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Rassegna stampa alcol e guida del 2 giugno 2006

a cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 

COMUNICATO

Pollina, Merlo e Bonaffini al Festival Musicale Analcolico di Castel d’Ario

Domenica 4 giugno nell’Area Feste di Castel d’Ario, nei pressi del Castello, si svolgerà il “Festival Musicale Analcolico 2006”.
Dalle 18.30 la festa si animerà grazie alla musica del Coro Baha’i di Mantova, cui seguiranno i “Fuoritempo”, le “Prime impressioni” e i "Choolers".
Alle 21 sarà la volta del raffinato artista mantovano Luca Bonaffini, tra le altre cose co-autore di buona parte delle canzoni che compongono il cofanetto di Pierangelo Bertoli che in questi giorni sta scalando le classifiche di vendita.
Bonaffini proporrà con la sua chitarra alcuni tra i brani più noti del suo vasto repertorio.
Seguirà l’esibizione di Vittorio Merlo, che suonerà insieme a  Roberto Manuzzi, storico musicista di Francesco Guccini.
Merlo, che lavora come bibliotecario in Lussemburgo per la Corte di Giustizia della Comunità Europea, dove vive con la moglie e i cinque figli, è noto per essere uno degli artisti italiani più scaricati in MP3: a Castel d’Ario proporrà, tra gli altri brani, le sue hit "Ho sognato Bruno Vespa" e "Vorrei essere Simone Cristicchi".
Infine sarà il momento del concerto di Pippo Pollina, accompagnato dal “Palermo Acoustic Quartet”. Pollina, cantautore palermitano che da molti anni vive a Zurigo, ha già raccolto a Mantova unanimi consensi di pubblico e di critica nel corso delle prime due edizioni del "Mantova Musica Festival".Dopo gli importanti successi nei paesi di mezza Europa, in questi ultimi anni Pippo Pollina sta cominciando a raccogliere anche in Italia il meritato riconoscimento per il suo valore artistico .
Oltre alla musica, al "Festival Musicale Analcolico" di Castel d’Ario si potranno “degustare” piatti tipici del posto, come il risotto alla Casteldariese e i tortelli di zucca.
Il tutto accompagnato, rigorosamente, da bibite analcoliche.
In caso di maltempo il Festival si terrà nel Palazzetto dello Sport di Castel d’Ario.
La manifestazione è organizzata da A.P.C.A.T. (Associazione Provinciale Club degli Alcolisti in Trattamento) di Mantova, dall’Associazione Europea Familiari e Vittime della Strada-onlus, dalla Provincia di Mantova (Assessorato ai Servizi Sociali – Politiche Giovanili) e dal Comune di Castel d’Ario; con la collaborazione dell’associazione “Aiutiamoli a vivere”.
Per informazioni, si può scrivere a Alessandro Sbarbada - e-mail a.sbarbada1@tin.it - oppure telefonare a Marisa Moschini, tel. 347/905810.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Sanità/Organizzato dall’Ausl Bat/1 

Lotta a fumo e alcool progetto nelle scuole
MARGHERITA DI SAVOIA Lotta all’alcol e al fumo: il Ser.T. (Servizio Tossicodipendenze) del Distretto «1» dell’Ausl Bat/1, del cui ambito territoriale fanno parte i Comuni di Margherita, San Ferdinando e Trinitapoli, da circa un anno sta attivando nelle scuole medie inferiori del territorio un progetto di prevenzione, denominato «Robagi 2», dedicato ai ragazzi delle classi terze. Lo scopo dell’intero corso, che mirava, appunto, alla prevenzione, è stato raggiunto, come è stato precisato dallo psicologo clinico del Ser.T., Leonardo Pallotta, anche attraverso la sensibilizzazione delle famiglie e dell’opinione pubblica sulla scottante tematica operando, infine, da protagonisti e da sostenitori del «legame, della relazione e della salute» con la produzione di elaborati grafici e temi sugli argomenti trattati. I lavori del progetto di prevenzione «Robagi 2» su alcol e fumo, svolti dall’équipe del Ser.T. di Margherita (formata, oltre che dallo psicologo clinico, Leonardo Pallotta, anche dal dirigente medico, Giuseppina Porzio, e dall’assistente sociale, Laura Cristiano) con gli studenti della scuola media «Garibaldi» di Trinitapoli saranno esposti, presso la stessa scuola, durante la manifestazione denominata «Scuola in festa», fino all’8 giugno. G.M.L.


