Un terzo dei giovani
confessa «tristezza»
Indagine della psicologa Marina Gerin Si dirà che è un’età difficile, che le cose
non girano sempre come si vorrebbe, che ci si deve costruire, ma è anche l’età
decisiva per plasmare la personalità e gettare le fondamenta dell’uomo di
domani. L’adolescenza, con i suoi pesi, le sue cadute e le sue tentazioni, deve
sfidare le minacce di disagi che assumono diverse forme: da quella che si
consuma in famiglia, a quella che si consuma da soli, abusando dell’illecito, a
quella che si perpetua in gruppo, con l’uso di sostanze stupefacenti e di
alcol. Non sfugge all’identikit del ’giovane tipo’ di oggi la prima analisi
compiuta dalla psicologa Marina Gerin Birsa, incaricata dalla 2. Circoscrizione
di sondare l’universo dei ragazzi friulani fra i 14 e i 22 anni (compresi gli
stranieri) del quartiere di San Domenico. Irgi CORRIERE ADRIATICO Ma forse c’è da chiedersi
che cosa di alternativo Fossombrone è in grado di offrire ai ragazzi
Esplode un crescente
disagio giovanile
FOSSOMBRONE – Ragazzini impertinenti,
Maleducati. Per niente rispettosi nemmeno delle persone anziane. Le
segnalazioni che arrivano a ripetizione da via Nazario Sauro, la parallela sul
lato collinare di corso Garibaldi, lasciano molto amaro in bocca. r.g. LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (BASILICATA) sondaggio L’istituzione di un «garante» potrebbe
aiutare a patto che abbia poteri reali. E che non sia un politico Alcol, droga e bulli
fanno paura più dei pedofili
L’indagine sui minori fatta dalla Swg per la
Regione. La sicurezza? «Solo sotto il controllo della famiglia» POTENZA Droga e alcol ma anche bullismo. Nell’infanzia c’è l’incubo pedofilia, ma nell’adolescenza la situazione è molto più problematica e i rischi sono molto maggiori. Il mondo dei minori in Basilicata è questo. Almeno così lo fotografa un sondaggio eseguito dalla Swg di Trieste per conto della Regione Basilicata, nel corso del quale sono state intervistate 1264 persone, (56 per cento di genitori e 44 di studenti). Al di là delle domande, dalle diverse voci del sondaggio singole emerge chiaramente una tendenza: mancano strutture e la deviazione è dietro l’angolo, motivo per il quale serve una nuova presenza nel sondaggio individuata come un ufficio di garante dei minori che abbia poteri reali. Il rischio per età Facile, ad esempio, inserire in questa tendenza la classificazione del rischio per fasce d’età. Il 42 per cento degli intervistati ritiene la fascia di età più rischiosa quella dagli 15 ai 18 anni. A seguire, al 38 per cento, la fascia 11-14 anni. Molto staccate le altre fasce d’età. La dimensione familiare, osservano i ricercatori Swg, è «quella che influisce maggiormente nel valutare le posizioni di rischio: fino a che il figlio rimane il più a lungo possibile nell’alveo di controllo familiare allora le situazioni di rischio possono essere controllate, quando inizia una più forte esigenza di autonomia dettata dal passaggio dall’infanzia all’adolescenza, allora iniziano a crescere di importanza le relazioni nel gruppo dei pari». I rischi maggiori Ma quali sono i rischi maggiori a cui si va incontro in questo quadro. Se la risposta di genitori e figlie è concorde nell’indicare come primo fattore di rischio l’uso di droghe e alcolici, la «classifica» si divide al secondo livello di gravità. I genitori temono temono l’esposizione ad una comunicazione non controllata (Tv, internet, radio, stampa ecc.). I figli, invece, puntano il dito contro il «bullismo» con delle aree di forte preoccupazione. «Il fenomeno del bullismo - spiegano i ricercatori - assume caratteri di elevata gravità secondo i rispondenti, tanto che per il 70% dei ragazzi frequentanti le scuole professionali, il bullismo risulta assolutamente grave o grave». Il giudizio torna, invece, a ricongiungersi su un altro fattore di preoccupazione ritenuto di poco inferiore ai precedenti. «Una intensità di poco minore - rileva la Swg - è data dai rispondenti alla gravità con cui incidono in Basilicata alcune condizioni di disagio sui minori, quali la scarsa assistenza sanitaria per minori gravemente malati e lo scarso sostegno per i minori con handicap e disabilità». La lotta al disagio La situazione delle tutele offerte all’infanzia in Basilicata hanno fatto registrare nell’ultimo triennio più passi indietro che in avanti. Se, infatti, il 69 per cento degli intervistati ritiene che nulla sia cambiato, il 23 per cento