Sabato 29 Giugno 2024
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Rassegna stampa Alcol e guida dell’11 giugno 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 LA PROVINCIA DI COMO

abuso di alcol: l’iniziativa di Bruxelles

Avvisi sulle bottiglie come sulle sigarette

BRUXELLES Non abusare dell’alcol, può recare gravi danni alla salute. In futuro le bottiglie contenenti bevande alcoliche dovranno obbligatoriamente avere etichette che avvisano i consumatori dei pericoli che rappresentano per la salute, sull’esempio di quanto in Europa avviene già nei pacchetti di sigarette. L’iniziativa, da tempo all’esame della direzione che si occupa della salute dei consumatori, potrebbe essere presentata entro l’estate. L’eurogoverno dispone del rapporto di un istituto britannico che si occupa degli effetti provocati dall’ alcol, nel quale si riconosce che non ci sono prove sull’efficacia di questo tipo di avvisi, ma un’iniziativa del genere consente comunque ai consumatori europei di disporre di un’informazione adeguata. Gli esperti suggeriscono, in particolare, di precisare gli effetti negativi che il consumo eccessivo di bevande alcoliche ha su coloro che guidano, su chi deve manovrare macchinari e anche sulle donne incinte. Dovrebbero essere inoltre proibiti messaggi pubblicitari che possono stimolare l’interesse degli adolescenti. Sono infatti i giovanissimi, come si sa, i più a rischio di "sbronze". Il commissario europeo alla sanità e protezione dei consumatori Markos Kyprianou sta anche pensando all’ipotesi definire un limite europeo uguale per tutti per quanto concerne il tasso alcolico massimo permesso per coloro che guidano, con una direttiva che serva ad uniformare le regole, lasciando però ad ogni paese la possibilità di mettere limiti più bassi di quello europeo. L’Europa totalizza circa il 70 per cento delle esportazioni di bevande alcoliche ed il 50 per cento delle importazioni. Le accise su questi prodotti, incassate fino nei primi anni duemila dai 15 paesi che all’epoca facevano parte dell’Ue, sono state pari a quasi 30 miliardi di euro. Insieme alle entrate ci sono, peraltro, alti costi sociali derivati dalle malattie provocate dall’eccessivo consumo di bevande alcoliche, dagli incidenti, dalla violenza e dalla riduzione della produttività, calcolati complessivamente in oltre 120 miliardi di euro all’anno.


 

L’ADIGE

Addio alla scuola tra vodka e sporcizia

I giardini Perlasca ridotti ad una discarica

di BRUNO ZORZI

No, non è proprio tollerabile una cosa del genere. I giardini Perlasca, ancora una volta, sono stati letteralmente violentati. Ieri, al termine di una mattinata che non è stata di divertimento ma, in gran parte, fatta di alcol, maleducazione fino al vero e proprio vandalismo, questo spazio verde faceva paura. Paura per la sporcizia che studentelli di 15 - 16 anni hanno lasciato; ancor più paura per il grado alcolico che questi ragazzotti hanno raggiunto nel corso della mattina che altro non avrebbe dovuto essere se non la conclusione festosa dell’anno scolastico. Bella conclusione festosa! Verso mezzogiorno s’è fatta sentire una mamma che (sarà o no suo diritto?) era andata al parco Perlasca con la sua bambinetta di sei mesi. I nostri signorini, che non sono problematici figli di extracomunitari che vivono nella case popolari ma studenti delle superiori, figli di gente «normale», stavano lì scatenati a farsi gavettoni e fin qui vabbè, ma alcuni di questi damerini si sono anche appassionati al lancio di bottiglie, alcune delle quali sono piovute sul cemento dello spazio per i pattini. Lì dove girano di solito i bambini con le bici. Una bellezza! Ogni tentativo di farli rinsavire è stato accolto a male parole ed è chiaro che i padri dei bimbi presenti non potevano prendere a schiaffi alcuni di questi ragazzotti che se lo sarebbero più che meritato. A molti di questi una pedata nel didietro avrebbe fatto sicuramente meglio che una proposta formativa. Tanto per essere chiari. La mamma, allarmata, ha chiamato i vigili i quali le hanno detto che non avevano pattuglie sufficienti. In corso Bettini, da quanto ci ha raccontato, ha visto anche il sindaco Valduga il quale le ha risposto che il comune è a conoscenza del problema. Per forza, dei danneggiamenti e delle sporcizie indegne di una città civile lasciate ai Perlasca abbiamo scritto volumi, c’è stata anche un’interrogazione di Masera del Patt. Una domenica mattina di due anni fa, vennero addirittura chiusi, transennati per motivi di sicurezza dai Vigili del fuoco, tanto per dire in che stato erano stati ridotti dalla solita banda di ubriaconi. Così la signora non ha potuto far altro che andarsene con un senso di rabbiosa impotenza: ha preso la sua bambina e se n’è andata a casa. La sua piccola se l’è portata via da quello spettacolo indegno. Lo abbiamo detto, ieri mattina ai giardini Perlasca si è arrivati al vandalismo: qualcuno, non contento di gettare bottiglie a destra e a manca, è arrivato ad accendete fuochi ai piedi delle panchine. Ma da quando nei giardini si possono accendere fuoco senza che nessuno intervenga? Eppure le forze dell’ordine sono passate sul corso Bettini e via S.Giovanni Bosco nel corso della brutta mattinata di ieri, ma nessuno s’è preso la briga di mettere in riga l’orda di ragazzetti molti di quali alticci o ancor peggio. A parte la montagna, una vera montagna, di cartacce che questi signorini hanno lasciato sul suolo pubblico impressiona la quantità di bottiglie abbandonate. Ieri pomeriggio ne abbiamo contato una settantina. Bottiglie di vino e birra, ma ce n’erano anche di vodka e liquori da sballo. Vi rendete conto? Ragazzini di quindici - sedici anni che si scolano di mattina vodka! È così normale che ragazzini ancora sul crescere si possano ubriacare in questo modo? Accettare tutto questo scempio è così pacifico? Basta mettere in croce quattro baggianate psicologiche per giustificare una roba del genere? Ieri pomeriggio la gente al parco Perlasca si guardava attorno profondamente colpita. Due signore, due insegnanti, dicevano che stavolta si era arrivati al vandalismo ma anche loro erano impressionate soprattutto dalla quantità di bottiglie vuote che giacevano sinistramente sul prato. «Una volta qui c’era il custode - ci ha detto una delle due signore - e non si poteva nemmeno entrare in sella alla bici. Guardi qui adesso, qui è peggio di Scampìa a Napoli». Già. A questo punto, visto che non si riesce a porre rimedio a queste idiozie, facciamo una proposta: non chiamiamoli più giardini Perlasca, il suo nobile nome non merita certo un cesso del genere. Lui ne soffrirebbe di certo.


