Martedì 19 Novembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa alcol e guida del 5 maggio 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

LA PROVINCIA DI COMO

4 maggio 2006

Il Comune paga da bere per non alzare il gomito (*)

L’assessore di Parè offre un paio di bevute ai giovani purché ascoltino gli esperti contro l’abuso di alcol

PARÈ

Degustazione di vino e birra gratuiti a spese del Comune in cambio dell’adesione a due lezioni di sensibilizzazione sui danni causati dall’abuso di alcol. Si chiama «Impariamo a bere» l’originale e singolare iniziativa che l’assessore alle politiche giovanili, Alessio Fionda, 22 anni, ha coniato. Le due lezioni sono in calendario a metà mese a Parè ed a Gironico, dove in due distinte serate psicologi, medici e volontari della cooperativa sociale «Questa Generazione» di Como relazioneranno ai giovani l’argomento con tanto di degustazione di diverse bevande alcoliche. Gratis. Le due conferenze, organizzate dalla commissione cultura e dall’assessorato alle politiche giovanili parediense con la commissione assistenza di Gironico, sono in programma per venerdì 12 alle 21 nella sala polifunzionale gironichese (di scena la birra) e per giovedì 18, sempre alle 21, nella sala consiliare parediense, che verrà trasformata in una sorta di osteria per la serata dedicata al vino. «Dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità emerge un quadro non entusiasmante dei giovani italiani. Un campione di circa cinquemila alunni "under 15” ha messo in evidenza che gli adolescenti italiani sono pigri, bevono, fumano e sopportano a stento la scuola e i genitori» – dice l’assessore Fionda – «Se però le ultime due caratteristiche sono in fondo tipiche dell’età adolescenziale, la percentuale di giovani che fumano, bevono e provano droghe dovrebbe preoccupare tutti coloro che operano a stretto contatto con giovani, a partire da insegnanti e genitori». L’indagine in particolare ha messo in luce che il 12 per cento degli undicenni ed il 37 per cento dei quindicenni beve almeno una volta a settimana, il 16 per cento fuma ed il 27 per cento dei maschi ed il 18 per cento delle femmine ha già sperimentato droghe. «In tale contesto s’inseriscono le azioni concordare dalle amministrazioni di Parè e Gironico per cercare di dare delle soluzioni concrete a queste problematiche» – sottolinea Fionda – «Proponiamo a tutti i giovani tra i 14 e i 25 anni due serate nelle quali i ragazzi saranno invitati a bere alcool. Sì a bere alcool con prudenza e cercando di far capire loro quali sono i rischi che possono correre, a cominciare da quelli della salute agli incidenti stradali ai problemi sociali legati all’alcolismo». Proprio in questi giorni i giovani interessati stanno ricevendo una lettera d’invito alle due serate. La partecipazione è comunque libera a tutti gli interessati. «Non vogliamo fare la predica a nessuno dicendo quanti giovani abusano dell’alcol, ma vorremmo solo contribuire a far imparare a degustare in modo intelligente vino e birra grazie alla presenza di esperti» conclude il giovane assessore parediense.

Dario Lucca

 

(*) Se andate sul sito http://www.laprovinciadicomo.it/ e cliccate su “Lettere al Direttore” potete scrivere al giornale il vostro parere.

Fatelo, per favore.

Scrivete numerosi, sbizzarritevi con i vostri commenti: questi politici vanno fermati, prima con denunce sui giornali, poi se necessario anche nei Tribunali (considerate le evidenti violazioni al codice penale e alla legge quadro sull’alcol di questa vergognosa iniziativa).

Se questa iniziativa, vergognosa ed illegale, non verrà fermata, sarà una sconfitta per tutti quanti hanno un minimo di preparazione e di sensibilità sui problemi alcolcorrelati nel nostro paese.

Alessandro Sbarbada - a.sbarbada1@tin.it


 

CORRIERE ADRIATICO

Il candidato del centrosinistra ha incontrato i giovani al Donegal

Una birra col primo cittadino

Ancona - Ad “Una birra con Sturani” al pub Donegal di Ancona erano presenti quasi mille ragazzi. Dopo un breve saluto, Fabio Sturani - candidato a sindaco del centrosinistra - ha lanciato il gruppo di musica celtica Lor’ Randal. Il candidato si è intrattenuto con i vari gruppi di ragazzi presenti, di tutte le età, ha chiacchierato e ascoltato le loro richieste e le loro esigenze, sorseggiando dell’ottima birra. Erano presenti alla serata molti candidati giovani della coalizione.


