RISCHI ELEVATI CON IL CELLULARE ALLA GUIDA. SI DEVE RIUSCIRE A “DOMINARE” IL PROGRESSO. | |
Giordano Biserni intervista Franco Taggi, direttore del reparto “Ambiente e Traumi” dell’Istituto Superiore di Sanità sull’uso del cellulare durante la guida
D. Dott. Taggi, l’OAT, l’Osservatorio Ambiente e Traumi del reparto da lei diretto, dispone di dati per quanto riguarda l’uso del cellulare durante la guida?
R. Certamente. Li abbiamo da tempo. Diciamo che questi dati sono un “sottoprodotto” del sistema Ulisse dove diversi collaboratori, oltre a rilevare quanti portavano il casco e le cinture di sicurezza, hanno anche “contato” i conducenti che utilizzavano in modo non conforme alla legge il cellulare. Le osservazioni effettuate in alcuni dei territori monitorati indicano un uso intorno al 2-4%: in altri termini, su cento utenti osservati per l’uso delle cinture e del casco, 2-4 stavano usando il cellulare senza l’auricolare.
D. Tutto sommato, sembra un uso abbastanza limitato…
Anche se a prima vista la percentuale non appare elevata, riflettendo un attimo – pensando specialmente al fatto che la telefonata è un evento occasionale e di durata limitata-, il risultato che riferiamo deve allarmarci. E l’allarme prende ancor più corpo se si pensa che in quanto a multe per l’uso del cellulare durante la guida le Forze dell’Ordine ne fanno a raffica (e chi è multato perde anche punti sulla patente!). Se posso azzardare una stima “occhiometrica”, direi che quasi tutti i conducenti, prima o poi, fanno uso del cellulare guidando. Ovviamente, qualcuno lo farà raramente, qualcuno più spesso, qualcuno abitualmente. Evidentemente, nei conducenti italiani non riesce a prendere corpo una corretta percezione del rischio di incidente stradale legato all’uso del cellulare. Per questo, io credo vada rimarcato sino alla nausea che il cellulare, in qualunque forma sia esso utilizzato (compreso l’auricolare e il viva-voce), impegna comunque il cognitivo nella divisione dell’attenzione ed interferisce sempre con la sicurezza di guida. La legge, pur consentendo alcune forme d’uso meno impegnative, non è basata su opinioni ma riflette un rischio obiettivo, che è addirittura pari alla guida in moderato stato di ebbrezza (ovviamente, per la durata della telefonata).
D. Dobbiamo quindi impegnarci al massimo per contrastare questa pericolosa abitudine?
Certamente. Ma l’impegno non deve essere limitato solo a questo fenomeno: esistono altri rischi emergenti legati all’uso del cellulare durante la guida, forse ancor più seri: come l’ISS ha messo da tempo in luce, sono molti i giovani che guidando inviano (o ricevono) “messaggini”. E poi c’è il problema dell’uso del videofonino, che sta divenendo ubiquitario. Dunque, creare e mandare messaggini (o leggerli), ovvero guardare immagini del videofonino durante la guida: queste nuove modalità di uso possono interferire addirittura ad un livello ancor più primitivo rispetto alla divisione dell’attenzione: quello della percezione. In parole povere, compilando (o leggendo) un messaggino, come pure guardando un’immagine del videofonino, non si guarda la strada. Tutto qua. E questo è grave. E’ urgente, a nostro parere, rendere il più possibile consapevoli gli utenti della strada, specie i giovani, di questi nuovi rischi, ancor più pericolosi, che vanno ad aggiungersi a quello già importante determinato dalla semplice telefonata col cellulare tradizionale. Questa azione di informazione generale e capillare andrebbe promossa al più presto e a più livelli, perché il cellulare “strega”, nel vero senso della parola: invito al proposito tutti ad osservare bene , quando ne avranno l’occasione, i giovani (specie i molto giovani) che attraversano la strada parlando al cellulare: la strada non esiste, il mondo non esiste. Parlano e basta. Credo (e tra poco analizzerò i dati disponibili, nella speranza di sbagliarmi) che troveremo una sensibile crescita nelle fasce di età più giovani di pedoni investiti in zona urbana.
D. Il quadro è piuttosto allarmante. Dobbiamo pensare di eliminare i cellulari dalla nostra vita?
R. Per carità! I cellulari sono una conquista, un modo stupendo di stare nel mondo, col mondo. Si pensi, oltretutto, alla loro utilità nel chiamare soccorsi. Solo, come ogni cosa nuova che il progresso ci mette a disposizione, anche i cellulari hanno i loro effetti collaterali indesiderati. Ed è bene quindi che questi effetti siano ben percepiti dai conducenti. Banalizzando il tutto: “Hanno inventato il coltello, ci puoi tagliare il pane o la carne; ma sta attento: ti puoi anche ferire la mano”. Questo è il concetto che deve essere fatto proprio da ogni conducente. La guida è una cosa seria: ci si può far male e si può far male. La strada richiede tutta la nostra attenzione, tutte le nostre capacità cognitive e la massima prudenza, anche perché i rischi non si sommano: si moltiplicano. Senza bisogno di modelli matematici, basta pensare ad un conducente che guidi di notte dopo aver bevuto un bicchiere di troppo. E’ un po’ stanco, un po’ confuso, non vede l’ora di arrivare a casa (e magari per questo va anche un po’ troppo veloce): se ci si mette pure il cellulare, non si può certo stare tranquilli.
D. Mi sembra di capire che il messaggio sia quello di riuscire a “dominare” il progresso.
Proprio così. Il vero problema è che dobbiamo ancora imparare a cavalcare con sicurezza ed obiettività il progresso: di tutte le novità che vengono proposte alla nostra attenzione si magnificano in genere all’estremo gli aspetti positivi, ma vengono sistematicamente trascurati o taciuti quelli negativi. E questo avviene, a ben pensarci, non solo per le novità. Ogni azione di educazione (e comunicazione) che possa a tutti permettere di accrescere la propria consapevolezza in questo senso appare quindi quanto mai opportuna, anche in termini sociali più complessivi. Chissà che agendo ai fini del miglioramento della sicurezza stradale, magari proprio partendo dall’uso del cellulare durante la guida, non possa essere tracciato un sentiero da percorrere anche per altri problemi che interessano in modo più ampio la sicurezza della nostra Società… forse mi illudo, ma non posso non augurarmi che vada così.
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