IL MESSAGGERO (Abruzzo)

GUIDA SICURA

Niente alcol nei fine settimana Campagna dei vigili nelle scuole

MONTESILVANO - Una capillare campagna di sensibilizzazione fra gli studenti delle medie e superiori di Montesilvano, per convincerli ad abolire le bevande alcoliche soprattutto nei fine settimana. Il progetto, dai profondi risvolti sociali, è stato illustrato ieri in municipio dal comandante della polizia municipale Antonella Marsiglia unitamente all’assessore Di Febo. Dal 5 al 9 giugno saranno distribuiti nelle scuole cittadine (ma anche in bar e discoteche) ben 3300 opuscoli inerenti il problema dell’alcolismo e della guida sicura. «Abbiamo coniato lo slogan "bevi con misura, misura ciò che bevi" - spiega la responsabile della polizia municipale - per prevenire l’uso di alcol fra i giovani, che poi si mettono incautamente alla guida di un mezzo o di una moto, contribuendo ad allungare la lista delle stragi del sabato sera». «Regaleremo anche un alcol-test monouso - aggiunge l’assessore Di Febo -, perchè gli interessati ne prendano dimestichezza. E’ troppo pesante infatti il tributo che tanti giovani pagano per una serata in discoteca o al bar. Per esempio non sanno che solo 0,5 grammi di alcol per litro di sangue provocano grossi guai».
P.G.O.


AUSTRIA

Indagine sugli abusi di alcolici, si inizia a bere già a undici anni

Klagenfurt

Un’indagine dello Who ha portato alla luce un risultato spaventoso: il numero dei giovani che dipendono dall’alcool aumenta in modo velocissimo. Già gli 11enni si ubriacano. L’indagine dello Wuo, che è stata presentata dal Fgö (Fondazione per l’Austria sana) a Vienna ha mostrato i risultati preoccupanti: «I consumatori di alcolici diventano sempre più giovani e bevono sempre di più» ha spiegato il direttore del Fgö, Dennis Beck. Cominciano a bere l’alcool già all’età di 11 - 13 anni. Ora è in cantiere una campagna d’informazione per fermare questo trend negativo. Una citazione dell’indagine dice: «L’alcool da noi è una parte integrale della cultura e del modo di vivere. Ma l’alcool è anche la causa di tanti problemi sociali e della salute». Circa il 10% dei 13enni hanno già bevuto alcool più di 40 volte. Il 35% delle scolare all’età di 15 anni e 38% dei loro coetanei della stessa età si sono ubriacati almeno due volte. Con queste cifre - così dice lo studio - l’Austria si trova al "vertice" dell’Europa. Sono gli adulti, che non servono come esempio molto positivo: il 40% degli austriaci adulti consuma una quantità di alcool tale da correr rischi per la salute. Il 22% beve o a lungo termine più di quanto sarebbe consigliabile, il 13% consuma questa "droga legale" in modo eccessivo e il 5% degli Austriaci è da considerarsi alcolizzato. Solo un quarto della popolazione non beve mai. La campagna "Mehr Spaß mit Maß" (Più divertimento con misura) si rivolge soprattutto ai giovani da 11 a 19 anni. La TV e la radio statale Orf, le stazioni privati "Gotv" e "Mtv" e i cinema trasmetteranno quattro spot i cui contenuti devono ricevere l’attenzione e causare lo stupore tra loro. Un’altra possibilità ha proposto il centro per la scuola e per l’educazione "Schez" in Alta Austria: per essere in grado di sostenere lo sviluppo dei loro bambini, i genitori dovrebbero fare - secondo lo Schez - fare la "patente per i bambini". In uno studio, l’organizzazione ha constatato tanti difetti per quanto riguarda l’abilità d’educazione di molti genitori. Ma anche a scuola, così hanno criticato gli esperti, gli insegnanti non si interesserebbero in modo sufficiente per lo sviluppo dei giovani. Una proposta dello Schez per risolvere il problema: un’educazione profonda dei genitori in una "scuola per genitori", che potrebbe essere - secondo il presidente Ortwin Wingert - assolutamente impegnativo.

