla e rassicurante vita della caserma. Protagonista dell’insolito spettacolo è stata Ann Campbell, direttore del programma di prevenzione contro alcol e altre droghe. Del resto non sono certo mancati negli ultimi tempi casi di violenza sessuale e di incidenti ad opera di soldati americani di ritorno da una missione di guerra. La storia è sempre la stessa, ma la Campbell fa bene a ricordare la lezione ai suoi alunni particolari: «Bisogna fare i conti con il desiderio di recuperare il tempo perduto - spiega il direttore con l’aiuto di alcune immagini eloquenti proiettate sullo schermo del cinema - la tendenza è quindi quella di bere molto e in poco tempo». Segue un divertente siparietto con i soldati avente come argomento l’origine della birra che si beve di solito e in quali quantità. Lo stile della Campbell punta a ridicolizzare le più bieche abitudini maschili, scatenando così i risolini del pubblico, per poi metterla giù molto seriamente sulle possibili conseguenze di quelle azioni. «I reduci di guerra tendono poi a prendere rischi fatali alla guida. L’alcol è causa di incidenti stradali ma anche di comportamenti sessuali pericolosi. Non smetterò mai di raccomandare l’uso del profilattico per avere rapporti sicuri». Quello di Anna Campbell è una sorta di corso accelerato per prevenire quel processo di autodistruzione che colpisce il militare americano tornato dalla guerra carico di aggressività e frustrazione. Ma poi questi reduci vivono tra noi, nella nostra città, frequentano i locali e le strade di Vicenza, e quindi potrebbero rappresentare un pericolo non solo per loro stessi e i loro amici, ma per tutta la comunità vicentina. Cosa fare? Come comportarsi con reduci alterati dall’alcol? «Semplicemente starne alla larga. Anche perchè quando sono sbronzi tendono ad essere ostili e rissosi con tutti più che allegri ed amichevoli».


 

IL SECOLO XIX

Alcol, strage sfiorata sull’A12

Momenti di paura per una donna rimasta incastrata nell’abitacolo dell’auto distrutta nell’impatto. Tre feriti accompagnati in ospedale
Un genovese ubriaco ha tamponato una famiglia di Chiavari

 

Rapallo. Strage sfiorata per colpa dell’alcol ieri sera sull’A12. Un genovese completamente ubriaco, B. M. di 64 anni, ha tamponato con la sua Audi una famiglia chiavarese che viaggiava a bordo di una Ford Fiesta: P. C. e B. C., marito e moglie di 72 e 66 anni e il loro genero di Cogorno, F. C., 42 anni, che era alla guida del mezzo. Lo scontro è avvenuto intorno alle 19 all’uscita della galleria Casalino, fra i caselli di Recco e Rapallo.
Subito dopo il violentissimo impatto, che ha ridotto l’auto a un cartoccio, i due uomini che viaggiavano sul sedile anteriore sono riusciti a uscire dal mezzo da soli. Hanno riportato ferite lievi, sono stati accompagnati al pronto soccorso di Lavagna da due ambulanze della Croce verde di Recco.
Per la donna si è temuto il peggio: era rimasta incastrata nell’abitacolo e per estrarla dalle lamiere sono dovuti intervenire i vigili del fuoco di Rapallo. Fortunatamente nemmeno le sue condizioni erano particolarmente gravi. La donna è sempre rimasta vigile e ha collaborato con i pompieri che cercavano di aiutarla a uscire dall’auto. Il 118 di Genova, che ha coordinato il soccorso, ne ha disposto l’accompagnamento all’ospedale di Lavagna in codice giallo, segno che le sue condizioni non erano allarmanti. È comunque rimasta in osservazione.
Anche il conducente dell’Audi è stato portato in ospedale. Per esami del sangue, dopo che la polizia stradale con il test del palloncino aveva riscontrato su di lui un tasso alcolico di molto superiore al limite consentito. I provvedimenti a suo carico scatteranno in queste ore. La circolazione sull’A12 ha risentito dell’incidente. Durante i soccorsi la Polizia stradale ha disposto la circolazione su una corsia e si sono formati rallentamenti e code.

F.For.


