Valmadrera: un viaggio in pullman per riscoprire la magia
della birra (*) VALMADRERA (p. zuc.) Bere bene e senza rischiare la vita:
né la propria, né quella degli altri. È questo il duplice il messaggio che
la consulta comunale dell’alimentazione, presieduta da Giancarlo Vassena,
lancia ai concittadini: è il succo dell’iniziativa «In pullman a
tutta....birra», visita guidata al birrificio di Como, per la quale sono ancora
aperte le iscrizioni. «Si tratta di una serata culturale e gastronomica –
sottolinea Vassena – Lo scopo è di avvicinarsi con una consapevolezza nuova
alla birra, alimento tradizionale e naturale, dalle origini antichissime.
Inoltre, la visita viene organizzata in pullman con l’intento di
sottolineare le valenze anche aggregative del bere bene e con saggezza:
quando ci si concede un ricco pasto accompagnato da qualcosa di alcolico è bene
non mettersi poi alla guida della propria auto, ma affidarsi a qualcuno che non
abbia bevuto». Il programma messo a punto dal Comune prevede infatti, alle 18
del 6 giugno, la partenza con due pullman dal piazzale del mercato di
Valmadrera; alle 19 il mastro birraio del birrificio comasco, in una sala
riservata, illustrerà ai partecipanti il ciclo produttivo della birra e guiderà
negli assaggi di alcune produzioni. In seguito si visiterà anche l’area
produttiva. Dalle 20.15 verrà servita alla comitiva una cena tipica, che verrà
accompagnata da congrui quantitativi della bionda bevanda; alle 23 si lascerà
Como per fare rientro. Il costo a persona è di 32 euro. Le adesioni si
effettuano versando la quota alla segreteria del Comune. I posti disponibili
sono 100. Durante la serata a tutti gli iscritti verrà consegnata
documentazione sugli argomenti trattati. «In pullman a tutta....birra» è solo
una delle iniziative della consulta comunale, che nel corso del mese
organizzerà anche una serata sull’«acqua, un bene da bere». (*) Nota: si stanno moltiplicando
queste iniziative di promozione al consumo di alcolici da parte di comuni,
province, discoteche... Il luogo comune che bere moderatamente non costituisca
un rischio è così radicato che viene proposto il bere come prevenzione ai rischi del bere.. Se in
provincia di Como esistesse ancora il tabacchificio, chissà se lo avrebbero
proposto come meta di una gita per prevenire il tabagismo. Noi continuiamo a ritenere che queste forme di promozione all’uso degli alcolici siano in contrasto con l’articolo 13 della Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati che vieta forme di pubblicità che “attribuiscano efficacia o indicazioni terapeutiche che non siano espressamente riconosciute dal Ministero della sanità”. REPUBBLICA.IT TENTA DI VIOLENTARE FIGLIA,
ARRESTATO DAI CARABINIERI I Carabinieri della Compagnia di Palestrina hanno tratto
in arresto un romano di 50 anni, responsabile di tentata violenza sessuale nei
confronti della figlia 20enne. L’episodio e’ avvenuto la scorsa notte in un’abitazione
ubicata nel comune di Olevano Romano. In evidente stato di ebbrezza, il padre
si e’ recato a casa della figlia armato di un collo di bottiglia, con
l’intenzione di usarle violenza. La giovane ha dapprima tentato di calmarlo ma,
non riuscendovi, ha tentato di fuggire dall’abitazione: afferrata per un
braccio ha ingaggiato una violenta colluttazione, e’ riuscita a divincolarsi e
a rifugiarsi in casa della sorella, poco distante dalla sua. La ragazza ha
chiamato il 112 e in breve tempo nell’abitazione sono giunte alcune pattuglie
di Carabinieri della Stazione di Olevano Romano e della Stazione di San Vito
Romano. I militari hanno sorpreso l’uomo, che nel frattempo aveva raggiunto
l’abitazione dell’altra figlia, mentre le minacciava entrambe con quel collo di
bottiglia. Alla vista degli uomini dell’Arma il 50enne ha tentato di fuggire ma
e’ stato subito bloccato e arrestato con l’accusa di tentata violenza sessuale
aggravata. Su disposizione dell’Autorita’ Giudiziaria e’ stato poi tradotto
presso la casa circondariale di Rebibbia. (*) Nota: un padre bevitore si è comportato in modo degenerato nei confronti della figlia sotto effetto dell’alcol. Dobbiamo pensare che non abbia mai avuto modo di ascoltare gli appelli al bere moderato? Che non abbia mai partecipato a gite in birrifici? Che non conosca la storia millenaria del vino? Oppure dobbiamo pensare che a lui, come a molti altri il bere moderato provoca un effetto disinibente che lo rende incapace di controllare il suo bere ed i suoi impulsi? Notti a base di
alcol e droga, bugie e fughe pericolose: quando il “viaggio d’istruzione”
diventa un incubo per i docenti e per le famiglie (*) Sfugge agli insegnanti, stuprata
in gita scolastica
Diciassettenne di Senigallia violentata da uno studente.
