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Rassegna stampa Alcol e guida del 3 maggio 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

IL GAZZETTINO (TREVISO)

del 3/05/2006

A Santa Margherita chiodi piantati negli affreschi
Brutte sorprese durante la festa di domenica. (*)
Gli organizzatori: «Non siamo stati noi, abbiamo trovato tutto così»

Qualcuno ha trovato difficoltà a entrare pur avendo pagato il biglietto in prevendita, mentre qualcun altro - nemmeno maggiorenne - ha alzato il gomito ben oltre le sue capacità, crollando a terra e mettendo in mostra l’aspetto più degradante del bere, che mal si addice ad una festa progettata proprio per educare i giovani contro l’abuso di alcolici. "La Resurrezione" si è compiuta, è stata un successo di pubblico ma forse non ha centrato del tutto gli obiettivi previsti. E le polemiche attorno alla festa di Trevisoviva ambientata domenica sera nella chiesa sconsacrata di Santa Margherita non accennano a diminuire.

Qualche perplessità, oltre al numero dei partecipanti - alla fine, circa il triplo dei 150 previsti -, è scaturita da alcune scelte logistiche e scenografiche: la cappella di Sant’Orsola è stata trasformata in guardaroba, mentre l’abside centrale ha ospitato un bar gestito da un flessuoso trentenne stretto in un tailleur di taglio femminile. Scelte kitsch, ma non violazioni di legge, sia chiaro. Hanno invece lasciato il segno - in tutti i sensi - chiodi e faretti sciaguratamente piazzati su affreschi del Duecento. I cartelli destinati a localizzare gli estintori sono stati collocati su pareti affrescate; in alcuni casi, il chiodo era piantato proprio sui resti della raffigurazione. Un potente faretto acceso è stato addirittura sistemato su uno scorcio dipinto da Tommaso da Modena. Chi è stato? "Non noi, abbiamo trovato tutto già così", affermano gli organizzatori dell’evento.

A tutto questo c’è da aggiungere il fumo degli effetti speciali proveniente dal palco dei dj e il fumo di sigaretta di quanti, verso l’una e mezza, hanno dimenticato i cartelli "vietato fumare", anche quelli applicati sulle pareti del tempio. Le forze dell’ordine, vigili urbani in primis, hanno vigilato sul rispetto delle regole, facendo attenzione specialmente al numero dei partecipanti, problema aggirato con l’apertura del chiostro alla maggior parte degli intervenuti. Centocinquanta dentro e il resto all’esterno, quindi, nonostante i dieci gradi e nonostante le mise ferragostane delle ragazze, che hanno sfoggiato sandali, top scollatissimi e ombelichi al vento.

Pochi in realtà hanno ballato, quasi tutti invece hanno bevuto: il primo giro di cocktail era gratis, il secondo costava cinque euro. Una pacchia per parecchi ragazzini - prevalentemente minorenni - che hanno partecipato alla festa. Molti di loro, purtroppo, hanno travisato la prova dell’etilometro, interpretandola come una sfida. Giovanni, 15 anni, all’una di notte aveva raggiunto quota 1,92 microgrammi per litro (il limite da non oltrepassare per poter guidare è 0,5). "Sono in scooter, bevo per disinibirmi, anzi, per dimenticare", ha dichiarato sorridendo. Luca, anche lui quindicenne, poco prima delle due inveiva contro un agente della security con queste parole: "Non ho paura del pelato, voglio solo guidare, datemi le chiavi del mio scooter". Cocktail dopo cocktail, qualcuno ha ripetuto il test tre o quattro volte, raggiungendo risultati sempre più alti. Alle due, infine, le luci si sono accese e la musica è cessata, con grande scorno di alcuni ragazzini che hanno intonato un "non ce ne andiamo sono solo le due".

Anna Girotto

 
(*) Nota: essendo stata una festa organizzata per educare i giovani contro l’abuso dell’alcol il risultato dovrebbe essere scoraggiante per i suoi promotori, tale da indurli magari a cambiare impostazione. (E noi speriamo anche mestiere). Ma non sarà così. Uno degli errori che stanno alla base di queste proposte educative consiste nel sottovalutare gli aspetti emotivi del bere. La conseguenza è che tutto sembra poter trovare soluzione nell’informazione, nei consigli e nell’educazione al consumo. Quando poi le cose non funzionano si attribuisce la colpa ai soliti maleducati. Il fatto che alcune persone bevano senza problemi viene preso a conferma della giustezza delle proprie idee. Se vogliamo fare della prevenzione il nostro pensiero deve andare a quelle persone a cui gli alcolici creano dei problemi. Non a chi sta bene. La maggior parte delle persone che non usa il casco non avrà conseguenze da questa abitudine, questo non significa che sia utile consigliare di non indossarlo. La maggior parte delle persone che beve non avrà conseguenze dalla sua abitudine, ma questo non significa che sia utile consigliare di bere. L’incapacità di prevedere il rischio in chi non indossa il casco sta nella impossibilità di sapere se si avrà o no un incidente, l’incapacità di prevedere il rischio in chi beve sta nella impossibilità di ponderare gli aspetti soggettivi del bere stesso. L’idea che tutti possano gestire l’alcol se istruiti adeguatamente è un’illusione.