percepisce un aumento dei problemi legati alla tutela dei minori e solo per l’8 per cento i problemi sono minori oggi rispetto a 3 anni fa. Su questa situazione, in particolare, incidono forme di omertà e paura di denunciare le situazioni di disagio. Fattori la cui incidenza è molta per il 40 per cento degli intervistati, abbastanza per un altro 48 per cento. I rimedi possibili Per il mondo dei minori serve maggiore attenzione e l’istituzione di un «garante» può essere un buon inizio, a patto che non sia una figura meramente simbolica. Se l’indicazione che viene dagli intervistati grosso modo coincide con quanti, a causa di posizione lavorativa o incarico ricoperto, sono opinion leader di settore per quel che riguarda la generalità del problema, i pareri si dividono sulle azioni da mettere in campo. In merito alle risposte del sondaggio, la Swg riferisce che «le priorità da affrontare da parte del Garante sono i rischi connessi all’uso di droga (o alcool) da parte dei minori e quelli derivanti dagli abusi subiti da parte dei pedofili; in secondo luogo è necessario proteggere i minori che si trovano in situazioni di disagio per gravi problemi di salute o disabilità e per aspetti legati alla famiglia di origine (es. in condizioni di povertà)» quanti sono punti di riferimento nel settore «puntano in linea di massima ad un’azione a 360 gradi nell’universo della tutela minorile, o si soffermano sul problema del recupero dei minori collocati all’interno di istituti riabilitativi e sull’adozione di interventi mirati al sostegno dei minori stranieri». Pareri differenti, tra intervistati e opinion leader, anche sulle funzioni da attribuire a un eventuale garante. «Da una parte (gli intervistati) il controllo del territorio e la segnalazione delle violazioni dei diritti, dall’altra (gli opinion leader) un lavoro di coordinamento tra enti diversi, ognuno con la propria competenza, per arrivare ad una cultura diversa che contempli una più ampia tutela della condizione minorile». Quanto ai poteri l’indicazione è chiara: «Tre intervistati su quattro vorrebbero conferire a questa figura ampia autorità, compresa la possibilità di sanzionare coloro che non rispettano i diritti dei minori» anche se gli opinion leader mettono in guardia dal rischio di creare sovrapposizioni di funzioni, ad esempio, con l’autorità giudiziaria.. Resta, a questo punto il problema di individuare quale deve essere la figura che va a ricoprire questo incarico. In pochi (il 13 per cento) vedono un politico, moltissimi (il 58%) vorrebbero un operatore qualificato del volontariato sociale mentre il restante 29 per cento indica uno studioso esperto delle tematiche minorili. Giovanni Rivelli IL MESSAGGERO (VITERBO) LA QUERCIA Sicurezza stradale, ne
parlano i medici
Tre giorni di full immersion nella ”Sicurezza
stradale e certificazione medico-legale di idoneità alla guida”, al Centro
congressi Domus della Quercia. Qui da oggi si riuniscono i rappresentanti delle
commissioni patenti provenienti da ogni regione d’Italia (in tutto 106) e
giunti a Viterbo, appunto per il convegno nazionale-Consensus conference. La
manifestazione è organizzata dalla Società scientifica medici-legali Aziende
sanitarie, con il patrocinio della Asl di Viterbo, unità operativa Medicina
legale, diretta dalla dottoressa Dalila Ranalletta. Al termine dei lavori
arriverà un protocollo unico sul rilascio dei certificati di idoneità alla
guida per veicoli e natanti da parte delle commissioni patenti. Negli ultimi
anni, infatti, con l’intensificarsi dei controlli da parte delle forze
dell’ordine sulle strade, il numero delle persone che si rivolge alle
commissioni è cresciuto. Molti sono i casi di cittadini a cui sono stati
riscontrati problemi legati all’uso di alcool e droghe. (*) Nella sola Tuscia, durante
il 2005, la commissione ha preso in esame le richieste di circa 3.100 utenti
della Asl di cui definiti 2491. (*) Nota: l’uso dell’etilometro sulle strade ha fatto più che raddoppiare il lavoro delle unità operative di medicina legale. In un periodo di sostanziale blocco delle assunzioni questo ha comportato seri problemi in alcune ASL. IL
GIORNALE.IT
- di
Redazione - C’è il professionista cinquantenne «beccato»
al ritorno da una cena di lavoro e il ragazzino di diciotto anni uscito dalla
discoteca. L’etilometro non fa differenze: chi ha bevuto più di un bicchiere di
vino, un superalcolico o una birra in lattina non deve mettersi al volante.