Gabi Sager


 

IL GAZZETTINO (Padova)

Gli agenti della Polizia Municipale hanno notificato le pesanti ammende a Max Gallob e ad altri due giovani. La motivazione: hanno somministrato bevande senza avere l’autorizzazione

Lo spritz abusivo costa tre multe da 5 mila euro

Anche l’altra sera musica a tutto volume oltre la mezzanotte. Molti studenti si sono portati i bottiglioni di vino direttamente da casa

Il popolo degli spritz, aiutato dai Disobbedienti che hanno sparato musica a tutto volume oltre la mezzanotte, ha aggirato per la quinta volta consecutiva il "coprifuoco" voluto dal Comune. Cinque, infatti compreso quello dell’altra sera, sono stati i mercoledì universitari che si sono presi beffa dell’ordinanza targata Flavio Zanonato ed entrata in vigore il 3 maggio che vuole la chiusura anticipata alle 24 anziché alle 2 di venti bar tra piazze e Ghetto. Provvedimento, che venerdì scorso si è fatto forza anche dell’ordinanza prefettizia che vieta al mercoledì, al venerdì e al sabato, fino al 25 giugno, la vendita di bottiglie e di lattine di alcol dopo le venti. Studenti che riescono a dribblare in scioltezza il clima di "antiproibizionismo" portandosi da casa, dentro alle sporte della spesa, bottiglie vino, di super alcolici e lattine di birra. Fenomeno spritz che, a causa della serata un po’ freddina, si è svolto ugualmente, ma in tono minore. Circa mille e cinquecento giovani hanno bevuto, parlato e ballato quasi fino all’una. Come da copione si sono registrate le ormai "tradizionali" scene: selciato di piazza delle Erbe pieno di vetri, bicchieri di plastica e cartacce di ogni genere, mentre sotto i portici e lungo le strette vie del Ghetto hanno fatto capolino le chiazze di vomito e i rivoli di urina. Allo scoccare della mezzanotte i no global, anche questo ormai da "tradizione", hanno sottolineato la presa in giro degli ordinamenti e l’inizio della festa con l’accensione di un paio di fumogeni rosa e la liberazione di un centinaio di palloncini colorati che, secondo i Disobbedienti, sarebbero stati imbottiti con dei semi di canapa indiana. Attività "ricreativa" degli indiana padani che, però, è stata punita attraverso un lavoro di equipe tra polizia e Vigili urbani con la notifica a tre no global, tra cui il loro leader Max Gallob, di tre ammende da 5.064 ciascuna per somministrazione abusiva di bevande alcoliche. "Visto che il Comune non ha raccolto denaro con la Ztl - commenta Max Gallob - ha deciso di fare cassa multandoci. Una cosa è certa, non pagheremo mai. E, poi, non siamo noi no global che portiamo gli studenti in piazza. Loro vengono anche se noi non ci siamo. La gente fa quello che vuole e va dove vuole. Adesso - prosegue Gallob - il così detto fenomeno spritz, che non è altro che un’aggregazione spontanea di giovani che vogliono stare insieme, andrà scemando perchè si avvicina l’estate e perchè gli studenti devono studiare per gli esami. Tuttavia, la medesima situazione si ripeterà a settembre. Il sindaco Zanonato - conclude Gallob - da figlio del partito comunista non ha capito cos’è una moltitudine e cerca di risolvere il problema con il proibizionismo. Una soluzione che non porterà a nulla di buono. Aggiungo, che trovo di cattivo gusto le lamentele dei residenti del centro, che sono gli stessi che sfruttano gli studenti affittandogli una stanza per 400 euro al mese".

Marco Aldighieri


IL MESSAGGERO (Latina)

 

NOTTI SENZA PACE NEL CAPOLUOGO
Risse in centro, residenti esasperati
 
Gli abitanti di via Angeloni: «E’ il Far West e nessuno interviene»