Sul traghetto due ragazze molestate da 5 camionisti di GIOVANNI SGARDI SENIGALLIA Uno sguardo languido in pista, lei che
risponde, sfugge al controllo dei professori per seguire il bel ragazzo fuori
dalla discoteca, e la gita scolastica diventa un incubo. Diciassette anni,
studentessa del liceo classico Perticari di Senigallia, stuprata in uno
spicchio di notte vicino al locale di Lignano Sabbiadoro. Studente anche il
violentatore, 18 anni, in vacanza di fine anno con un istituto superiore di
Matera: la conquista ottenuta con la forza potrebbe costargli la galera. Per
ora è denunciato a piede libero, in attesa che i carabinieri verifichino fino
in fondo il racconto della minorenne marchigiana. Quasi contemporaneamente, una settimana fa, altre due
studentesse sono sfuggite ad uno stupro, addirittura in “alto mare”. Diciannove
anni, all’ultimo anno dell’Itas Don Pedro Povera di Rossano Calabro,
tornanavano in nave da una gita a Tolone. All’altezza di Civitavecchia le
ragazze, in attesa dell’apertura del self-sevice, sono state circondate da
cinque camionisti, un italiano e quattro polacchi. Apprezzamenti spinti,
battutacce, poi sono iniziate le molestie, le carezze oscene. Una giovane si è
divincolata, ed è corsa a dare l’allarme. L’altra è stata afferrata per i
capelli, spinta a terra. Solo l’intervento del preside ha evitato lo scempio,
con gli energumeni sfuggiti alle manette nonostante l’accusa di violenza di
gruppo. Per un preside “rambo” che riesce a difendere le sue ragazze, ci sono
tanti altri insegnanti che - poveretti - non sanno come tenere a bada le
scolaresche in libera uscita. Poco più di un mese fa, un ragazzo di 17 anni di Reggio
Emilia, in gita scolastica a Torino, è morto cadendo dal cornicione dell’hotel:
tentava di passare da una stanza all’altra attraverso le finestre. (**) Il 3
maggio scorso, gli allievi del liceo scientifico Marconi di Pesaro, tra i 16 e
i 18 anni, appena messo piede sulle banchine di Olbia, hanno fatto impazzire i
cani anti-droga dei finanzieri addetti ai controlli di frontiera: 5 sono stati
sorpresi con hashish addosso, altri se la sono cavata buttando la droga a
terra. Al preside Gustavo Ferretti non è restato che dare una lezione esemplare
ai ragazzotti che si sono fatti “pizzicare” in flagrante: ritorno immediato a
Pesaro, in aereo, a spese delle famiglie, sospensione e gite bloccate a tempo
indeterminato. E dire che al seguito della comitiva c’era addirittura un medico
per tranquillizzare i genitori. «Già prima della scoperta dello stupefacente -
spiega il dottor Maurizio Sebastiani - avevamo limitato al minimo il consumo di
vino e birra, poi ai ragazzi che hanno proseguito la vacanza abbiamo imposto la
sobrietà assoluta. Noi ce la mettiamo tutta per garantire la migliore
sorveglianza possibile, ma non è un compito facile». Chissà se c’è di mezzo la droga o l’alcol nella notte
brava del ragazzo, in apparenza affascinante e gentile, che alla fine si
sarebbe rivelato un orco per la studentessa di Senigallia. Liceale di terza,
era andata in vacanza in Slovenia con un’ottantina di compagni del Perticari.
Lignano Sabbiadoro la penultima tappa sulla strada del ritorno, prima della
sosta obbligata a Venezia. La sera del 29 aprile la maggior parte degli
studenti va a dormire, una trentina ottiene dai professori il permesso di
trascorrere qualche ora in discoteca, al ”Bunker”, sul litorale della città
veneta. Libertà “vigilata”, la truppa era accompagnata da tre insegnanti che
però, nella calca, perdono di vista i ragazzini ormai frammentati in gruppetti.