Altrimenti contribuirà ad allungare la lista dei cinquemila genovesi che (cento
più cento meno) quest’anno si sono visti sospendere la patente per guida in
stato di ebbrezza. I dati della commissione provinciale patenti, di cui fanno
parte anche i medici del Sert, parlano
chiaro: è bastato aumentare i controlli per far cadere nella rete degli agenti
un numero doppio di persone che non hanno superato l’esame dell’etilometro. IL SECOLO XIX Cresciuti a dismisura
gli assistiti dell’Asl 3 per problemi di etilismo L’allarme In sei anni passati da 63 a
1.862 In sei anni la Asl ha visto gli assistiti per
etilismo passare da 63 a 1862. Una percentuale di incremento impronunciabile
nella quale un ruolo tremendamente importante gioca la diffusione dell’alcol
tra i più giovani. Sono i dati, illustrati da Pier Giorgio Semboloni,
coordinatore Dipartimento Dipendenze della Asl 3 nell’ambito del convegno dal
titolo "Alcol, guida, sospensione patente... misure alternative e nuove
proposte", che si sta svolgendo nella sede centrale della Cassa di
risparmio di Genova in via David Chiossone, organizzato da un gruppo di lavoro
"interdisciplinare" costituito in seno al Sert del centro levante
genovese. G. Cet. IL GAZZETTINO (PADOVA) SPRITZ Sopralluogo al Portello per preparare l’operazione
"decentramento" Parte il decentramento del fenomeno spritz. Una
delegazione istituzionale composta da prefetto, questore, sindaco, assessore
alla Polizia Municipale Marco Carrai e assessore al Commercio Ruggero Pieruz,
ieri mattina, ha perlustrato via Colombo lungo il Piovego in zona Portello.
Ovvero l’area scelta dal comitato "Bar per il centro" per installare
durante tutto il periodo estivo sette strutture in legno di sette locali del
centro storico (Ai Dadi, Bertelli’s, Cafè Madrid, Chez Moi, Kolar, Bar Lume e
Bacaretto insieme Ai Do Archi). Una soluzione che farebbe contenti gli
esercenti che potrebbero riprendere a guadagnare fino alle 2 di notte, mentre
adesso alle 24 sono costretti a chiudere a causa dell’ordinanza targata Flavio
Zanonato, e i residenti tra piazze e Ghetto che senza il popolo degli spritz sotto
casa potrebbero finalmente riposare.«Abbiamo studiato tutti insieme - spiega
Ruggero Pieruz - se la zona in questione, praticamente di fronte alla mensa
universitaria Piovego, sia in grado di ricevere una manifestazione di tale
portata. Diciamo che siamo moderatamente soddisfatti e che bisogna sistemare
alcune faccende tecniche. L’idea del comitato "Bar per il centro" -
prosegue Pieruz - è sicuramente buona se effettivamente riuscirà a far defluire
il fenomeno spritz dalle piazze al Portello. Questi sette locali dovranno
stoppare la musica alle 24, ma potranno restare aperti fino alle 2».I problemi
tecnici ai quali si riferisce l’assessore Pieruz non sono altro che il luogo
dove posizionare i servizi igienici e dove sistemarne gli scarichi. Sopralluogo
a cui ha partecipato anche Federico Contin, presidente del comitato "Bar
per il centro". "Voglio sottolineare, e non per piaggeria, quanto sia
stata importante in questo dialogo tra noi e il Comune la figura del questore
Alessandro Marangoni. Uomo intelligente e disponibile che ha permesso la
continuazione della collaborazione tra baristi e amministrazione comunale. Marco Aldighieri IL GAZZETTINO (PADOVA) L’INTERVENTO Spritzopoli, Spritzeide, Spritzlandia,
Spritz-war, Spritz angels, Spritzstock (direi che manca solo uno Spritz-gate!)