Siamo esasperati. Non riusciamo più a riposare, mentre, tra grida e urla, sembra di essere nel Far West. E la prego, non scriva il mio nome, perchè già altre volte ci hanno graffiato le macchine o ci hanno fatto altri dispetti». Lo sfogo è di uno dei 500 abitanti del Centro storico di Frosinone che da mesi lanciano appelli al Comune e alle forze dell’ordine. «Ma finora - sottolineano - senza alcun risultato. E quanto accaduto l’altra notte, tra l’una e le tre, ha dell’incredibile. Non si è trattato della solita scazzottata tra ubriachi, ma di una vera e propria rissa in cui sono rimasti coinvolti gli stessi agenti delle forze dell’ordine». Scene da Far West, insomma, cui hanno assistito, attoniti, gli abitanti di via Angeloni e di piazza Valchera, attoniti, sconcertati non solo per quanto stava accadendo, «ma perchè quella, ormai, è una scena che si ripete ogni notte» aggiungono.
La scena, dunque, è sempre la stessa: poco dopo mezzanotte centinaia di persone, per lo più giovani, si radunano per strada a bere birra e schiamazzare e questo quando le cose non degenerano; altrimenti urla, grida, suoni di clacson, botte e risse. «Tutto ciò - sottolineano i residenti - a danno di noi tutti che ci vediamo violati nei nostri più elementari e sacrosanti diritti: il riposo, la serenità, il quieto vivere e la sicurezza».
Ma perchè tutto questo?
«Semplice - spiegano i residenti - perchè nel centro storico sono proliferati in questi anni ”sedicenti circoli culturali e ricreativi” che oggi sono più di una decina. Sono nati indisturbati, perchè nessuno ha mai controllato né posto un limite a questa assurda situazione. Ma noi ci chiediamo: cosa ha di culturale svegliare decine di persone nel cuore della notte con urla e schiamazzi? Cosa ha di culturale vendere la birra a chiunque ne faccia richiesta a qualunque ora della notte? Cosa ha di culturale fare musica e svegliare i bambini che dormono e che il giorno dopo debbono andare a scuola? Cosa ha di culturale vedere ragazzi che fanno a botte?»


IL MESSAGGERO (Frosinone)

«Centro storico la notte come il Far west: basta» 

«Siamo esasperati. Non riusciamo più a riposare, mentre, tra grida e urla, sembra di essere nel Far West». Lo sfogo è di uno dei 500 abitanti del Centro storico di Frosinone che da mesi lanciano appelli al Comune e alle forze dell’ordine. «Ma finora - sottolineano - senza alcun risultato». La scena è sempre la stessa: poco dopo mezzanotte centinaia di persone, per lo più giovani, si radunano per strada a bere birra e schiamazzare e questo quando le cose non degenerano; altrimenti urla, grida, suoni di clacson, botte e risse.


LA PROVINCIA DI COMO

Fine anno al lago, così bigiano la scuola in massa

Ogni giorno decine e decine di studenti delle superiori si danno appuntamento al Tempio, dopo colazione e una sigaretta

Le confessioni dei teenager ai giardini, meta della marinata: parliamo, prendiamo il sole e gira anche qualche spinello

Decine e decine di ragazzi ogni mattina assaltano il prato tra il Tempio Voltiano e il Monumento ai Caduti. Come fossero in spiaggia si sdraiano a prendere il sole. Fanno cerchio intorno agli zaini, qualcuno di loro beve birra, qualcun altro fuma uno spinello, qualcun altro ancora fa entrambe le cose. C’è chi gioca a pallone e c’è chi gioca a frisbee; c’è chi ascolta la musica con il lettore portatile sdraiato sul parapetto del lago e chi semplicemente chiacchiera con i compagni. I meno audaci che hanno paura di essere riconosciuti da qualcuno o che semplicemente cercano un po’ di privacy, si nascondono in cima alle gradinate del Monumento ai Caduti. E’ lo scenario di giugno, ma negli altri mesi non è moto diverso. La scuola è agli sgoccioli, i primi caldi si fanno sentire, e la voglia di studiare è andata via. Molti evitano accuratamente la scuola, senza dire niente ai professori e, ovviamente, ai genitori. Tanti i termini per definire quello che fanno: gli adulti usano il termine “marinare la scuola”, ma i ragazzi preferiscono il verbo “bigiare”. Ed ecco, allora, quella che potremmo definire una grande “bigiata di massa”. Gli studenti che se ne stanno lì, sul prato, in perfetto atteggiamento vacanziero, sono così tanti che per forza di cose le loro classi al mattino devono apparire semivuote. Impossibile non destare i sospetti dei professori. E’ bastato un piccolo sondaggio tra i “bigiatori” che ieri se la spassavano allegramente in zona Tempio, per capire che il fenomeno interessa un po’ tutte le scuole e un po’ tutte le classi, dalla prima alla quinta. La maggioranza sembra spettare alle ragazze delle magistrali Teresa Ciceri di via Carducci. Molti anche i ragazzi della Leonardo Da Vinci e dell’istituto Pessina. Un po’ meno quelli della Magistri Cumacini e della Ripamonti. Pochissimi, gli studenti del liceo scientifico Paolo Giovio. Anzi, ieri c’era solo una ragazza del Giovio. «Sono qui con amici che frequentano altre scuole – ha detto – Oggi forse sono l’unica dello scientifico, ma credo che sia un caso. Comunque, penso che nei prossimi giorni qui sarà pieno zeppo di ragazzi». Nessuno studente, invece, del liceo classico Volta e del liceo Gallio. Che abbiano solo scelto un’altra meta per la loro bigiata? Ma vediamo come si svolge la mattina di quanti non vanno a scuola. Innanzitutto, la bigiata non è quasi mai programmata. Come ha spiegato un gruppo di ragazze delle magistrali: «Ci incontriamo alla mattina presto fuori dai portoni della scuola o alla fermata del bus. E’ lì che decidiamo di non entrare a scuola. Andiamo a fare colazione, generalmente al Black Panther, un bar di via Gallio, perché al piano di sotto si può fumare. Restiamo lì fino alle 10 e poi veniamo qua al Tempio». Alla domanda quante volte bigiate e perché, una di loro ha risposto «tre volte in una settimana, ma solo negli ultimi tempi». «Sono convinta – ha spiegato – che ormai questi ultimi giorni di scuola non possono più fare la differenza. I prof hanno già deciso chi bocciare o con quali voti promuoverci». E che cosa si fa per due o tre ore su un prato in riva al lago? «Spettegoliamo, parliamo di ragazzi e fumiamo una canna». E non sono certo le sole. Intorno ci sono parecchi giovani che fumano uno spinello. Se lo passano tra loro, alla luce del sole. Come fossero sulle spiagge della Giamaica. «Sono pochissimi quelli che non fumano le canne», commenta una delle studentesse delle magistrali. Poco lontano, su un muretto, un altro gruppo di ragazzi, questa volta della Leonardo e della Ripamonti, se la ridono di gusto. Scherzano e si prendono in giro a vicenda. Intorno a loro bottiglie di birra e di vino vuote. Facile intuire il motivo della loro allegria.