Chi balla, chi chiacchiera, lei cede al corteggiamento dell’altro ragazzo in
gita scolastica, lo segue fuori dal locale. Vuole affetto e coccole, lui molto
di più. Quando la studentessa capisce prova a chiamare aiuto con il cellulare,
ma il bulletto la blocca, approfitta di lei. «E’ rientrata in discoteca sconvolta, mi si è buttata tra
le braccia, mi ha detto tra i singhiozzi: sono stata violentata» racconta
un’amica. All’ospedale confermano lo stupro e la comitiva decide di tornare a
Senigallia con un giorno d’anticipo. L’Ufficio scolastico regionale di Ancona
ha avviato un’indagine sul Perticari: «Gli studenti minori in gita - dice un
portavoce - sono sotto la tutela assoluta degli insegnanti, che devono
rispondere di qualsiasi cosa accada a loro. Anche se vigilavano all’interno
della discoteca, è grave che un’allieva sia sfuggita al loro controllo». I prof
tacciono, in attesa di una probabile ispezione. Il preside Giuliano Bonvini
difende invece i docenti: «A mio giudizio hanno fatto il loro dovere, secondo i
primi accertamenti che io stesso ho disposto non vi sono rilievi da muovere». (*) Nota: le gite scolastiche sono sempre state
dei momenti di trasgressione. I cosiddetti “viaggi di istruzione” fanno parte
del piano di offerta formativa. Molte scuole, però, col desiderio di
incrementare le iscrizioni, li propongono in modo accattivante. Il timore di
perdere adesioni ha trasformato le gite scolastiche in momenti istituzionali di
trasgressione. (**) Nota: dopo aver bevuto il Limoncello UNA PARITA’ PERICOLOSA IN FONDO AL BICCHIERE Sempre più donne e sempre più giovani usano e abusano di
alcol. Un fenomeno tutto italiano che colpisce la Sicilia meno gravemente che
altre regioni. Anche le siracusane bevono: lo fanno già a partire dai 14
anni e nel momento più delicato della loro vita tra i 35 e i 44 anni consumano
in modo problematico la sostanza di ancoraggio. Dati alla mano si registra un
incremento rispetto agli ultimi anni in relazione al consumo di aperitivi e
digestivi. Un cambiamento legato alle ultime tendenze, soprattutto del
NordItalia, che arrivano adesso per diffusione in città. La signora Anna, impiegata siracusana di 43 anni, non a
caso è pronta ad ammettere: «Mi capita molto spesso di prendere un aperitivo
insieme alle colleghe qualche ora prima della pausa pranzo e devo ammettere che
stranamente quando ero più giovane lo facevo molto raramente». La diffusione di una nuova abitudine che inizia a piacere
a molti, soprattutto alle donne più vulnerabili e facilmente influenzabili in
termini di tendenze accomunanti: bere fuori pasto con amiche e colleghe,
alcolici e super alcolici. Ebbene sì perché il primato del consumo è ormai
delle donne, soprattutto colte e lavoratrici che affrontano nuovi timori, ansie
e difficoltà di vita quotidiana con l’alcol. Ma la fascia più gravemente
colpita resta ancora per la nostra città quella adolescenziale. Dalle ultime
indagini delle unità di strada della Cooperativa Futura che opera sul
territorio con esperti psichiatri del Sert Asl 8 di Siracusa, risulta che più
dell’85% dei giovani siracusani con età compresa tra i 18 e i 26 anni, consuma
alcol ogni settimana. Sempre minore il numero di giovani che beve vino e in
continua crescita invece il consumo birra anche nelle ore pomeridiane, per un
complessivo rilevante incremento rispetto al 2005 fra le giovani siracusane con
età compresa fra i 18 e 24 anni. «Bevo ogni volta che esco nei pub e in
discoteca con gli amici perché mi piace». Così rispondono per lo più le
coraggiose liceali di Siracusa. Sono loro, le stesse che non troppo stranamente
possono incontrarsi barcollanti per le strade ortigiane il sabato sera e che
ogni tanto arrivano pure a sentirsi male e a nascondere, grazie ai più esperti
coetanei al maschile, il collasso da sbronza. Un incremento così accentuato del
consumo di alcol insieme ad un abbassamento dell’età del primo consumo sta
portando la diffusione dell’acuta malattia del fegato: la citrosi epatica.
Sempre più generazione a rischio epatite alcolica, a rischio tumore al fegato e
sempre più danni a carico dello stomaco e del pancreas. Come arrestare il fenomeno?
Consigliano medici e psichiatri: «Non proibire, ma vigilare». Eleonora Vitale IL GAZZETTINO (ROVIGO) Sito internet per i giovani per
aiutarli nella crescita
Un sito indirizzato principalmente ai giovani per aiutarli a crescere più consapevoli e per accompagnarli nelle scelte della vita. È stato inaugurato in questi giorni dall’assessorato ai Servizi sociali e alle Politiche giovanili della Provincia di Rovigo il sito www.lezionionlife.info. Si tratta di uno strumento di supporto anche per dirigenti scolastici e professori quotidianamente impegnati nel promuovere una formazione di qualità che aiuti i ragazzi a compiere le scelte migliori per il proprio futuro e per diventare cittadini modello di domani. Per ora sul sito sono stati pubblicati i dati dell’Osservatorio sul disagio giovanile 2005, utile per monitorare l’andamento delle devianze sul territorio polesano e che ha evidenziato l’aumento nell’età adolescenziale di utilizzo di droga e alcol. A partire da ottobre prossimo il sito fungerà anche da piattaforma e-learning per l’erogazione del corso "Usa la testa... non sprecare la tua vita", un percorso didattico sulle dipendenze giovanili, destinato ai ragazzi delle classi III delle secondarie di primo grado e a tutti gli studenti delle superiori L’ARENA.IT «Gli automobilisti ubriachi? Un fenomeno allarmante e un
pericolo per tutti noi» La settimana per Serenella Giardini, ex dirigente
amministrativa del Comune, inizia con un buon caffè e l’immancabile sguardo a
L’Arena. Siamo al Caffè Teatro Filarmonico di Corso Porta Nuova. Enrico Frassanito, il maresciallo dei carabinieri
gravemente ferito in Iraq non ce l’ha fatta. Un destino tragico il suo che si
accompagna a quello del giovane alpino Manuel Fiorito. «Sono rimasta scioccata nell’apprendere la notizia. Ero
convinta che Frassanito ce l’avrebbe fatta. Sembra quasi che sia lui ad aver
scelto di morire qui, accanto a chi lo ha conosciuto e stimato. Se poi penso al
giovane alpino mi sento commuovere. La nostra città ha pagato un tributo troppo
alto per una guerra che non è la nostra». Vuole forse dire che le truppe italiane dovrebbero
rientrare ? «Sì, sono sempre stata contraria a questo intervento.
