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FRANCIA - NOMINATO “MISTER BICICLETTA”: SVILUPPERÀ LO SPOSTAMENTO SUL SELLINO E PROPORRÀ MODIFICHE AL CODICE DELLA STRADA. LO SCOPO È RIESUMARE IL VELOCIPEDE DAL SUO LETARGO


 

L’Ingegner Hubert Peigné, Mister Bicicletta.

 

(ASAPS) PARIGI – L’hanno chiamato “Monsieur vélo”, letteralmente “Signor Bicicletta”. Una traduzione poco appropriata, per l’italiano, ma che rende comunque l’idea. Monsieur Hubert Peigné, funzionario del ministero delle Infrastrutture, è stato nominato dal ministro dei trasporti francese Dominique Perben quale ciclista ideale per sviluppare l’uso della bicicletta in armonia con le regole del codice della strada e delle infrastrutture oggi disponibili. “Dobbiamo fare ogni sforzo possibile – ha detto il ministro – per stimolare e incoraggiare l’uso della bicicletta, ma dobbiamo ammettere che il nostro sistema di circolazione non è mai stato pensato in funzione dei pedali: nessuna strada, nessuna piazza, nessun articolo del codice della strada e nessun comportamento da parte di chi guida un veicolo diverso, è conforme alle necessità del ciclista”. Perben è intervenuto a Parigi in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche associazioni di utenti impegnate nella difesa delle categorie deboli, pedoni e ciclisti appunto. Tutto è girato attorno ad un concetto di partenza: se non cambiamo mentalità ed assetti urbanistici (riferendosi ovviamente alla mancanza di piste ciclabili), la bicicletta è un problema, soprattutto per i pedoni. Ma allora, quale sarà in concreto l’impegno assunto da “Monsieur vélo”? Innanzitutto, coordinare la politica in materia a livello dei sei ministeri interessati al problema dal capo del governo: si tratta di quello dei Trasporti, appunto, ma anche dell’Interno, dell’Economia, dell’Ecologia, della Gioventù e dello Sport, del Turismo e infine quello degli Enti Locali. Una bozza di programma è già operativa e almeno a giudicare dalle intenzioni di monsieur Peigné, si tratterà di un piano d’attacco assolutamente previsto nel dettaglio: Mister Bicicletta – forse a chiamarlo così rendiamo più l’idea – è un ingegnere, specializzato in ponti e strade, con le idee piuttosto chiare sull’argomento: ha già pronte soluzioni per una maggior sicurezza dei ciclisti nella realtà del traffico, ha in mente di ricavare spazi per parcheggiare le bici in città, come farle salire – per esempio – ai piani alti dei palazzi cittadini o come poterle trasportare sui mezzi pubblici, siano questi treni, autobus o persino taxi. Insomma, un vaso di Pandora pronto ad essere scoperchiato da un momento all’altro, dal quale non uscirà il caos ma piuttosto una serie di soluzioni chiave per una nuova giovinezza del mezzo più ecologico e potenzialmente più salutare per gli spostamenti urbani o il tempo libero. Il consiglio dei ministri si è già preso l’impegno di ascoltarlo e un comitato di esperti è già all’opera per studiare le modifiche necessarie da apportare al codice della strada, imitando in questo l’iniziativa del vicino Belgio, che nel 2004 ha approntato un “Code de la Rue” in grado di venire incontro alle esigenze di tutte le categorie di utenti. In effetti, se l’Italia è uno dei fanalini di coda europei in tema di bici-compatibilità, anche in Francia le cose non vanno benissimo, tanto che in ambito europeo è considerato uno dei paesi meno adatti agli amanti del pedale. In Francia, le biciclette costituiscono il 3% dei sistemi di spostamento, con una percorrenza giornaliera media per ogni cittadino di 200 metri, contro il 27% dei Paesi Bassi, i cui abitanti ne percorrono invece 2 km e mezzo, il 10% della Germania (800 metri) e del Belgio, i cui sudditi percorrono mediamente poco meno di un chilometro. Persino l’Italia riesce a fare meglio, con un dato fisso e stabile al 4%. Sul fronte della sinistrosità di settore, il bilancio francese annota il coinvolgimento di ciclisti e pedoni in eventi con lesioni nella misura del 30%: stiamo parlando, ovviamente, dell’ambito urbano nel quale il 31% dei morti ed il 32% dei feriti gravi, era a piedi o in bicicletta. C’è da scommettere che saremo presto superati. (ASAPS)



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Lunedì, 08 Maggio 2006
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