Al di là di queste considerazioni, organizzare una festa in cui si somministri alcolici a dei quindicenni è semplicemente un reato. (Art. 689 Codice Penale)


 

IL GAZZETTINO (TREVISO)

"Giù le mani dal nostro lavoro: ...

"Giù le mani dal nostro lavoro: abbiamo fatto sforzi immani che devono essere apprezzati. Esigo rispetto per quello che abbiamo fatto. Santa Margherita era una chiesa chiusa, che nessuno utilizzava e nessuno poteva vedere, noi l’abbiamo fatta conoscere ai trevigiani e adesso ci impegneremo per la pulizia durante tutta la settimana, nel frattempo il tempio rimarrà aperto a quanti vorranno visitarlo". Battagliera come sempre, Mirella Tuzzato, presidente di Trevisoviva, respinge le critiche contro la festa-evento organizzata domenica sera nel tempio sconsacrato di Santa Margherita. "I chiodi sugli affreschi c’erano già. Noi abbiamo soltanto appeso i cartelli dov’era possibile. Abbiamo trovato ogni cosa così: nessuno si azzardi a insinuare che siamo stati noi a piantarli. Era stato stabilito che la chiesa ospitasse una mostra qualche tempo fa, i cavi, i faretti, i chiodi erano quindi stati predisposti per quell’evento: noi non abbiamo fatto proprio niente", si difende la presidente di Trevisoviva. "Qualcuno è rimasto fuori pur avendo pagato la prevendita? Mi telefoni e gli restituiremo i soldi. Avevamo dei paletti: non potevamo far entrare tutti quelli che si presentavano all’ingresso", spiega la Tuzzato, che sottolinea con forza l’utilità della sua festa per dare voce alla campagna di sensibilizzazione contro l’abuso di alcolici. Eppure più di qualcuno domenica sera ha ecceduto. "È normale che succeda - continua la presidente di Trevisoviva - Capita che qualcuno si comporti male, ma la maggior parte dei ragazzi ha agito bene e quando alle due la festa è terminata tutti sono andati via. I ragazzi, inoltre, hanno provato gli etilometri della Motorizzazione civile e hanno dimostrato di non avere paura delle forze dell’ordine: queste a mio avviso sono cose positive". (*)

A.G.

 

(*) Nota: riproponiamo qui di seguito l’articolo, di qualche giorno fa, dove si presentava l’iniziativa, con relativo commento


 

IL GAZZETTINO (TREVISO)

del 29/04/2006

Tuzzato-Salmaso, duello in chiesa
La presidente di Trevisoviva: «Lavoriamo a fin di bene ma il capo dei vigili ce l’ha con me»

 La presentazione di "la Resurrezione", la grande festa organizzata da Trevisoviva in programma domani sera nella chiesa sconsacrata di Santa Margherita è cominciata con lo sfogo di Mirella Tuzzato: «La grande amarezza è che ogni volta mi si pugnala alle spalle senza sapere cosa ho organizzato. Io non ho mai parlato di discoteca, quello che abbiamo in mente per domenica è un evento che aggreghi i giovani di Treviso».

Mirella "la rossa" ha tirato in ballo il comandante della Polizia municipale: «La cosa certa è che c’è qualcuno che mi vuole bene - ha detto ironica -, come ad esempio il comandante Danilo Salmaso, anche se non capisco perché ce l’abbia con me. È una sfida? Benissimo, io le sfide le accetto, non ho paura. Le regole che ci sono naturalmente le rispetterò. Ma dico attenzione a chi di dovere, perché il trattamento deve essere uguale per tutti: come valgono per me devono valere anche per tutti gli altri. Vigilerò che sia sempre così. Non capisco perché si debba sempre stare addosso a chi organizza delle cose a fin di bene».

Quella di domani sarà decisamente una serata "calda", e non solo per la festa. Da un lato ci sarà Mirella Tuzzato che assicura il rispetto delle regole, dall’altra la polizia municipale che ha assicurato controlli. Un primo punto di scontro, oltre alla capienza fissata in 150 persone, potrebbe essere l’orario: secondo gli organizzatori e quanto riportano i manifesti la festa finirà alle 4, ma ieri il Comune ha concesso una proroga "solo" fino alle 2. In mezzo, o meglio dentro Santa Margherita, staranno i giovani, che sicuramente non pensavano a tanto scalpore quando hanno ideato la festa nell’ex chiesa. Una ventina di ragazzi ha lavorato tutta la settimana per ripulirla da cima a fondo e per preparare tutto a puntino, con grandi pannelli, luci, divanetti e tavolini.

