L’incremento del parco veicolare e la difficoltà di
realizzare infrastrutture stradali capaci di assorbire l’elevato traffico
cittadino, rendono di fatto molto difficile la risoluzione del problema della
sosta all’interno dei centri abitati, dunque la razionalizzazione della
mobilità urbana.
Per questo motivo, da alcuni anni a questa parte gli enti
e le amministrazioni locali hanno assunto diverse iniziative per disincentivare
la sosta selvaggia e migliorare la circolazione anche nelle aree destinate al
parcheggio dei veicoli a motore e delle strade adiacenti.
Una misura che si è andata progressivamente attuando è
stata quella di introdurre la sosta a pagamento all’interno della cerchia
urbana, facendo così leva sul fattore economico per regolamentare la
disponibilità e l’accesso degli spazi destinati a questo scopo.
Tuttavia, non bisogna dimenticare che la cosiddetta “libertà di circolazione” dev’essere
sempre garantita e la stessa accessibilità ai centri storici è premessa
fondamentale per non mortificare quanti vi risiedono o coloro che svolgono
attività commerciali e produttive di interesse collettivo.
Secondo il codice della strada, spetta al sindaco il
compito di regolare la sosta sia dei veicoli speciali (cioè degli utenti
disabili oppure appartenenti a particolari categorie quali le forze
dell’ordine), sia dei veicoli ad uso privato, questi ultimi previo il pagamento
di un pedaggio a tariffa oraria. L’emanazione di questi provvedimenti, inoltre,
deve avvenire in conformità con le direttive ministeriali ed attraverso una
delibera approvata dalle rispettive giunte comunali. Anche le politiche
denominate di “park-pricing”, oggi
molto in uso nelle città più grandi o con maggiori problemi di inquinamento
atmosferico, perseguono la duplice finalità di limitare l’utilizzo del mezzo
privato a favore di quello collettivo e reperire fondi per migliorare la
mobilità urbana. Non a caso è proprio il comma 7 dell’articolo 7 del codice
stradale a prevedere che i proventi dei parcheggi siano destinati all’installazione,
costruzione e gestione di parcheggi in superficie, sopraelevati o sotterranei
ed al miglioramento della situazione viaria cittadina attraverso una
molteplicità di azioni concrete.
Alquanto interessante è lo studio pubblicato qualche tempo
fa dall’AirPark, l’associazione che riunisce gli operatori di settore della
sosta e dei parcheggi, secondo il quale emerge un generale incremento del
numero a pagamento dei posti a pagamento nei centri urbani.
A Bologna, tanto per fare un esempio, nel periodo compreso
tra il 2000 ed il 2002 il numero dei parcheggi a pagamento sono passati da
1.551 a 9.500 (con un incremento del 650 per cento!), mentre a Firenze, nello
stesso periodo, da 1.380 posteggi si è giunti a 3.970 ed oggi a più di 4.000.
Naturalmente, nelle città più estese il sistema del
parcheggio a pagamento è cominciato con maggiore anticipo e si è sviluppato più
velocemente per via delle immancabili congestioni: basti pensare che a Roma si
è passati dai 4.450 posti a pagamento del 1996 ai 40.800 del 1998.
Altro dato interessante è quello che riguarda il rapporto
tra il numero degli abitanti e il numero dei posti riservati alla sosta
regolamentata. Questo rapporto, infatti, consente di confrontare realtà molto
differenti fra loro in considerazione della popolazione residente; così, tanto
più basso è il rapporto che sussiste e tanto più alto risulta il numero di
posti a pagamento.
Al di là delle considerazioni di carattere economico e
numerico, tuttavia, appare chiaro come le amministrazioni locali abbiano preso
coscienza del crescente fenomeno di congestione del traffico cittadino,
peraltro ben prevedibili negli anni passati, anche se ciò non sempre ha
garantito la razionalizzazione nell’uso del mezzo privato e soprattutto
l’incentivazione di efficaci strategie del trasporto collettivo.
Le misure adottate dalle amministrazioni, inoltre, sono
state talvolta “tramortite” da altre tendenze di carattere sociale, che ne
hanno sostanzialmente ridotto gli effetti positivi: è il caso dell’eccessivo
incremento della motorizzazione di massa e dell’espansione non sempre
controllata dei centri urbani, che hanno creato situazioni di allarme sociale
tali da rendere necessarie misure straordinarie per fare fronte a criticità di
tutto rilievo.
Non meno complesso è anche il fenomeno della sosta nelle
ore notturne, che riguarda essenzialmente i cittadini residenti nelle città che
non possiedono garage o autorimesse, soprattutto per gli eccessivi costi delle
abitazioni che costringono a limitare gli acquisti di ulteriori spazi
immobiliari.
Un altro “fenomeno” ben visibile sempre nei grandi
agglomerati urbani, interessa gli automobilisti “pendolari” che giungono cioè
nei centri cittadini per motivi di lavoro e che, negli orari di inizio lavoro,
sono costretti a girovagare a lungo prima di trovare un posteggio adiacente o
comunque poco lontano al luogo di lavoro. In questo caso, oltre ad una maggiore
congestione del traffico, in determinati orari si assiste all’immissione di
rilevanti quantità di sostanze nocive all’ambiente e dunque ad una maggiore
produzione di inquinamento atmosferico oltre che di consumo del carburante.
La regolamentazione della sosta, dunque, è un aspetto
sociale non secondario nella vita di una comunità e per giungere a soluzioni in
grado di produrre risultati significativi questo argomento dovrà essere
inserito in maniera preponderante all’interno dei piani urbani del traffico e
della mobilità (Put). Nel contempo, una serie di altri provvedimenti che
prevedano l’adozione di misure non necessariamente straordinarie e non
essenzialmente concentrate alla sola introduzione della tariffa oraria per la
sosta dei veicoli, potranno giovare per rendere concorrenziale l’utilizzo di
forme di trasporto alternativo e comunque al di fuori del solo mezzo privato.
Molto meglio, infine, sarebbe utilizzare gli introiti che
derivano dalla sosta a pagamento, per incentivare sistemi efficaci di trasporto
collettivo, realizzare parcheggi nelle adiacenze delle zone a traffico limitato
o in corrispondenza di capolinea di fermate metropolitane o degli autobus
cittadini, rendendo più accoglienti e stimolanti questi “contenitori” d’auto al
di fuori dei centri abitati, che oggi appaiono luoghi desolati lungo grandi
arterie e vie di comunicazione fortemente trafficate.
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