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Articoli 25/05/2006

L’EDUCAZIONE STRADALE CON GLI OCCHI DEI BAMBINI? UNA COSA SERIA, IMPARATA PER GIOCO: L’INIZIATIVA DELLA DAIMLER CHRYSLER PRENDE PIEDE ANCHE IN ITALIA, CON “MOBILE KIDS 2006”

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(ASAPS) – Non è più un segreto che i più giovani, soprattutto in età scolare, siano spesso gli utenti della strada più attenti. Quanti genitori si sentono infatti muovere rilievi durante la guida dai loro piccoli? Quanti di noi vengono richiamati per allacciare le cinture o per non telefonare quando siamo al volante? La spiegazione è semplice: i bambini apprendono di più e sicuramente meglio, rispetto agli adulti, e sono in grado di modificare le proprie abitudini con maggior efficienza rispetto ai grandi, senza bisogno di troppi “memo”. È l’età, nella quale la predisposizione tipica dei primi anni di vita ad apprendere i modi di fare necessari a restare in vita, e formare i modelli comportamentali per vivere meglio, è al massimo. Il particolare ha incuriosito più di un educatore, e molti dei programmi scolastici delle elementari sono stati corredati di ore da trascorrere a studiare teoria ed a fare pratica in tracciati nei quali vengono riprodotti gli schemi di traffico viario della nostra società. Uno studio, promosso dalla Daimler Chrysler Italia – che ha preso il nome di “l’educazione stradale con gli occhi dei bambini” nell’ambito del progetto “Mobile Kids – ha evidenziato proprio questo, mostrando agli occhi degli analisti una società moderna in cui bambini hanno mutato la propria condizione di vulnerabilità rispetto al traffico, diventando autonomi e più prudenti, capaci di muoversi in città utilizzando con efficienza i mezzi pubblici, in grado di resistere alla tentazione di giocare in mezzo alla strada e di riconoscere i segnali stradali. Per esempio attraversano sulle strisce, o si fermano al semaforo quando è rosso. Lo studio, che è parte di un’iniziativa che va avanti ormai da alcuni anni, prevede di prendere in esame i comportamenti di 2.500 bambini di età compresa tra gli 8 ed i 12 anni, che saranno intervistati a Bolzano, Verona, Modena e Grosseto. C’è da dire che si tratta di città nelle quali le nuove generazioni possono contare su infrastrutture migliori, su condizioni di traffico non esasperate, e su sistemi scolastici che funzionano perfettamente; siamo sicuri infatti che se la ricerca avesse analizzato altre realtà italiane – dove a dire la verità molti bambini nemmeno ci vanno, a scuola – i risultati sarebbero radicalmente cambiati. In effetti, già tra una provincia e l’altra tra quelle prese in esame, i risultati sono diversi: per ora la carovana ha già fatto tappa a Modena – dall’8 al 10 maggio – ed a Grosseto, dove l’attività si è conclusa il 17 maggio. Dal 23 al 25 maggio se ne parlerà invece a Verona, mentre il 30 maggio ed il 1° giugno l’iniziativa si concluderà a Bolzano. Il metodo adottato per lavorare coi bambini sul tema della sicurezza stradale è strutturato come un vero e proprio progetto, composto da quattro elementi principali: il villaggio, dove i piccoli apprendono i comportamenti stradali corretti attraverso una serie di giochi, i materiali didattici, scelti in maniera tale da poter accompagnare gli alunni che prendono parte al progetto lungo l’intero anno scolastico, la formazione dei docenti, che frequentano corsi di istruzione pedagogica e tecnica (detti di focus learning) e che poi trasmetteranno i concetti per le classi inserite nel progetto, ed infine un sondaggio sul tema della strada e dei suoi utenti, che costituisce ovviamente il punto finale dell’opera e che mette i bambini al centro del sistema mobilità. Il gioco è lo strumento ideale per apprendere, e proprio in questo senso ogni attività del piano – che prevede una fase didattica ed una appunto ludica – ha un senso se inserita nello scopo unico: rendere i più piccoli consapevoli dei rischi, insegnare loro come affrontarli ed educarli al rispetto delle regole, unica garanzia per una mobilità sicura. Il risultato è ogni volta stupefacente: a Grosseto, per esempio, bambini si sono accorti che per i portatori di handicap è praticamente impossibile attraversare la strada, riconoscono che giocare in strada è pericoloso, e quindi lo evitano. A sentir parlare certi adulti, ci viene da pensare che il giudizio sia destinato a diminuire, con l’età, piuttosto che aumentare. La realizzazione della ricerca è stata curata da IRASE – Istituto per la Ricerca Accademica, Sociale ed Educativa – con il contributo della cattedra di Psicologia Sociale della Famiglia dell’Università di Palermo, quella di Psicologia Sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, di Urbanistica della Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, di Psicologia Sociale dell’Università degli Studi di Modena-Reggio Emilia e quella di Psicologia del Lavoro dell’Università degli Studi di Verona. (ASAPS)



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Di Lorenzo Borselli

Giovedì, 25 Maggio 2006
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