 

IL GAZZETTINO (TREVISO)

Inchiodati dalla Sovrintendenza

Dopo l’indagine non la passerà liscia chi ha posto fari e infissi sugli affreschi del ’200 in S.Margherita

Chiodi sugli affreschi? Impossibile... «Potrebbero valere penali salate e lacrime». Dopo gli accertamenti che avverranno a stretto giro di posta. A Venezia, in Soprintendenza Beni Architettonici, alla lettura dei giornali ieri i funzionari hanno avuto sussulti e spasmi. «Non è possibile...» si è sussurrato articolo dopo articolo sfogliando la ricca rassegna stampa trevigiana.

La festa notturna in Santa Margherita, una chiesa sconsacrata fin che si vuole ma comunque tempio d’arte con affreschi del ’200 di Tommaso da Modena che farebbero la gioia e l’orgoglio di qualsiasi museo del mondo, ma non in Italia (ovviamente) visto cosa è successo, rischia di trasformarsi in una buccia di banana per gli organizzatori. Ottime le intenzioni, di sicuro, nel promuovere la serata dedicata ai giovani e coinvolgerli nella lotta contro l’alcool, ma visto come poi sono andate le cose ci saranno tante cose da mettere a fuoco nei prossimi giorni. (*)

Un’indagine, in primis, sarà disposta dalla stessa Soprintendenza ai Beni Architettonici del Veneto, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici (i chiodi infissi sugli affreschi di Tommaso da Modena...) nonchè dall’Agenzia del Demanio di Venezia territorialmente competente.

L’architetto Giuseppe Rallo che sovrintende ai Beni Architettonici di Treviso e Belluno, con relative province, resta perplesso e così ricostruisce la vicenda che avrà una puntuale ricostruzione: «Sono stato contattato telefonicamente nel recente passato. Mi è stata illustrata l’iniziativa. Visto che era un avvenimento occasionale e non erano previsti lavori alla struttura non c’è stato nemmeno bisogno del nostro placet, visto che era sufficiente quello dell’Agenzia del Demanio di Venezia che è l’organizzazione competente e gestore su Santa Margherita, l’ex chiesa di Treviso. È un bene demaniale, l’uso era appunto occasionale, non si dovevano fare lavori... tutto mi è sembrato di grande normalità. E non c’è stato bisogno di nulla di scritto. Certo è che ora, vista la segnalazione di quanto sarebbe stato registrato dopo la festa nella storica ex chiesa, un’inchiesta va fatta. Si dovrà appurare se e quando quei chiodi sono comparsi sugli affreschi di Tommaso da Modena. Se saranno individuate eventuali responsabilità, le penali saranno salatissime. È semplicemente folle, impensabile, che qualcuno abbia osato impiantare dei chiodi su quei capolavori. Qualsiasi finalità, sia essa la posa di un faretto per fare luce in una struttura poco illuminata o la messa in evidenza dei cartelli di sicurezza, non giustifica gesti barbarici di questo tipo».

Ora cosa farà?

«Dobbiamo passare in tempi brevi agli accertamenti. In giornata sentirò l’Agenzia del Demanio e la Sovrintendenza ai Beni Artistici e Storici per disporre un sopraluogo a Santa Margherita».

Come si potrà accertare "l’età" dei chiodi infissi sugli affreschi e di conseguenza verificare le eventuali responsabilità se di Mirella ?

«Dal "colore" della malta attorno al chiodo si ha un’immediata datazione di massima del gesto vandalico».

Sergio Zanellato

 

(*) Nota: i chiodi infissi nell’affresco del ‘200 durante la festa-alcolica-per-la-lotta-contro-l’alcol, hanno fatto passare in secondo ordine la discussione sull’opportunità educativa dell’iniziativa. A cose fatte, con buona pace di Tommaso da Modena, speriamo che i chiodi servano per ricordare a lungo l’errore commesso.


 

IL TEMPO

FIUGGI

Alcolismo, un’altra tappa dell’Anca Dopo la giornata di Fiuggi l’associazione sarà di nuovo in piazza ad Anagni