«Quando siamo arrivati era un disastro - ha raccontato Mattia Dalvit, uno degli organizzatori -. C’era uno strato di guano dappertutto, un sacco di piume e piccioni morti. In particolare il cortile esterno era in stato pietoso: erbacce, escrementi e cadaveri di animali. C’è voluta una settimana di lavoro per mettere tutto a posto. Tra organizzatori e amici eravamo una ventina». Tanto impegno ha attirato l’attenzione dei vicini, che da anni erano abituati a vedere la chiesa chiusa: «Sono venuti in molti a complimentarsi con noi, anche solo per aver fatto pulizia».

L’idea di una festa è venuta loro per "risvegliare" la città. Di qui il nome "la Resurrezione". «A Treviso non ci sono alternative alla discoteca - hanno spiegato -. Non diciamo che non si debba andare in discoteca, solo che c’è l’abitudine a trovare già tutto pronto. C’è un appiattimento generale dei giovani. La voglia di organizzare qualcosa c’è, ma non si sa a chi rivolgersi. Fortunatamente noi conosciamo Mirella». E la presidente di Trevisoviva ha mosso mari e monti per mettere in atto l’idea dei ragazzi, a partire dalla richiesta di poter utilizzare Santa Margherita: «Ho chiesto il permesso al demanio di Belluno, proprietario dell’ex chiesa, e me l’hanno concesso per una settimana, rinviandomi al Comune e alla Soprintendenza per una serie di autorizzazioni. Le abbiamo ottenute tutte».

Dal Comune era stata sollevata qualche perplessità sul fatto che ad una festa che ha tra gli scopi quello di sensibilizzare i giovani al moderato consumo di alcolici ci siano due bar che serviranno alcolici. «Una festa non la si può fare su un eremo - ribatte Mirella Tuzzato -. Non verrebbe nessuno (*). I ragazzi bevono alcolici, non si può fingere che non sia così. Per questo occorre fare sensibilizzazione, invitare alla moderazione. All’interno della chiesa ci sarà la motorizzazione civile che proietterà filmati e spot sulla guida sicura. E inoltre ci saranno gli etilometri». La presidente di Trevisoviva ha assicurato anche altre presenze: «Ci sarà la parrocchia e probabilmente verranno anche i frati. Musica? Certo che ci sarà musica, come in qualsiasi festa».

Marco Gasparin

 

(*) nota: condivido le perplessità del Comune....I ragazzi (e gli adulti) hanno bisogno di messaggi chiari, non di messaggi ambigui: vendere alcol per prevenire i problemi alcolcorrelati è una sciocchezza. (http://www.europeanconsumers.it/articolo1.asp?idarticolo=2870&idsezione=26 )


 

CORRIERE ROMAGNA

Bacco riconquista la notte (*)

CESENA - La cultura del vino da gustare in aperitivo da tempo ha preso piede in Romagna. Ora L’Altra Romagna e la Provincia di Rimini hanno ben pensato di esportare questa antica cultura, che affonda le radici nelle sagre paesane romagnole, in discoteca, dove invece oggi i protagonisti sono i cocktail ed i superalcolici. La particolare manifestazione dal titolo “Genuino” ha visto la sua serata inaugurale sabato scorso, all’interno del Teatro Verdi. Il ben noto locale cesenate ha voluto in questo modo iniziare i festeggiamenti della sua notte per dire addio al periodo invernale. A partire dalle 23 i molti ospiti del Verdi hanno potuto degustare tre ottimi vini di Romagna, serviti da sommeliers professionisti dell’Associazione italiana sommeliers-Ais. Intanto, sul palco del teatro andava in scena uno spettacolo di musica ed arte allestito da artisti cari al popolo della notte come i Boord-I crew, un gruppo funky-folk che ha modulato riletture delle partiture di Secondo Casadei. Il tutto mixato dal famoso dj Niconote, che ha proposto dal vivo un suo originale percorso musicale sul vino.Ogni vino, due rossi della provincia di Forlì-Cesena ed un’albana di Romagna secca Docg proveniente dai colli riminesi, era presentato da Giancarlo Mondini presidente di Ais-Romagna che ne descriveva le qualità organolettiche al pubblico. L’obiettivo della rassegna è infatti quello di “educare” il popolo della notte alla cultura della degustazione del vino nella sua lentezza e nelle giuste dosi, promovendo quindi un consumo moderato dell’alcol all’interno dei locali notturni. (*) Il tutto dando molta attenzione ai vini del territorio di Romagna, in particolare a quelli della provincia di Rimini che sponsorizza l’evento.Dopo Cesena, l’iniziativa sarà ripetuta nelle prossime settimane in un locale notturno della provincia di Rimini ed al Pineta club di Milano Marittima.

Serena Dellamore

 

(*) Nota: le stupidaggini come le disgrazie non vengono mai da sole. Se nel caso degli articoli precedenti si poteva imputare gli errori alla incompetenza, in questo caso ci sembra che si voglia promuovere il vino senza nessuna considerazione delle circostanze e dei rischi connessi.