 
Mandiamoli a pulire

Davanti a ragazzini che si ubriacano di vodka, di fronte a quindicenni che tracannano vinaccio di primo mattino dobbiamo rimanere in silenzio? Non ce n’è stato fin troppo di silenzio su questo sbevazzare pericoloso, inquietante, devastante? Anche noi dei giornali per troppe volte abbiamo fatto finta di non vedere, per quieto vivere e perché il politically correct ha fatto tendenza, che nelle manifestazioni studentesche, che fossero contro la guerra in Iraq o contro la Moratti, di alcol tra i ragazzini ne gira anche troppo. Troppe volte abbiamo scartato le foto delle troppe bottiglie che i cortei si lasciano dietro. Invece adesso è l’ora (a dire il vero è già tardi) di guardare in faccia una realtà che fa paura. La devono guardare in faccia padri e madri, presidi e professori anche loro troppe volte troppo indulgenti. Così come troppo indulgenti sono i comuni nei confronti delle feste all’insegna dell’alcol che straripano ovunque e che creano attorno al bicchiere un clima, diciamola la parolaccia, troppo permissivo. Così come bene non fa tutta la prosopopea del buone bere e la propaganda selvaggia delle multinazionali della birra. Adesso si cerca di correre ai ripari ma per anni chi diceva: occhio che si sta esagerando, veniva zittito. E adesso, tanto per cambiare, siamo all’emergenza parolaia. Di sicuro qualcosa bisogna fare per recuperare il senso di responsabilità e il senso del limite e partendo dal piccolo si potrebbe iniziare col far ripulire il parco a chi l’ha lordato. Questa volta sarà dura, ma la prossima le scuole potrebbero istruttivamente mandare gli studenti a rimettere a posto tutto. Sarà un’idea poco colta, ma è un’idea. B.Z.


 
IL SECOLO XIX

Tragico frontale sull’Aurelia ad Alassio è morto il giovane che guidava l’auto 

Diego Dagnino, 27 anni, albenganese, era ricoverato al Santa Corona.

Restano gravissime le condizioni di Doris Nucera 

Pietra. Non ce l’ha fatta Diego Dagnino a sopravvivere alle ferite che si è procurato nel drammatico incidente di cui è stato protagonista attorno alle tre della notte tra giovedì e venerdì, mentre rientrava verso Albenga (da dove probabilmente avrebbe poi raggiunto Garlenda, dove abitava con la famiglia) dopo una serata trascorsa con alcuni amici in una discoteca alassina.

Apparso fin dai primi momenti in condizioni disperate, il ventisettenne è spirato ieri mattina nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santa Corona, senza mai riprendere conoscenza, e in giornata i genitori del giovane hanno autorizzato l’espianto degli organi. Troppo gravi le conseguenze del violentissimo impatto tra la Bmw su cui Dagnino viaggiava con Doris Nucera (sempre gravissima) e la diciottenne Roberta Ravagnani (per lei solo ferite lievi) ed un grosso camion che procedeva nella direzione opposta.

Uno schianto, come appurato dalle analisi richieste dai carabinieri, dovuto all’assunzione di alcol e di droghe ed alla velocità troppo sostenuta, come nel tragicamente classico canovaccio dei drammi del post discoteca.

Un’ampia curva a destra al confine tra Alassio e Albenga affrontata con poca lucidità, la macchina che sbanda e parte per la tangente, andando a invadere completamente la corsia opposta, dove il caso ha voluto arrivasse il grosso camion condotto da un trentottenne alessandrino rimasto illeso.

Un impatto terrificante con il giovane rimasto privo di sensi con il volante dell’auto piantato contro l’addome e ferite ovunque. Lesioni che purtroppo sono risultate letali.

