L’educazione stradale deve diventare una materia
scolastica obbligatoria, parte essenziale nell’ambito dell’educazione civica.
Parola del comandante Luigi Altamura, che ieri mattina lo ha ribadito
chiaramente a insegnanti e operatori della scuola riuniti alla Gran Guardia per
l’incontro conclusivo del mese della sicurezza stradale. «La giornata di oggi, alla fine del mese della sicurezza
stradale», ha detto Altamura, «vuole essere contemporaneamente un momento di
confronto e riflessione su quanto abbiamo fatto ed elaborato in questo anno, ma
anche un’occasione di programmazione per il prossimo. Appare chiaro infatti che
il problema della sicurezza sulla strada è all’ordine del giorno: anche gli
ultimi episodi di cronaca cittadina ci danno la misura della gravità della
situazione». «Per questo il lavoro di formazione nelle scuole, svolto
dal Nucleo di educazione stradale (Nes), si pone oggi come imprescindibile. Il
nostro auspicio è che l’educazione stradale, che oggi ancora non è obbligatoria,
diventi invece una materia scolastica. In questa direzione Verona può fare
scuola: nel 2005 la polizia municipale è entrata in 83 scuole, dalle elementari
alle superiori, contattando 319 classi per un totale di 7.993 alunni coinvolti.
Abbiamo impegnato in tale attività 25 ufficiali e agenti della municipale e al
comando abbiamo ricevuto 74 visite guidate». Il convegno di ieri mattina alla Gran Guardia, intitolato
«Educazione stradale come strumento di prevenzione: confronto tra polizia
municipale e mondo della scuola» potrebbe costituire dunque un significativo
«precedente» nella direzione auspicata dal comandante Altamura: quella cioé di
fare dell’educazione stradale una disciplina scolastica obbligatoria. A discutere di quanto si è fatto e di quanto ancora resta
da fare in tema di educazione stradale, ieri, sono intervenuti, oltre al
comandante Altamura, Francesco Vegine, comandante della polizia municipale di
Venezia, Giuliana Bigardi, responsabile del Centro servizi amministrativi di
Verona, Giordano Biserni, preside dell’Asaps, Antonia De Vita, docente di
Pedagogia all’Università di Verona, Carmelo Trotta, direttore del Siit (Servizi
integrati infrastruttura e trasporti). «Dopo le attività che ci hanno coinvolto in questo mese,
dobbiamo forse chiederci che cosa in concreto si fa oggi in Italia per
l’educazione stradale», ha detto Altamura. «E va rilevato che esiste ancora una
disomogeneità di percorsi di educazione stradale tra scuola e scuola, che i
comandi di polizia impegnati nel settore spesso si avvalgono di operatori
motivati ma che non hanno mai frequentato corsi di aggiornamento, e che non
esiste un portale Internet di riferimento. Esistono invece decine di
pubblicazioni e di testi che spesso però non rispondono alle esigenze di base
degli studenti». Di qui dunque la necessità di migliorare l’educazione
stradale nelle scuole. La «ricetta» suggerita dal comandante della polizia
municipale di Verona comprende, oltre all’obbligatorietà della disciplina,
l’attivazione a livello regionale di una scuola di polizia locale, per
preparare gli operatori all’educazione stradale, la costituzione di un portale
Internet, un lavoro in sinergia tra polizia e corpo docente. E un saggio di
tutto questo si è avuto nei giorni scorsi, con le iniziative del mese della
sicurezza, articolate in quattro settimane: la prima dedicata alla sicurezza
davanti alle scuole, alla tutela dei bambini a bordo dei veicoli, all’utilizzo
delle cinture di sicurezza; la seconda alla velocità, ai controlli con
autovelox e telelaser, e all’analisi delle statistiche del nucleo
infortunistica; la terza alla cura del proprio veicolo, con controlli e
revisioni; la quarta al problema legato all’assunzione di alcolici e
stupefacenti e ai pericoli che ne derivano per chi guida. E proprio sul problema dello «sballo» del sabato sera la
polizia municipale ha focalizzato in modo specifico la sua attenzione,
realizzando un pieghevole in cui i dati stessi del fenomeno dovrebbero fungere
da deterrente: su 6.700 morti per incidente in Italia, 2.300 hanno meno di 29
anni (800 meno di 20). Un motivo in più per rendere obbligatoria a scuola
l’educazione stradale. |
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