Posso capire che l’obiettivo era di stabilire democrazia ma la missione di pace
è chiaramente fallita». Una neonata è stata abbandonata al policlinico. Gli
infermieri ed i medici l’hanno chiamata Irene e gode di buona salute. «Per fortuna non è stata lasciata in un cassonetto o sulla
strada come purtroppo sentiamo spesso dai mezzi di comunicazione. Credo ci
vorrebbe una forte campagna di informazione sul fatto che si può partorire in
anonimato nelle strutture sanitarie pubbliche». Questo fine settimana la polizia stradale ha ritirato
sette patenti per guida in stato di ebbrezza su 52 controlli. «E’ un dato allarmante perché
mette in evidenza come sulla strada tutti possiamo avere a che fare con
automobilisti non in grado di guidare. Ma evidenzia anche come le forze
dell’ordine siano attente al problema. Qualche giorno fa leggevo sempre su
L’Arena che sono sempre di più i giovani che fanno abuso di alcol e questo è
davvero sconcertante». Una baby gang ha picchiato un giovane coetaneo per
rapinarlo del telefonino. Il fatto è avvenuto ai giardini dell’Arco dei Gavi. «Manca la famiglia e una società attenta e sensibile che la supporti. Il bullismo ha inizio fin dai primi anni della scuola elementare e temo che sia un fatto troppo sottovalutato. I giovani oggi tendono a fare branco, segno evidente che cercano di crearsi una personalità perché sono privi di modelli validi». CORRIERE ROMAGNA Tolleranza zero contro risse e
alcol
Ravenna - Risse a ripetizione, dettate prevalentemente
dall’abuso di alcol. E malori, sempre (o quasi sempre) per il medesimo motivo.
Nonostante l’estate non sia ancora iniziata e il caldo debba ancora arrivare,
il valore di gradazione alcolica a Marina è già ai massimi livelli.Quello che
si è appena concluso è stato un fine settimana di follia. Ordinaria follia
verrebbe da dire, considerando l’andazzo degli ultimi anni. Dopo le polemiche
per il primo happy hour della stagione (a proposito, i fatti hanno dimostrato
che le rimostranze dei residenti di Rivaverde non erano proprio campate in
aria), il secondo weekend di maggio è proseguito sullo stesso copione.Sabato e
domenica scorsi, il centralino del 118 e delle forze dell’ordine non ha mai
smesso di squillare. Per l’occasione, tutte le volanti della Polizia erano
state allertate e fatte convergere a Marina. Ma con i rinforzi degli organici
ancora in stand-by a causa delle elezioni politiche, la sproporzione delle
forze in campo è stata evidente.Sempre più gente e sempre più sotto effetto di
alcol e droghe. Le “invasioni barbariche” dei venerdì-sabato-domenica di sballo
continuano. Non a caso nel discorso tenuto in occasione della festa della
Polizia di sabato scorso, il questore Fulvio Della Rocca aveva richiamato
l’attenzione sulle difficoltà per gli agenti di operare sul territorio in
considerazione delle reazioni spesso violente da parte di persone ubriache. Il
fenomeno si è ripetuto una volta di più, manifestandosi in tutta la sua
pericolosità. Un problema di ordine pubblico serio; di fronte a risse continue,
a gente molesta e maleducata che scambia il giardino altrui per un bagno a
cielo aperto, a giovani che girano in condizioni di alterazione con armi
potenzialmente letali (ad un 19enne di Cologna Veneta, provincia di Verona, i
poliziotti hanno sequestrato un coltello a serramanico nascosto in una scarpa)
il questore ha deciso di non perdere tempo informando immediatamente il
prefetto che, per la giornata odierna, ha convocato con urgenza una riunione
del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.“Per quanto concerne la
nostra competenza - ha affermato il questore - l’attenzione relativa al
problema è massima. E’ nostra intenzione non concedere spazi a fenomeni
degenerativi, ai quali risponderemo con fermezza. Una prima reazione c’è stata
e desidero ringraziare pubblicamente gli uomini impegnati per la
professionalità dimostrata in condizioni operative non semplici”.In attesa del
vertice di stamane, intanto, a livello amministrativo il questore ha disposto
accertamenti nei confronti dei locali maggiormente coinvolti. La Divisione
preposta, che nell’ultimo anno ha emesso sei provvedimenti di sospensione
dell’attività di pubblici esercizi, è stata allertata. Se i disagi dovessero
continuare, non sono esclusi drastici provvedimenti. gi.ro. IL GAZZETTINO (PADOVA) SPRITZIDEE/1 Ci sono leggi e
sanzioni ad hoc: è bene farlo ricordare Ritengo opportuno appoggiare il Sindaco Zanonato nella sua
decisione di chiudere i bar a mezzanotte. Il principio di equità è la base da
cui partire affinché tutte le persone appartenenti alla società civile possano
vivere la propria vita senza danneggiare quella degli altri. È giusto che gli
esercenti possano lavorare, è giusto che il popolo della notte si possa
divertire, ma è altrettanto giusto garantire il riposo a chi deve a sua volta
