Martedì 02 Luglio 2024
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«GIRA A DESTRA», E VA NEL FIUME I GUAI IN AUTO CON IL NAVIGATORE

Mappe vecchie, indicazioni sbagliate. Il caso inglese
In Gran Bretagna è nato un nuovo tipo di business: la pesca degli automobilisti. Ogni giorno ce ne sono almeno un paio che finiscono dritti nelle acque del fiume Avon, in un paese che si chiama Brook End (che suona, ironicamente, come «fine del ruscello»). La colpa, a quanto pare, è dei navigatori satellitari montati sulle vetture che passano da quelle parti: di fronte a una strada chiusa per lavori danno l’indicazione sbagliata.
Il guado, transitabile nei periodi normali, diventa insuperabile in caso di pioggia. Gli abitanti della zona, stufi di dover intervenire continuamente, hanno deciso di farsi pagare: 25 sterline per ogni auto tirata fuori dalle acque. Poca roba, comunque, rispetto ai danni subiti dalle vetture.
Quello britannico è un caso limite, ma il problema esiste: in tutto il mondo le persone che usano il Gps per muoversi in macchina sono ormai milioni.
Hanno a disposizione sistemi sempre più sofisticati, mappe sempre più particolareggiate. Tanto che molti si lasciano guidare dal navigatore «a occhi chiusi». Ma è un errore: le cartine non sono sempre aggiornate e basta una strada chiusa per lavori o una deviazione imprevista per ritrovarsi fuori strada.

«Non mi sorprende», dice Carlo Di Giusto, giornalista di Quattroruote,
esperto di navigatori. «A me capitò una cosa simile qualche anno fa in Sicilia. Stavo per fare un salto nel buio con la mia macchina. Il problema è che le mappe non possono essere aggiornate continuamente

È un lavoro che richiede denaro e molte persone. Bisogna percorrere milioni di chilometri, strada per strada, annotando anche i numeri civici. Gli automobilisti devono tener presente che il navigatore satellitare non è capace di apprendere da sé. Soprattutto quando c’è qualche imprevisto, come è capitato in Gran Bretagna».

Un ausilio, dunque, e non soltanto per imboccare la strada giusta. Ci sono anche i furbetti dell’autovelox: «Sono quelli che lo usano come sistema anti-contravvenzione — spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps (Associazione sostenitori amici polizia stradale) — perché questi marchingegni segnalano anche la presenza dei rilevatori di velocità. Noi siamo comunque favorevoli all’utilizzo delle nuove tecnologie sulle strade, anche se il miglior satellitare resta sempre quello che abbiamo sopra le spalle».

Fra gli estimatori del navigatore anche l’ex pilota di Formula 1 Jean Alesi: «Per me è diventato un’abitudine — ammette — soprattutto se devo attraversare città che non conosco. Però non si deve mai perdere il buon senso. Quando passo lungo il traforo del Monte Bianco il navigatore, che probabilmente perde il segnale, mi chiede insistentemente di tornare indietro: chiaro che non lo sto a sentire».

Non obbedisce invece per principio lo scrittore Sandro Veronesi. Nel suo ultimo romanzo ( Caos Calmo) il protagonista e la figlia si divertono a evitare una dopo l’altra le strade suggerite dal Gps. «È un gioco che faccio anche nella realtà — spiega Veronesi — perché i navigatori mi fanno un po’ pena. Sono ottusi, hanno quella voce perentoria che continua a indicarti la via giusta anche quando hai deciso di non seguire le indicazioni».

Ma i migliori giudici sono i tassisti: «È utile solo quando viaggi in luoghi che non conosci — dice Giuseppe Ierardi —. In città non serve, perché non tiene conto delle variabili del traffico e delle ore di punta. Io preferisco affidarmi all’esperienza».

Da Il corriere della sera
del 21 aprile

© asaps.it
Sabato, 22 Aprile 2006
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