 

IL SECOLO XIX

Un fan di Bilancia l’omicida di Felino

Ha ucciso l’amica che lo aveva respinto e l’ignaro tassista che lo aveva raccolto a Parma
Il giovane aveva ottenuto il porto d’armi grazie a un ricorso al Tar

Marco Menduni

 

Parma. Il mostro di Firenze, Donato Bilancia, i serial killer. Era intrigato, emozionato dalle stragi, dai delitti, dalle storie che grondano sangue. «Se un giorno arrivassi a scuola e ammazzassi a colpi di pistola i professori e i bidelli, voi ridereste o che cosa fareste?».
Aveva provocato così gli amici, più di una volta. Sembravano spacconate, frasi di un bulletto di paese, buttate lì per far impressione sui coetanei e sulle ragazze.
Invece Stefano Rossi è diventato davvero un pluriomicida, a 22 anni. A Felino ha ucciso la sua amica, Maria Virginia Fereoli, 17. L’ha strangolata. Poi ha infierito sul corpo senza vita con una brutalità inusitata. L’ha colpita con un coltello. Più volte di quanto era sembrato in un primo momento: sono quasi cento i fendenti, violentissimi.
Poi ha ammazzato con un colpo di pistola un tassista, Andrea Salvarani, incontrato per caso.

«Non avevo i soldi per pagargli la corsa» ha spiegato ai carabinieri ed è un movente al quale non crede nessuno. I sostituti procuratori che stanno cercando di chiarire tutti i dettagli, pensano alla premeditazione. Prima di uscire di casa, Stefano ha infilato nello zainetto un grosso coltello da cucina, la sua arma, un attrezzo da arti marziali.
«Parlava sempre di omicidi, di delitti, di stragi», racconta ora un suo amico. O, meglio, un ex amico, perché il suo percorso si era già allontanato da tempo da quello di Stefano. «
Lui era uno che aveva perso la strada, se ne stava pomeriggi interi a bere con compagnie discutibili, raccontava storie strane, sembrava ormai perso in una dimensione di follia, della sua follia».
Non era la prima volta che Rossi raccontava dei massacri nelle scuole americane, di Columbine (teatro della strage immortalata dal premiatissimo film di Michael Moore).
La strada aveva cominciato a perderla sei anni fa. Era salito sul tetto del cinema di Felino e aveva tempestato di pietre le auto sulla strada. Quella volta se l’era cavata con una ramanzina. Ma non era servita. Poche settimane più tardi, sempre con i soliti amici, i bulletti del quartiere, aveva aggredito, picchiato e bruciacchiato con una sigaretta un ragazzo di 14 anni.
Ora tutti si chiedono come sia stato possibile che avesse un’arma, un permesso, sia pure per il solo tiro a volo. Una pistola di cui si pavoneggiava. Quella Smith & Wesson che ha ucciso.
La risposta è agghiacciante. La questura e la prefettura avevano respinto le sue richieste. Ma l’avvocato della famiglia aveva presentato un ricorso al Tar, che era stato accolto.
La premeditazione. Gli inquirenti pensano che Maria Virginia sia stata attirata in trappola. Una vendetta. Lui, Stefano, ne era invaghito. Non si dava pace dei suoi rifiuti; carino, apprezzato da altre coetanee per il suo modo di fare spavaldo e maledetto, non accettava l’idea di non riuscire a far breccia. Quando ha saputo che Maria Virginia si era legata a un compagno di scuola del liceo scientifico Ulivi di Parma, è scattato il piano folle. Ha invitato la ragazza: «Voglio parlarti». Lei ha accettato: «Vengo, ma solo per gentilezza». A lei non piacevano i suoi modi di fare. Ma era una ragazza carina, ben educata, cortese. Sapeva del turbamento di Stefano e le dispiaceva. Voleva davvero parlare, tranquillizzarlo. Invece, quando il giovane l’ha incalzata con le avances, lei si è ritratta. Stefano Rossi ha perso la testa. L’ha strangolata. Da quel momento la sua mente è sprofondata nel delirio. La ferita narcisistica è apparsa insopportabile. Ha straziato il corpo con il coltello. E’ fuggito. Non si sa come sia arrivato a Parma e gli inquirenti non negano a priori l’esistenza di un complice, o almeno di un amico che gli ha dato un passaggio.
Giunto in città Rossi prende un taxi. E’ quello di Andrea Salvarani. Una brava persona, amico di tutti. Tassista da un anno, non faceva parte della cooperativa dei radiotaxi ma partecipava ai turni e il suo sogno era di ampliare e migliorare il servizio. Con l’entusiasmo del neofita, si era lanciato anima e corpo in questo progetto, intorno al quale aveva riunito molti colleghi. Salvarani non sospetta nulla. Giunto in un luogo isolato il giovane lo uccide, lo scaraventa in un fosso, gli ruba il taxi. Arriva al bar Sister di Fiorenzuola. Chiede se nei dintorni c’è un locale dove andare a ballare, ordina una Sprite con il Bacardi, esce dal locale con quattro bottiglie di birra. Le beve una dopo l’altra e i carabinieri ritroveranno i vuoti su un marciapiede. Poi rinuncia ai suoi propositi di fuga. Va dai carabinieri, stranito e ubriaco, e racconta che la sua amica è stata uccisa. Una versione che regge poco.


