Una presa di posizione senza
precedenti. Gli industriali bresciani sono sul piede di guerra per la scarsa
sicurezza della A4 nel tratto compreso tra Milano e Brescia. E, con un esposto
in procura, chiedono provvedimenti urgenti e misure drastiche. Il Presidente
Aib, Franco Tamburini, fa capire quali: “E’ giunto il momento o di
contingentare l’ingresso in quest’autostrada o, addirittura, di porvi il
sequestro fino a quando non ci saranno gli estremi per renderla pratica, sicura
e percorribile in termine di vite umane e di economicità”. I dati sono effettivamente
preoccupanti. Nel secondo trimestre 2005,
lungo l’intera rete autostradale italiana (di 5.391,2 chilometri) si sono
verificati 8.985 incidenti, con un rapporto di 1,65 per chilometro. Sulla
tratta Milano - Brescia di 93,5 chilometri sono stati registrati, invece, 408
incidenti, con un rapporto di 4,36 al chilometro. Quasi il triplo.
“Sollecitiamo la magistratura a guardare con attenzione i dati che abbiamo
esposto” ha aggiunto Tamburini. L’intasamento della Milano – Brescia è sotto gli occhi di tutti. Il
traffico è perennemente in tilt, le distanze di sicurezza non sono praticamente
mai osservate, soprattutto dagli autisti dei Tir, che improvvisano sorpassi tra
loro mettendo a dura prova la pazienza degli automobilisti ed i loro nervi
saldi. E’ un tratto autostradale in cui gli utenti sono soprattutto persone che
lavorano: la commerciale Milano è collegata al Nord Est e alle migliaia di
imprese che vi sono ubicate. La A4 è, quindi, la tratta privilegiata per il
trasporto di merci, ma sono migliaia gli imprenditori che la percorrono
quotidianamente per recarsi nel capoluogo lombardo per affari. A loro si
aggiungono pendolari e turisti. Un inferno in cui assistere ad un incidente o
restarvi, nei casi peggiori, coinvolti è un timore non infondato. In un
comunicato ufficiale, gli industriali bresciani sottolineano: “Risulta evidente
che la causa di tale elevato tasso di incidentalità debba essere ricercata
oltre che nell’ ingente quantità dei veicoli che percorrono la tratta , anche
nello stato di manutenzione e nell’assoluta inadeguatezza delle infrastrutture.
Possiamo, in sostanza, affermare che l’autostrada Milano - Brescia e’ da
considerarsi una arteria altamente a rischio per la sicurezza di tutti coloro
che quotidianamente se ne servono”. Gli industriali, quindi, puntano nemmeno
troppo indirettamente il dito contro i gestori della tratta: “AIB ritiene che debba essere formalmente esperita ogni e più
opportuna indagine al fine di verificare se tale stato di permanente
pericolosità non possa essere rimosso e se vi siano specifiche responsabilità,
anche di semplice omissione” si legge nel documento consegnato alla stampa. E
sin qui appare tutto sufficientemente chiaro: effettivamente il problema
sicurezza è davvero sentito da tutti coloro che si trovano a viaggiare in quel
tratto di strada. Un alleggerimento del traffico sulla tratta
Brescia-Bergamo-Milano è decisamente auspicato da tempo. Ma questa protesta
ufficiale, sfociata in un esposto in procura, ha un’altra faccia della
medaglia. Le speranze degli industriali sono tutte riposte in un progetto,
quello della Bre-Be-Mi, autostrada che
dovrebbe collegare Brescia a Milano evitando di passare da Bergamo. Alcune
informazioni sull’opera le troviamo sul sito della Fondazione Nord Est: “Il
costo complessivo del progetto, comprensivo della viabilità complementare e
degli oneri finanziari, è di 723 milioni di euro, a carico del soggetto
privato, la società Brebemi Spa, che si è aggiudicato il 18 aprile 2003 la gara
in project financing promossa dall’Anas nel dicembre del 2001. Brebemi Spa,
società aggiudicataria, è composta da diverse società autostradali che possono
vantare concessioni sul territorio lombardo: da Autostrade Spa (35%), ad
Autostrada Brescia-Padova e Autostrade Centropadane (12,7% ciascuna), nonché
dalla società Milano Mare-Milano Tangenziali S.p.A. (ex Autostrada Serravalle
Milano Chiasso), che detiene una quota del 10%. Le rimanenti quote appartengono
ad una serie di enti locali e Camere di Commercio della Lombardia, per un
complessivo 25,3%, e a Banca Intesa (3,8%).”. Un’autostrada di circa 50
chilometri che, secondo i sostenitori (tra cui proprio gli industriali)
“sfoltirebbe” il traffico della A4 e porterebbe ad un conseguente calo degli
incidenti. C’è, tuttavia, chi al progetto dice “no”, come l’associazione
Terranostra: “Pensare che un’autostrada di km 52 possa risolvere il traffico in
direzione Milano è alquanto bizzarro, almeno quanto le scelte di Enti Pubblici,
che in netto contrasto con ciò che avviene in altri paesi, dove la tendenza è
quella di agevolare il più possibile il trasporto su ferro, o se possibile su
nave, scelgono di investire in asfalto: la scelta è madre del futuro, di
conseguenza è scontato che se la gestione è quella di costruire strade perché
quelle esistenti sono piene si incentiverà maggiormente l’uso dell’auto, del
trasporto privato, meglio ancora singolo, a scapito di quello pubblico, o
comunque collettivo” si legge sul sito della Onlus. Un altro “no” è di
Legambiente, che punta alla riqualificazione delle strade già esistenti, come
spiega Duilio Zogno, rappresentante del comitato della Franciacorta: “Sono
stati fatti espropri da circa 15 anni e nessuno è ancora stato rimborsato. La
Lombardia, altamente popolata, non ce la fa a sopportare altre reti viarie:
basta sistemare quelle che ci sono, ma ci sono troppi interessi in ballo e a
pagarne le spese è come sempre il cittadino”. Il progetto interessa 19 comuni,
prevede due barriere e sette caselli. Il tracciato dovrebbe essere in parte a
doppia corsia per senso di marcia, oltre alla corsia d’emergenza, ed in parte a
tre corsie (nel tratto da Caravaggio fino a Melzo). “Il primo tratto doveva
essere messo in funzione già quest’anno, ci sono state due inaugurazioni, ma è
ancora tutto fermo” dice il Presidente Aib Tamburini. Già, perché nel frattempo
i costi sono lievitati e parte del progetto ha dovuto essere rivista sia su
sollecitazione dei comuni interessati sia perché la Brebemi, in alcuni tratti, sarà affiancata alla linea ferroviaria
ad alta velocità. Bisognerà “rientrare”, così sembra che i pedaggi aumenteranno
del 50 per cento rispetto a quanto previsto nel 2003. Insomma, una questione
tutta italiana che si pone in un contesto serio e preoccupante, che va oltre
gli interessi economici in ballo: la sicurezza stradale. La “patata bollente” è
stata scaricata in procura e se davvero venisse riscontrata l’esigenza di
prendere quei provvedimenti urgenti come contingentamento o sequestro di parte
della A4, va da sé che sarebbero in molti, industriali compresi, a spingere per
la conclusione rapida della Brebemi. Anzi: i maligni ritengono che l’esposto
(per quanto ampiamente motivato) sia una manovra ad hoc per accelerare i tempi
di realizzazione della nuova autostrada e per porre la questione Brebemi
all’attenzione del nuovo Governo sotto una luce diversa. |
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