esercitare la propria professione nelle ore diurne. La Legge Regionale n° 21
del 10/5/99 parla chiaro : " spettacoli all’aperto, attività sportive,
intrattenimenti devono concludersi entro le ore 24 ". Restare fuori dai
locali, sul marciapiede, in piazza o seduti nei tavolini all’aperto è
considerato un intrattenimento e quindi è soggetto a tutte le normative (La
Legge Regionale n° 21 del 10/5/99, legge quadro n° 447/95 e successive) che
stabiliscono sia i livelli di rumorosità, sia i sistemi di sicurezza, sia la
qualità di strutture insonorizzanti del locale. Ma non è finita, anche il codice Penale con l’art. n. 659
prevede sanzioni in caso di disturbo alla quiete pubblica ed al riposo delle
persone. Codacons tre anni fa fece un sondaggio sul grado di alcolismo tra i
giovani, già allora il risultato fu allarmante. Oggi il fenomeno si è
aggravato. L’associazione non è bacchettona, semplicemente prende atto degli
avvenimenti. Infine un’ultima osservazione: la maleducazione degli avventori
che in branco urlano, lanciano corpi contundenti, sgommano, imprecano, litigano
, cantano, imbrattano con rifiuti e emissioni corporali le nostre città fanno
pensare al fallimento totale delle famiglie nell’insegnare ai propri figli l’A
B C del viver civile. Siamo diventati il paese dove chi osserva le leggi è
considerato uno stupido mentre chi si prende la libertà di fare il cavolo che
gli aggrada è considerato un furbo. Ben venga quindi un sindaco che si prende
la briga di dare uno schiaffo virtuale e morale ai maleducati della notte. Maria Chiara Crivellari IL GAZZETTINO (PADOVA) SPRITZIDEE/2 La libertà di ciascuno finisce
dove inizia quella degli altri
Nelle cronache sui fatti del centro e relativi
provvedimenti della giunta ricorre la parola coprifuoco, che mi pare inadatta a
riportare fatti e analisi nell’ambito della serenità che tutti dicono di
auspicare. Il coprifuoco evoca stati di occupazione straniera o di guerra, nei
quali è proibito uscire quando è buio e ai posti blocchi si spara sui
trasgressori che non rispettano l’alt. Come bene riportato dalle cronache, gli
spari sono stati quelli di decibel della musica amplificata, a cui si sono
aggiunti quelli dei petardi a mezzanotte, caso mai ci fosse stato qualcuno che
ancora non fosse sveglio. Non parlano invece le cronache del rumore delle
bottiglie di vetro scopate fino alle tre del mattino e lanciate dalle sei a
migliaia nei compressori di metallo. In conclusione: quando va bene, e se si
dorme a comando, si hanno tre ore di sonno in una notte. Fiumi di parole sulle
motivazioni dei fatti e la spirale di contrapposizioni portano lontano dalla
realtà. Abbassiamo per davvero i toni. Ci sono delle leggi, che non derivano da
imposizioni fasciste ma dalle norme del buon senso e della convivenza civile,
secondo cui non si può far rumore che impedisca di svolgere le proprie
occupazioni di giorno e di dormire di notte. La libertà permette a ciascuno di
divertirsi, esprimersi e appagarsi come meglio crede. Il problema è che la
libertà di ciascuno finisce dove comincia quella degli altri. Il problema è che
la salute dei residenti, che lavorano di giorno e stanno svegli di notte, non
può essere sacrificata in nome del benessere di chi si diverte, e così sarebbe
quand’anche ci fosse un solo residente (e ce ne sono migliaia). Il problema è
che non si può chiedere a queste persone di rispettare le leggi, quando si
permette ad altri di violarle. Il problema è che chi fa soldi a palate con
alcolici di bassa qualità non può occupare lo spazio fuori dai propri locali
impedendo il commercio altrui. La disobbedienza come valore, dai moti del 1848
alla resistenza, era rivolta contro un tiranno usurpatore, ma non può trovar
posto in una società in cui le regole sono quelle della democrazia. Guido Luzzatto IL GAZZETTINO (PADOVA) Nasce il comitato per gestire lo
spritz
L’iniziativa, realizzata da 18 locali colpiti
dall’ordinanza di chiusura alle 24, intende autoregolamentare il complesso
problema Nasce il comitato "Bar per il centro" con
l’obiettivo di combattere il lato oscuro del fenomeno spritz e di arricchire
con cultura e spettacoli il movimento del popolo dell’aperitivo. Un’iniziativa
pensata e realizzata dalla maggior parte degli esercenti di piazze e Ghetto
colpiti dall’ordinanza targata Flavio Zanonato, che vuole la chiusura
anticipata di venti locali a mezzanotte anzichè alle 2. Il Comitato, con sede
in corso Milano 103, è stato ufficializzato ieri pomeriggio nella sede
dell’Appe (associazione provinciale pubblici esercizi) di fronte al segretario
Angelo Luni, dal portavoce Federico Contin titolare del Vecio Bacaro - Ai Dadi
di via Soncin. Gli iscritti, per ora, sono 18: Bacareto, Cantina del Gufo,
Taberna, Pizzeria Medina, Taverna Danese, Bertelli’s, Hosteria Ai do Archi, Verde
