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Articoli 26/04/2006

TEMPO DI ALLERGIE

L’allergia è uno stato di iper-reattività dell’organismo nei confronti di sostanze che non provocano, invece, alcuna reazione in soggetti normali.
Spesso i termini ipersensibilità ed allergia si usano indifferentemente, ma le patologie allergiche sono caratterizzate da una predisposizione ereditaria, detta atopia, causata da una particolare classe di anticorpi (le IgE), e risultano dall’interazione tra questo substrato genetico e l’ambiente, che ne favorisce, poi, l’espressione clinica.
Questo processo è evidente per le allergie respiratorie; infatti, gli aeroallergeni stimolano la produzione specifica di IgE, ma gli inquinanti atmosferici di ambienti interni ed esterni, come fumo, sostanze chimiche, scarichi del traffico, dell’industria e degli impianti di riscaldamento, sono determinanti nello slatentizzare la malattia, e sono anche alla base del notevole incremento delle manifestazioni allergiche negli ultimi decenni.
Le costruzioni moderne, ad esempio, per motivi di comfort e risparmio energetico, presentano caratteristiche che facilitano l’accumulo delle polveri ed il ristagno di inquinanti ambientali, e quindi la penetrazione degli allergeni, con effetto irritante sulle vie aeree (sick building syndrome).
Attualmente circa un terzo della popolazione lamenta la comparsa di forme allergiche che coinvolgono l’apparato respiratorio, gastrointestinale e la cute, e di recente sono aumentati in maniera significativa i casi di soggetti sensibilizzati verso più sostanze, e con contemporanea manifestazione di rinite ed asma allergico.
I più comuni allergeni sono il cibo, i farmaci, alcuni cosmetici e metalli, i veleni di insetti, gli acari della polvere, i pollini e le muffe, le forfore o i peli di animali domestici, e il loro ingresso nell’organismo può avvenire con diverse modalità: per via aerea, alimentare, topica o iniettiva.
La prima esposizione ad un allergene dà origine alla fase di sensibilizzazione, caratterizzata dalla produzione di anticorpi specifici appartenenti alla classe delle immunoglobuline E, in assenza di sintomi.
Ad una successiva esposizione, anche dopo anni, l’allergene si lega agli anticorpi, provocando il rilascio da parte di alcune cellule del sistema immunitario, i mastociti ed i basofili, di vari mediatori chimici, tra i quali l’istamina, e la produzione e attivazione di altre cellule, gli eosinofili, con l’induzione di un processo infiammatorio cronico del tessuto interessato.
L’istamina è la sostanza responsabile della caratteristica reazione allergica, che si manifesta con l’arrossamento ed il rigonfiamento pruriginoso della cute (pomfo), ed è anche principale responsabile degli altri sintomi allergici: starnuti, ostruzione nasale, prurito e rinorrea.
La manifestazione più pericolosa è l’anafilassi sistemica, generalmente provocata dall’introduzione dell’antigene per via ematica, cui consegue una reazione generalizzata, con liberazione di grandi quantità di istamina.
In pochi minuti si manifestano difficoltà respiratoria e shock, con pericolo di vita se non si interviene prontamente mediante iniezioni di adrenalina e cortisonici. Reazioni di anafilassi si possono presentare in seguito a punture di insetto, dopo trasfusione di sangue ed emoderivati, o dopo assunzione di farmaci, come la penicillina.
Per la diagnosi delle patologie allergiche è importante la storia clinica, che consente di evidenziare una preesistente intolleranza, e la visita accurata, seguita dagli esami di laboratorio.
I test più utilizzati sono quelli cutanei: l’epidermoreazione (prick test) e l’intradermoreazione, perchè di facile esecuzione, idonei all’individuazione dell’allergene, e poco costosi. Gli estratti di sostanze allergizzanti vengono applicati sulla pelle e fatti penetrare con punture poco profonde, o iniettati nel derma, e la reazione (pomfo) che ne deriva viene confrontata con test di controllo con istamina.
Quando queste prove non sono diagnostiche o non possono essere eseguite, vengono utilizzati test in vitro, tra cui il RAST  (Radio Allergo Sorbent Test), che misura la presenza nel sangue o nei liquidi biologici di anticorpi circolanti specificamente diretti contro determinati allergeni, ed il PRIST (Paper Radio Immuno Sorbent Test), con cui viene, invece, determinato il livello totale di IgE, utilizzando dischi filtranti di carta. Questa tecnica consente, ad esempio, una rapida diagnosi differenziale fra asma allergico e non allergico.
Può essere di ausilio anche la positività di alcuni esami biologici, come l’aumento degli eosinofili nel sangue, o lo studio del potere istaminopessico (di fissazione dell’istamina) del siero, che fa osservare una riduzione del potere antistaminico nei soggetti allergici, o il test di trasformazione linfoblastica: i linfociti sono in grado di rigenerarsi verso lo stadio blastico (giovane) quando vengono messi in presenza dell’agente responsabile di una precedente sensibilizzazione.
Per le allergie a farmaci ed alimenti si utilizzano anche test di provocazione o di eliminazione.
La terapia farmacologica delle allergie si basa su antistaminici e cortisonici; i primi sono sintomatici, cioè riducono i sintomi provocati dalla liberazione di istamina; gli altri agiscono anche sull’infiammazione. Per la prevenzione può essere utile la somministrazione di disodiocromoglicato, sostanza che inibisce la degranulazione dei mastociti.
È importante sottolineare che i farmaci antistaminici riescono ad alleviare i sintomi lievi e moderati dell’allergia, ma molto spesso, purtroppo, causano sonnolenza, perciò sono controindicati in attività pericolose o che richiedano particolare attenzione, e alla guida di veicoli.
Nelle allergie respiratorie è opportuno mettere in atto gli accorgimenti necessari ad impedire il contatto con l’allergene: evitare le gite in campagna, curare l’igiene della casa e degli effetti letterecci, eliminare moquettes, tendaggi e tappeti, non tenere in casa animali.
Per le allergie alimentari, invece, la terapia si basa principalmente sull’eliminazione dell’alimento responsabile, una volta individuato.
Il trattamento a lungo termine è rappresentato dall’immunoterapia, che consiste in diverse iniezioni nel tempo di dosi sempre più alte dell’allergene, in modo da desensibilizzare l’organismo verso quella sostanza, provocando una diminuzione delle IgE ed un aumento delle IgG.
Oggi è possibile utilizzare vari tipi di vaccini: iniettivi (sottocute), orali (sottolinguali), ed inalatori (endonasali), con diverse caratteristiche di effetto. 
La terapia viene di solito sospesa dopo 3 anni, ma in molti casi già a distanza di un anno si può notare un miglioramento. Generalmente si ottiene una riduzione dei disturbi nasali ed oculari in proporzione di almeno il 70%, ed il blocco dell’evoluzione dell’asma allergico, anche se in alcuni soggetti si è, purtroppo, constatato un peggioramento dei sintomi.
Nella maggior parte dei casi, comunque, l’immunoterapia si è rivelata una terapia efficace in particolare nella cura di rinite allergica, asma e allergia a punture d’insetti.

 
* Medico Capo Polizia di Stato
Questura di Ragusa

 



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di Antonia Liaci

Da "Il Centauro" n.102
Mercoledì, 26 Aprile 2006
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