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Articoli 04/08/2005

Quando a viaggiare é un baby

Consigli sui cibi e mal d’auto
 

Quando a viaggiare é un baby
Consigli sui cibi e mal d’auto

di Roberto Rocchi

Per ogni genitore il proprio figlio rimane sempre un bambino anche quando cresce e raggiunge l’età adulta, ma per il codice della strada le cose stanno diversamente: per ogni età, infatti, c’è una collocazione sull’auto da rispettare e noi stessi non ci stancheremo mai abbastanza di sottolineare come occorra osservare tali leggi, per il bene stesso del “piccolo” utente della strada.

I neonati
Un bimbo appena nato o di soli pochi mesi di vita, è infatti soggetto a diverse reazioni a seconda delle variazioni di temperatura o dell’ambiente che lo circonda e lo rimane ancora di più se questi stimoli provengono dall’esterno, come ad esempio avviene per un lungo viaggio in auto. I rumori, le vibrazioni, le accelerazioni o le brusche frenate e tutte le variazioni di temperatura, possono infastidirlo notevolmente e non sempre gli è possibile far capire in quale stato ambientale meglio si trova, giacché la sua esperienza visiva non gli permette di fare precise valutazioni.
Ciò che percepisce meglio, però, sono gli aspetti negativi e lo sforzo che deve sostenere per adattarsi alle numerose variazioni: se il viaggio è molto lungo, allora è probabile che si lascerà adagiare dal movimento conciliante del veicolo (come peraltro avviene per gli adulti), ma se le sollecitazioni esterne sono troppo frequenti è probabile che mostri il suo disappunto con un lungo pianto.
Naturalmente, questo la dice lunga sul ruolo determinante giocato dall’andatura e dalla durata del viaggio e per lo stesso motivo occorre seguire alcuni accorgimenti per rendere il percorso meno fastidioso per il neonato ed anche per chi lo accompagna…!
Per i tragitti più lunghi, specialmente se avvengono nella stagione estiva, occorre affrontare adeguatamente il problema della temperatura all’interno dell’abitacolo. In questi casi è opportuno utilizzare in maniera appropriata l’aria condizionata o il ventilatore dell’auto, senza tuttavia eccedere nell’uso e soprattutto nell’intensità.
Sfruttare le ore più fresche per mettersi in viaggio, ad esempio, è un buon sistema alternativo, purché la giornata non risulti poi eccessivamente sfasata (pasti fuori orario o limitate ore di sonno).
D’altro canto, un eccesso di temperatura non solo è molto fastidioso, ma può anche essere la causa di disidratazione e di improvvisi colpi di calore, situazioni da sempre considerate pericolose per i neonati.
Ecco perché non è mai consigliato lasciare dormire il bambino all’interno dell’auto quando si effettuano le dovute soste, magari pensando che così è meglio pur di non svegliarlo. Talvolta, purtroppo, si assiste a casi limite in cui il neonato è lasciato solo sotto il sole o anche quando, nonostante l’ombra, la temperatura esterna è molto alta. Per ovviare a questi spiacevoli episodi, dunque, è bene dare spesso da bere al neonato acqua a temperatura ambiente, evitando liquidi di altro genere soprattutto se ghiacciati. Anche l’alimentazione ha infatti la sua importanza: nessun problema per quanti sono abituati al latte della mamma che può essere dato quando lo richiede. Qualche accortezza in più va invece utilizzata per coloro che usano il latte artificiale: se il latte è liquido allora si potrà scaldare con maggiore sicurezza il contenitore ancora chiuso, servendosi del servizio bar all’interno degli autogrill; qualora si debba usare latte in polvere, conviene portare con sé il tegamino di casa, per essere sicuri di scaldare l’acqua in un contenitore dove non vi hanno trovato “alloggio” altre e ben differenti sostanze.
Quando invece si tratta di dover cambiare il pannolino, è sempre meglio fermarsi in un’area di sosta così da poter usare le tavolozze appositamente predisposte e poterlo lavare con maggiore cura e tranquillità. Se poi durante il viaggio, nonostante abbia mangiato e sia stato cambiato, il neonato dà segni di insofferenza, meglio fermarsi e fargli fare una breve passeggiata, così da cercare di capire se si è trattato di un piccolo disturbo temporaneo o c’è qualcosa di più serio che non va.
In ogni caso, mai fargli fare il viaggio in braccio: è pericoloso e si rischia di non riuscire ad “ammortizzare” le sollecitazioni della vettura e magari di dargli anche qualche piccola sofferenza appoggiando il gomito o la mano sulla nuca. Meglio deporlo in culla o negli speciali seggiolini (vedi articolo a pag.42), anche se in quest’ultimo caso, trattandosi di un neonato, deve essere assicurata la sua comodità.