 

IL SECOLO XIX

Convegno su "Giovani e alcool"


Imperia Si terrà oggi, a partire dalle ore 9 al Polivalente, il convegno organizzato dal Consultorio Profamilia per presentare i dati di un’inchiesta condotta tra gli studenti delle superiori di Imperia sul rapporto tra "Giovani e alcool". L’incontro ha il patrocinio di Prefettura, Provincia e Comune e coinvolgerà i ragazzi delle scuole superiori. Previsti gli interventi dell’equipe che ha firmato il lavoro (Marilena Cerisola Vignale, Monica Rebuffo, Anna Gottardi, Silvia Messori) e di molti esperti, in particolare i rappresentanti delle forze dell’ordine.


 

CORRIERE ADRIATICO

Denuncia il figlio alcolizzato che lo picchiava

 

ANCONA - Tornava a casa ubriaco ormai tutti i giorni, a qualsiasi ora; che fosse mattina o che fosse sera era sempre la solita solfa. Lui, F.L. anconetano di 30anni, ad un certo punto non ha cominciato solo a bere ma anche a fumare hashish. Il suo comportamento, nei confronti dei genitori con i quali abitava, ha iniziato così a diventare sempre più violento tanto che poi il 30enne ha infatti iniziato a picchiare di continuo il padre ogniqualvolta questo gli faceva notare di aver esagerato e di essere andato oltre i limiti. Continue percosse ed angherie alle quali hanno finalmente messo fine, nella serata di martedì, i carabinieri del nucleo operativo Radiomobile, al comando del tenente Enzo Marinelli insieme ai colleghi della stazione di Brecce Bianche, guidati dal maresciallo Gianni Barca. Ai militari dell’Arma era stato proprio il padre del giovane a rivolgervisi ormai sfinito per quel comportamento del figlio che, invece che migliorare, non faceva altro che peggiorare di continuo. Il genitore si era trovato costretto a denunciare il proprio figlio per evitare che un giorno le percosse che subiva potessero essergli anche fatali. I militari dell’Arma hanno così fatto una richiesta specifica al pm e poi al gip il quale ha adottato un provvedimento di allontanamento dal domicilio. In questo modo, il 30enne dovrà stare lontano almeno per un raggio di cinquanta metri rispetto all’abitazione dei genitori. Un provvedimento che si è reso necessario e per il quale lo stesso padre del giovane ha ringraziato, seppur tra le lacrime, quanti gli sono stati vicino e lo hanno aiutato ovvero Arma, pubblico ministero e gip.

al. big.