Oro, Posada de la Mision, Pilar, Bakarà, I Paparazzi, All’Orologio, Colar,
Vecio Bacaro - Ai Dadi, Cafè Madrid e Cafè Chez Moi. «Abbiamo deciso di unirci in un comitato - spiega Contin -
perchè in questo momento riteniamo opportuno doverci autoregolamentare per
trovare una soluzione al provvedimento imposto dal sindaco. Quindi, non abbiamo
nessun legale che ci rappresenta. Abbiamo stilato un documento - sottolinea
Contin - con diverse iniziative di carattere sociale e culturale, tutte a
nostre spese, che presenteremo a Flavio Zanonato con la speranza di aprire un
dialogo costruttivo con l’amministrazione comunale in modo che l’ordinanza
venga ritirata». «Pensiamo - prosegue Contin - che sarebbe opportuno ingaggiare
vigilantes professionisti che, oltre a controllare che tutto fili liscio,
sappiano dialogare con i giovani. Quindi, ci impegneremo a tenere costantemente
pulita l’area nei pressi dei nostri locali e vogliamo sensibilizzare i ragazzi
al problema dell’alcol distribuendo delle magliette, con ad esempio
stampigliata la scritta "stasera non bevo". Chiunque entrerà con
questa t-shirt in un locale iscritto al Comitato, potrà bere gratuitamente
bibite analcoliche. Inoltre, siamo intenzionati ad organizzare spettacoli
musicali e teatrali nelle piazze e nel Ghetto. Infine, indicheremo noi al
sindaco quali dei nostri locali potranno chiudere per prima. Il mio, Ai Dadi,
si presta a questa soluzione, a patto che siano gli esercenti ad autoregolarsi.
Non vogliamo ricevere ordini dall’amministrazione comunale». L’impegno dunque, di titolari e gestori di bar non manca,
ma sarà difficile che il sindaco Flavio Zanonato torni sui suoi passi. «È
chiaro - conclude Federico Contin - che se il primo cittadino non cambierà
idea, il Comitato si organizzerà per attuare delle azioni di protesta». Una
cosa però è certa, gli esercenti con la creazione di "Bar per il
centro" hanno delegittimato le tre associazioni di categoria tra cui
l’Appe. «Noi in questo momento - commenta Angelo Luni - abbiamo
deciso di affiancare il Comitato e magari di fare da tramite tra i baristi e
l’amministrazione comunale. Oggi (ieri per chi legge, ndr") dovevano
venire alla nostra riunione in quattro, mentre si sono presentati in 18. Sono
molto propositivi e questo è un bene. Adesso vediamo quando il sindaco potrà
riceverli. Forse questo fine settimana». Intanto domani, consueto mercoledì
sera studentesco, piazza delle Erbe sarà gremita dalla solita folla di
universitari e no global. Solo la pioggia potrebbe fermarli. Marco Aldighieri IL GAZZETTINO (PADOVA) ABITARE NELL’OCCHIO
DEL CICLONE «Gli amici che ogni tanto vengono
a trovarci sono arrivati a chiederci se siamo matti ad abitare ancora qui». Uno
dei residenti del Ghetto, ci ha aperto le porte della sua abitazione e
raccontato la "convivenza", oramai divenuta impossibile con il
"popolo dello spritz". «Ho dovuto sigillare tutte le finestre - ci dice - e
metterci i vetri non doppi, ma quadrupli. Siamo costretti a vivere come dei
reclusi dentro casa nostra. È una situazione non più ammissibile. Dormiamo tre
ore per notte, perché quando chiudono i locali i ragazzi rimangono comunque
sotto alle nostre finestre, e sono completamente ubriachi. Quando se ne vanno,
poi, è mattina e arrivano gli uomini dell’Aps con le loro macchine a svuotare i
residui lasciati nella notte. Noi non abbiamo bisogno di notti bianche, perché
le nostre notti le trascorriamo già in bianco». E quella del "popolo dello spritz" è
un’escalation che dura, senza soluzione di continuità da tre anni e mezzo. «Però - riprendono i due coniugi - a questo punto ogni
limite è stato abbondantemente superato. Quella di disobbedire per farci
rispettare è una provocazione, che però metteremo in atto se questo Sindaco
continuerà ad ignorarci. Pretendiamo rispetto, quel rispetto che oramai qui non
c’è più». Salendo le scale della palazzina si notano enormi macchie
scure su ogni muro. «Questa è la conseguenza -
continua il proprietario - della mancanza di un adeguato impianto igienico da
parte del locale con cui confiniamo. Dico che se i bar non dispongono di
servizi sufficienti e adeguati per tutti i loro "ospiti" dovrebbero
chiudere e che dovrebbero essere gli stessi baristi a farsi carico di tutto
quanto viene lasciato sulla strada dai loro clienti, perché non è giusto il
Comune debba pagare anche per questo». (*) Qualche giorno fa il sindaco Zanonato è stato in trasferta
a Barcellona ed evidenziato come anche nelle famose "ramblas" della
città catalana i giovani trovino il loro divertimento sulla strada. «Non scherziamo - ci dice la signora che ci ha ospitati -
io sono nata a Barcellona, mia sorella vive ancora lì. E’ vero che i giovani
invadono le ramblas, ma lo fanno in maniera civile, educata, con le forze
dell’ordine che controllano e l’accesso garantito ai residenti, senza problemi.