Dario Alemanno


IL GAZZETTINO (Belluno)

IL CASO Sulla vicenda legata al quattordicenne di Sedico rinvenuto privo di conoscenza dal Suem per l’eccessivo consumo d’alcol intervengono mamme e papà dei ragazzi coinvolti

«I nostri figli non hanno abbandonato l’amico in coma»
Secondo loro hanno invece dato aiuto al compagno e poi atteso l’arrivo di un adulto prima di fare rientro nelle proprie abitazioni

I genitori dei quattro ragazzi che avrebbero abbandonato per terra, nella notte tra sabato 21 e domenica 22 maggio, un quattordicenne di Peron di Sedico in coma etilico, rigettano questa versione dei fatti. Con una lettera le famiglie dei giovanissimi coinvolti, dei quali non pubblichiamo i nomi nel rispetto della legge che tutela i minori, sostengono che i loro figli «non hanno abbandonato il compagno colto da malore e nemmeno si sono dati alla fuga». «Vero è invece - scrivono - che essi hanno cercato di aiutare l’amico, pur senza riuscirvi, anche perché non sono abituati a fronteggiare le situazioni che si verificano in simili frangenti. Quindi inesperti del caso». Le famiglie spiegano che sul luogo si era fermata una vettura dalla quale era scesa una donna che si era dichiarata esperta in pratiche di soccorso e disposta ad aiutare il malcapitato. «La medesima soccorritrice - continuano i quattro genitori - constatate le condizioni apparenti del ragazzo, dichiarava che da sola avrebbe provveduto a prestare le prime cure, invitando nel contempo i giovani a tornare a casa, data anche l’ora tarda. Solo a questo punto i minori hanno lasciato il malcapitato, in qualche maniera rassicurati dal saperlo in buone mani. Ribadiamo, pertanto, che gli amici non hanno assolutamente abbandonato l’infortunato, tanto più che nel frattempo si era avvicinata un’altra persona, dichiaratasi disponibile ad allertare i soccorsi del caso». Sta di fatto che, secondo la comunicazione ufficiale emessa dalla Questura di Belluno che illustrava l’intervento, il giovanissimo in coma etilico era stato trovato e recuperato lungo la strada dagli addetti al soccorso dopo che gli altri compagni di scorribanda si erano allontanati. Come lo stesso protagonista della vicenda aveva poi raccontato, c’era stato il trasporto all’ospedale San Martino dove gli era stata praticata una flebo. Quella stessa notte, dopo alcune ore nelle quali era stato tenuto sotto osservazione dei sanitari del pronto soccorso, la situazione si era normalizzata e il ragazzino si era potuto riconsegnare ai genitori che lo hanno riportato a casa. Una scorribanda fortunatamente finita senza conseguenze per colpa di un’eccessiva assunzione di bevande alcoliche, come lo stesso quattordicenne aveva fin dall’inizio candidamente ammesso.


