Nel
corso dei 12 mesi del 2003, secondo i dati Istat (ultimi disponibili),
sulle nostre strade hanno perso la vita 1.328 passeggeri,
il 22,1% della mortalità complessiva, mentre 82.234
sono rimasti feriti, numero che corrisponde al 25,8% del
totale.
I dati riferiti ai soli piccoli passeggeri ci dicono che ne sono
deceduti 24 di età compresa tra gli 0 ed i 5 anni, mentre
2.586 sono stati ricoverati in ospedale. 15 sono invece
le vittime tra i 6 ed i 9 anni, fascia d’età che è
dovuta ricorrere in 2.237 casi alle cure del pronto soccorso.
Fra i più grandicelli, età dai 10 ed i 14 anni,
si sono contate 23 vittime e 3.562 feriti. Un totale di
62 vittime (35 maschi e 27 femmine) e 8.385
feriti. A questi dati si devono poi aggiungere quelli riferiti
ai piccoli pedoni che nelle stesse fasce d’età hanno fatto
contare 45 decessi e 1.844 feriti. Fra i bambini
pedoni ben 38 su 45 vittime sono maschi pari all’84%.
Sono dati importanti, analizzati in un’inchiesta che sarà
pubblicata sulla rivista Il Centauro, organo ufficiale dell’Asaps,
sul prossimo numero di luglio, nei quali sono ovviamente
compresi i casi di passeggeri trasportati su biciclette e motoveicoli,
ma la stragrande maggioranza dei casi riguarda bambini in
auto.
Una ricerca elvetica UPI/TCS (Ufficio Prevenzione Infortuni e
Touring Club), ci dice che per un bambino non assicurato correttamente
al dispositivo di ritenuta, il rischio di lesione mortale è
7 volte più elevato rispetto ad un passeggero adulto (!).
Un bambino si trova infatti ad essere catapultato via dal sedile,
urtando con maggiore peso contro i sedili anteriori, contro la
leva del cambio, il cruscotto o il parabrezza, che ovviamente
si infrange con l’eiezione del corpo in esterno.
A questo si aggiunga che, come andiamo ripetendo da anni, le conseguenze
di un incidente, anche se originato da altra causa, aumentano
con la velocità percorsa, visto che al momento dell’impatto
l’energia eliminata durante la collisione sarà più
forte quanto più elevata sarà stata la dinamicità
d’impatto.
Secondo le analisi esperite in Svizzera, comunque, il luogo più
sicuro in auto ove trasportare un bambino fino a 12 anni o sotto
il metro e 50 di altezza, ovviamente debitamente assicurato ad
un dispositivo idoneo, resta il sedile posteriore.
Entro i primi 18 mesi di vita, invece, i bambini (comunque entro
i 13 kg di peso) andrebbero trasportati sempre su un seggiolino
contromarcia, perché nel caso che un’eventuale collisione
fosse di tipo frontale – e si tratta delle tipologie di impatto
tra le più comuni – le vertebre cervicali e la schiena
risulterebbero maggiormente protette. Esistono, in commercio,
seggiolini particolarmente sofisticati, in grado di “crescere”
con il bambino, ma chi intendesse farne uso deve fare molta attenzione
alle modalità di ancoraggio, visto che sono necessari cinture
e sostegni supplementari. È bene verificare, inoltre, che
il dispositivo airbag sia disattivato, per evitare che entrando
in azione non colpisca in maniera letale il sedile facendolo saltare
dai sostegni o colpendo direttamente il passeggero.
La disattivazione manuale, è da considerare sicura, ma
non sono purtroppo mancati incidenti dovuti al dispiegamento del
cuscino pneumatico.
Viaggiare in sicurezza è possibile? Sì.
Eppure, soprattutto sulle nostre strade, ma anche in quelle di
paesi diversi dall’Italia, capita davvero troppo di frequente
di vedere bambini seduti in braccio ad uno dei genitori, vederne
altri che giocano nel bagagliaio di una familiare, che dormono
sdraiati sui sedili posteriori o semplicemente seduti su dispositivi
di ritenuta non fissati alle cinture di sicurezza.
Ecco, uno dei modi migliori per convincere un bambino è
l’esempio. Cominciamo a darlo noi adulti con l’utilizzo delle
cinture di sicurezza anche nei sedili posteriori. Una scommessa
ancora da vincere!.
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