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Articoli 25/05/2006

MILANO-BRESCIA: GLI INDUSTRIALI NE CHIEDONO IL CONTINGENTAMENTO O IL SEQUESTRO PER I TROPPI INCIDENTI. CONSEGNATO UN ESPOSTO IN PROCURA. UNA “MANOVRA” PER ACCELERARE I LAVORI DELLA BREBEMI?

Una presa di posizione senza precedenti. Gli industriali bresciani sono sul piede di guerra per la scarsa sicurezza della A4 nel tratto compreso tra Milano e Brescia. E, con un esposto in procura, chiedono provvedimenti urgenti e misure drastiche. Il Presidente Aib, Franco Tamburini, fa capire quali: “E’ giunto il momento o di contingentare l’ingresso in quest’autostrada o, addirittura, di porvi il sequestro fino a quando non ci saranno gli estremi per renderla pratica, sicura e percorribile in termine di vite umane e di economicità”. I dati sono effettivamente preoccupanti. Nel secondo trimestre 2005, lungo l’intera rete autostradale italiana (di 5.391,2 chilometri) si sono verificati 8.985 incidenti, con un rapporto di 1,65 per chilometro. Sulla tratta Milano - Brescia di 93,5 chilometri sono stati registrati, invece, 408 incidenti, con un rapporto di 4,36 al chilometro. Quasi il triplo. “Sollecitiamo la magistratura a guardare con attenzione i dati che abbiamo esposto” ha aggiunto Tamburini. L’intasamento della Milano – Brescia è sotto gli occhi di tutti. Il traffico è perennemente in tilt, le distanze di sicurezza non sono praticamente mai osservate, soprattutto dagli autisti dei Tir, che improvvisano sorpassi tra loro mettendo a dura prova la pazienza degli automobilisti ed i loro nervi saldi. E’ un tratto autostradale in cui gli utenti sono soprattutto persone che lavorano: la commerciale Milano è collegata al Nord Est e alle migliaia di imprese che vi sono ubicate. La A4 è, quindi, la tratta privilegiata per il trasporto di merci, ma sono migliaia gli imprenditori che la percorrono quotidianamente per recarsi nel capoluogo lombardo per affari. A loro si aggiungono pendolari e turisti. Un inferno in cui assistere ad un incidente o restarvi, nei casi peggiori, coinvolti è un timore non infondato. In un comunicato ufficiale, gli industriali bresciani sottolineano: “Risulta evidente che la causa di tale elevato tasso di incidentalità debba essere ricercata oltre che nell’ ingente quantità dei veicoli che percorrono la tratta , anche nello stato di manutenzione e nell’assoluta inadeguatezza delle infrastrutture. Possiamo, in sostanza, affermare che l’autostrada Milano - Brescia e’ da considerarsi una arteria altamente a rischio per la sicurezza di tutti coloro che quotidianamente se ne servono”. Gli industriali, quindi, puntano nemmeno troppo indirettamente il dito contro i gestori della tratta: “AIB ritiene che debba essere formalmente esperita ogni e più opportuna indagine al fine di verificare se tale stato di permanente pericolosità non possa essere rimosso e se vi siano specifiche responsabilità, anche di semplice omissione” si legge nel documento consegnato alla stampa. E sin qui appare tutto sufficientemente chiaro: effettivamente il problema sicurezza è davvero sentito da tutti coloro che si trovano a viaggiare in quel tratto di strada. Un alleggerimento del traffico sulla tratta Brescia-Bergamo-Milano è decisamente auspicato da tempo. Ma questa protesta ufficiale, sfociata in un esposto in procura, ha un’altra faccia della medaglia. Le speranze degli industriali sono tutte riposte in un progetto, quello della Bre-Be-Mi, autostrada che dovrebbe collegare Brescia a Milano evitando di passare da Bergamo. Alcune informazioni sull’opera le troviamo sul sito della Fondazione Nord Est: “Il costo complessivo del progetto, comprensivo della viabilità complementare e degli