 


IL MESSAGGERO (Frosinone)

Uccise la madre: condannato a 14 anni

Per il giudice del Tribunale di Velletri è stato un omicidio volontario aggravato 

di ALESSANDRA TABOLACCI
Quattordici anni di reclusione per omicidio volontario aggravato. Questa la sentenza emessa ieri, al termine del rito abbreviato, dal giudice del Tribunale di Velletri Alessandra Ilari a carico di Antonio Castaldi, il quarantenne di Colleferro che il 23 dicembre del 2004 uccise la madre Anna Ranaldi nella sua abitazione di via Fontana Bracchi. Il giudice ha così accolto la richiesta del pubblico ministero Giovanni Taglialatela, la cui tesi accusatoria poggiava sulla convinzione della volontà di uccidere la 74enne, probabilmente per porre fine a incomprensioni familiari.
Quel che è certo è che il Castaldi quella sera era ubriaco e che dopo l’ennesima lite - forse l’ultima di una lunga serie, frutto di difficili rapporti anche tra suocera e nuora - si scagliò contro l’anziana donna fino a farla morire, ma non tanto a causa delle percosse, bensì per asfissia. Affetta da osteoporosi, non poté reggere al peso dei 110 chili, tanto pesava all’epoca il figlio che le premevano sullo sterno. Castaldi è stato sottoposto a due perizie psichiatriche e da entrambe è stato definito capace di intendere e di volere, sebbene con una personalità problematica.
Preannuncia il ricorso in appello la difesa, affidata all’avvocato Vito Perugini: «Vi sono aspetti - ha dichiarato il legale - ancora da approfondire in quanto le perizie non hanno risposto in maniera appropriata ai tanti interrogativi emersi sin dall’inizio del procedimento». Durante i suoi interventi in udienza più volte Perugini aveva mosso una serie di censure alle perizie e richiesto un supplemento che spiegasse la genesi dell’omicidio, la cui volontarietà, sempre secondo la difesa, non emergerebbe da alcun elemento.


 

LA PROVINCIA DI COMO

Ventenne nei guai A 100 all’ora contromano
In cella due anni e mezzo

Due anni e mezzo, frutto del riconoscimento di colpevolezza per un ricco elenco di reati, escluse però le lesioni personali. La sola vittima della notte brava di Yazkhi Ben Chaid El Hadi, protagonista di un fuori programma in via Bellinzona la sera dello scorso 5 febbraio, ha scelto di non costituirsi parte civile, alleggerendo così la posizione del marocchino 24enne che quella sera, in macchina, travolse una ignara cittadina svizzera che riportò la frattura di due gambe. Idue anni e mezzo - pena inflitta ieri mattina con rito abbreviato dal giudice preliminare Vittorio Anghileri - maturano comunque per reati gravi. Secondo quanto ricostruito dalla polizia che lo arrestò, e dalla Procura che ne chiese poi il rinvio a giudizio, El Hadi quella sera rubò una Ford Fiesta a Ponte Chiasso. Verso le 21, imbottito di cocaina, cannabinoidi e sostanze alcoliche (la cui presenza fu accertata più tardi in ospedale), scese a tutta velocità verso Como. Infilò l’incrocio della Oec a velocità degna di Le Mans, toccando i 100 all’ora, poi svoltò al primo "curvone" di via Bellinzona imboccando il rettilineo che conduce all’incrocio con via Bignanico. Sorpassò tre auto ma, una volta in fondo, non riuscì più a riguadagnare la corsia di destra. Centrò in pieno l’Honda Civic dell’ignara luganese 43enne. Fu arrestato dopo un ulteriore inseguimento a piedi: lo bloccarono gli agenti della squadra volante della polizia, che con lui ingaggiarono anche una violenta colluttazione. La signora non lo ha denunciato, anche se non gli è bastato per evitare i due anni e mezzo di condanna.