Quello è divertimento, la piazza padovana invece è maleducazione». Matteo Bernardini (*) Nota: secondo la Corte di Cassazione, sentenza 45484 del 24/11/2004) i baristi sono responsabili del comportamento dei loro clienti anche fuori del locale. IL GAZZETTINO (PADOVA) Gigi Sironi, inviato di Lucignolo,
in onda giovedì sera su Italia 1 per la prima puntata della terza edizione,
analizza a 360 gradi il fenomeno dello spritz consumato in piazza «Qui i ragazzi bevono di più e meglio che a Milano» «I padovani hanno anche più soldi in tasca, spirito di
gruppo e aggregazione. Attenzione però ai rischi che si corrono per strada» Padovani gran bevitori. Parola di Gigi Sironi, uno degli
inviati di punta di "Lucignolo", l’approfondimento del giovedì notte
di Italia 1 che dopodomani sera ritorna con la prima puntata della terza
edizione. «Un fenomeno di gruppo così esteso come quello dello spritz a Padova
non ha paragoni nemmeno a Milano, che è dieci volte più grande - spiega Sironi
- siamo arrivati sabato sera per realizzare un servizio sul bere, e quando
abbiamo iniziato a girare in piazza delle Erbe abbiamo capito di essere nel
posto giusto». Perché secondo lei i ragazzi padovani devono beve così
tanto? «Molti mi spiegavano che si tratta
di una moda: sei trendy se hai un bicchiere in mano. È un po’ un tratto comune
di tutte le periferie. Si beve anche perché - oltre ad essere una moda - non
c’è molto altro da fare la sera. Non ho visto scene di particolare degrado, con
risse tra ubriachi o altro. Ma certo vedere i ragazzini, specie nella zona
della fontana di piazza delle Erbe, con la bottiglia di vino o gin comperata al
supermercato coperta dal sacchetto di carta, dà il segnale che c’è qualcosa che
non funziona». Come si beve a Padova?«Di più e meglio che a Milano. Nella
vostra città uno spritz costa due euro. A Milano, ma anche nelle altre grandi
città che ho girato per "Lucignolo", ubriacarsi costa nettamente di
più, almeno tre o quattro volte tanto. Inoltre si vede che qui i ragazzi hanno
più soldi in tasca in media dei loro coetanei milanesi: anche qui ci sono gli
alternativi, con i capelli rasta magari, e però anche con i jeans strappati ma
di firma che costano 150 euro. Non ho visto una gioventù cattiva, ma un gruppo
di ragazzi che vuole divertirsi, con più spirito di gruppo e aggregazione che
nelle grandi metropoli».Il risultato è una naturale conseguenza della
proporzione matematica, secondo Sironi: «Alle 22, tre quarti dei ragazzi
ripresi in piazza delle Erbe e al bar di via dei Fabbri erano già
"carburati", come dicono i ragazzi di Padova, con quattro, cinque
spritz in corpo, pronti per andare a "fare il pieno" in discoteca». Gigi Sironi e il suo operatore, Marco Ricci, dopo
mezzanotte, sono andati a vedere come continua il processo di dissolvenza in
alcol della lucidità dei teenager veneti in una discoteca di Abano: «Ho trovato
una discoteca davvero molto bella - spiega Sironi - e una quantità di gente
notevole, almeno quattromila persone. Tanti ragazzi che avevano bevuto decisamente
troppo, ma non oltre il limite ultimo. Insomma a Padova si beve, e tanto, ma
non da stare male fino a svenire». Un autocontrollo del limite che secondo Sironi è anche
frutto di una certa cultura del bere: «Lo spritz e gli altri cocktail che ho assaggiato
mi sembrano fatti con ingredienti migliori delle bevande che si bevono a
Milano. Quindi danno anche minori effetti collaterali rispetto agli intrugli
scadenti: mal di testa e vomito sono direttamente proporzionali al basso
livello degli alcolici che una persona beve». (*) Tutto a posto quindi? «Sì, ma niente in ordine.
Attenzione: il fenomeno degli spritz potrà essere anche bello a vedersi da
fuori. Ma qualcuno si è mai domandato in che condizioni arrivano i ragazzi a
casa e quali rischi corrono per strada?». Alberto Gottardo (*) Nota: gli effetti collaterali dell’alcol sono soprattutto in relazione al tasso di alcol nel sangue. IL GAZZETTINO (BELLUNO) LA STORIA Italo Casanova, ex alcolista, racconta la sua
storia di schiavitù al "goccetto" con la speranza di poter aiutare
tante altre persone che vivono questo problema
«Dall’inferno dell’alcol si può uscire, io ce l’ho
fatta» «A poco più di quarant’anni mi
sono trovato con un cancro allo stomaco. Il vero aiuto l’ho avuto dagli
Alcolisti anonimi» «Dalle nostre parti si possono riempire corriere di gente
con problemi correlati all’abuso di alcol. Gente spesso derisa dagli altri,
disperata, perché priva di speranza. Invece, dall’alcool si può uscire. Ma
bisogna avere fiducia di chi ti segue. Le strutture per aiutare gli alcolisti
esistono anche da noi, funzionano ed io ne so qualcosa». Non è facile uscire allo scoperto per dichiararsi ex
alcolista. Italo Casanova, che abita a Roe di Sedico ed ha 63 anni, lo ha
voluto fare. Da quattro anni non tocca alcol. Tanta altra gente può ancora
seguire la sua strada ed uscire dall’inferno. Per questo vuole far conoscere la
sua storia. «L’alcolismo - racconta - viene innescato molto spesso
dalla timidezza. Io sono sempre stato un tipo di compagnia, ma per caricarmi
avevo bisogno di un paio di bicchieri. Anche sul lavoro, io ero considerato un
coraggioso. Ma questo coraggio lo trovavo solo se bevevo un paio di bicchieri.