Restano ancora gravissime le condizioni di Doris Nucera, una delle ragazze che avrebbero chiesto un passaggio all’amico dopo essersi accorte del furto dei caschi. La giovane è sempre in coma e le sue condizioni rimangono gravissime. I medici non si sbilanciano sulle possibilità di sopravvivenza della ragazza e sulle conseguenze che potranno comunque avere le innumerevoli lesioni e fratture rimediate nell’impatto e nella morsa delle lamiere.

È stata invece già dimessa l’altra ragazza, la diciottenne albenganese Roberta Ravagnani, medicata al pronto soccorso di Albenga.

Luca Rebagliati


 

IL MESSAGGERO (Abruzzo)

Investe quattro ragazze e fugge 

Ubriaco pirata della strada arrestato dai Carabinieri a Cugnoli 

 di PAOLO VERCESI

CUGNOLI - Travolte da un pirata della strada a Cugnoli, scappato senza prestare soccorso rintracciato inseguito e poi finalmente arrestato dai carabinieri. E’ la storia-shock accaduta l’altra sera alle 22,30 nel paesino della provincia pescarese. In manette è finito Sandro Angelini, 27 anni, operaio di Alanno: deve rispondere di guida in stato di ebbrezza, fuga in seguito a incidente stradale, omissione di soccorso e lesioni personali.

Un incidente due volte grave: perché l’automobilista, come detto un giovane operaio, è fuggito senza minimamente preoccuparsi di soccorrere le ragazze; ma soprattutto perché guidava completamente ubriaco e a quanto pare non era neppure la prima volta che questo gli capitava: in passato c’era già stata a suo carico una denuncia.

Una storia di ordinaria follia, come ne succedono quando metti insieme l’alcol e il venerdì o il sabato sera. Non la sola brutta notizia di questo week end, non la più terribile: a Pescara è finita con lo stupro di gruppo che avrà segnato per sempre una donna. A Cugnoli è stato un fatto di sangue sulla strada. Ci poteva scappare il morto, o forse più di uno.

Erano appena uscite dall’abitazione di una loro compagna dopo aver festeggiato insieme la chiusura dell’anno scolastico. In quattro camminavano sul marciapiede della strada e pensavano che lì sarebbero state al riparo da eventuali pericoli. Ma tanta prudenza non è bastata a metterle al riparo dalla follia. Un balordo ubriaco alla guida di una Opel Corsa le ha investite e travolte: un miracolo ha evitato la tragedia.

L’incidente è avvenuto in via S. Anatolio verso le 22,30. Secondo la ricostruzione dei carabinieri coordinati dal capitano Eugenio Nicola Stangarone, le quattro studentesse stavano camminando sul marciapiede della strada per ritornare a casa, dov’erano attese dai rispettivi genitori. In quel tratto la strada si distende in un lungo rettilineo, dunque la visibilità era ottima anche al buio. Ottima per chi non è ubriaco al volante. Sandro Angelini, al contrario, aveva qualche bicchiere di troppo in corpo e, anziché controllare la guida, ha premuto all’improvviso il piede sull’acceleratore in modo violento, repentino. Chissà quante volte l’aveva fatto su quel rettilineo che invita a correre. Chissà se ha mai pensato che a poca distanza da quel punto lo scorso 25 maggio era morta Silvia Luciani, studentessa di Cugnoli.

L’alcol e l’alta velocità hanno tradito Angelini, l’auto ha sbandato ed è piombata sulle quattro ragazze investendole con un impatto micidiale.

Le quattro ragazze sono rimaste a terra sul ciglio della strada, l’automobilista scappa, altri passanti hanno subito dato l’allarme e mentre si preoccupavano di soccorrere le quattro poverette, una pattuglia di Carabinieri impegnata nel controllo del territorio si metteva subito a caccia del folle in fuga: è stato arrestato poco dopo davanti alla sua abitazione dove, in tranquillità, stava rientrando. Aveva un livello di alcol quattro volte superiore al consentito (2 mg su un massimo di 0,5). Gli è stata subito ritirata la patente. Trasportate nell’Ospedale di Popoli, le ragazze ferite sono state ricoverate per una serie di traumi. Secondo i medici ne avranno dai 10 ai 20 giorni.


 

KATAWEB.IT

STUPRATA DAL BRANCO A PESCARA NELLA NOTTE, UN ARRESTO

Aggredita alle spalle, picchiata selvaggiamente e violentata, nell’androne di un palazzo a Pescara. Il "branco" torna a colpire, in piena notte, quando tre-quattro giovani si avventano su una donna di 35 anni. La vittima era appena uscita da un locale in via delle Caserme e stava andando verso la sua auto. La donna, che ha poi perso i sensi, e’ stata soccorsa e trasportata in ospedale alle prime luci di stamani. Quarantanove giorni di prognosi per una serie di lesioni. Le hanno rotto anche il naso. Ripetutamente violentata e pestata dal branco, ragazzi giovanissimi uno dei quali e’ stato gia’ fermato. La polizia lo ha bloccato intorno alle sette sul ponte Risorgimento. Riconosciuto dalla donna e da alcuni testimoni che lo avevano visto fuggire - c’era anche un sottufficiale della Finanza - e’ stato arrestato. Alessio Di Girolamo, 22 anni, residente a Pianella (Pescara), con precedenti per furto e rapina, era stato denunciato lo scorso 2 giugno per atti osceni in luogo pubblico. Ubriaco, aveva molestato una giovane donna nei giardinetti di via Gramsci, poco dopo l’ora di pranzo, denudandosi e mostrandole i genitali. Gli altri giovani che hanno partecipato alla violenza di gruppo sarebbero gia’ stati identificati. Le indagini, condotte dalla squadra mobile e dalla polizia scientifica, sono coordinate dal sostituto procuratore Giampiero Di Florio. (AGI)