IL GAZZETTINO (Udine)

AGRICOLTURA

Tocai, la Regione sposa il nome Friulano

Trieste

Si è discusso anche di vino Tocai nella giunta regionale di ieri. A fronte della necessità di cambiare nome al vino regionale, stante le pressioni dei produttori ungheresi che temono la concorrenza internazionale del prodotto italiano, e preso atto delle indicazioni giunte dai consorzi vitivinicoli, la giunta regionale ha deciso di sposare la denominazione Friulano per il Tocai locale. «Fatto salvo l’esito dei ricorsi che abbiamo avviato - ha spiegato l’assessore regionale all’Agricoltura Enzo Marsilio - avvieremo le procedure per iscrivere nel registro specifico il sinonimo e la varietà della vite. Inoltre provvederemo a investire nella promozione i 15 milioni di euro (12 del ministero dell’Agricoltura e 3 della Regione, ndr.) stanziati nell’arco di 3 anni. (*) Nelle prossime settimane definiremo i mercati su cui intervenire e il target di riferimento, prevedendo progetti dettagliati».

(*) Nota: 15 milioni di euro (di denaro pubblico) per consolare i produttori di Tocai perchè non possono più chiamarlo così, dopo che i produttori ungheresi si sono, a loro volta, offesi perchè i friulani gli avevano plagiati. Le vittime del metanolo e i loro famigliari (19 morti e numerosi ciechi) stanno aspettando da venti anni il risarcimento promesso.


IL MATTINO

Falsi vini doc, la truffa è servita

GIANNI CIANCIULLI Tra il bianco e il rosso spicca il giallo della Finanza. Gli itinerari contraffatti del vino hanno portato le fiamme gialle da Avellino ad Ottaviano. Seguendo istinto ed olfatto, gli uomini del comandante provinciale Bartolomeo D’Ambrosio hanno scoperto che le vie del nettare degli dei sono infinite, come le false etichette Doc e Itg che ammantavano «Aglianico» e «Coda di volpe», «Falanghina» e «Lacryma Christi». Calici amari, bottiglie prestigiose. Nell’aria l’odore di truffa più che del mosto selvatico. Le quindicimila bottiglie sequestrate non avrebbero avuto nulla del robusto e strutturato Aglianico doc che nelle campagne irpine segna la fatica dei contadini sotto il sole d’autunno. «Solopaca», «Lambrusco» e «Castelli Romani» erano solo sulla carta: quella che riportava le qualità organolettiche del vino ma che taceva su luoghi di produzione, annata, società d’imbottigliamento. «Rosso rubino, asciutto e armonico da accompagnare con carni e formaggi... », una sequenza di numeri e, secondo la Finanza, la truffa era servita. Ottomila le bottiglie con etichette contraffatte trovate dalle fiamme gialle in una catena di supermercati di Avellino e provincia. Altri 9mila litri scovati ad Ottaviano, non in robuste botti di rovere, ma in ambienti scarni e disadorni, tra attrezzature tuttavia costose ed appropriate. Qui due soci, denunciati per frode nell’esercizio del commercio e contraffazione, provvedevano a mettere in circolazione il prodotto. Nella stessa sede la Finanza ha sequestrato 204 mila etichette riportanti marchi pregiati, pronte per essere incollate a suggellare riconoscimenti mai avuti, denominazioni d’origine incontrollata, qualità senza protezione. Alla fine saranno cinque le denunce a piede libero tra imbottigliatori e commercianti. «In vino veritas» dicevano i latini, ma in questo caso è tutto da verificare il contenuto delle 15mila bottiglie. Le procure di Avellino e Nola hanno disposto analisi chimico-fisiche e accurati accertamenti organolettici. Se il fiuto dei finanzieri non inganna, ci potremmo trovare di fronte a una frode alimentare di proporzioni notevoli. In bella mostra, sugli scaffali dei dieci supermercati irpini visitati, sconti eccezionali per intenditori, vini Doc e Itg pubblicizzati a prezzi stracciati: senza turacciolo, solo vinelli da tavola, liquorosi e sfumati. A bocca asciutta gli intenditori seguaci di Bacco. Gli amanti del prezioso nettare hanno constatato, a loro spese, che i fruttati e corposi prodotti delle terre irpine o beneventane, tanto apprezzati in Italia e all’estero, rimanevano invece inarrivabili sugli scaffali più alti: come le loro purezza e qualità assolute.


© asaps.it
Sabato, 03 Giugno 2006
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