sono solo alcuni dei termini nati per descrivere o meglio cercare di inquadrare
le vicende nate da un aperitivo di colore arancione, dalla voglia di tanti
ragazzi di stare insieme e dalla maleducazioni di pochi. Impossibile riassumere
la questione spritz: sulle sue origini e fenomenologia lasciamo volentieri
spazio a sociologi e professori, ci limitiamo a ricordare due strategie attuate
da Palazzo Moroni quella delle "divise" della giunta Destro e quella
dei "piccoli passi" inaugurata dalla giunta Zanonato. Nel primo caso
si è tentato, senza successo, di blindare le piazze con agenti di pubblica
sicurezza: nessun risultato positivo tangibile se non un’escalation di tensione
e paure. Nel secondo caso invece, si è scelto di affidare la tutela dell’ordine
pubblico (e in particolar modo la lotta allo spaccio) ad agenti in borghese
ottenendo buoni risultati come testimoniano i frequenti arresti e controlli.
Accanto a questo intervento discreto ma efficace delle forze di polizia è stato
avviato un percorso di partecipazione (la consulta delle piazze) e una politica
di provvedimenti concreti come le chiusure anticipate, le campagne contro
l’abuso di alcolici e sostanze, una pulizia piu’ efficace delle Piazze e il
prolungamento dell’orario di apertura delle toilette pubbliche. Se la strategia
della piazza blindata non aveva portato ad alcun risultato, quella dei piccoli
passi sortirà effetti solamente a medio/lungo termine. E ai cronici problemi
della questione spritz, si aggiungono adesso anche le trovate un po’
demagogiche di alcuni baristi e qualche furbo no global che tenta di
strumentalizzare la vicenda.E’ opportuno che la classe dirigente ma anche gli
stessi padovani e tutti i soggetti coinvolti, (giovani, baristi, istituzioni)
compiano un passo coraggioso ma necessario,adottando una politica, e di
conseguenza una prassi basta su concrete responsabilità. Non è un espressione
di fumoso politichese, ma un salto di qualità che le menti e i cuori dei
padovani possono realizzare nei comportamenti quotidiani. I ragazzi devono
rendersi conto (magari stimolati da un’opportuna campagna mediatica promossa
dalle istituzioni) che le piazze non sono una sorta di parco giochi o terra di
nessuno, ma sono un bene della collettività di cui sono responsabili verso la
cittadinanza intera. Le Piazze c’erano ben prima della moda degli spritz: sono
sempre state uno strumento di aggregazione. Utilizzare un bene comune cioe’
dell’intera collettività, significa esserne responsabile. Molti ragazzi sono
stufi di essere dipinti come un branco filo-alcolico "alla
Lucignolo": molti di loro non vedono l’ora, con un pizzico di orgoglio, di
dimostrare maturità e senso della comunità.Prassi della responsabilità anche
per i bar della zona, i quali dovrebbero abbandonare funerali e trovate un po’
demagogiche che aiutano a vincere la guerra mediatica ma non la vera sfida di
una convivenza civile. Come piu’ volte è stato fatto notare, i consumatori di
spritz assicurano ai baristi cospicui guadagni. Non c’e’ dubbio che questo
fenomeno sia positivo, tuttavia i baristi. devono garantire che la loro
attività non provochi impedimenti alla circolazione o danneggi la quiete dei
residenti. Sono ancora troppo pochi i bar che si sono dotati di personale (li
hanno giustamente chiamati spritz angels!) per garantire questi obiettivi.