oneri finanziari, è di 723 milioni di euro, a carico del soggetto privato, la società Brebemi Spa, che si è aggiudicato il 18 aprile 2003 la gara in project financing promossa dall’Anas nel dicembre del 2001. Brebemi Spa, società aggiudicataria, è composta da diverse società autostradali che possono vantare concessioni sul territorio lombardo: da Autostrade Spa (35%), ad Autostrada Brescia-Padova e Autostrade Centropadane (12,7% ciascuna), nonché dalla società Milano Mare-Milano Tangenziali S.p.A. (ex Autostrada Serravalle Milano Chiasso), che detiene una quota del 10%. Le rimanenti quote appartengono ad una serie di enti locali e Camere di Commercio della Lombardia, per un complessivo 25,3%, e a Banca Intesa (3,8%).”. Un’autostrada di circa 50 chilometri che, secondo i sostenitori (tra cui proprio gli industriali) “sfoltirebbe” il traffico della A4 e porterebbe ad un conseguente calo degli incidenti. C’è, tuttavia, chi al progetto dice “no”, come l’associazione Terranostra: “Pensare che un’autostrada di km 52 possa risolvere il traffico in direzione Milano è alquanto bizzarro, almeno quanto le scelte di Enti Pubblici, che in netto contrasto con ciò che avviene in altri paesi, dove la tendenza è quella di agevolare il più possibile il trasporto su ferro, o se possibile su nave, scelgono di investire in asfalto: la scelta è madre del futuro, di conseguenza è scontato che se la gestione è quella di costruire strade perché quelle esistenti sono piene si incentiverà maggiormente l’uso dell’auto, del trasporto privato, meglio ancora singolo, a scapito di quello pubblico, o comunque collettivo” si legge sul sito della Onlus. Un altro “no” è di Legambiente, che punta alla riqualificazione delle strade già esistenti, come spiega Duilio Zogno, rappresentante del comitato della Franciacorta: “Sono stati fatti espropri da circa 15 anni e nessuno è ancora stato rimborsato. La Lombardia, altamente popolata, non ce la fa a sopportare altre reti viarie: basta sistemare quelle che ci sono, ma ci sono troppi interessi in ballo e a pagarne le spese è come sempre il cittadino”. Il progetto interessa 19 comuni, prevede due barriere e sette caselli. Il tracciato dovrebbe essere in parte a doppia corsia per senso di marcia, oltre alla corsia d’emergenza, ed in parte a tre corsie (nel tratto da Caravaggio fino a Melzo). “Il primo tratto doveva essere messo in funzione già quest’anno, ci sono state due inaugurazioni, ma è ancora tutto fermo” dice il Presidente Aib Tamburini. Già, perché nel frattempo i costi sono lievitati e parte del progetto ha dovuto essere rivista sia su sollecitazione dei comuni interessati sia perché la Brebemi, in alcuni tratti, sarà affiancata alla linea ferroviaria ad alta velocità. Bisognerà “rientrare”, così sembra che i pedaggi aumenteranno del 50 per cento rispetto a quanto previsto nel 2003. Insomma, una questione tutta italiana che si pone in un contesto serio e preoccupante, che va oltre gli interessi economici in ballo: la sicurezza stradale. La “patata bollente” è stata scaricata in procura e se davvero venisse riscontrata l’esigenza di prendere quei provvedimenti urgenti come contingentamento o sequestro di parte della A4, va da sé che sarebbero in molti, industriali compresi, a spingere per la conclusione rapida della Brebemi. Anzi: i maligni ritengono che l’esposto (per quanto ampiamente motivato) sia una manovra ad hoc per accelerare i tempi di realizzazione della nuova autostrada e per porre la questione Brebemi all’attenzione del nuovo Governo sotto una luce diversa.


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Di Maria Teresa Zonca

Giovedì, 25 Maggio 2006
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