ANAGNI — Un impegno costante nel diffondere un messaggio d’amore per la vita propria e degli altri. L’Anca (Associazione nazionale contro l’alcolismo), sta diventando sempre più punto di riferimento ed esempio d’impegno civile nella provincia di Frosinone, dove alcol, droghe leggere e pesanti, sono una piaga in costante crescita. Problemi sociali che, come nel caso dell’alcolismo (ma nella tossicodipendenza le statistiche non sono migliori), riguardano migliaia di giovani e famiglie, che oltre a scontrarsi con un male che sconvolge la personalità e le abitudini di chi ne cade vittima, può togliere la vita. Per questo l’Anca, oltre a svolgere la sua attività nel centro di riabilitazione di Fiuggi, da anni ha deciso di parlare direttamente alla gente per combattere l’indifferenza. Occorre comunicare, discutere, diffondere il messaggio dell’Anca e di chi ha battuto questo male. Come farlo? Attraverso incontri, convegni, dibattiti e conferenze che l’Anca ha fatto e continua ad organizzare. Ma il dottor Grazioli e tutti i volontari dell’Anca, hanno voluto fare di più. Hanno deciso di parlare di alcolismo nelle piazze delle cittadine ciociare. Prima tappa a Fiuggi, domenica scorsa a Piazza Spada, organizzando una raccolta fondi e un concerto della Banda comunale e di un gruppo di ragazzi dell’associazione che si ripeterà questa domenica ad Anagni, con la manifestazione «aprire il mare». ». Parole di chi, evidentemente, vuole in qualche modo sottolineare il modo che in molti settori fondamentali della Comunità, si ha di affrontare il problema dell’alcolismo. Problema che non va assolutamente sottovalutato essendo un fenomeno che si verifica in una percentuale molto elevata nei consumatori «abituali» di alcolici e che provoca seri danni sia fisici, sia psichici, sia sociali. Smettere di far uso dell’alcol è difficilissimo, se non impossibile, nonostante la persona si renda conto del male che questo gli provoca. Il desiderio persistente e dannoso di bere, la necessità di dosi sempre più elevate per raggiungere l’effetto desiderato, l’impossibilità di controllarsi, sono questi gli effetti provocati dalla dipendenza. Bisogna parlarne e raccontare per aiutare . Die. Mau. 


 

 

IL GAZZETTINO (PORDENONE)

SICUREZZA 

Pordenonesi bocciati dalla Polizia stradale

Pordenone

L’identikit dell’automobilista pordenonese tracciato dalle statistiche elaborate dalla Polizia stradale, di anno in anno, assume sempre di più i connotati di una figura incivile, distratta e facilmente propensa ad alzare un po’ troppo il gomito. Nei primi quattro mesi del 2006, infatti, le multe comminate dalla Polizia stradale di Pordenone e dal distaccamento di Spilimbergo sono state ben 3.356 (mentre nell’arco del 2005 hanno raggiunto quota 11.319), la maggior parte delle quali per eccesso di velocità, ma anche per numerosi altri motivi assai poco edificanti. In particolare, più di una persona al giorno (123), in questi quattro mesi è stata pizzicata al volante in stato d’ebbrezza o sotto l’effetto provocato dagli stupefacenti (9). Mentre è ancora più ampia la fetta dei "distratti".


 

IL GAZZETTINO (BELLUNO)

Sempre più adolescenti con il bicchiere in mano, si inizia al di sotto dei 14 anni e non di rado si abbinano droghe 

Allarme alcol, in aumento la dipendenza in rosa

Cresce il numero di ragazzini al di sotto dei 14 anni che si trova a convivere con la dipendenza da alcol, così come cresce quello della ragazze che sottovalutando la difficoltà di metabolizzare gli alcolici arrivano in pronto soccorso in coma etilico. L’allarme, soprattutto per l’aumento delle giovani viene dall’assessore alle politiche sociali Michele De Bertolis che ammette: «Su questo aspetto bisognerebbe insistere di più nella sensibilizzazione. Le ragazze bevono come i ragazzi non sapendo che anche per una questione ormonale, oltre che di peso, vanno incontro a maggiori problemi». La conferma di entrambe le tendenze arriva anche dal Sert. «Proprio l’aumento della dipendenza da alcol nei giovani - spiega la viceresponsabile del servizio Annunziata Licci - ci ha fatto aprire una nuova sede in via Ortigara, a Parè. Il servizio si rivolge ai ragazzi sotto i 24 anni, ma molti sono gli adolescenti, una fascia scoperta per la quale il sostegno è tutto da strutturare: non appartengono né ai servizi di psichiatria, né a quelli dell’età evolutiva, sono o troppo grandi o troppo piccoli». Stessa situazione per la dipendenza al femminile: «Le ragazze che si trovano ad affrontare situazioni di alcolismo sono in aumento anche se in termini assoluti -precisa la psicologa - sono ancora i maschi a prevalere. Ma nelle giovani il problema è quasi sempre abbinato ad altri disturbi, come quelli di natura alimentare. E per tutti spesso l’alcol è un primo passo verso altre dipendenze, come le droghe»


 

IL GAZZETTINO (VENEZIA)

L’INTERVISTA Un medico del Sert 

«Attenzione, a rischio i ragazzi più deboli» 

«Ma si danneggia se stessi e gli altri»

«Ho cominciato a fumare perché volevo essere uomo», dice L., un quattordicenne che frequenta la 3. media nella nostra scuola (S. D’Acquisto). È uno dei tanti ragazzi della nostra età (12-13 anni) che comincia a fumare. Può capitare facilmente che a un ragazzo venga offerto del fumo ed è difficile dire di no. Abbiamo intervistato il dottor Leonardo Duminuco che lavora al Sert dell’Asl veneziana, per avere un’idea più precisa del problema. Il Sert è un servizio dell’Asl che si occupa di problemi legati alle dipendenze (da alcol, fumo, sostanze psicoattive, abusi alimentari, ma anche della dipendenza dal gioco d’azzardo). Un servizio che è iniziato nel 1990 grazie a una legge, la 309/90. Nella nostra città c’è una sede a Mestre in via Calabria, e una a Venezia. Al Sert di via Calabria lavorano circa 25-26 persone tra medici, educatori, psicologi, infermieri.