 

IL GAZZETTINO (ROVIGO)

CONVEGNO Circa 700 ragazzi hanno risposto ai questionari sulla condizione giovanile 

Allarme droga tra i banchi di scuola

(f.p.) Se non proprio vittime di un disagio generalizzato, di sicuro disorientati, deresponsabilizzati e potenzialmente disadattati. Sono i giovani in età da scuola superiore che nel corso dell’anno scolastico 2004-2005 hanno partecipato all’indagine regionale che ha coinvolto un campione di oltre cinquemila studenti di sette istituti per ognuna delle province venete. Circa 700 i ragazzi tra i 15 e 18 anni che studiano in Polesine e che hanno risposto in maniera anonima alle 86 domande del questionario messo a punto dall’Università di Padova e al quale ha partecipato anche l’assessorato all’Istruzione di palazzo Celio.

L’indagine fa parte del progetto "Disagio e promozione del benessere in ambito scolastico" e i risultati, già presentati a Treviso e parzialmente anticipati all’ultimo Salone dell’orientamento al Censer, saranno illustrati dal professor Ivano Spano dell’università di Padova sabato alle 9.30 all’auditorium del liceo scientifico Paleocapa di via De Gasperi.

Ieri l’appuntamento è stato presentato in Provincia dall’assessore Laura Negri che ha sottolineato il ventaglio di quesiti sottoposti ai giovani, i quali rispondendo sulla loro esperienza scolastica, su come gestiscono il loro tempo libero, le amicizie extrascolastiche, i rapporti coi genitori ma anche le loro condizioni di salute, i comportamenti alimentari, la vicinanza con le sostanze tossiche e il modo con cui si confrontano con atteggiamenti sociali negativi, hanno delineato un quadro preoccupante, anticamera di un malessere psicofisico che deve essere tenuto sotto controllo.

«È stato importante dare visibilità a comportamenti giovanili prima che questi emergano perché ormai inseriti nella sfera del disagio - ha osservato il dirigente del settore Valerio Gasparetto - Non ci si è però limitati a un censimento delle problematiche ma si è iniziato a dare le prime risposte. Per esempio è stato confermato dalle testimonianze raccolte che l’uso di eroina in Polesine supera i livelli medi del resto d’Italia, che l’uso di farmaci e psicofarmaci ha abbandonato la condizione di episodicità e alcol e in genere sostanze stupefacenti non sono più fattori di disagio marginali».


 

IL MESSAGGERO (FROSINONE)

Prima della scuola? Un “alcopop” 

Sempre più adolescenti, anche di mattina, bevono le bibite alcoliche 

Che esista un’elevata diffusione e un largo consumo di bevande alcoliche tra ragazzi giovanissimi lo conferma anche Flavia Del Giudice, psicologa specializzata dell’età evolutiva. «E’ un fenomeno relativamente recente ma che si sta diffondendo in maniera considerevole, soprattutto nei ragazzi che non hanno compiuto ancora 15 anni». Che cosa è cambiato rispetto ad alcuni anni fa? «Innanzitutto i ragazzi di oggi sono più precoci rispetto a quelli di appena 10 anni fa, hanno più libertà, maggiore facilità di venire a contatto con alcol e droghe. E’ doveroso aggiungere, che molti di loro non hanno regole, non conoscono e non sanno che cosa significa un no o una proibizione e quindi pensano che tutto gli è dovuto e soprattutto che tutto è lecito».

Il timore è che per chi inizia presto a bere ci siano più possibilità di diventare alcolizzato. «Certo - continua la psicologa - il pericolo di dipendenza è inversamente proporzionale all’età: chi comincia a bere sotto i 14-15 anni è quattro volte più a rischio di chi esordisce in età più matura. Molti di questi ragazzi sono normalissimi, con alle spalle una buona famiglia ma che, forse per timidezza o semplicemente per essere accettati dal gruppo, iniziano a bere per darsi importanza».

Spesso dunque l’alcol è visto come un aiuto per superare difficoltà di relazione e per avere un ruolo nel gruppo. «In effetti l’alcol rilassa a livello fisico e abbassa i freni inibitori, ma è solo una sensazione temporanea. Indossano una maschera che, una volta tolta, li fa sentire peggio e le difficoltà di relazionarsi diventano ancora più difficili da superare. In alcuni casi - continua la psicologa - ad influenzare il comportamento dei ragazzi è l’abitudine al consumo non moderato di bevande alcoliche da parte di uno dei genitori o di entrambi, qui ci troviamo di fronte a delle vere e proprie patologie».

V.Don. e La.Pe.


 

IL MESSAGGERO (FROSINONE)

di VIVIANA DONARELLI e LAURA PESINO ...

