{foto3c} Ma che cos’è l’H5N1?
Da “laici” della scienza,
possiamo semplicemente dire che si tratta di un’infezione, di tipo virale, che
ha preso di mira gli uccelli, siano questi selvatici che domestici. Il virus è
di tipo A, capace cioè di infettare altre specie animali, uomo compreso,
creando così la basi per fenomeni di ricombinazione in caso di infezione
contemporanea (co-infezione) da parte di diversi ceppi. Purtroppo le strategie
difensive poste in essere dall’uomo possono contrastare ben poco il propagarsi
dell’infezione, favorita dagli spostamenti degli uccelli selvatici (quelli
acquatici migratori in particolare), che ospitano il virus nell’intestino anche
senza mostrare i sintomi della malattia ed eliminandolo con le feci, con la
saliva e con le secrezioni respiratorie. Il contatto
con altri animali o con acqua contaminata provoca la trasmissione
dell’infezione, forte della resistenza straordinaria dell’HN51 alle basse
temperature (oltre 4 giorni a 22° e più di 30 giorni a 0°) e sopravvivente al
congelamento. Muore invece con il caldo (almeno 70°) e si dissolve durante la
cottura. I rischi per l’uomo ci sono, inutile negarlo, ma per il momento gli
esperti ritengono che l’infezione avvenga esclusivamente mediante contatto
diretto con gli animali infetti, con le loro deiezioni ed anche con i residui
della macellazione: quest’ultimo particolare deve essere tenuto in debita considerazione,
visto che spesso tali materiali organici residui non vengono smaltiti nello
stesso macello ma vengono destinati a strutture idonee, ove giungono per
strada, a bordo di veicoli per il trasporto di rifiuti o soggetti alla
normativa sul trasporto di merci pericolose, nel caso si tratti di materiali
infetti. Il controllo di polizia Il trasporto rifiuti
viene disciplinato dalla normativa generale, sulla quale intervengono continui
decreti emanati dai ministeri della Salute, dell’Interno e dei Trasporti, ed ai
quali le aziende e gli autisti devono attenersi: la frenetica evoluzione della
normativa, è oggettivamente un ostacolo alla verifica della legalità. La
possibilità di un contagio sull’uomo dunque esiste, ma ad oggi si tratta di un
rischio estremamente limitato, visto che dal 2003 ad oggi sono stati accertati
“solo” 175 casi complessivamente, 95 dei quali letali. Stiamo parlando di
eventi osservati in paesi orientali o mediorientali, dove il controllo sugli
allevamenti non può essere capillare per la condizione geopolitica e dove anche
la presenza di strutture sanitarie idonee ai primi interventi è carente. Nel
nostro paese è stato addirittura attivato il numero di emergenza “1500”,
istituito presso il ministero della Salute, dal quale medici e veterinari
forniscono informazioni sulla situazione in Italia e sui comportamenti da
adottare. Ogni considerazione sui compiti di Polizia Stradale in ordine al
controllo dei veicoli destinati al trasporto di pollame continua ad essere
disciplinata – salvo l’insorgere di emergenze per ora locali che inducano le
autorità sanitarie a disporre il cordone di sicurezza – dalle norme previste
dal DPR 320/54, che costituisce il regolamento di Polizia veterinaria e che
disciplina gli aspetti amministrativi ed igienico sanitari, e dal D. Lgs. 532
del 30.12.1992, relativo alla protezione degli animali durante il trasporto ed
applicato alle spedizioni commerciali Non è un compito da sottovalutare, il
nostro, perché potrebbe incidere in maniera significativa proprio alla
limitazione della diffusione dell’agente patogeno: pensiamo infatti alle
conseguenze di uno scellerato che decidesse di disfarsi di materiali organici
abbandonandoli all’esterno o trasportandoli su veicoli non idonei a tale
compito. Con tale condotta esporrebbe al contagio gli animali di altre specie,
genere umano compreso, e per questo sono state ideate una serie di precauzioni
valide proprio per proteggersi. La pandemia
Se oggi i rischi appaiono
decisamente limitati, il futuro non è dipinto eccessivamente roseo da parte
degli scienziati. La maggioranza di epidemiologi e virologi concorda infatti
sul fatto che l’umanità dovrà presto affrontare una nuova influenzale e tra
tutti i virus di tipo “A” ad oggi studiati, l’H5N1 sembra il candidato più
accreditato, vista la sua potenziale capacità di mutare in un ceppo contagioso
per gli uomini. “Saltato il fosso”, il virus aviario diventerà un virus
influenzale umano, originando appunto una “pandemia”, un’epidemia di influenza
estremamente contagiosa,
in grado di diffondersi rapidamente in ogni parte del globo senza dare il tempo
alla sanità di prendere adeguate contromisure. Più difficile prevederne invece
l’impatto sulla popolazione, anche se – vista la nostra storia – il terzo mondo
sarà quello più colpito. Nel secolo scorso i virus influenzali di tipo “A” sono
stati la causa di 5 pandemie: la più nota e letale fu la Spagnola (H1N1), detta
così perché si dice che il primo decesso sia avvenuto tra i reali di Madrid e
che flagellò il mondo tra il 1918 ed il 1919. Si trattava di un “mondo” reduce
dal primo conflitto mondiale e che si misurò con un numero di morti
impressionante. Le fonti più ottimistiche fissano in 20 milioni di decessi il
prezzo pagato all’H1N1, anche se per alcuni i morti furono addirittura 50 milioni.