Credo che anche i baristi debbano essere richiamati ad una conduzione piu’
responsabile della loro attività commerciale. Con serenità, senza lotte, avvocati
o ricorsi che non giovano a nessuno. Gruppo Consiliare La Margherita Cdq CentroIL MESSAGGERO (MARCHE) PORTO SAN GIORGIO Preoccupa la microcriminalità: «Vogliamo il vigile di
quartiere» di SANDRO RENZI PORTO SAN GIORGIO - «Vogliamo il vigile di quartiere». Sono sempre di più i cittadini che lo richiedono dopo il recente fatto di cui è stato protagonista Don Davide Beccerica, aggredito e derubato da un balordo in pieno giorno all’interno della Chiesa di San Giorgio. La questione sicurezza torna dunque nuovamente in primo piano. Alcuni episodi di microcriminalità vengono segnalati troppo frequentemente negli ultimi tempi. Mercoledì notte lo chalet Conchiglia, in pieno centro, è stato preso di mira da alcuni teppisti che hanno divelto gli ombrelloni, lanciato i tavolini ed i giochi in spiaggia, rotto alcune sedie, lasciando poi sull’arenile un tappeto di vetri. Danni per poche centinaia di euro. Ma con la stagione balneare già iniziata si tratta per i concessionari di spiaggia pur sempre di un fastidioso contrattempo. Continuano inoltre gli schiamazzi serali a Piazza Mentana, soprattutto nel fine settimana. Piccoli episodi che richiedono un controllo più assiduo da parte delle forze dell’ordine. Intanto si propone l’istituzione del vigile di quartiere. A farsi interprete dell’appello lanciato da vari residenti anche Maria Diana Fioretti. «La loro azione deve consistere soprattutto nel controllare, prevenire e consigliare -spiega l’ex sindaco- a Porto San Giorgio servono più vigili non solo d’estate ma nel corso di tutto l’anno. Infatti la Polizia locale con la sua costante e vigile presenza è un ottimo deterrente contro i fenomeni di microcriminalità». La cittadina costiera è fortunatamente ancora un luogo vivibile rispetto ad altre realtà anche marchigiane. «Ma proprio per questo -dice ancora la Fioretti- è necessario che la Polizia Municipale sia presente in ogni zona della città. E’ necessario quindi che gli amministratori si coordinino al meglio con le varie forze dell’ordine, dai Carabinieri alla Polizia stradale, ma è ancor più impellente l’istituzione del vigile di quartiere». Intanto proseguono in comune gli incontri con i rappresentanti del Sert, delle associazioni di categoria, della Polizia, dei Carabinieri e dei Vigili urbani per arrivare alla firma di un protocollo d’intesa che disciplini, tra le altre cose, l’orario di chiusura notturna degli esercizi pubblici e le modalità di somministrazione delle bevande alcoliche. Ma anche importante approntare una campagna di sensibilizzazione contro l’abuso di alcool soprattutto tra i giovani. CORRIERE ADRIATICO Distrutti tutti gli arredi trovati Spezzati
gli ombrelloni sulla spiaggia Vandali in azione alla
“Conchiglia”
Assaltato lo chalet. La titolare: “Chiediamo
soltanto di fare i controlli” PORTO SAN GIORGIO - I vandali tornano a colpire sul lungomare centro: preso di mira lo chalet La Conchiglia. Tavolini rovesciati a terra, cestini dell’immondizia spaccati e il contenuto sparso per tutta la spiaggia, ombrelloni divelti, giochi per i bambini distrutti e tirati dentro il fosso o addirittura in mare. Lo scenario che ieri mattina si è presentato ai titolari dello chalet Conchiglia è stato davvero grave. A raccontare come sono andate le cose è la signora Morena, titolare dello storico stabilimento sangiorgese, che anche a nome della categoria vuole lanciare un messaggio chiaro e forte all’amministrazione: fateci lavorare e forniteci un minimo di tutela. E’ impossibile fare turismo in queste condizioni. Non c’è bandiera