 

IL SECOLO XIX

Operaio ubriaco insulta i passanti e picchia un collega: arrestato

 

Noli Prima ha insultato a lungo tutte le persone che incontrava nel centro storico della cittadina rivierasca. Poi ha aggredito e percosso con una sbarra di ferro un collega di lavoro, colpendo involontariamente anche un cane che si trovava regolarmente al guinzaglio del suo padrone. Infine ha rivolto frasi ingiuriose e minacce nei confronti dei carabinieri intervenuti per riportarlo alla calma.
Protagonista del movimentato episodio, accaduto nel centro storico di Noli, Angelo Lettieri, un operaio di 36 anni originario di Courgnè (Torino) ma residente a Caserta, attualmente alle dipendenze dell’impresa edile che sta effettuando i lavori di rifacimento della passeggiata a mare della cittadina rivierasca.
La vicenda ha preso il via a metà pomeriggio. Quando Angelo Lettieri, in evidente stato di ubriachezza, ha cominciato a vagare per le vie di Noli molestando e insultando le persone che incontrava. A un certo punto, però, la situazione è degenerata. L’uomo, infatti, almeno secondo la ricostruzione dei carabinieri, si è procurato una sbarra di ferro ed ha atteso di incontrare un collega di lavoro con il quale, nella mattinata, aveva avuto un animato diverbio. E non appena lo ha visto sulla passeggiata a mare non ha esitato ad aggredirlo colpendolo con la spranga. durante le concitati fasi dell’aggressione, Angelo Lettieri ha inferto un colpo anche a un cane che si trovava al guinzaglio del suo padrone. Non contento di quanto fatto, l’operaio ha insultato e minacciato i carabinieri che nel frattempo erano stati avvisati e che erano intervenuti per riportarlo alla ragione. Alla fine Angelo Lettieri è stato arrestato con le accuse di ubriachezza molesta, lesioni personali, maltrattamento di animali, detenzione di oggetto atto a offendere, resistenza e minacce a pubblico ufficiale.


 

BRESCIAOGGI

DESENZANO

Bazoli Polo: sicurezza sulle strade

 

Continua all’istituto Bazoli Polo la serie di appuntamenti del progetto «Mirabilia due» che coinvolge gli studenti della scuola superiore. Nel corso dell’ultimo incontro si è trattato il tema della sicurezza stradale con l’assessore ai Lavori Pubblici della Provincia di Brescia Mauro Parolini, con la responsable dell’Associazione europea famiglie vittime incidenti stradali Carla Mariani Portioli, e il comandante della polizia stradale di Desenzano, l’ispettore capo Giuliano Ricadona.

Guida in stato di ebbrezza, droga e alta velocità, colpo di sonno, distrazioni: questi i temi affrontati nel corso del dibattito che si è tenuto nell’aula magna dell’istituto.

«Il tema che stiamo trattando – hanno sottolineato i relatori - è purtroppo quanto mai attuale e le moltissime stragi del sabato sera ne sono una conferma. I pericoli che un automobilista incontra guidando ad alta velocità e le possibili reazioni sono molteplici. I riflessi e la soglia di attenzione crollano bruscamente insieme alla velocità, alla stanchezza ed alla visibilità notturna non certo ottimale. Queste situazioni portano alla disperazione intere famiglie, comunità ed amici, consapevoli del fatto che non esiste un rimedio assoluto».

s.m.


 

IL MESSAGGERO (MARCHE)

VIOLENZA IN PIENO CENTRO 

 «Credetemi, ho avuto paura di morire» 

 

  Il falegname, ora agli arresti domiciliari: «Era consenziente». Ma la donna lo smentisce 

  «Ho avuto paura di morire». Lo ha riferito al pubblico ministero Irene Lilliu la maceratese che accusa un giovane africano di averla trascinata in casa e di aver cercato di abusare di lei. Una versione che l’indagato, però, ribalta completamente: «Macché, ci stava, era consenziente».

Il fatto si è verificato la sera di domenica scorsa in via Armaroli, centro storico di Macerata. Le disperate grida di aiuto della donna, 39 anni, sono state raccolte da una vicina di casa. Carabinieri e polizia quando erano riusciti a sfondare la porta blindata avevano trovato il nero nudo e lei con indosso la sola canottiera. Boye Bah Mamadou, 28enne della Guinea, falegname a Sambucheto, era finito in carcere per tentata violenza sessuale, lesioni e violenza privata. Il gip ora ha convalidato l’arresto e gli ha concesso i domiciliari, per altro senza possibilità di recarsi al lavoro.

