(al. mo.) L’ultimo
funerale nel Vicentino è stato quello per Giuseppe Marazzi, 31 anni, schiantato
con la sua Honda 600 contro un’auto sulla vecchia Gasparona vicino a Mason. Era
il 1 aprile scorso. E come lui e la sua moto, finita in pezzi sull’asfalto, di
vittime delle due ruote ce ne sono tante altre, qui e nel resto d’Italia. Una
guerra con il suo bollettino fatto di feriti lievi, gravi, invalidi, e morti.
Per questo Giordano Bisernio, presidente dell’Asaps (Associazione amici della
polizia stradale) definisce «una inaccettabile carneficina» quell’elenco di
centauri che ogni anno finisce nelle statistiche nazionali degli incidenti
stradali mortali. In 10 anni dal 1995
al 2004, ha fatto sapere l’Asaps che ha elaborato cifre Istat, sono morti 13429
fra motociclisti e ciclomotoristi con 786 mila 985 feriti. Un dato che continua
ad aumentare: le 1178 vittime del 1994 sono diventate 1552 nel 2004. Cioè un
incremento del 31,7 per cento. E anche peggio i feriti: + 44 per cento. «In
pratica - dice l’Asaps - il 27,6 per cento in più dei morti e il 28,4 per cento
dei feriti viaggiava sulle due ruote». E l’Italia, in questa classifica di
croci sull’asfalto, è prima in Europa davanti a Francia e Germania, nonostante
patente a punti e casco obbligatorio. E la provincia di
Vicenza? Quanto a incidenti (con qualsiasi veicolo) non è la peggiore del
Veneto, ma assieme al resto della regione fa paura: il tasso di mortalità ogni
1000 abitanti è di 0,145, nettamente superiore a quello nazionale di 0,102.
Sono numeri inquietanti: in provincia nel 2004 ci sono stati 2871 incidenti con
85 morti e 3974 feriti. È vero che restando
a moto e motorini la provincia vicentina non ha le strade più pericolose
d’Italia, ma non è una grande consolazione. Il comandante della Polizia
stradale di Vicenza Antonio Macagnino ha calcolato per il 2005 191 incidenti
che hanno coinvolto le due ruote, con 7 morti e 159 feriti (e sono solo quelli
su cui è intervenuta la polstrada): «Su un totale di 1043 incidenti, quelli con
moto e ciclomotori sono il 18,3 per cento. Il problema è che sono gli anelli
deboli, rispetto alle auto». Anche l’archivio del
giornale aiuta a capire le dimensioni del fenomeno: nel Vicentino dal gennaio
di quest’anno ad oggi la cronaca ha registrato 14 incidenti di motocicli e
scooter con prognosi riservate, feriti gravi o morti. Quindi esclusi quelli con
danni lievi, che significa comunque gambe rotte e ricoveri in ospedale. E senza
scordare che il grosso dei motociclisti circola in estate: per fare un esempio
solo nel giugno dell’anno scorso ci sono state cinque prognosi riservate. I punti neri? La
Postumia, il Costo che sale ad Asiago, le strade dell’Alto Vicentino. E il
traffico delle città, ovviamente, forse il killer numero 1 soprattutto per
scooter e ciclomotori. Biserni è duro:
«Qualcuno lo deve dire che quella delle due ruote in Italia è una carneficina.
Cosa fare? Più controlli sull’uso degli alcolici e più severità: se guidi
ubriaco via la patente. Ma anche corsi per i giovani che si trovano fra le mani
mezzi che vanno da 0 a 100 km in 3 secondi e toccano velocità di oltre 250 km
l’ora. Comunque bisogna fare qualcosa, a partire dal recupero delle regole
sulla strada». Comunque il
presidente dell’Asaps non si illude: «Molti motociclisti accettano il rischio,
lo dinostrano tutti i trucchi che usano per sfuggire alla fotografia
dell’autovelox. Come targhe inclinate, fazzoletti che sventolano davanti,
numeri taroccati». E su tutti il centauro vicentino pescato una settimana fa
con l’incredibile meccanismo della “targa rotante” stile James Bond. Solo che
lui ha rischiato e ha perso la scommessa con la polstrada, quei 13 mila morti
in 10 anni hanno perso molto di più. |
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