Dottor Duminuco, chi si rivolge al Sert?

«Prima di tutto le famiglie che hanno in casa qualcuno con problemi di dipendenza, perciò sono preoccupate per la loro salute e vivono situazioni di disagio e sofferenza. E poi anche chi fa diretto uso di sostanze o soffre per situazioni di dipendenza. Sono persone che vivono una profonda sofferenza e chiedono aiuto; sono soprattutto persone adulte, perché non ci si accorge subito del problema, ma solo quando è tardi e la sofferenza è ormai grande. Da noi però si rivolgono anche le scuole per importanti interventi di prevenzione, insomma per aiutare i ragazzi a non cominciare, con fumo, alcool e droga».

Quali cose dovrebbe sapere un ragazzo della nostra età riguardo al fumo?«Un ragazzo dovrebbe sapere che, quando fa uso di sostanze del genere, danneggia se stesso e gli altri. Qualsiasi sostanza è a rischio, alcune sono a rischio immediato e diretto, altre no; ma sono comunque pericolose a lungo termine o indirettamente, dipende dall’uso che se ne fa! Bisogna in ogni caso sapere che una sigaretta accorcia la vita di cinque minuti (cioè il tempo di fumarla) e che in Italia a causa del fumo muoiono novantamila persone all’anno e quarantamila per l’alcol. E, a proposito di alcolici, anche qui ci vuole molta attenzione e coscienza: considerate che anche un solo bicchiere di vino può costituire un rischio, per esempio chi ha bevuto non ha più i riflessi pronti e quindi, se è alla guida di un’auto, mette a rischio se stesso e gli altri. Un dato allarmante è che proprio in Italia si inizia a bere prima che in tutti gli altri Paesi europei, a 11 anni»

Perché un ragazzo incomincia a fumare?

«Una persona che fuma è in genere una persona debole. È difficile per un ragazzo dire di no, anche perché il primo posto dove si vede fumare o bere è in famiglia. A sapere dire di no sono solo le persone più forti. Si comincia perché lo fanno gli altri, mamma, papà, amici o solo per curiosità e tentazione, oppure per sentirsi più grandi e più duri».


 

L’ARENA

Il pm Benelli ha interrogato l’indagato. In aula martedì

Incidente di viale Piave, processo per direttissima

A giudizio il guidatore dell’auto che ha travolto i fidanzati in moto

Sarà processato per direttissima il guidatore dell’Opel Astra che il 22 aprile scorso aveva investito i fidanzati in motocicletta in viale Piave. Il procuratore Guido Papalia e il sostituto procuratore Giovanni Benelli lo hanno citato a giudizio per martedì prossimo davanti al giudice Valeria Ardito con l’accusa di duplice omicidio colposo aggravato dalla guida in stato di ebbrezza.

L’indagato si chiama Gheorghe Iftime, ha 30 anni, ed era risultato positivo all’alcoltest. Sarà assistito dagli avvocati Paola Malavolta e Francesca Campostrini, gli stessi legali che l’altro ieri lo hanno difeso durante l’interrogatorio davanti al pm Benelli. Il cittadino rumeno ha ammesso le sue responsabilità. Secondo l’accusa, viaggiava contromano a velocità eccessiva e aveva centrato la Ducati Monster guidata da Andrea Gecchele, 23 anni di San Bonificio, che era con la sua fidanzata Giulia Biondani, di Colognola ai Colli. Nonostante i tempestivi soccorsi, i due giovani erano morti per le gravi ferite riportato nello scontro.

I parenti dei fidanzati hanno incaricato gli avvocati Giuseppe Cappiotti e Paolo Costantini di tutelare i loro interessi come parti offese.

La procura ha citato come testimoni tre agenti della polizia municipale che erano intervenuti sul luogo dell’incidente e altri tre testimoni che avevano assistito allo scontro tra la Opel e la Ducati.

