Alcune
settimane fa, su Rai 3 una trasmissione televisiva denunciava la gravissima
crisi organizzativa della “Giustizia “ a Napoli. Molti napoletani si sono
sorpresi, altri hanno scoperto un mondo assurdo di disorganizzazione ed
abbandono. Gli avvocati hanno rilevato che quel che si è visto in TV era solo
la punta di un iceberg mentre la realtà è sicuramente peggiore ed al di là di
ogni umana immaginazione. Senza entrare nei dettagli più tecnici, basta pensare
che fra la decisione di una causa e la pubblicazione della sentenza di un
Giudice di Pace passano diversi mesi, a volte un anno, ma come se non bastasse,
fra la pubblicazione della sentenza e la possibilità di avere una copia della
stessa, passano minimo altri sei mesi. In pratica questo vuol dire che fra
quando, dopo un iter più o meno lungo, la causa è stata finalmente decisa, e
quando il cittadino potrà leggere la tanto agognata sentenza, passano circa due
anni (per fare una fotocopia!!!) Spesso poi ottenuta la sentenza di condanna
dovrà iniziare un vero calvario per ottenere la esecuzione della sentenza, sia
essa di condanna ad un pagamento che ad un “facere”. Questa assoluta
disorganizzazione in realtà non è addebitabile alla mancanza di volontà degli
addetti ai lavori, Giudici di Pace, cancellieri ed impiegati vari , pur animati
da grande buona volontà, si scontrano quotidianamente con una grandissima mole
di lavoro, inutili ed antiquati adempimenti, uffici vecchi polverosi e
pericolosi, sistema informatico ed attrezzature fax e fotocopiatrici obsolete o
quasi inesistenti. Su questa realtà ormai in stato comatoso, anzi in avanzato
stato di decomposizione, si è abbattuta una malaugurata e pessima riforma del
processo relativo alle controversie aventi ad oggetto il risarcimento in caso
di morte o lesioni derivanti dalla circolazione stradale. (di Fabrizio Cattaneo)
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