 

CORRIERE DELLA SERA

«Calci e pugni. Ho cercato di graffiarli, poi sono svenuta»

 DAL NOSTRO INVIATO

PESCARA - Un pigiama arancione, una maglietta bianca, Michela ora è seduta sul letto del reparto di Otorino dell’ospedale civico di Pescara con due amiche accanto. Ha gli occhi chiari come sua madre e i lunghi capelli color del rame. Si tocca il viso che è gonfio come quello dei pugili dopo un combattimento, il naso è rotto, l’occhio sinistro spaccato, la pelle viola. Sono le otto di sabato sera e, intanto, a piazza Unione, il luogo dello stupro, la bella gioventù abruzzese ha già ripreso a vivere intensamente come se nulla, l’altra notte, fosse successo. Pescara Vecchia è un presepe di luci: i pub e i ristoranti di corso Manthonè e via delle Caserme sono strapieni. Davanti alla case di D’Annunzio e di Ennio Flaiano le comitive si danno appuntamento.

Michela, il nome è di fantasia, ha 34 anni e una figlia piccola e non vuole che la bimba ora la veda in queste condizioni: «Se fossi andata con lei, l’altra sera, a vedere dei gattini appena nati a casa di una sua amichetta - racconta con un filo di voce alla mamma - adesso non sarei qui...». Invece poi è uscita con degli amici, la bimba è rimasta a casa della nonna e alle due di notte il «branco» l’ha aggredita. Una birra al bar «Bukowsky», le solite chiacchiere. «La serata era conclusa, stavo andando a riprendere la macchina, quando mi hanno teso l’agguato. Mi hanno preso alle spalle, quel tizio poi mi ha afferrato al collo», ricorda mimando il gesto. «Io però mi sono difesa, l’ho anche graffiato, gli ho dato qualche cazzotto...». Già. E’ stata lei stessa a farlo arrestare: Alessio Di Girolamo, 22 anni, uno con precedenti per furto, rapina, atti osceni e che davanti ai poliziotti, si è difeso dicendo: «Non è vero niente, non credete a quella, io ho passato tutta la sera con la mia fidanzata». Ma Michela l’ha riconosciuto subito in mezzo alla strada perché il giovane, forse stordito dall’alcol e dalla droga, era rimasto tutta la notte vicino a lei. Così l’ha indicato agli uomini della squadra mobile che adesso però stanno cercando anche i complici. Erano in tre, al massimo quattro - dicono gli investigatori - avevano bevuto e quasi sicuramente anche sniffato cocaina. Una violenza di gruppo durata per ore. Già dentro al pub, Di Girolamo aveva cominciato a molestarla, ma Michela l’aveva respinto senza troppi complimenti. Un affronto da vendicare.

Pugni, calci, schiaffi, «poi mi hanno trascinata nell’androne, ad un certo punto sono svenuta e non ricordo più niente». Le hanno strappato i vestiti, la polizia l’ha trovata sotto i portici del Palazzo del Genio Civile con il volto insanguinato e i pantaloni laceri. All’ospedale, ieri sera, è andata a trovarla il sindaco, Luciano D’Alfonso, 41 anni, della Margherita, che è un po’ il pupillo qui in Abruzzo del presidente del Senato, Franco Marini. Il sindaco le fa coraggio, le promette che quando uscirà dall’ospedale la rete del centro comunale anti-violenza si occuperà di lei. Gli amici della ragazza, però, ora chiedono che sia fatto qualcosa: «Pescara Vecchia non può essere il Bronx, nei fine settimana ormai succede sempre di tutto, sparatorie, accoltellamenti. I ragazzi bevono, si drogano, bisogna intervenire». Il sindaco assicura che le prime misure sono già state adottate: polizia e vigili urbani da circa un mese svolgono un lavoro di pattugliamento, ma è chiaro che il presidio adesso sarà rinforzato.

Alcol, droga, una storia maledetta. Gli psicologi da domani proveranno ad aiutare Michela, ma non sarà facile andare avanti. Lei, per fortuna, è una ragazza forte, che ha saputo farsi da sé. La sua bambina non sa niente di questa storia, forse le diranno che la mamma ha avuto un incidente con la macchina. Il papà della bimba, il compagno di Michela, è all’estero e adesso rientrerà al più presto per stare vicino alla sua famiglia.

Fabrizio Caccia


 

IL MESSAGGERO (Ancona)

VINO E CIBO, FINISCE LA FESTA 

Si conclude stasera a mezzanotte la prima edizione di “Viaggio di... vino”, il percorso tutto enogastronomico proposto dall’assessorato alle Attività economiche in collaborazione con Assivip che si tiene da venerdì nella cornice del Foro Annonario. La manifestazione, con l’apertura degli stand dalle 18 alle 24, prevede anche oggi degustazioni e vendita di ben 79 vini doc marchigiani, abbinamenti cibo-vino e anche lezioni gratuite (ma con prenotazione obbligatoria presso gli stand) dalle 21.30 alle 22.30. Tema centrale della lezione di stasera sarà proprio "l’abbinamento cibo-vino". Durante la manifestazione, che ha visto tra l’altro la partecipazione anche degli operatori commerciali del Foro Annonario, anche i negozi dei due emicicli resteranno aperti. A completare l’offerta per i visitatori ci saranno pure le bancarelle degli ambulanti con i loro prodotti tipici.