Lavoravo all’estero, anche nelle centrali nucleari. Si trattava, talora, di
fare delle prove delicate e pericolose e chiamavano me. Ma dovevo aiutarmi con
un paio di bicchieri. Poi sembrava che tutto andasse per il meglio. Sembrava,
perché in realtà l’alcolismo è una malattia progressiva. Io mi sono ritrovato a
poco più di quarant’anni con un cancro allo stomaco. Mi sono salvato ed ho
cercato di uscire dal tunnel dell’alcol, ma da soli è difficile». Casanova, però, ha trovato alla fine un aiuto.«Non nelle
persone che trovavo al bar, che in realtà sono solo i falsi amici - racconta -
ma negli Alcolisti anonimi con i quali mi sono incontrato nel 1996. Sono
proprio gli alcolisti anonimi che volevo ringraziare. In particolare devo dire
grazie a chi mi ha seguito più da vicino, Riccardo ed Ezio, soprattutto».Ma non
è tanto un ringraziamento, quello che Casanova intende fare, segnanaldoci la
sua storia. «Infatti - racconta - vorrei che la mia esperienza fosse
di aiuto ai tanti che si trovano alle prese con questa grave malattia dalla
quale, voglio far capire, si può uscire. Ma bisogna aver fiducia delle
strutture che operano sul territorio. Io vorrei spendere una parola per gli
Alcolisti anonimi di Belluno, che hanno la loro sede in via Carducci, vicino al
parcheggio coperto della stazione. A loro ci si può rivolgere con fiducia, perché
da loro si può trovare quell’aiuto che, altrimenti, non si riesce a trovare per
uscire dall’alcolismo. Io ci sono riuscito, tanti altri ci possono riuscire». Egidio Pasuch IL MESSAGGERO (PESARO) Dopo la tentata violenza alla giovane in via Rossi, il sindaco
critica l’atteggiamento degli automobilisti che hanno ignorato le urla della
vittima «Grave il mancato aiuto alla ragazza aggredita» Ceriscioli: «Guai a entrare nella logica del “non mi
riguarda”, ma l’indifferenza non è di casa a Pesaro» di MARCO DELLA FORNACE Il tentato stupro di una giovane pesarese a pochi passi
dal centro avvenuto tra l’indifferenza di alcuni automobilisti; il questore
Giuseppe Mastrogiovanni che punta il dito su Baia Flaminia, indicando il
quartiere come «particolarmente problematico a causa dell’alta concentrazione
di punti di ritrovo giovanile»; locali frequentati spesso da «ragazzi inclini
all’alcol e rissosi, che disturbano la quiete pubblica»; la vicenda degli
studenti del liceo scientifico Marconi in gita, pizzicati dalla Guardia di
Finanza al porto di Olbia con circa 30 grammi di hashish: episodi ravvicinati
nel tempo. Fatti e parole che si sono susseguiti nell’arco di una sola
settimana. Cosa sta accadendo a Pesaro? E’ un caso? Sono solo coincidenze o la
città si sta a poco a poco “incattivendo”? «Non so cosa stia accadendo -
risponde il sindaco Luca Ceriscioli - so solo che Pesaro non deve fare l’errore
di chiudersi in se stessa». Cioè? «Il pericolo maggiore, di fronte a certi episodi, è quello
di entrare nella logica del “tanto non mi riguarda”. Non possiamo cadere in
questo tranello». E’ riferibile anche al tentato stupro di sabato notte... «Certo. L’aggressione è stata già di per sè un fatto
grave. Ma altrettanto grave è stata la mancata reazione degli automobilisti. La
non risposta alle richieste di aiuto della ragazza. Questo mi fa seriamente
riflettere. L’indifferenza non è mai stata di casa da queste parti. Se una
città dal tessuto sociale sano come Pesaro non lancia un segnale positivo in
simili circostanze, dobbiamo interrogarci sul perchè». Interroghiamoci allora. Perchè questa indifferenza? «Perchè forse si è indebolito proprio quel tessuto
sociale. Quella rete di relazioni significative che devono rappresentare il
punto di forza di una realtà territoriale. Scuola, parrocchie, Comune,
istituzioni e soprattutto la famiglia, hanno un ruolo non indifferente in tutto
questo. Ma ognuno deve portare il suo mattone alla causa. Sta a noi ripartire
da quelli che sono sempre stati i valori positivi della nostra città:
solidarietà e rispetto in primis». Mercoledì, 10 Maggio 2006
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