L’allergia è uno stato di iper-reattività dell’organismo
nei confronti di sostanze che non provocano, invece, alcuna reazione in
soggetti normali. Spesso i termini ipersensibilità
ed allergia si usano indifferentemente, ma le patologie allergiche sono
caratterizzate da una predisposizione ereditaria, detta atopia, causata da una particolare classe di anticorpi (le IgE), e
risultano dall’interazione tra questo substrato genetico e l’ambiente, che ne
favorisce, poi, l’espressione clinica. Questo processo è evidente per le allergie respiratorie;
infatti, gli aeroallergeni stimolano la produzione specifica di IgE, ma gli
inquinanti atmosferici di ambienti interni ed esterni, come fumo, sostanze
chimiche, scarichi del traffico, dell’industria e degli impianti di
riscaldamento, sono determinanti nello slatentizzare la malattia, e sono anche
alla base del notevole incremento delle manifestazioni allergiche negli ultimi
decenni. Le costruzioni moderne, ad esempio, per motivi di comfort
e risparmio energetico, presentano caratteristiche che facilitano l’accumulo
delle polveri ed il ristagno di inquinanti ambientali, e quindi la penetrazione
degli allergeni, con effetto irritante sulle vie aeree (sick building
syndrome). Attualmente circa un terzo della popolazione lamenta la
comparsa di forme allergiche che coinvolgono l’apparato respiratorio,
gastrointestinale e la cute, e di recente sono aumentati in maniera
significativa i casi di soggetti sensibilizzati verso più sostanze, e con
contemporanea manifestazione di rinite ed asma allergico. I più comuni allergeni
sono il cibo, i farmaci, alcuni cosmetici e metalli, i veleni di insetti, gli
acari della polvere, i pollini e le muffe, le forfore o i peli di animali
domestici, e il loro ingresso nell’organismo può avvenire con diverse modalità:
per via aerea, alimentare, topica o iniettiva. La prima esposizione ad un allergene dà origine alla fase
di sensibilizzazione, caratterizzata
dalla produzione di anticorpi specifici appartenenti alla classe delle
immunoglobuline E, in assenza di sintomi. Ad una successiva esposizione, anche dopo anni,
l’allergene si lega agli anticorpi, provocando il rilascio da parte di alcune
cellule del sistema immunitario, i mastociti ed i basofili, di vari mediatori
chimici, tra i quali l’istamina, e la produzione e attivazione di altre
cellule, gli eosinofili, con l’induzione di un processo infiammatorio cronico
del tessuto interessato. L’istamina è la
sostanza responsabile della caratteristica reazione allergica, che si manifesta
con l’arrossamento ed il rigonfiamento pruriginoso della cute (pomfo), ed è
anche principale responsabile degli altri sintomi allergici: starnuti,
ostruzione nasale, prurito e rinorrea. La manifestazione più pericolosa è l’anafilassi sistemica, generalmente provocata dall’introduzione
dell’antigene per via ematica, cui consegue una reazione generalizzata, con
liberazione di grandi quantità di istamina. In pochi minuti si manifestano difficoltà respiratoria e
shock, con pericolo di vita se non si interviene prontamente mediante iniezioni
di adrenalina e cortisonici. Reazioni di anafilassi si possono presentare in seguito a punture di insetto,
dopo trasfusione di sangue ed emoderivati, o dopo assunzione di farmaci, come
la penicillina. Per la diagnosi delle patologie allergiche è importante la
storia clinica, che consente di evidenziare una preesistente intolleranza, e la
visita accurata, seguita dagli esami di laboratorio. I test più utilizzati sono quelli cutanei: l’epidermoreazione (prick test) e l’intradermoreazione, perchè di facile
esecuzione, idonei all’individuazione dell’allergene, e poco costosi. Gli
estratti di sostanze allergizzanti vengono applicati sulla pelle e fatti
penetrare con punture poco profonde, o
iniettati nel derma, e la reazione (pomfo) che ne deriva viene confrontata con
test di controllo con istamina. Quando queste prove non sono diagnostiche o non possono
essere eseguite, vengono utilizzati test in vitro, tra cui il RAST (Radio Allergo Sorbent Test), che misura la presenza nel sangue o nei liquidi
biologici di anticorpi circolanti specificamente diretti contro determinati
allergeni, ed il PRIST (Paper Radio
Immuno Sorbent Test), con cui viene, invece, determinato il livello totale di
IgE, utilizzando dischi filtranti di carta. Questa tecnica consente, ad
esempio, una rapida diagnosi differenziale fra asma allergico e non allergico. Può essere di ausilio anche la positività di alcuni esami
biologici, come l’aumento degli eosinofili nel sangue, o lo studio del potere
istaminopessico (di fissazione dell’istamina) del siero, che fa osservare una
riduzione del potere antistaminico nei soggetti allergici, o il test di
trasformazione linfoblastica: i linfociti sono in grado di rigenerarsi verso lo
stadio blastico (giovane) quando vengono messi in presenza dell’agente
responsabile di una precedente sensibilizzazione. Per le allergie a farmaci ed alimenti si utilizzano anche
test di provocazione o di eliminazione. La terapia
farmacologica delle allergie si basa su antistaminici e cortisonici; i
primi sono sintomatici, cioè riducono i sintomi provocati dalla liberazione di
istamina; gli altri agiscono anche sull’infiammazione. Per la prevenzione può
essere utile la somministrazione di disodiocromoglicato, sostanza che inibisce
la degranulazione dei mastociti. È importante sottolineare che i farmaci antistaminici riescono ad alleviare
i sintomi lievi e moderati dell’allergia, ma molto spesso, purtroppo, causano
sonnolenza, perciò sono controindicati in attività pericolose o che richiedano
particolare attenzione, e alla guida di veicoli. Nelle allergie respiratorie è opportuno mettere in atto
gli accorgimenti necessari ad impedire il contatto con l’allergene: evitare le
gite in campagna, curare l’igiene della casa e degli effetti letterecci,
eliminare moquettes, tendaggi e tappeti, non tenere in casa animali. Per le allergie alimentari, invece, la terapia si basa
principalmente sull’eliminazione dell’alimento responsabile, una volta
individuato. Il trattamento a lungo termine è rappresentato dall’immunoterapia, che consiste in diverse
iniezioni nel tempo di dosi sempre più alte dell’allergene, in modo da
desensibilizzare l’organismo verso quella sostanza, provocando una diminuzione
delle IgE ed un aumento delle IgG. Oggi è possibile utilizzare vari tipi di vaccini:
iniettivi (sottocute), orali (sottolinguali), ed inalatori (endonasali), con
diverse caratteristiche di effetto. La terapia viene di solito sospesa dopo 3 anni, ma in
molti casi già a distanza di un anno si può notare un miglioramento.
Generalmente si ottiene una riduzione dei disturbi nasali ed oculari in
proporzione di almeno il 70%, ed il blocco dell’evoluzione dell’asma allergico,
anche se in alcuni soggetti si è, purtroppo, constatato un peggioramento dei sintomi. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’immunoterapia si
è rivelata una terapia efficace in particolare nella cura di rinite allergica,
asma e allergia a punture d’insetti.
* Medico Capo
Polizia di Stato Questura di Ragusa
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