blu che tenga, nessun riconoscimento ambientale, né tanto meno piste ciclabili o iniziative. Porto San Giorgio deve affrontare una volta per tutte il fenomeno della microcriminalità. La maggior parte delle volte si sanno i nomi dei responsabili, o li si possono intuire, non resta che mettere in atto la linea dura. Ma ecco come sono andate le cose la scorsa notte alla Conchiglia. Mercoledì sera avevamo visto che non girava gente - racconta Morena la titolare - il lungomare era deserto ed abbiamo così deciso di chiudere mezz’ora prima. Poco dopo aver lasciato la struttura sono entrati in azione i vandali. Teppisti che non sono arrivati dentro lo stabilimento in quanto protetto da sistema d’allarme, ma che hanno dato sfogo ai loro impulsi distruttivi insensati nella veranda dello chalet. Rovesciati e spaccati i tavolini del bar, sedie lanciate, immondizia ovunque. Ma non è finita qui. Sfilati e spaccati anche gli ombrelloni che si trovano in spiaggia mentre i giochi per bambini sono stati divelti e scagliati in un vicino canale di scolo delle acque piovane o addirittura in mare. Sul posto sono arrivati i carabinieri che hanno proceduto a tutte le rilevazioni di rito. Le forze dell’ordine hanno bisogno del sostegno dell’Amministrazione comunale - spiega la titolare della Conchiglia - ci deve essere collaborazione, non possono essere lasciate sole a se stesse. Dove sono i vigili urbani? Chi è che fa i controlli la sera sul lungomare? Il tutto considerato poi che siamo in pieno centro. Ieri mattina, mentre la notizia di quanto successo alla Conchiglia si diffondeva, la signora Morena ha ricevuto la solidarietà degli altri gestori degli chalet. Tutti chiedono al sindaco: fateci lavorare, abbiamo investito nella città e non è giusto che l’Amministrazione ci penalizzi”. Sui responsabili intanto ci sono i primi sospetti. Ancora una volta il dito è puntato contro i giovani che ubriachi escono da piazza Mentana e vanno a sfogarsi in spiaggia. Una sera mi trovavo in macchina nella piazza in questione - racconta la signora Morena - dei giovani erano in mezzo alla strada e non mi facevano passare, ho suonato leggermente il clacson e per poco non mi ribaltavano l’automobile. LA SICILIA «Così
sono uscita dal tunnel dell’alcolismo» Storia Non riusciva a venirne fuori. Era nel baratro.
Dentro il tunnel. E tutto a causa dell’alcol. Lentamente, però, è riuscita a
venirne fuori. A trovare la luce. Il tutto a prezzo di grossi sacrifici. Anche
perchè mossa da una fede incrollabile. E’ la storia di una donna ragusana, che
chiameremo Giovanna. Giorgio Liuzzo IL GIORNALE DI CALABRIA Il numero verde
antidroga dell’As funziona
CATANZARO. “Sono 4.448 le telefonate pervenute, nel corso dell’anno 2005, al numero verde anonimo e gratuito 800-019899 del Servizio Regionale di Accoglienza Telefonica “LineaVerdeDroga” (LVD) voluto e finanziato dalla Regione Calabria, Dipartimento alla Salute, che opera in stretto rapporto con il Servizio per le tossicodipendenze dell’As 7 diretto dal dottor Bernardo Grande”. Lo ha reso noto la stessa azienda che con una nota riepilogativa ha illustrato tutta l’attività del servizio messo a disposizione dell’utenza regionale. I dati statistici offerti dal Servizio evidenziano che il 54,8% (v.a. 2.437) del totale delle telefonate sono giunge da utenza femminile, il 43,8% (v.a. 1.949) da utenza maschile mentre i riattacchi risultano essere solo 1,4% (v.a. 62). La distribuzione per classi di età rileva che la fascia di utenza più rappresentata è quella compresa tra i 31/40 anni (27,3 %) con un numero di richieste di intervento pari a 1.214 chiamate. Dato interessante è l’implemento delle telefonate che giungono dai ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni che, rispetto al 2004, è pari al 60%. Tale aumento è significativo considerato il battage promozionale che LVD ha voluto e realizzato su tutto il territorio regionale attraverso numerose iniziative di sensibilizzazione e pubblicizzazione del proprio numero verde (spot radiofonici, cartelli pubblicitari su mezzi di trasporto urbano, manifestazioni sportive). A sottolineare la validità di tali iniziative si aggiunge l’evidente incremento dell’utenza telefonica in riferimento alla distribuzione territoriale che cresce in tutti i capoluoghi di provincia: la città e la provincia di Catanzaro registra la percentuale più alta (39,5%), seguita da Cosenza (17,5%), Reggio Calabria (12%), Crotone (8,5%) e Vibo Valentia (5%). Da un’attenta analisi fatta sulla tipologia di utenza afferente al Servizio è emerso che conoscenti, familiari e persone vicine al tossicodipendente (td) - prevalentemente donne - sono quelli che maggiormente utilizzano LVD con una percentuale del 29,2%. Seguono i consumatori di sostanze con il 19,6 % e i professionisti e gli operatori del settore (19,1 %). Sono, comunque, tante e sempre di più le persone che individuano LineaVerdeDroga come punto di riferimento per testimoniare o denunciare stati di malessere psicologico e sociale connessi, non solo alla problematica della dipendenza, ma anche a condizioni di solitudine e difficoltà relazionali e/o esistenziali in cui è forte il bisogno di essere ascoltati. Nel corso dell’anno 2005, le psicologhe operatrici di LVD hanno dato complessivamente risposta a 7.804 richieste: il lavoro di consulenza-ascolto rappresenta il 35,8% dell’attività interna; le richieste di orientamento (37%) verso i Ser.T. e le strutture riabilitative hanno subito un incremento soprattutto per quanto concerne le Comunità a “doppia diagnosi” (segno tangibile di quanto lo stato di tossicodipendenza sia strettamente legato a disagi di tipo psichiatrico); le informazioni sulle sostanze (10,8%) si riferiscono ad esigenze di chiarimento sugli effetti e i rischi derivanti dall’uso/abuso delle sostanze psicoattive di maggiore consumo tra i giovani: cannabinoidi, alcool, ecstasy, cocaina ed eroina. LAGAZZETTA DI PARMA Violentata al parco
Ducale
Violentata al parco Ducale.Diciottenne aggredita da un parente ubriaco: lui bloccato da un vigilantes « Quando mi ha visto ha iniziato a gridare più forte, urlandomi di aiutarla. Cos« sono corso nel prato e ho strattonato via lui. Che nonostante tutto ha continuato a ridere e a offendermi. Come se non si rendesse nemmeno conto di quello che aveva fatto » . E come se fosse normale aggredire una ragazza di appena 18 anni, come se dopo avere troppo bevuto ci si possa permettere tutto, anche di assalire l’amica che pensava ad una serata allegra, come tante. E che ora invece non riesce più a smettere di piangere. Erano da poco passata la mezzanotte di ieri quando una guardia giurata in servizio di vigilanza al Parco Ducale ha sentito quelle grida disperate provenire da un prato immerso nel buio a due passi dall’ingresso su piazzale Santa Croce. Quelle urla che hanno fatto accorrere il vigilantes che è intervenuto sottraendo alla furia del giovane quella ragazza ormai senza nemmeno la forza di reagire. « Ho bloccato lui e ho allertato i carabinieri. Se penso che sarebbero bastati pochi minuti di ritardo e non avrei potuto fare nulla mi sento rabbrividire prosegue il vigilantes che in quel momento era impegnato nella consueta ronda per la chiusura del parco. L’ADIGE Cuoco ebbro, l’hotel
sta chiuso
Era in cucina ubriaco. L’apertura ai clienti è
stata rinviata Hanno dovuto rimandare a data da destinarsi