G.Man.


 

IL GAZZETTINO (Treviso)

La storica associazione degli Anonimi è stata la prima fondata in provincia 

Festa del gruppo Sile, 25 anni di lotta alla schiavitù dell’alcol

(la.si.) Il gruppo Sile di Alcolisti anonimi festeggia oggi a Frescada i 25 anni di attività e di libertà ritrovate. La dipendenza dall’alcol va infatti ben al di là della sudditanza alla bevanda, perché coinvolge la sfera lavorativa, affettiva, familiare e trascina inesorabilmente la persona in una spirale di dolore e solitudine. I gruppi di auto mutuo aiuto offrono una via d’uscita che ha dato negli anni grandi successi, utilizzando il "Metodo dei dodici passi". Si tratta del percorso avviato nel 1935 in America, grazie all’intuizione di un agente di borsa di Wall street e di un medico chirurgo dell’Ohio: entrambi alcolisti. Insieme scoprirono che condividendo le loro drammatiche esperienze e aiutandosi a vicenda, riuscivano a mantenersi lontani dall’alcol. Come sa bene chi è schiavo della sostanza, l’alcolista non è mai "ex", semmai rimane "alcolista che non beve", perché il problema va affrontato quotidianamente.

«A Frescada noi vogliamo condividere la gioia della nostra ritrovata libertà», spiegano i volontari dell’associazione che opera in modo assolutamente gratuito. L’appuntamento è per le 15.30 nella sala parrocchiale e sono invitate tutte le persone che pensano di aver un problema con l’alcol, direttamente o a causa di familiari, nonché gli operatori sociali, medici e sacerdoti che si confrontano nella loro attività con situazioni del genere. Attualmente in Veneto operano oltre 100 gruppi di "A.A." sui 500 italiani. A Treviso il "Sile" è stato il primo a sperimentare il metodo nel 1981, grazie a due amici trevigiani che avevano trovato aiuto presso un gruppo già attivo a Dolo, nel veneziano. Ora in provincia sono presenti diverse realtà. Per informazioni si può contattare la sede veneta al numero 0444-303130.

L’unico requisito per entrare a far parte degli Alcolisti anonimi è il desiderio di smettere di bere, espresso verbalmente quale impegno di fronte al gruppo. Uno dei punti fondamenti risulta l’anonimato, per garantire la privacy dei partecipanti ma anche per una senso di uguaglianza, in una realtà dove non conta la posizione sociale, il titolo di studio, gli atti anche gravi commessi in passato, perché ciascuno viene accettato per quello che è, senza giudizi. Accanto ai gruppi "A.A." sono nate negli anni anche realtà di mutuo aiuto riservate ai familiari, conosciute come Al-Anon, nella convinzione che l’armonia familiare, essendo la più profondamente colpita, sia anche la più difficile da ricostruire.


 

CORRIERE ADRIATICO

Ubriaco minaccia la fidanzata, arrestato

FANO - La sua fidanzata lo aveva lasciato fuori della porta, perché era ubriaco e aveva intenzioni violente. Lui voleva entrare in casa a tutti i costi, ha sbraitato e inveito, tanto che alla fine una soglia l’ha varcata, purtroppo era quella del carcere di Villa Fastiggi. E’ finito nel peggiore dei modi, con l’intervento della polizia e l’arresto del focoso fidanzato, il litigio tra due giovani conviventi che ieri notte intorno alle 3 ha svegliato diversi abitanti di Centinarola. A quell’ora è stata la voce concitata di una ventiduenne, mamma di un bimbo di pochi mesi, a chiedere l’intervento della polizia con una telefonata al 113. Il suo fidanzato, F.G. 27 anni, era alla porta, voleva entrare con la forza e la minacciava. Era ubriaco e la giovane donna era terrorizzata. In pochi minuti all’indirizzo segnalato di via Brigata Messina è arrivata la volante del commissariato. Ma la situazione, invece di appianarsi, è degenerata. Alla vista dei poliziotti, infatti, l’intemperante giovane ha estratto un cacciavite, la fidanzata è uscita di casa per raccontare cosa fosse successo ma lui si è scatenato: ha cercato di aggredire la ragazza, gli agenti lo hanno fermato, allora le ha tirato addosso il cellulare e se l’è presa con i poliziotti. Ne è nata una colluttazione, che ha provocato sui due agenti lesioni guaribili in 5 giorni. Resistenza, violenza, lesioni a pubblico ufficiale sono le accuse con cui F.G. è stato arrestato. Domani lo attende il magistrato, è da sperare che gli siano passati tutti i postumi della sbornia.