Bevono alcolici per stordirsi.
Ad avvicinarsi alla bottiglia sono sempre più minorenni, giovani, anzi giovanissimi, che iniziano ad apprezzare e a ricercare l’ebbrezza dello “sballo” in età precoce, tra gli 11 e i 13 anni. Palati inesperti, non educati e pronti per i sapori forti, snobbano i superalcolici e il vino prediligendo invece gli “alcopop”, bevande dolci, al sapore di frutta, con una bassa gradazione alcolica (massimo 5%), ma comunque dannose per un fisico ancora in fase di formazione.

Girando fra gli scaffali dei supermercati del capoluogo pontino durante l’arco della giornata non si può fare a meno di notarli. In gruppi di tre o quattro al massimo, generalmente sono tutti maschi, vanno diretti nel reparto di loro interesse, si avvicinano alla bottiglietta colorata, controllano il prezzo, si guardano in tasca, fanno un rapido calcolo e poi scelgono, pagano ed escono tranquillamente dal supermercato senza che qualcuno gli dica nulla. Seguendoli si scopre che pochi minuti dopo, magari in un parco o in un angolo della città, danno inizio alla festa.

Ancora peggio se poi, come hanno dichiarato in alcuni negozi di alimentari, si viene a sapere che, alcuni di loro, iniziano a bere di buon’ora, addirittura prima di entrare a scuola. In tanti sembrano preferire questi mix alcolici alla tradizionale lattina di coca cola o di fanta, diventata ormai un po’ demodé e adatta solo, come dicono insolentemente alcuni di loro “alle feste parrocchiali”. Una bottiglia, al massimo due, mandata giù in pochi minuti, e poi via, con quella confusione mentale e quella sensazione di euforia ad occupare quel banco di scuola per cinque ore come se nulla fosse. Il loro atteggiamento, quel fare un po’ da gradassi, per sentirsi più grandi, non curanti dei rischi ai quali vanno incontro, non è sfuggito agli occhi di donne alle prese con la spesa e soprattutto ai dipendenti dei supermercati.

«E’ capitato diverse volte - spiega una cassiera del supermercato “Cassandra” al centro commerciale Morbella - di vedere questi gruppetti di giovani, quasi bambini, fare incetta di bevande alcoliche. Le prime volte la cosa non mi ha turbata più di tanto, pensavo che fossero per una festa, poi invece mi sono resa conto che bere alcol per molti di loro è diventata un’abitudine. Purtroppo la legge non ci impedisce di venderglielo, è scandaloso».

Alle parole della cassiera susseguono immediatamente una serie di commenti, preoccupazioni e diverse considerazioni. Parole dure verso quei ragazzi considerati semplicemente diversi, abbandonati a se stessi, senza punti di riferimento. Pensieri e parole che si concludono sempre con la medesima frase da antologia “per fortuna i miei figli sono diversi”. Semplicistico e troppo sbrigativo per serrare e chiudere l’argomento. Un grosso errore che commettono molti genitori. Infatti, nella maggior parte dei casi, come è facile notare, basta guardarli o scambiare due chiacchiere con loro, per capire che provengono da famiglie normalissime. Nessuno ha mai confessato a mamma o papà di bere regolarmente, anzi spesso a casa sostengono di essere completamente astemi.

Il fenomeno, difficile da frenare e controllare sembra essere in continua crescita. Ma qualche volta ammetterne l’esistenza o semplicemente parlarne resta ancora un tabù.


 

GOMARCHE .IT

UN CORSO PER AIUTARE LE VITTIME DELL’ALCOOL

Per cercare di contrastare l’abuso di alcool, che ogni anno fa circa 50,000 vittime, i Cat di Pesaro e Talamello realizzano il primo corso di formazione in aiuto alle vittime dell’alcol e ai loro familiari; il primo incontro questa sera.

PESARO - L’Alcol fa 35.000 morti l’anno, senza contare i suicidi, le cirrosi epatiche, gli incidenti sulla strada o sul posto di lavoro. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) potrebbero arrivare a 50.000 l’anno. In Italia siamo sui 25-30.000.

Per cercare di contrastarlo il Cat (club degli alcolisti in trattamento) di Pesaro, nato nell’aprile dello scorso anno, e quello di Talamello, con il contributo del Centro servizi per il volontariato, realizzano il primo corso di formazione in aiuto alle vittime dell’alcol e ai loro familiari. Con tre moduli e svariati appuntamenti che da oggi, 3 maggio, al 17 luglio si snoderanno per le sedi dei due club (a Pesaro, in via Gonfalonieri 11 e Talemello, via Marecchiese 15). Relatrice Sonia Tranquilli.

Singolari e anche autoironici i nomi degli incontri: come “Il gruppo, formarlo, sentirlo, fattore di protezione della salute”, tema dell’appuntamento di questa sera (20.30-22.30, Pesaro, via Gonfalonieri 11), “Alcol, impariamo a non berci tutto”, “Ho un sassolino nella scarpa, aiuto, inciampo” o “Non sono quello che dovrei essere e neanche quello che ho intenzione di essere, però non sono quello che ero prima”.