L’incidente di viale Piave aveva provocato polemiche perché il guidatore dell’auto non era stato posto agli arresti dopo l’incidente. Ma si era fermato dopo lo schianto, è incensurato, non c’è il pericolo che fugga o che possa commettere lo stesso reato (gli è stata ritirata la patente e, quindi, non può guidare) e, infine, non c’è il rischio che possa inquinare le prove, già raccolte dagli agenti dopo l’incidente. Pertanto, non c’erano gli elementi per poterlo arrestare.


 

L’ARENA

Cordoglio e solidarietà da parte della gente per la famiglia dell’appuntato Ciro De Vita, che invoca leggi più severe

«Fermiamo le stragi causate dall’alcol»

Nelle celle mortuarie di Borgo Roma l’estremo commiato della famiglia

di Elena Cardinali

Il berretto d’ordinanza e la sciabola appoggiati su un cuscino di velluto rosso, davanti alla bara ancora aperta, con il corpo dell’appuntato scelto Ciro De Vita vestito con la divisa. Dietro due carabinieri in alta uniforme. È avvenuto così, nella cappella delle celle mortuarie del policlinico di Borgo Roma l’ultimo commiato di congiunti e conoscenti al militare morto nella notte tra sabato e domenica a Lugagnano, prima del funerale solenne nella chiesa di San Michele. Qui le ultime carezze, gli ultimi sguardi, a fissare un ricordo indelebile nella memoria del dolore.

Intorno alla moglie Fernanda, ai figli, alla famiglia dell’appuntato De Vita si sono stretti i carabinieri, gli amici, e tante persone che condividono con loro il dolore per questa morte che sembra un tragico gioco del destino, come dice Loredana Fantato, cognata della moglie del militare: «Un anno fa Ciro era scampato per caso a un incidente pauroso, accaduto poco lontano dal luogo dove è stato investito. Mi ricordo che la sua auto era stata distrutta nello scontro con un’altra vettura, guidata da un cittadino cinese. Ciro non s’era fatto nulla. Ma ora pare che il destino sia venuto a reclamare la sua vita. Non sembra esserci altra spiegazione per un fatto così assurdo».

Loredana Fantato parla di questo suo sfortunato congiunto come di una «persona profondamente onesta, dedita con scrupolo al lavoro, una brava persona che veniva da una di quelle grosse famiglie del sud dove la dignità è tutto». Si riferisce ai 14 fratelli di Ciro, originario del Napoletano. Lui aveva conosciuto Fernanda vent’anni fa, in Arena, dopo la rappresentazione di un’opera lirica. S’erano piaciuti subito, innamorati. Sei mesi dopo erano già marito e moglie. Un legame forte, da cui erano nati due figli.

Ieri mattina Fernanda ha trovato la forza dell’ultimo commiato sostenuta dai familiari ma soprattutto dal collega di Ciro, il vicebrigadiere Luca Bonora, che quella sera di pioggia era di pattuglia con il collega che si è visto falciare sotto gli occhi dal fuoristrada. Bonora è andato a salutare Ciro e poi ha abbracciato Fernanda. Il dolore che si è stretto al dolore diventando solidarietà e conforto.

«Dobbiamo riflettere, far comprendere ai giovani cosa sono i valori», ha detto don Antonio Cameran, cappellano militare della Regione Veneto carabinieri, arrivato in Borgo Roma a benedire il feretro dell’appuntato De Vita prima della partenza verso San Michele. Con lui il cappellano dell’ospedale di Borgo Roma, padre Zeno Ferrari, che ha pregato con i familiari sulla bara del militare. Fernanda ha dato un bacio alla bara ormai chiusa, coperta di corone di fiori, e poi la partenza verso San Michele, per il commiato tra le gente che si è stretta numerosa intorno al suo dramma.

«Ma queste cose non dovrebbero più accadere», diceva una conoscente sul sagrato della chiesa, «perchè non è possibile ammazzare una persona perchè non si è più lucidi. La legge va cambiata. Ci vuole più severità». Sì, severità e certezza delle pena, aggiungeva un altro:«Uno deve sapere che se beve rischia grosso. Che non può mettersi al volante, perchè rischia la galera, come succede all’estero. La regola è semplice. Chi beve non deve guidare». Un’anziana signora gli ha fatto eco:«Il fatto è che i ragazzi oggi bevono un mucchio di alcolici. Ai tempi nostri andava solo il vino. Adesso, soprattuto nel fine settimana, si beve in modo smodato. No, bisogna cambiare sistema».