 

IL MESSAGGERO (Pesaro)

Fano, litiga con la ragazza e si scaglia contro gli agenti 

 FANO

Peggio che le monetine allo stadio. Prima ha lanciato il telefonino contro la compagna - una ragazza di 22 anni che da un paio di mesi lo ha reso papà - poi ha gettato tutto quello che gli era rimasto in tasca contro gli agenti del commissariato che nel frattempo erano intervenuti in difesa della donna. Non pago, ha trovato persino un cacciavite, che ha brandito come un’arma, contro i poliziotti che alla fine, dopo averlo disarmato, hanno arrestato il giovane, F.G., fanese di 27 anni, per violenza, lesioni, resistenza e minacce. Notte da “mal di mare” quella fra venerdì e sabato in un appartamento di via Brigata Messina, nella zona di Centinarola. A chiamare la polizia è stata la ragazza al termine di un violento alterco con il compagno che dopo una lunga sera fra bar e compagnie si è presentato alla porta di casa completamente ubriaco e su di giri. A quel punto la convivente si è rifiutata di farlo salire (il neonato fra l’altro si era da poco addormentato) e, spaventata per le minacce dell’uomo che urlava svegliando l’intero vicinato, ha chiamato la polizia. Quando la pattuglia è arrivata per tentare di calmare le acque, il 27enne ha dato in escandescenze scagliandosi prima contro la fidanzata e poi contro i poliziotti aggredendoli sia verbalmente che fisicamente. Bloccato dopo una collutazione il ragazzo ha smaltito la sbronza in cella mentre i poliziotti si sono fatti medicare all’ospedale.


 

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Arrestato dai carabinieri marito violento 35enne 

In preda all’alcol maltratta la moglie

Era riuscito a trasformare in un incubo la vita di sua moglie e del figlio di appena un anno. Finchè i carabinieri, ieri mattina, hanno stretto le manette ai polsi del 35enne M.D. in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelate in carcere firmata dal gip Roberto Oliveri del Castillo del Tribunale di Trani. L’uomo dovrà rispondere di maltrattamenti alla moglie, violenza privata e porto ingiustificato di arma bianca. M.D., spesso in preda ai fumi dell’alcol e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, in più circostanze avrebbe minacciato la moglie, puntandole contro anche un coltello da cucina. «Ti tolgo dal mondo se non torni da me», le avrebbe detto lo scorso mese di aprile quando, stanca delle continue vessazioni, delle ingiurie e delle violenze subite, la coniuge abbandonava il tetto coniugale, trovando ospitalità da alcuni parenti. È stata poi la denuncia sofferta della donna, presentata ai carabinieri, a far scattare le indagini dei carabinieri della stazione che, dopo aver ascoltato anche alcuni testimoni, hanno informato l’autorità giudiziaria, facendo così scattare il provvedimento restrittivo. È stata la fine di una brutta storia di violenze, una delle tante che maturano tra le mura di casa e che vengono a galla solo quando qualcuno decide di denunciarle. In questo caso, la giovane donna ha avuto il coraggio di denunciare il marito e solo così ha potuto riacquistare un po’ di tranquillità. Quella che da tempo aveva perso.

Gianpaolo Balsamo


 

CORRIERE ROMAGNA Ravenna

Ubriaco lo investe con l’auto: grave motociclista

san pietro in vincoli - Investito nella notte da un automobilista ubriaco, un motociclista forlivese di 33 anni, Giuseppe Cortese, si trova ricoverato in prognosi riservata al Bufalini di Cesena. L’uomo, in sella ad una Suzuki di grossa cilindrata, era in compagnia di altri due amici e, verosimilmente data l’ora - le 2.15 -, stava facendo ritorno verso casa. I centauri procedevano in fila quando è avvenuto lo scontro. L’auto condotta da un ravennate di 43 anni, L. B., lo ha urtato facendolo cadere a terra all’altezza dell’abitato di San Pietro in Vincoli; forse nel tentativo di rientrare dopo essersi allargato troppo con la propria vettura, quasi certamente perché l’automobilista si trovava al volante in condizioni non proprio ideali. Sottoposto al test dell’etilometro, infatti, gli agenti della Polstrada di Rocca San Casciano hanno potuto riscontrare un tasso di oltre tre volte superiore al limite stabilito dal Codice della Strada (1,67 g/l invece di 0,5 g/l). All’automobilista è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza mentre lo sfortunato motociclista, dopo un primo ricovero a Ravenna, è stato trasferito al Bufalini di Cesena. Ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione, non verserebbe però in pericolo di vita.


 

CORRIERE ADRIATICO

Gli inquirenti pensano ad un suicidio anomalo

Cadavere carbonizzato trovato in campagna

COMISO - Il cadavere carbonizzato di un 30enne, Sebastiano Dierna, è stato trovato a Comiso, nel ragusano. L’uomo, un operaio, era uscito in mattinata per andare dal barbiere. Non si esclude che si sia trattato di un suicidio, che gli investigatori definiscono “anomalo”. Il cadavere di Dierna, dipendente di una segheria, è stato rinvenuto nelle campagne di contrada Targena-Comuni. Accanto al corpo, cosparso di liquido infiammabile, c’erano 5 bottiglie di birra vuote. Poco distante la sua auto, una Fiat Punto. Ad accorgersi del cadavere è stato un operaio che lavora nella zona, che ha scorto il corpo mentre bruciava ancora in un terreno appena arato. Sul posto sono intervenuti gli uomini della Mobile di Ragusa e del Commissariato di Comiso. Il corpo non aveva segni di violenza, nè ferite.