“Fra tutti e due i Cat della provincia di Pesaro – ha spiegato Maria Marconi, servitore insegnante del club di Pesaro - ci sono una ventina di persone che partecipano agli incontri, con età che varia tra i 30 ed i 50 anni. A volte capita che qualcuno, perché separato o lontano da casa, venga non accompagnato dai familiari. In quel caso si cerca una famiglia che lo appoggi, perché la solitudine è uno dei peggiori presupposti per uscire”.

I Cat infatti, 12 nella regione Marche, si occupano di alcolismo e problematiche alcol correlato, puntando non sull’alcolista, ma sulla famiglia. Chi si rivolge ai centri inizia a seguire un percorso insieme ai familiari, tramite degli incontri, grazie ai quali si cerca di ricucire lo strappo, ripartendo.

Per informazioni ed iscrizioni: 0721 411772.


 

LA GAZZETTA DI PARMA

Alcol e dipendenze, l’esperienza di Albatros per uscire dal tunnel

Alcol e dipendenze, l’esperienza di Albatros per uscire dal tunnel Il centro « L’Orizzonte » ha dato vita a Vicofertile ad un percorso che sostiene gli utenti nel loro cammino fuori dal tunnel dell’alcol. Il programma, nato nel 2002, è stato battezzato « Albatros » e nei giorni scorsi sono stati presentati i dati relativi al periodo giugno 2002 marzo 2006. Roberto Berselli, presidente del centro, ha evidenziato come « il programma Albatros sia unico in Emilia Romagna » .


 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (CAPITANATA)

l’iniziativa A sostenere il progetto un gruppo di docenti del «Pestalozzi» 

Si va a scuola di legalità

Studenti-formatori per fermare i mali dei giovani

SAN SEVERO Diventeranno «formatori» non solo per la propria classe, ma anche per altre scolaresche dell’Istituto superiore "Pestalozzi" i 23 studenti che frequentano il corso di educazione alla legalità. L’iniziativa, voluta dalle docenti Maria Antonietta Greco, Serena Autorino e Giusi Cella, si propone di realizzare un ciclo di lezioni e di incontri sul tema della "Educazione alla convivenza democratica" per diffondere nei giovani la cultura della legalità. All’ultimo incontro programmato ha partecipato come relatore, Giuseppe Solimene, Vice questore e dirigente del locale Commissariato della Polizia di Stato. «La scuola - commenta Greco - è il luogo dov’è possibile realizzare l’incontro tra il bisogno, da parte degli studenti, di studiare da vicino fenomeni culturali e sociali complessi, dall’altro fare raggiungere alla scuola i suoi obiettivi istituzionali: educare ed insegnare diritti e doveri ai propri allievi». Durante l’incontro il vicequetore Solimene ha risposto alle domande degli studenti. Tanti gli argomenti trattati microcriminalità, bullismo ed uso di alcool e sostanze stupefacenti tra i giovani. Gli studenti presenti all’incontro hanno tempestato di domande il relatore. Dal dibattito è emerso tra l’altro che molti fenomeni negativi presenti in città, deriverebbero dalla scarsa cultura della legalità diffusa tra i giovani. A.Ciav.


 

IL GAZZETTINO (BELLUNO)

SEDICO

Aiuto alla comunità di Landris

Don Francesco Cassol, presidente della comunità Fraternità che da oltre vent’anni, a Landris di Sedico dà ospitalità e aiuto a persone in difficoltà relazionale e soprattutto a vittime dell’alcolismo e della droga, ha lanciato un appello affinché i bellunesi devolvano il 5 per mille a questo importante movimento.

Per questa ragione, l’associazione ha segnalato a tutti la necessità di indicare al momento della dichiarazione dei redditi la volontà di devolvere il 5 per mille al movimento Fraternità Landris onlus, indicando anche il codice fiscale che è 93010500259.

«Siamo una piccola associazione di volontariato - spiega don Cassol - che da oltre vent’anni gestisce a Sedico una comunità di recupero per tossicodipendenti, alcololdipendenti e persone in situazione di disagio sociale. da noi un efficace percorso di recupero si fonda su un impegno concreto di lavoro quotidiano richiesto agli ospiti. Per questo vorremmo attuare la costruzione di un laboratorio-officina. Ci impegniamo a dare puntale notizie di quanto potremo fare grazie anche a questo aiuto».

La comunità, comunque, può essere conosciuta anche visitando il sito www.sani.belluno.it oppure chiamando gli operatori della comunità allo 043782898 o don Cassol al 3497225902.


 

LA SICILIA

stasera alla borgata 

Il rock scende in piazza contro l’alcol «facile» 

(a.b.) Si esibiranno oggi dalle 21 in poi i gruppi musicali che animeranno il convegno voluto da Infomovement.

Sul palco di piazza Santa Lucia a Siracusa si alterneranno le musiche rock dei maggiori gruppi nostrani, come gli Scaramanzia , gli Alchera di Augusta e gli Scagnozzi con Peppe Cubeta. A presentali ci saranno dei dj di fama nazionale.

