Guardiamoci negli
occhi e non facciamo più finta, per piacere. Alziamo la visiera, per un attimo,
mettiamo le moto sul cavalletto e cerchiamo di ragionare. Con serietà, però,
altrimenti stiamo zitti, che è meglio. Domeniche così si ripetono da troppo
tempo e se non ci diamo una svegliata, se non cominciamo ad esprimere concetti
in maniera seria, sarà troppo tardi. Avrà ragione, allora, chi ci considera
scalmanati, nella migliore delle ipotesi. Pazzi scatenati, nell’immaginario
collettivo. 13.500 morti in dieci anni, non sono un numero normale. E la cosa
drammatica è che in Europa le cose non vanno meglio. Finirà che l’Unione
legifererà chiudendo d’imperio le manette, facendo finire l’epoca dei mostri a
due ruote, che resteranno a invecchiare nei garage di qualche appassionato.
Finirà che i costruttori dovranno darsi una regolata, finirà che aumenteranno
le trappole sulle strade: ci riferiamo alla repressione, perché quelle
d’acciaio, di cemento o d’incuria ci sono già e mietono un bel po’ di vittime
di par loro. Finirà che ci metteranno il limitatore, che cambierà il codice
della strada, che non potremo più comprare un bel 600 da strada a 18 anni. I
disegni di legge, ci sono già. Costa così tanto mettersi buoni per un attimo a
ragionare? Okay, la colpa non è solo dei motociclisti, lo sappiamo. Lo
ribadiamo da tanto tempo anche noi, che stiamo comunque in sella in mezzo a
tutti voi. Ci sono automobilisti incoscienti, lame di guardrail affilatissime,
buche a non finire. Se non prendi una buca, poi, prendi una foto in un tratto
di strada rettilinea, dove magari non è mai successo niente. Però siamo
sinceri: quanti di noi affrontano curve contromano col ginocchio a terra?
Quanti sfrecciano a 200 e passa in autostrada col traffico intenso, sulla
striscia di mezzeria come acrobati sul filo? Quanti, con lo scooter, pensano di
avere la città a propria disposizione, imboccando sensi vietati, passando col
rosso o semplicemente sfrecciando sui viali? Quanti genitori firmano
“incoscientemente” dal meccanico per togliere “i fermi” allo scooterino nuovo
dei propri figli, sui quali poi si aggiungono marmitte, silenziatori o
modifiche da competizione? Badate bene: chi scrive ha più ferro nelle braccia
che sul telaio della sua 1.200 centimetri cubici. Per alcuni di quei
chiodi, colpa di un ubriaco che lo ha scaraventato in un incubo, ma tanti altri
se li è trovati mentre andava a cercare la curva perfetta. E la perfezione, lo
sapete tutti meglio di me, non è roba da uomini. Semmai da idoli. Magari col
46#1 impresso su capolino, casco e tuta…
ma quello non è con noi in giro, la domenica.
Lorenzo Borselli
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