Ieri mattina la Pm Lilliu ha ascoltato la donna. In sintesi. Era andata al Giardinetto con amici. Quando ne era uscita ed era in strada da sola, percorsi pochi metri, l’uomo, che non conosceva, l’aveva afferrata e trascinata via. Lei, per altro fisicamente tutt’altro che un colosso, per paura non lo aveva contrariato sperando prima o poi di riuscire a sfuggirgli: purtroppo l’occasione propizia non si era presentata. Una volta in casa le cose erano precipitate, anche se non c’è stata violenza carnale ma solo “toccamenti”: «Mi sono messa a gridare e lui “zitta” mi diceva, per non far sentire le mie urla mi premeva una coperta sul volto: ho temuto di morire soffocata».

Questa invece la versione del guineano. Al bar lei gli si era avvicinata, gli aveva chiesto come si chiama e da dove veniva. Usciti dal locale parecchio alticci, tanto che barcollavano, avevano incontrato alcune persone, ma non ha saputo dire chi. Lei lo aveva seguito senza problemi. Il rapporto intimo, all’inizio del tutto normale, si era guastato perché lui non riusciva a concretizzare. Qui i ricordi si annebbiano: «L’ultima cosa che ho visto sono stati i carabinieri» (*).

 

(*) Nota: non si pretende par condicio, e ancora non ci illudiamo che a breve termine si arrivi ad una informazione scientifica sull’alcol svincolata da condizionamenti commerciali.

Ma se per ogni dieci articoli di giornale, o servizi televisivi, che millantano effetti benefici per la salute di una bevanda alcolica, ce ne fosse anche solo uno che dicesse ai cittadini la verità sugli effetti dell’alcol a livello sessuale, allora forse tanti bevitori si accosterebbero alle bevande alcoliche un po’ meno volentieri.


 

IL MESSAGGERO (ABRUZZO)

CIVITELLA ROVETO 

Salute mentale: riuscito il primo corso di formazione sull’Auto Mutuo aiuto 

 

  CIVITELLA ROVETO - Promosso da Angelo Gallese, psichiatra e dirigente medico del Centro salute mentale di Avezzano, e patrocinato dalla Comunità montana Valle Roveto, dalla Asl e dall’associazione per la tutela della salute mentale "Percorsi", si è svolto a Civitella Roveto un corso di formazione, il primo del genere in Marsica, durato due giorni, sull’Auto Mutuo aiuto nella salute mentale e nella comunità.

L’Auto Mutuo aiuto un metodo che affronta i vari disagi individuali con l’interscambio di esperienze in un gruppo di persone con le medesime problematiche, come ad esempio la depressione e le varie dipendenze legate all’alcolismo, alla droga, al fumo, al gioco d’azzardo. Più di 80 i corsisti. Coordinatore Stefano Bertoldi dell’associazione Auto Mutuo aiuto di Trento. Al termine del corso è stato rilasciato a tutti i presenti un attestato di partecipazione. «È nostra intenzione - spiega Angelo Gallese - costituire anche in Marsica un’associazione di Auto Mutuo aiuto dove potrà accedere chiunque ne senta il bisogno».

Jo. Ma.


 

 IL GAZZETTINO (BELLUNO)

MAROSTICA I residenti protestano e chiedono più sorveglianza dagli "attacchi" da parte di maleducati in auto 

«Basta rally notturni in centro» 

 

Lamentele per gli schiamazzi, i divieti di sosta ignorati, le incursioni di compagnie di ubriachi

 Marostica

Sono emerse problematiche sulla vivibilità dall’ultima assemblea del neo costituito comitato del centro storico entro le mura di Marostica.

Circa sessanta i partecipanti, tra i quali il presidente Antonella Mizzi e la vice Cristina Fantin che spiegano: «L’incontro si è aperto con una relazione circa gli esiti degli incontri avuti con amministratori, gruppo di minoranza e polizia locale. E’ stato chiesta con forza l’installazione della videosorveglianza a Porta Breganze e Porta Stazione dalle 23 alle 6, per limitare l’entrata di mezzi dei non residenti evitando in parte i "rally notturni". Segnalato anche il problema della musica a volumi non accettabili, non solo di concerti ma anche di altoparlanti esterni, di schiamazzi provenienti da alcuni locali siti nelle vie adiacenti la piazza, dove la situazione sta scoppiando perché il riposo dei residenti è turbato. L’assemblea ha poi espresso la necessità di avere un vigile urbano operante nell’intero centro storico e non solo nella piazza, per un maggiore controllo del traffico e dei parcheggi, dato che più residenti hanno lamentato il mancato rispetto dei divieti di sosta. È anche la protesta di alcuni gestori di locali pubblici che lamentano la presenza in tarda serata, intorno alle 23,30 di persone ubriache, soprattutto minori, provenienti da altri locali del centro storico e che finiscono la loro "corsa" nei loro esercizi con conseguenze affatto piacevoli».