Il concerto di stasera è a conclusione di una manifestazione voluta da Informovement il cui sito internet è accessibile a tutti. L’organismo dell’Asl in passato si è fatto promotore della prevenzione contro le guide in stato di ebbrezza distribuendo gratuitamente gli etilometri monouso per la misurazione del tasso alcolico nel sangue ai guidatori.


ASAPS

Il quesito del giorno
Dopo i rilievi di un incidente sono obbligato a fare la verifica dello stato di ebbrezza ai sensi dell’art.186 CdS

Spett.le ASAPS,
si legge al c. 4 dell’art. 186 C.d.S. "....in ogni caso di incidente......", nella circolare  del Min. Interni n. 300/A/1/42175/109/42 leggo che  in caso di incidente è consentito agli organi di Polstrada... di procedere ad accertamento del tasso alcolemico dei conducenti coinvolti anche se questi non manifestano sintomi, questo a prescindere dalla presenza di soggetti feriti. Siccome leggendo il codice sembra che in caso di sinistro un accertamento del genere debba essere obbligatoriamente richiesto dall’organo di polizia intervenuto e leggendo la circolare del Ministero sembra invece dedursi che in caso di incidente l’organo di polizia intervenuto abbia la invece facoltà di sottoporre a test i conducenti anche in assenza di sintomi che facciano presumere alterazione psicofisica. In pratica se intervengo in un sinistro con o senza feriti DEVO chiedere ai conducenti di sottoporsi al test (e se si rifiutano procedere di conseguenza) a prescindere dalla presenza di feriti e di come questi mi appaiono oppure ho la FACOLTA’ di decidere, in base anche alle conseguenze, se quelle persone, i quel luogo, in quel tempo ed in quelle circostanze siano o meno da sottoporre a specifico test?
Sperando di essere stato chiaro nell’espormi, Vi Ringrazio augurando a tutti buon lavoro
Mail - Napoli

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 (Asaps) Leggendo attentamente il dettato normativo di cui all’articolo 186, comma 4 del Codice della Strada, alla locuzione “……in ogni caso di incidente…..” segue “gli organi di polizia stradale di cui all’articolo 12, commi 1 e 2, anche accompagnandolo presso il più vicino ufficio o comando, hanno la facoltà di effettuare l’accertamento con strumenti e procedure determinati dal regolamento.
Alla luce di quanto esposto, la stessa circolare n° 300/A/1/42175/109/42 emessa dal Ministero dell’Interno in data 29.12.2005 conferma tale facoltà di accertamento deputata agli operatori di polizia stradale.
Pertanto in caso di incidente stradale, tale facoltà non comporta l’obbligo di sottoporre a controllo con etilometro i protagonisti dell’evento infortunistico . (Asaps)


 

IL GAZZETTINO (PADOVA)

LE REAZIONI 

Furibondi i titolari interessati dall’ordinanza comunale: «Ci batteremo con petizioni e ricorreremo anche al TAR»

La chiusura anticipata dei bar del centro ha scatenato le reazioni dei titolari dei pubblici esercizi interessati dal provvedimento. Molti di loro hanno ricevuto il ben servito, ieri, dai Vigili urbani e si stanno già organizzando per promuovere petizioni, varie forme di protesta e persino un eventuale ricorso al Tar.

«Pago oltre 5 mila euro di affitto al mese - commenta Xiaozhen Xu, moglie del titolare del Verde Oro in piazza delle Erbe - e se il Comune ci porta via due ore abbondanti di lavoro per noi sono guai. I problemi vanno affrontati tutti insieme, mentre l’amministrazione comunale ci ha avvisato di questa ordinanza troppo tardi. Non è giusto».

Furiosi anche gli esercenti di piazza dei Signori. «Questo provvedimento non risolve minimamente un problema che è essenzialmente di ordine pubblico - afferma Eddy, titolare del Bakarà - e noi faremo di tutto per opporci. Con gli altri colleghi stiamo pensando ad un ricorso al Tar». Spara a zero contro l’ordinanza comunale del sindaco, Antonio Congedo titolare del locale i "Paparazzi" di via Marsiglio da Padova. «Siamo stati avvisati di questo provvedimento troppo tardi. Le tre associazioni di categoria non hanno per nulla sostenuto i nostri interessi. Chiudere a mezzanotte invece che alle due, per noi significa perdere molte ore di lavoro perchè si deve iniziare a mettere in ordine il locale almeno un’ora prima, quindi alle 23. Questo comporta, che molte persone perderanno l’impiego e poi non capisco, visto che sono costretto a calare prima le saracinesche, perchè devo lo stesso pagare le tasse sul plateatico che praticamente potrò utilizzare in parte. La cosa sconvolgente - conclude Congedo - è che nemmeno l’assessore al Commercio Ruggero Pieruz sapeva di questa ordinanza. Noi di certo organizzeremo qualche forma di protesta».