l’apertura al pubblico i gestori di un albergo a Mazzin di Fassa. Colpa del
cuoco, che non c’è. O meglio, del cuoco che era stato contattato attraverso un
annuncio su internet e che non ha superato il periodo di prova perché ha alzato
un po’ troppo il gomito, proprio nel giorno d’inaugurazione della stagione:
E.B., queste le iniziali del nome, milanese, si è presentato al lavoro in
evidente stato d’ebbrezza e per calmarlo c’è voluto pure l’intervento dei
carabinieri. L’episodio accaduto mercoledì pomeriggio a Mazzin è degno di un
film tragicomico: da una parte i gestori dell’albergo alle prese con
l’organizzazione di uno staff per la partenza della stagione, dall’altra un
cuoco quarantenne con tanto di referenze che però si è lasciato andare
all’alcol. Alle 16, orario previsto per l’inizio del servizio ristorazione, il
professionista dei fornelli è arrivato barcollante in cucina. In quelle
condizioni non poteva fare molto, nonostante la sua provata esperienza e
capacità; contando pure che si trattava del suo primo giorno effettivo di
lavoro, la figura fatta non è stata delle migliori. Alle prime rimostranze dei
gestori dell’albergo, l’uomo ha reagito in modo violento: non voleva andarsene
da quello che ormai considerava il «suo» posto di lavoro e a nulla sono valsi i
tentativi da parte dei titolari di farlo tornare in sé. Dopo qualche minuto di
tensione è stato chiesto l’intervento dei carabinieri della stazione di Vigo di
Fassa. Nemmeno alla vista delle divise il cuoco si è tranquillizzato: quando i
carabinieri si sono avvicinati, ha dato in escandescenza e ha colpito il
maresciallo Antonio Daffini al polso, con il risultato di rompere il cinturino
dell’orologio e di procurargli alcuni graffi al polso guaribili in sette giorni.
Nulla di serio, per fortuna, ma la peggior sorte è stata per il cuoco, che con
il suo comportamento ha perso il lavoro stagionale ed è stato denunciato per
resistenza a pubblico ufficiale. I carabinieri, dopo gli accertamenti del caso
e dopo che la sbornia era passata, lo hanno accompagnato alla stazione delle
corriere. L’uomo è stato liquidato dai gestori dell’albergo con la cifra
pattuita per le ore che aveva prestato nei giorni precedenti e se ne è tornato
a casa in quanto, formalmente, non ha superato il periodo di prova. L’hotel di
Mazzin rimarrà chiuso finché non verrà trovato un altro cuoco, con provata
capacità professionale ma preferibilmente astemio. M. Vi. IL GAZZETTINO (ROVIGO) La lite è scoppiata tra due colleghi
all’interno dell’imbarcazione Mina, nell’area portuale di Val Da Rio Una baruffa finita nel
sangue
Il cuoco di bordo, 26 anni, è stato
ferito alla gola: per poco la lama non ha reciso l’arteria
Chioggia È successo tutto nel tardo pomeriggio. Una
rissa è improvvisamente scoppiata nell’area portuale di Val Da Rio, a bordo
dell’imbarcazione "Mina", una nave di bandiera maltese, ma con
equipaggio completamente ucraino e comandante bulgaro. Intorno alle 17.30, il
nostromo ventiseienne e il cuoco, anche lui di 26 anni, hanno cominciato a
discutere animatamente. I motivi della lite ancora non sono ben chiari, ma pare
che entrambi avessero bevuto degli alcolici. Dalle parole si è passati presto
ai fatti. Prima qualche spinta, poi sono volati dei pugni e infine è venuto
fuori anche un coltello. Il nostromo ha colpito il collega all’improvviso,
senza dargli il tempo di reagire. Un unico fendente arrivato alla gola che ha
causato un profondo taglio. Il resto dell’equipaggio, accortosi di quanto
successo, ha subito soccorso il cuoco. Il giovane perdeva molto sangue ed era
privo di sensi. Immediatamente sono stati chiamati i soccorsi e dal vici
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