Numerose le richieste da parte dei residenti, che sollecitano un intervento per prevenire problematiche che solitamente si acuiscono durante la bella stagione, questione sicuramente di non facile risoluzione che vede dall’altra parte la necessità dei gestori dei locali di proseguire nelle loro attività. Un equilibrio difficile da raggiungere soprattutto in cittadine come Marostica, dove il centro storico concentrato e ridotto non permette una separata dislocazione tra zone residenziali e aree commerciali.«Sono state avanzate anche richieste per migliorare il lastricato di Piazza Castello e dei passaggi sotto i portici - aggiungono Mizzi e Fantin - e per l’esigenza di sollecitare il lavori pubblici delle fognature nelle vie del centro». Le richieste avanzate sono attualmente al vaglio da parte dell’amministrazione comunale e della polizia locale.

Arianna Zen


 

IL GAZZETTINO (BELLUNO)

TREVIGNANO

Concessa l’oblazione

 

Era accusato di guida in stato di ebbrezza e per di più era recidivo. Grazie alla riforma dell’ex Cirielli. R. V. di Trevignano difeso da Benedetto Pinto se la caverà con l’oblazione.


 

IL GAZZETTINO (NORDEST)

ERA COL FRATELLO CHE È FUGGITO 

Clandestino di 23 anni travolto e ucciso sui binari

 

PADOVA - Un giovane immigrato è stato travolto da un treno mentre attraversava a piedi la linea ferroviaria. Il ragazzo, che sarebbe un rumeno di 23 anni, è rimasto schiacciato. È accaduto l’altra sera. Gli agenti della Polfer hanno dovuto lavorare a lungo per ricomporre la salma battendo palmo a palmo l’intera area dell’incidente perchè i macchinisti avevano notato due uomini. Trattandosi di clandestini, il sopravvissuto ha preferito scappare. La tragedia è avvenuta alle 23.40 all’altezza di via Bezzecca. Il giovane e l’amico, probabilmente sotto l’effetto dell’alcol, stavano camminando lungo la massicciata. Quando hanno sentito arrivare il treno hanno attraversato in tutta fretta la linea. I macchinisti si sono visti i due uomini davanti all’improvviso e non hanno fatto in tempo a frenare. Il treno Venezia-Nizza 358, diretto in Francia, ha dunque travolto il giovane in piena velocità. Il convoglio si è fermato solo alcune decine di metri più avanti e immediatamente è stato dato l’allarme.

Ieri mattina sono stati compiuti i primi esami per identificare la vittima. Si tratterebbe di un romeno 23enne, clandestino con vari precedenti che soltanto qualche mese fa era stato arrestato. Pare fosse assieme al fratello, pure lui irregolare in Italia.


 

IL GAZZETTINO (VICENZA)

Bar, pizzerie, circoli e negozi ai raggi X  

Su 53 attività controllate soltanto 14 sono risultate in regola. Elevate contravvenzioni fino a 34 mila euro

 

 A guardare i numeri ci sarebbe da non prendere un caffè o mangiare una pizza da nessuna parte. Polizia, carabinieri, finanza, vigili del fuoco, municipale, Ulss 16 e Direzione provinciale del lavoro sotto il coordinamento del prefetto Paolo Padoin hanno passato ai raggi X 53 attività e solo in 14 non sono state riscontrate irregolarità. Ma il controllo è stato almeno in parte mirato sulla base di esposti, segnalazioni e vecchie denunce, e dunque il dato emerso non può avere assolutamente un valore statistico sulla reale condizione degli esercizi pubblici di Padova e provincia. Come, d’altronde, ha tenuto a sottolineare lo stesso prefetto Paolo Padoin che ieri mattina ha illustrato i risultati di questo intervento congiunto, affiancato dal questore Alessandro Marangoni, dal colonnello dei carabinieri Salvatore Musso e della finanza Gaetano Rabuazzo, dal comandante della municipale Lucio Terrin e dei vigili del fuoco Fabio Dattilo. «È stato un esperimento che si è rivelato proficuo e continuerà», ha poi sottolineato la dottoressa Paola Marinelli, dirigente della divisione amministrativa della questura e dunque punto di riferimento dell’intera operazione.