Tra i tanti partecipanti al funerale dell’appuntato scelto Ciro De Vita anche il luogotenente Paolo Lomonaco, per 16 anni in servizio alla Compagnia di Villafranca, congedatosi poche settimane fa:«Lo vedevo quasi tutti i giorni, Ciro. Era una persona ligia al dovere, riservata. modesta. Era quasi sempre in servizio sulla strada, di pattuglia. Un militare sempre pronto, e non lo dico per retorica o per affetto, ma perchè lui era veramente un carabiniere fino al midollo, con un grandissimo senso del dovere, che anteponeva a tutto. Un esempio che non possiamo dimenticare. E che deve far riflettere, tutti, sulla necessità di una svolta nella legislazione sulla guida in stato d’ebbrezza. Perchè ormai sono troppe le vittime della strada per incidenti provocati dall’abuso di alcol e di stupefacenti».


 

L’ARENA

Ai funerali del Cc ucciso la gente chiede pene severe Il vescovo:

Ciro vittima non solo di un ubriaco ma di un’ebbrezza più profonda 

Commosso addio ieri mattina nella chiesa di San Michele Arcangelo all’appuntato Ciro De Vita, travolto e ucciso da un’auto guidata da un giovane ubriaco, nella notte di sabato sulla strada tra Verona e Lugagnano. Presenti centinaia di cittadini, molti fuori della parrocchiale, insieme al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, generale Gottardo, ai vertici locali dell’Arma, ad autorità civili e militari. «Era un servizio antistrage che voleva evitare gli incidenti del sabato notte, e De Vita è stato falciato proprio durante questa attività», ha ricordato Gottardo. Toccante e forte l’omelia del vescovo, padre Carraro, con un forte richiamo al recupero dei valori e contro gli abusi, come quello dell’alcol: «Grazie Ciro, perché ti sei offerto per noi; l’ebbrezza di cui sei stato vittima è segno di un’ubriachezza più profonda che dilaga». E sul sagrato della chiesa di San Michele, dove De Vita abitava, erano in diversi ieri a chiedere pene più severe per chi, in stato d’ebbrezza, miete la vita di altre persone.


 

IL MESSAGGERO

TRASTEVERE/1

Il “salotto” della maxirissa

Al Presidente del I Municipio, Giuseppe Lobefaro. Sabato notte maxirissa a Trastevere: alla fine è inevitabile che succedano certe cose, quando si autorizza l’apertura di un numero spropositato di locali tutti concentrati nello stesso luogo poi succede questo. Lei definisce sul Messaggero del 1° Maggio il clima di Trastevere sostanzialmente sereno: non so se lei abbia mai avuto l’occasione di passare a piazza di S. Maria in Trastevere e dintorni alle sei del mattino... ne dubito, ci provi qualche volta, poi, osservando la distesa di bottiglie, di bisogni fatti in ogni angolo potrà avere almeno una pallida idea di cosa succeda la notte a piazza di S. Maria in Trastevere... altro che salotto sereno... uno schifo, come il 1° maggio un gruppo di turisti italiani stavano dicendo tra di loro a ponte Garibaldi a proposito di Trastevere. Più volte ho chiesto l’intervento delle varie forze dell’ordine, diverse volte mi è stato spiegato che intervengono con una certa "cautela" proprio perché certa gente (sempre di più, visto che sul “Messaggero” è scritto: in 700 contro i carabinieri) si rivolta contro di loro, sabato quei carabinieri non hanno usato la solita "cautela", hanno avuto la "sfrontatezza" di intervenire per sedare una rissa tra ubriachi... anche lei avrà letto sul giornale come è andata. E il tanto decantato effetto della ztl a Trastevere sulla vivibilità per i residenti che si legge su certi manifesti elettorali? Praticamente nullo, visto che la maxirissa c’è stata in pieno orario ztl e questa non è che abbia scoraggiato la gente a venire a Trastevere, anzi! Del resto per attraversare a piedi la suddetta e alquanto striminzita ztl non è che ci voglia un granché. La situazione è andata peggiorando in questi ultimi anni. Che sia l’effetto collaterale del tanto decantato "Modello Roma"?

Mario Corsi residente in Trastevere


 

TRASTEVERE/2

Non giustifichiamo i vandali

Non riesco a capire perché sia cosi difficile arginare questo fenomeno di stupidità. Perché in molti prendono le difese di questi ragazzi così stupidi, perché se io tiro una bottiglia contro una macchina delle forze dell’ordine vengo arrestato mentre ad altri viene permesso di tutto. Perché la sinistra (non tutta) giustifica il tutto con il disagio giovanile, mancanza di lavoro ed altre scuse. Una bottiglia, una pallonata, fanno male e possono fare danni sia se tirata da una persona che lavora e non ha disagi sia da chi non lavora ed è disagiato.

Umberto Sarperi


 

IL GAZZETTINO (PADOVA)

I venti esercenti raggiunti dall’ordinanza ...

I venti esercenti raggiunti dall’ordinanza del sindaco Flavio Zanonato che impone la chiusura dei locali a mezzanotte hanno dichiarato guerra all’amministrazione comunale. E anche i giovani visto che ieri sera verso mezzanotte in piazza delle Erbe c’erano oltre 2mila persone decise a disobbedire.