Esercenti che non capiscono, ad esempio, come mai il decreto anti-spritz targato Zanonato non abbia colpito anche i bar del Duomo, di piazza della Frutta e di altre zone del centro storico. Un interrogativo a cui risponde Max Gallob, leader dei no global che spesso organizzano manifestazioni, con tanto di distribuzione di alcolici, in piazza delle Erbe. «La legge per la giunta Zanonato evidentemente non è uguale per tutti, ed è dettata dalla lobby dei gelatai. I provvedimenti del sindaco fanno ripiombare Padova nel medioevo e soprattutto non servono a risolvere il problema. Il centro e le piazze vanno vissute e, invece, dei Vigili urbani ci vorrebbero più cestini e più bagni pubblici. Noi in piazza continueremo ad andare e non solo per fare feste fine a se stesse, ma per creare momenti di aggregazione».

Problema spritz che secondo l’associazione "Rocco80" - tra gli iscritti proprio l’assessore al Commercio Pieruz - si può risolvere aumentando il plateatico dei bar. «Più sedie e tavolini - spiega il presidente Paolo Manfrin - occuperanno le piazze e meno gente si siederà per terra a bere. In più, sarebbe una buona idea organizzare concerti di musica classica e di musica jazz».

Marco Aldighieri


 

IL GAZZETTINO (PADOVA)

Il provvedimento restrittivo è entrato in vigore ieri sera. Dalle 24 in poi rimangono aperti solamente ristoranti e pizzerie ma solo per chi mangia 

Chiusura a mezzanotte per 20 bar del centro 

Si sta valutando anche come contrastare l’abitudine di rompere le bottiglie di vetro che creano un tappeto di frammenti

L’ordinanza è entrata in vigore ieri sera. A mezzanotte, dunque, tutti i bar del centro con licenza di tipo B, cioè senza ristorazione, hanno dovuto abbassare le serrande. Il provvedimento adottato dall’amministrazione interessa le seguenti attività: "Al Teatro" (via dei Livello 23), "Enzo Polito" (via Santa Lucia 33), "Cantina del gufo" (via Santa Lucia 91), "Hostaria ai do archi" (via Nazario Sauro 23), "Michele Congedo - I Paparazzi" (via Marsilio da Padova 17), "All’Orologio" (Piazza dei Signori 17), "Happy Hours Bars & Catering" (Piazza dei Signori 9), "Edal" (piazza dei Signori 9), "Verde Oro" (Piazza delle Erbe 20), "Ai Veneziani - degli Spritz" (Piazza delle Erbe 36), "Enrico Bertelli" (via Gritti 3/a), "Godenda", (via Squarcione 4), "News" (via dei Soncin 35), "Pub Invest" (via San Martino e Solferino 69), "Paola Rovedo" (via dell’Arco 37), "Organizzazione Ombra" (via Bonporti 26), "ERRECI" (via San Gregorio Barbarigo 3/5), "Coyote Ugly" (via San Gregorio Barbarigo 47), "MARY" (via Tiepolo 11), "Cafè Madrid" (Galleria Ognissanti 16-angolo via Tiepolo; alcuni di questi bar hanno già annunciato che presenteranno un ricorso al tar contro il provvedimento. Ristoranti e pizzerie, invece, potranno rimanere aperti anche dopo le 24, ma con il divieto di svolgere attività di bar, nel senso che dopo l’orario indicato non potranno servire al banco bevande alcoliche di nessun tipo: ai trasgressori sarà inflitta la stessa multa per i bar sorpresi con le serrande alzate dopo l’orario indicato dall’ordinanza del sindaco.«Chi ha licenza di tipo A - ha detto marco Carrai, assessore alla Polizia Municipale, dopo la mezzanotte, dovrà limitarsi a erogare servizi connessi strettamente con la ristorazione. Mi auguro che questo provvedimento possa dare dei risultati concreti, altrimenti dovremo pensare ad altri provvedimenti».

Carrai ha poi affrontato un’altra spinosa questione, e cioè quella relativa al lancio di bottiglie di vetro che avviene nelle Piazze a tarda ora. «Questa deplorevole abitudine - ha osservato - crea non pochi problemi,. Innanzitutto il tappeto di frammenti di vetro che si forma sull’asfalto è pericolosissimo per chi vi cammina sopra. E poi c’è da dire che quando le bottiglie si spaccano provocano un baccano infernale che disturba il riposo dei residenti. . Speriamo che l’ordinanza che anticipa la chiusura possa portare risultati anche in questo senso, altrimenti vedremo il da farsi». I vetri che restano sul pavimento delle Piazze sono talmente tanti che i ragazzi usano la bici devono sollevarla per un tratto di strada, in modo da evitare che si buchino i pneumatici. In Comune non si esclude che in una fase successiva si chieda al Prefetto di intervenire con un provvedimento simile a quelli che vengono adottati per le partite di calcio e che in questo caso potrebbe vietare l’utilizzo delle bottiglie di vetro fuori dei locali.

Giovedì, 04 Maggio 2006
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