Gli accertamenti hanno interessato in maniera preminente attività gestite da cinesi e magrebini e hanno portato al sequestro di 610 chili di pomodori avariati trovati però dentro a un locale gestito non da italiani. Sono stati passati ai raggi X 25 tra pizzerie, bar e ristoranti, 13 gastronomie e rosticcerie, 7 circoli privati, 5 centri di commercio all’ingrosso e una discoteca. L’esito, ancora provvisorio, ha portato a riscontrare 27 violazioni di carattere amministrativo, 9 violazioni fiscali, 27 violazioni sanitarie, 21 violazioni alla normativa antincendio, 9 segnalazioni all’autorità giudiziaria tra detenzione e spaccio di stupefacenti, somministrazione di alcolici a ragazzi con meno di sedici anni, omessa sottoposizione a visita medica per lavoro notturno (a una impresa è stata elevata, in tal senso, una multa complessiva di 34 mila euro). Un bar è stato anche chiuso per gravi carenze igieniche ma dopo essersi adeguato ha già riaperto i battenti. Il bilancio, infatti, si riferisce al periodo tra il 22 novembre e il 24 marzo.

«L’idea di compiere questo intervento - ha aggiunto il prefetto Padoin - è nata durante un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Sono soddisfatto, sia per i risultati ottenuti, sia per la grande collaborazione e partecipazione dimostrata da tutti gli organi che vi hanno preso parte. La nostra intenzione era di garantire i cittadini ed educare chi ha un’attività».

Egle Luca Cocco


 

IL GAZZETTINO (TREVISO)

All’Eden polizie municipali a convegno 

Parte in città la scuola per addestrare i vigili 

Salmaso: «Compiti sempre più complessi»

 

 Una scuola di polizia locale per addestrare i futuri agenti ai vari compiti che, quotidianamente, un vigile è chiamato a portare avanti. L’idea è stata lanciata ieri mattina dal comandante dei vigili di Treviso Danilo Salmaso, nella prima delle due giornate di studio promosse al Teatro Eden dal Comando della Polizia Municipale. Nutrita la partecipazione non solo degli agenti trevigiani, ma anche dei rappresentanti delle polizie locali del Triveneto (oltre centocinquanta uomini), per una due giorni di aggiornamento e di formazione. L’idea della scuola per formare i futuri vigili è arrivata all’esordio del convegno, durante l’introduzione del comandante Salmaso: «Come in altre regioni italiane, si sente oggi l’esigenza di insegnare la professione del poliziotto prima che i ragazzi indossino la divisa. I compiti che siamo chiamati a ricoprire sono sempre più complessi, e vanno affrontati con l’adeguata preparazione. Anche Treviso e il nostro Comando opererà perchè questa scuola sia attiva a livello regionale, per avere a disposizione uomini sempre più preparati e formati a venire incontro al cittadino». Dopo gli interventi del prosindaco Gentilini e dell’assessore Gajo, sul palco dell’Eden (gentilmente concesso da Fondazione Cassamarca previo interessamento del presidente De Poli) è salito il commissario Silvano Zanchetta, da anni dirigente di una sezione di polizia giudiziaria che nel 2005 ha raggiunto brillanti traguardi nella lotta alla criminalità trevigiana. Zanchetta ha ricordato il ruolo del suo settore, che ogni giorno si deve trovare di fronte a passaporti falsi, espulsioni, arresti per Bossi-Fini, ma anche a reati come lo spaccio di sostanze stupefacenti. Senza dimenticare che la sezione, nel 2000, fu la prima in Italia a scoprire una nuova droga, il Ghb o

Sabato, 01 Aprile 2006
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