Due gli schieramenti in campo per contrastare il proibizionismo promosso dal primo cittadino. Un gruppo, tra cui il Bakarà di piazza dei Signori e i "Paparazzi" di via Marsiglio da Padova, ha affidato la sua difesa allo studio legale Pietrogrande di via Trieste, altri più "pacifici" cercheranno invece di trovare una soluzione al divieto dettato dal sindaco con l’aiuto dell’Appe (associazione provinciale pubblici esercizi). I primi, che rivolgendosi ad un avvocato hanno chiaramente delegittimato le tre associazioni di categoria, in queste ore si stanno riunendo per capire come poter agire legalmente, mentre i secondi si incontreranno oggi pomeriggio alle 15.30 nella sede dell’Appe.

«Ancora - spiega il segretario dell’associazione Angelo Luni - non sappiamo quanti esercenti aderiranno alla nostra chiamata. Abbiamo contattato tutti e venti i locali raggiunti dal provvedimento comunale, anche quelli non iscritti all’Appe perchè rappresentiamo comunque in città almeno il 70 per cento di bar e ristoranti. Dedicheremo la prima parte dell’incontro alle ragioni dei commercianti e la seconda a trovare una soluzione. Certo il nostro obiettivo è quello di accontentare il più possibile gli esercenti senza creare danno agli interessi dei privati».

Su una cosa, però, l’Appe condivide in pieno con i proprietari e gestori dei bar: due ore in meno di lavoro (l’ordinanza anticipa la chiusura a mezzanotte anziché alle 2) arrecano un grave danno economico. «La verità - prosegue con una vena polemica Luni - è che il fenomeno spritz è presente sulle piazze e nel Ghetto da ormai dodici anni e nessuno è riuscito a risolverlo perchè non si è fatto nulla o troppo poco. Il Comune ci chiede una mano per rendere più viva la città e poi decide di chiudere i locali due ore prima. Bar che non hanno di certo la colpa delle bottiglie di birra e di vino che vengono scagliate al suolo sulle piazze e nel Ghetto. Sono prodotti che i locali non vendono». (*)

«Questa ordinanza comunale - sottolinea il segretario dell’Appe - non risolverà nulla, perchè il fenomeno spritz non è altro che un problema di ordine pubblico. In piazza delle Erbe continueranno ad esserci vagabondi e i centri sociali non smetteranno di organizzare feste e concerti con annessa la distribuzione di bevande alcoliche. In pratica non si è riusciti negli anni a controllare un manipolo di 50-100 persone che adesso portano danni ad un’intera comunità».

«Morale - conclude Luni - noi come Appe penseremo ad una soluzione che venga incontro sia agli esercenti che agli abitanti del centro storico disturbati da schiamazzi e sporcizia, ma è chiaro che chi vuole intraprendere una guerra contro il Comune per mezzo di un legale è libero di farlo».

Intanto, diversi bar hanno già annunciato azioni di disturbo nei confronti dell’amministrazione comunale. Ad esempio, non prendere parte per protesta alla "Notte Bianca" del 24 giugno. Non solo, molti sono intenzionati a chiamare ripetutamente e incessantemente Vigili urbani e forze dell’ordine nel caso in cui dopo la mezzanotte, ora che per loro significa stop agli introiti, piazza delle Erbe sia frequentata da Disobbedienti, studenti e sbandati che bevono, fumano le canne e organizzano meeting musicali.

Marco Aldighieri

 

(*) Nota: non è vero. I baristi sono responsabili del comportamento dei loro clienti anche fuori dal loro esercizio pubblico (Corte di Cassazione, sentenza 45484 del 24/11/2004). Nel caso specifico il problema non è la provenienza delle bottiglie scagliate, ma se il comportamento può essere messo in relazione agli alcolici consumati nel bar.


 

IL GAZZETTINO (PADOVA)

Provvedimento anti-spritz ...

(m.a.) Provvedimento anti-spritz targato Flavio Zanonato che secondo le tre associazioni di categoria e gli esercenti non andrà ad intaccare il movimento di piazza delle Erbe. Ovvero, centri sociali, studenti, vagabondi, tossici e spacciatori additati da baristi e cittadini come il vero problema che attanaglia il centro della città.

«Non accettiamo - commenta Max Gallob leader dei no global padovani - che la nostra città sia ostaggio della lobby dei commercianti. A Padova esistono più giovani che esercenti. Noi in piazza continueremo ad andare e non solo per fare feste fine a se stesse, ma per creare momenti di aggregazione». Piazza delle Erbe che spesso vede la presenza, anche, del Cpo Gramigna, antagonista dei Disobbedienti, e che organizza una sorta di feste con annessa la distribuzione di spritz e altre bevande alcoliche. Infine, accanto alla fontana e nei pressi della scalinata che porta al palazzo della Ragione, quotidianamente non mancano "punkabestia", tossicodipendenti e spacciatori maghrebini.