Sul finire degli anni ’50, tra il 1957 ed il 1958, fu la volta dell’H2N2,
ribattezzato “Asiatica”, che causò 70mila morti solo negli Stati Uniti dopo
essere stato scoperto in Cina e che uccise in tutto il mondo circa 2 milioni di
persone. Infine l’influenza di Hong Kong (H3N2), che colpì nel 1968 e che fece
oltre 1 milione di vittime, 34mila delle quali negli USA. Due virus meno letali
causarono altrettante pandemie nel 1946 e la “russa”, nel 1977. Questi “ceppi”
influenzali sono ancora in giro anche se in qualche modo – tra vaccini e
sistemi immunitari evolutisi nel frattempo – non fanno più troppa paura. L’H5N1
invece sarebbe un virus nuovo, al salto di specie, e questo metterebbe l’uomo
nella condizione di fronteggiare una malattia molto più grave. Dal 1997, quando
i primi casi di questa minaccia virale vennero scoperti a Hong Kong, il mondo
scientifico lavora freneticamente a questa potenziale pandemia, ma fino a
quando non sarà isolato il virus mutato, il vaccino non sarà pronto. A partire
da quel momento sarebbero necessari almeno tre o quattro mesi per produrlo in
serie. Gli osservatori non fanno presagire niente di buono, soprattutto per i
paesi più poveri, non dotati di strutture sanitarie capaci di far fronte al
numero di persone che improvvisamente potrebbero manifestare la malattia e
prima di disporre del vaccino verrebbero esaurite le scorte di farmaci
antivirali. Per farla breve, l’OMS – tenendo conto di possibili fattori come il
numero di persone infette, la virulenza del virus, le caratteristiche implicite
e la vulnerabilità della popolazione contagiata, oltre all’efficacia delle
misure preventive – calcola che pur non essendo possibile effettuare una
previsione precisa, una pandemia in queste condizioni storiche provocherebbe
(nella migliore delle ipotesi) un’ecatombe: da un minimo di 2 ad un massimo di
7,4 milioni di morti. Sono stati presi a riferimento alcuni parametri della
pandemia del 1957: nei calcoli nei quali le variabili si riferiscono alla
“spagnola” del 1918, i risultati sono purtroppo decisamente peggiori. {foto4c} Le conseguenze economiche
L’Organizzazione Mondiale della
Sanità prevede dunque un alto tasso di contagio e di assenteismo dei lavoratori
(anche quelli che guariranno), che contribuiranno al dissesto economico e
sociale. Le esperienze precedenti hanno evidenziato che gli eventi pandemici
sono stati caratterizzati da più ondate e da diffusioni differite della
malattia, tra una parte e l’altra del mondo. Se l’evoluzione umana dell’H5N1
riuscisse ad intaccare i servizi primari, come energia elettrica, trasporti e
comunicazioni, ci troveremmo davanti ad uno dei peggiori eventi della storia
moderna. Pur con un quadro di questo genere, una cosa positiva ci sembra di
vederla: è la lungimiranza, la capacità di azione e di preparazione che il
nostro paese ha dimostrato di avere. I nostri prodotti avicoli, paradossalmente
caduti nel dimenticatoio in Italia, hanno beneficiato di sensibili aumenti
nell’export, verso paesi comunitari che hanno evidentemente alta considerazione
delle nostre procedure di sicurezza. L’unità centrale di crisi del ministero
della Salute è in continua attività e per far fronte a quelle emergenze di cui
parlavamo poco sopra, il ministro della Salute ha acquistato 4 milioni di
antivirali e 36 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale. Sul fronte dei
trasporti l’ordinanza dell’11 febbraio ha subito bloccato il movimento degli
animali vivi sensibili all’aviaria nelle zone interessate dalla cintura
sanitaria. Le prime divise ad essersi misurate sul territorio, sono state la
Polizia Stradale a Catanzaro, dove sono stati bloccati alcuni tir che
trasportavano piccioni, ed i Carabinieri, che dopo aver recuperato 2 cigni
infetti a Giarre saranno sotto strettissimo controllo medico per il periodo di
possibile incubazione. Questi episodi sono la conferma che ci dovremo
confrontare professionalmente con questo virus e che dovremo essere tutti molto
vigili e preparati. Qualcuno la chiama già la psicosi del pollo… * Sovrintendente della Polizia
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