 

IL MATTINO

Guida ubriaco, travolge due giovani in moto

FABIO DA SILVA

Torre del Greco. Ubriaco, investe due centauri in sella a una Vespa. A.R. 37 anni, si trovava a bordo della sua Fiat Uno alle 23 di venerdì sera e poco prima aveva alzato il gomito assieme ad alcuni amici. Aveva poi imboccato corso Europa e si stava dirigendo verso via Litoranea. A un certo punto, ha cominciato una manovra di sorpasso azzardata e una volta superata una prima auto, si è improvvisamente trovato davanti alla Vespa che circolava nella sua stessa direzione. L’uomo, probabilmente sotto effetto dell’alcol, non è riuscito a frenare in tempo e ha sbalzato i due ragazzi. Il passeggero, M.V. 20 anni, è caduto all’indietro distruggendo completamente il parabrezza della vettura mentre il conducente, G.M. 22 anni, è finito sull’asfalto. Le loro condizioni, inizialmente, sono apparse preoccupanti visto anche che non indossavano il casco protettivo. Allertata, sul posto è intervenuta una volante del locale commissariato di polizia per i rilievi del caso mentre i due giovani venivano trasportati al pronto soccorso dell’ospedale Maresca: diagnosticato a entrambi un trauma cranico. Per il ragazzo rovinato sul parabrezza anche una serie di ferite lacero-contuse che hanno costretto i medici ad applicargli una ventina di punti di sutura. Bloccato nel frattempo il conducente della vettura condotto al quartier generale di via Marconi dove è stato sottoposto alla prova del palloncino che ha messo in evidenza la presenza di un quantitativo di alcol nel sangue superiore a quanto consentito dalla legge. Per questo gli è stata ritirata la patente ed è stata segnalato all’autorità competente per guida in stato di ebbrezza. I due ragazzi, invece, se la sono cavata con una prognosi di dieci e venti giorni.


 

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

andria Dopo gli attentato, gli atti di vandalismo, le azioni teppistiche, la scritta ingiuriosa sui muri e la lettera minatoria, un nuovo, odioso episodio 

Insegnante aggredito e preso a pugni

È il prof. Minenna, referente al «Lotti» dei progetti sulla legalità contro alcool e droga

Andria Un’aggressione. Dopo gli atti di vandalismo, le azioni di teppismo, la scritta ingiuriosa sui muri, la lettera anonima di minacce, ora ad Andria c’è da registrare un’aggressione, un pestaggio. Vittima di turno un professore dell’Istituto professionale statale per i servizi commerciali e turistici «R. Lotti», Vincenzo Minenna, che è stato aggredito da tre giovani, nel cortile della scuola, e preso a pugni. L’elemento che deve far riflettere, oltre all’odioso pestaggio, è che il prof. Minenna, 56 anni, impegnato in città anche come tributarista, è il referente del «Lotti» dei progetti sulla legalità. Non solo: da anni, Vincenzo Minenna cura indagini, effettuate tra i giovani, sull’uso (e soprattutto l’abuso) dell’alcol oltre che delle sostanze stupefacenti. Indagini che hanno portato spesso a risultati clamorosi e a far notare che l’uso dell’alcol si sta diffondendo sempre più, anche tra i minorenni. Proprio la settimana scorsa, il prof. Minenna aveva concluso l’ennesima relazione relativa al progetto «Legalità - Andria Nostra». Un’analisi che ancora una volta aveva puntato i riflettori sul disagio che vivono i ragazzi e sulla necessità del dialogo: «Invito caldamente, ma con forza - aveva scritto e dichiarato Minenna - tutte le parti in causa, e cioè famiglia, scuola, istituzioni comunali, centri di aggregazione, volontariato e agenzie educative che hanno a cuore la sorte dei nostri ragazzi, ad essere sempre vigili sul loro comportamento». Queste analisi e queste indagini hanno dato fastidio? Danno fastidio? Gli interrogativi hanno questa risposta: il prof. Minenna, mentre stava entrando nella sua auto, nel cortile della scuola, in via Cinzio Violante (ex via Paganini), è stato aggredito da tre giovani, di circa venti anni, che l’hanno preso a pugni. Il docente è stato medicato all’ospedale: prescritti giorni di risposo e l’uso precauzionale del collare per una decina di giorni. Gli aggressori potrebbero essere entrati nel cortile (ma soprattutto avere avuto la possibilità di dileguarsi) attraverso un «buco» nella recinzione. Va ricordato, infatti, che interi metri di recinzione, in due punti, sono stati tempo fa portati via di notte e, nonostante i solleciti della dirigenza della scuola alla Provincia di Bari, non sono stati ancora rimpiazzati. La Polizia di Stato, presso cui Minenna ha presentato denuncia contro ignoti, ha attivato le indagini che, coordinate dal dirigente Enrico Schiralli, e seguite dallo stesso questore di Bari, Francesco Gratteri, puntano ad una analisi attenta di quello che è avvenuto per poter giungere ad una soluzione che faccia capire con chiarezza che c’è attenzione verso la città e che c’è contrasto contro l’illegalità e l’illusione di impunità.

Michele Palumbo


 

ALICE.IT

In crescita l’incidenza dei tumori

Nel corso della vita colpiti 1 uomo su 3 a 1 donna su 4

(ANSA)

-FIRENZE,11 GIU-Un uomo su 3 e 1 donna su 4 sviluppano un tumore nel corso della vita. Inoltre l’80% dei tumori e’ dovuto a fattori ambientali e stili di vita. Primo fra questi il fumo (29%), il consumo eccessivo di alcolici (4%) e l’obesita’ (3%), ma anche il basso consumo di frutta e verdura (3%), la scarsa attivita’ fisica (2%) e l’inquinamento (1%). Tutti fattori che, sommati, causano il 40% dei decessi per tumore. I dati sono dall’Istituto scientifico per la prevenzione oncologica della Regione Toscana.


