(ASAPS)
– Molestare con gli sms può essere un reato. Lo ha stabilito la Corte di
Cassazione, con una sentenza che punisce il molestatore telefonico secondo
l’articolo 660 del codice penale. I giudici hanno stabilito che gli sms sono
come le telefonate e non come le lettere, ovvero chi li riceve è costretto a
leggerne il contenuto prima di individuare il mittente. Con queste motivazioni
la Suprema corte ha respinto il ricorso presentato da una donna che tempestava
di sms sgradevoli l’ex fidanzato. Per il giudice quegli sms
avevano un carattere “sgradevole e derisorio”, tanto da stabilire che, vista
l’insistenza “eccessiva e fastidiosa”, oltre che “l’indebita, ripetuta e
ingiustificata invadenza della sfera privata altrui”, si era proprio di fronte
al reato descritto dalla legge. Nel ricorso presentato in Cassazione, la
molestatrice sosteneva che la trasmissione di “messaggini” è completamente
diversa dall’uso del telefono, attraverso il quale passano voci e suoni, ma è
piuttosto simile a una lettera. Tesi però rigettata dalla Suprema Corte.
(ASAPS). |
|
|
© asaps.it |