I primi passi
Con il passare del tempo le esigenze dello stesso neonato cambiano sensibilmente: a 5 o 6 mesi, ad esempio, la sua capacità d’interagire con l’ambiente circostante e con gli altri passeggeri lo rende più partecipe del viaggio e cresce l’attenzione di ciò che lo circonda anche nell’ambiente esterno. La sua capacità di adeguarsi ai mutamenti ambientali cresce visibilmente e ciò gli permette di sopportare più facilmente gli imprevisti connessi al viaggio.
Migliora inoltre il controllo dei muscoli, del collo e del dorso, fatto che rende la sua sistemazione sul seggiolino più accettabile. Questa sua crescente capacità, lo renderà anche più smanioso di muoversi all’interno dell’abitacolo e dunque occorrerà mantenere un livello di attenzione più alto, perché farà di tutto per lasciare la posizione in cui è costretto. Diventa fondamentale, pertanto, rendergli il viaggio più sopportabile facendo frequenti soste e cercando riparo all’ombra o in zone tranquille e silenziose dove potersi distendere. L’obbligo l’uso permanente del seggiolino di sicurezza, cosa che non otterrà mai la “approvazione” del bambino. Guai a rinunciarvi: ne và della salute e della vita del bambino!
A questa età, poi, il problema dell’alimentazione si complica ulteriormente, perché diventa più varia ed esigente anche sotto il profilo della preparazione. Importante è pensarci prima del viaggio ed organizzare il tutto in modo da essere autosufficienti in caso di imprevisti della circolazione o qualora non si riesca a trovare un’area attrezzata.
Se attendiamo qualche mese ancora, inoltre, potrebbero cominciare a manifestarsi i primi sintomi di “mal d’auto” e l’unica valida medicina rimane quella di adottare uno stile di guida “morbido”, garantire una sufficiente ventilazione all’interno dell’auto, evitare un’alimentazione sovrabbondante, senza dimenticare di cercare di distrarlo con piccoli giochi o facendogli notare le continue particolarità dell’ambiente che attraversiamo.
Da non tralasciare anche l’attenta osservazione di fenomeni quali il pallore, il pianto o l’eccessiva salivazione, sintomi che preannunciano l’insorgenza del vomito e della nausea, mentre il ricorso a medicinali specifici deve avvenire soltanto dopo avere consultato il proprio pediatra.
In caso di viaggi che prevedono itinerari in alta quota, invece, al bambino potrà capitare di avere crisi di pianto e ciò è dovuto alla strana sensazione di chiusura delle orecchie. In questi casi è sufficiente favorire il riequilibrio della pressione atmosferica all’interno dell’orecchio, inducendo alla deglutizione tramite l’assunzione di un ciuccio o di una piccola caramella (un rimedio, quest’ultimo, valido anche per gli adulti).

I più grandi
Con la crescita del bambino i problemi diminuiscono notevolmente, grazie anche al fatto che aumenta la capacità di adattamento ai cambiamenti che l’auto costringe a fare, specialmente quando si compie un lungo viaggio.
La loro partecipazione emotiva si trasforma e può anche diventare cosa piacevole, ma nel contempo diminuisce la loro “pazienza” a rimanere ancorati al seggiolino di sicurezza anche per brevi tragitti. Di nuovo non possiamo che invitare ogni genitore a non cedere alla tentazione di lasciare libero il bambino di muoversi nell’abitacolo e non solo per una questione di carattere normativo.
Le probabilità di successo, cioè di convincerlo (convincendo se stessi) che rimanere assicurati è meglio, nascerà soprattutto dall’esempio che ogni adulto potrà dare nell’uso quotidiano dell’automobile, dimostrando si seguire questa prescrizione senza alcuna eccezione.
I bambini, insegnano infatti i pedagogisti, sono maestri nell’imitazione, tanto più quando ad essere emulati sono proprio i genitori. Per loro una persona adulta è il massimo della perfezione e c’è da giurarci che continueranno a seguire l’esempio proposto se dall’altra parte ci sarà uguale rispetto e convinzione.
Peccato che qualcosa di simile non avvenga anche per certi adulti quando guardano e potrebbero altrettanto imitare i propri pargoli, ma questo è un altro discorso e forse un giorno ne parleremo pure.

 

di Roberto Rocchi

Dal Centauro n. 97
Giovedì, 04 Agosto 2005
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