 

L’ADIGE

Muore nell’auto fuggita al posto di controllo

Con Alessandro Pasquale c’erano tre giovani, gravi

L’auto, lanciata a velocità sostenuta, ha saltato il posto di controllo rischiando di investire un carabiniere. Nemmeno 200 metri dopo la Seat Ibiza 1400 con a bordo quattro giovani è finita contro lo spartitraffico ed è «decollata» sulla strada capottando. Il bilancio dello schianto è impressionante: un ragazzo di 19 anni morto e due fratelli in rianimazione negli ospedali di Trento e Bolzano. Il conducente ha avuto sorte migliore ed è ricoverato al Santa Chiara con prognosi di guarigione di una quindicina di giorni. La vittima è un ragazzo sinti, Alessandro Pasquale, domiciliato in Rotaliana. Sul luogo dell’incidente, all’incrocio fra via Brennero e via Ambrosi, sono rimaste le tracce di uno schianto fortissimo: un paletto divelto, l’ingresso della banca semi sfondato, i vetri per terra. Mancavano pochi minuti alle due di notte quando, all’altezza del distributore Agip di via Brennero, una pattuglia di carabinieri ha intimato l’alt alla vettura. Il militare ha mostrato la paletta ma la Seat non si è fermata. Pare che il conducente alla vista del posto di controllo abbia scalato la marcia, prendendo ulteriore velocità. L’auto ha colpito di striscio la paletta, che è finita a terra distrutta. Qualche secondo dopo, lo schianto. La vettura in corsa ha centrato lo spartitraffico, si è ribaltata, ha abbattuto un palo e pure la barriera posta a protezione del marciapiede. La carambola è terminata contro la vetrata d’ingresso della banca Fideuram. Sono stati gli stessi carabinieri del posto di controllo a sentire il botto e a dare l’allarme al 118 ed ai vigili del fuoco. In pochi minuti l’incrocio è stato circondato da mezzi di soccorso. Solo con le pinze idrauliche è stato possibile estrarre dall’abitacolo accartocciato i quattro giovani nomadi. Alessandro Pasquale era riverso sul sedile anteriore, sul lato del passeggero, incosciente. Il decesso è avvenuto durante il trasporto all’ospedale di Trento. Gravissime anche le condizioni di due fratelli, cugini della vittima: Emili Pasquale, 18 anni di Gardolo, ed il fratello sedicenne. Nel corso della notte il più giovane è stato trasferito d’urgenza dall’ospedale di Trento al neurochirurgico di Bolzano: nello schianto ha riportato la frattura di due vertebre e la prognosi di guarigione è di 50 giorni. Ieri pomeriggio è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Il fratello Emili è in rianimazione al Santa Chiara. Dai primi accertamenti dei carabinieri del Radiomobile di Trento pare che alla guida dell’auto ci fosse Sidney Broidic, 22enne domiciliato nel padovano, parente del padre di Alessandro Pasquale. Il ragazzo era arrivato in Trentino per salutare i parenti e venerdì sera era stata programmata l’uscita con i cugini Pasquale. Non è chiaro il motivo per cui l’auto non si è fermata allo stop. Il conducente, che si trova ricoverato in chirurgia con una prognosi di 15 giorni, avrebbe dichiarato di non aver visto i militari che indicavano l’alt. Ma non si esclude che Broidic fosse ebbro; per i due passeggeri feriti gli accertamenti sanitari hanno evidenziato una «esotossicosi alcolica». Il gruppetto, a bordo della Seat Ibiza, era stato fermato da una pattuglia dei carabinieri anche qualche ore prima dell’incidente, verso le 23 in via Brennero. In quell’occasione tutto era risultato regolare e l’automobilista alla guida era sobrio così come i suoi parenti. Indagini sono dunque in corso. Sull’incidente il pm di turno Salvatore Ferraro ha aperto un fascicolo: il conducente dell’auto risulta indagato per omicidio colposo.


 

LA PROVINCIA DI COMO

RAPINA Un ghanese ha aggredito una ragazza in via Italia Libera. Arrestato dalla questura Tenta di rubarle la bici, poi la picchia

Era in bicicletta e se l’è visto piombare alle spalle. «Dammi la bici». Erano le 7 di sera, cielo terso, ancora chiaro venerdì. Ed era in via Italia Libera, a due passi dal centro, una via sempre trafficatissima e per di più a due passi dalla questura. Eppure lui, Adjei Johnson, 34enne ghanese, si era fissato. Voleva quella bici a tutti i costi e ha aggredito la ragazza, Olga Cretu, 29 anni, cittadina moldava ma residente a Como. Lei è stata strattonata, ma ha reagito. Ha cerca di difendere se stessa, prima ancora della bicicletta. Lui però ha insistito, ha cercato di strappargliela con la forza, anche picchiandola con la catena del lucchetto. Lei si è messa a gridare chiedendo aiuto. Le urla della ragazza, però, hanno richiamato l’attenzione dei passanti che hanno dato l’allarme al 113. I poliziotti sono corsi in via Italia Libera e hanno fermato il ghanese, un omaccione con i capelli lunghi e il pizzetto, che è già noto a

Lunedì, 12 Giugno 2006
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