 

IL GAZZETTINO (PADOVA)

So bene, anche per esperienza diretta, ...

So bene, anche per esperienza diretta, che qualsiasi ordinanza tendente a porre limiti alle attività economiche, alla loro struttura competitiva, alla loro organizzazione commerciale, alla lunga crea solo problemi e difficoltà.

Non solo, ma la limitazione degli orari di apertura dei pubblici esercizi, soprattutto nel centro storico, alla lunga corre il rischio di essere un ulteriore provvedimento di desertificazione dell’area.

Si pensi alle polemiche di qualche mese fa per le chiusure festive dei locali pubblici.

Provvedimenti quindi, come quello della chiusura obbligatoria a mezzanotte per tutti i bar delle vie a rischio ’ degenerazione spritz", non sono da me ben visti. Altrettanto non possono essere condivisi dal presidente di una associazione di esercenti.

Ma, rispetto a questo, dobbiamo tutti porci un problema come genitori, come parenti delle migliaia di giovani che tanta importanza danno al rito dell’aperitivo serale.

Si tratta sempre di più di sapere svolgere un ruolo di ’mediazione sociale’ che eviti appunto che un fenomeno di moda ’ qual è il rito dell’aperitivo nelle serate di mercoledì, venerdì e sabato a Padova,(ora anche in alcuni comuni della provincia) si trasformi, per molti giovani, in un modo per assorbire elevate quantità di alcool, e dare sfogo a espressioni di ribellione ingiustificate.

Dobbiamo, tutti, farci carico della vitalità di una città che vede alcune sue parti trasformate in orinatoi, marciapiedi su cui spaccare le bottiglie (per divertirsi) e dove spesso si inserisce lo smercio di droga e, soprattutto, diventa pericoloso transitarvi se non si è del gruppo.

Una situazione che si trascina da anni, con i commercianti spesso costretti a chiudere anticipatamente o con il mercato di piazza delle Erbe che deve svuotare la piazza per evitare scontri anche fisici.

Rispetto a questo abbiamo il dovere, sociale e morale, di continuare in una azione che miri a dare risposte al bisogno di incontro dei giovani ed alla loro convivenza con la città.

Abbiamo condiviso ed approvato numerose iniziative, dal codice dello spritz , all’impegno a non somministrare prodotti alcolici in determinate situazioni, abbiamo convinto i nostri associati a seguire dei percorsi formativi, alcuni esercizi sono stati fatti chiudere dal questore ed oggi subiscono profonde limitazioni all’orario di chiusura serale.

Nessuno deve disconoscere il ruolo e l’impegno che tutti i titolari di pubblici esercizi della zona hanno dato in questi anni. Il problema spritz però rimane e se è possibile si è ulteriormente aggravato.

Le soluzioni provate, ripetiamo sono state molteplici, ma ci sembra tutte non risolutive.

Si rende necessario un ulteriore impegno, più completo e più coordinato. Proviamo di nuovo tutti insieme. Non solo chiusura a mezzanotte ma anche maggiore presenza delle forze dell’ordine, occupazione delle piazze con plateatici per i bar, maggiore illuminazione nei sottoportici, pesanti interventi contro lo smercio, divieto di vendere prodotti alcolici dopo una certa ora anche ai negozi, divieto assoluto di vendere bendane in bottiglie di vetro, aiutare economicamente gli esercenti a pagare sistemi di sorveglianza privata esterni ai locali ecc.

Si tratta solo di alcune delle proposte che stiamo facendo poiché la partita dello spritz non si vince contro i giovani ma solo ed esclusivamente con e per i giovani. Per questo è una partita non ancora persa.

*presidente Confesercenti, Padova


 

CORRIERE ROMAGNA

“Fermate le invasioni barbariche”

marina di ravenna - Non è ancora iniziata la stagione estiva. Quella delle polemiche, invece, è già partita. Nonostante la pioggia e il termometro attorno ai 10°, il weekend del primo maggio ha dato il via alle feste in spiaggia e agli happy hour. Contemporaneamente, la birra e la musica hanno riproposto i vecchi disagi per i residenti di Marina di Ravenna in generale e Rivaverde in particolare, che hanno presentato un esposto per protestare contro quelle che sono state definite “le invasioni barbariche”.Parcheggio selvaggio, lampioni e cartelli divelti, bottiglie e cartacce ovunque, aiuole “arate”, corti

Venerdì, 05 Maggio 2006
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK