VEDELAGO. A FANZOLO Festa birra , il Comune spegne le polemiche Vedelago Giro di vite da parte dell’amministrazione comunale a
Fanzolo, nell’ambito della "Festa della birra" e su quanto
proponeva.."Dieci euro per fare il pieno di musica....e di birra"..
Nel contesto anche un torneo di "calcio saponato" che sta attirando
tutte le sere attorno al campetto di gioco 4/500 persone. A muoversi sono stati
alcuni genitori, ovviamente preoccupati per quanto apparso sui manifesti;
soprattutto per la promessa di una libera somministrazione di birra. Hanno
chiesto chiarezza e all’amministrazione comunale di intervenire. Cosa che è
stata fatta con una certa solerzia. Il presidente dell’Associazione
"Insieme per Fanzolo" che cura la festa è stato convocato in
municipio per i chiarimenti del caso. L’intendimento degli organizzatori è
stato frainteso, è stata la risposta, probabilmente espresso in maniera non
corretta al momento di pubblicizzare la manifestazione. Nel contempo è stato
assicurato che la somministrazione delle bevande al pubblico rispetterà in toto
la normativa vigente. Genitori tranquillizzati quindi, mentre l’Assessore allo
Sport e alla Sicurezza Renzo Franco ribadisce come.."L’amministrazione
da sempre sia attenta e sensibile alle problematiche relative alla sicurezza
sulle strade e al tragico fenomeno delle stragi del sabato sera e non". L’associazione
promotrice della festa, ha anche assicurato che la portavoce dell’associazione
"vittime della strada" di Treviso, sarà presente e interverrà nel
corso di una serata in cui l’assessore Franco parlerà sui rischi insiti nel
bere smodatamente prima di mettersi al volante. E’ stato anche
preannunciato di voler concordare con l’associazione trevigiana, forme di
sensibilizzazione al problema e di limitare la somministrazione di birra, al
massimo di 3/4 bicchieri a persona, garantendo nel prosieguo delle serate
somministrazione libera di sole bevande analcoliche. Comunque sia, sospensione
di somministrazione di birra alle 23,30. Dal canto suo l’amministrazione
comunale ha assicurato la presenza di una pattuglia della Polizia Locale,
provvista di etilometro, per effettuare rilevazioni anche a richiesta degli
avventori, e dare informazioni ai presenti sui limiti legali del tasso alcoolico
durante la guida e di tollerabilità media nell’assunzione di bevande alcooliche.
Sul caso era intervenuto anche il presidente dell’associazione Manuela, Andrea
Dan che aveva scritto una lettera al procuratore della Repubblica pregandolo di
bloccare la manifestazione. Intenzione ora forse superata dagli ultimi eventi. (*) Giorgio Volpato (*) Nota: è grave che un’amministrazione pubblica promuova
una festa nel nome dell’alcol. IL MESSAGGERO (METROPOLITANA) POMEZIA, A SANTA PALOMBA Preda dell’alcol picchiava la moglie e la bimba Trentenne arrestato dai carabinieri intervenuti per porre
fine all’ennesima violenza di MOIRA DI MARIO Un calvario che andava avanti da tempo, fatto di continui
maltrattamenti e liti. A mettere fine all’incubo al quale erano sottoposte una
giovane donna e la figlia di 7 anni, sono stati i carabinieri della
stazione del Divino Amore che hanno arrestato il marito della donna, un uomo di
33 anni già conosciuto agli investigatori. Secondo quanto hanno appurato i militari nella casa di
Santa Palomba, a Pomezia, dove vive la famiglia, la moglie e la piccola
venivano picchiate regolarmente dall’uomo che rientrava a casa spesso in preda
ai fumi dell’alcool. Una situazione davvero pesante che la giovane madre ha
cercato invano più volte di risolvere. Poi martedì durante l’ennesima lite la
donna non ce l’ha più fatta e ha chiamato i carabinieri della compagnia di
Pomezia. Sul posto sono intervenuti i militari del Divino Amore,
più vicini al quartiere industriale della città. Gli investigatori sono
riusciti a bloccare l’uomo proprio mentre stava picchiando la bambina tra le
urla disperate della madre che non sapeva come calmare l’ira del marito,
rientrato a casa probabilmente già alticcio. La piccola è stata subito trasportata al pronto soccorso della clinica Sant’Anna di Pomezia dove le sono state medicate le ferite ed è stata dimessa con una prognosi di dieci giorni per diverse contusioni al viso, alla schiena ed alcune ferite alle braccia. Ferite che guariranno in fretta, contrariamente allo choc subito. L’uomo è stato invece arrestato e trasferito in carcere. Davanti al magistrato dovrà rispondere delle ipotesi di lesioni personali aggravate e maltrattamenti in famiglia. IL TEMPO Maltratta la figlia di 7 anni: arrestato SANTA PALOMBA L’uomo, noto alle forze dell’ordine e dedito all’alcol, la
picchiava ogni giorno SABATINO MELE È STATO arrestato dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti e lesioni nei confronti della figlia di 7 anni un 33enne di Pomezia, già noto alle forze dell’ordine. È il drammatico epilogo di una tragica storia di violenza familiare che andava avanti da troppo tempo. Una bambina di solo 7 anni con il papà che la maltrattava quotidianamente. L’uomo, per quanto è stato possibile appurare, era sempre in preda ai fumi dell’alcool. L’ultimo episodio, vittima sempre la bambina, con il padre che la picchiava, e la madre che solo con le urla era riuscita ad attirare l’attenzione dei vicini, si è concluso quando sono arrivati i carabinieri della stazione del Divino Amore, coordinati dalla Compagnia di Pomezia, nella zona industriale dell’Ardeatina a S.Palomba. I carabinieri sono stati loro malgrado testimoni mentre l’uomo stava ancora picchiando la bambina. La piccola vittima è stata trasportata alla Clinica S.Anna di Pomezia dove è stata medicata e dimessa con una prognosi di 10 giorni per contusioni multiple al volto, alla schiena e ferite lacerocontuse alle braccia. Per il padre sono scattate immediatamente le manette ed è stato trasferito in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’uomo dovrà ora rispondere delle accuse di lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Vicenza: moldavi uccidono ucraino (ANSA) - VICENZA, 15 GIU - Un immigrato ucraino, di circa 25 anni, e’ stato ucciso a coltellate da due moldavi a Fellette di Romano d’Ezzelino (Vicenza). I due hanno confessato alla polizia di aver colpito con un coltello l’immigrato ucraino, poi trovato cadavere nella vasca da bagno della casa in cui i tre convivevano. Secondo quanto da loro stessi raccontato, tutti e tre erano ubriachi, quando per futili motivi e’ scoppiato un violento alterco cui e’ seguita una lotta e l’accoltellamento. Le contraddizioni di una legislazione che non considera i
pericoli legati al consumo tra i giovani Al bar alcolici vietati agli under 16,
nei negozi no (d. bon.) Non c’è solo l’accoglienza fredda riservata dai lecchesi alla proposta di segnalare sulle bottiglie i danni provocati dall’alcol. A dimostrare che quando si parla di regolamenti sulle bevande alcoliche si entra in un campo minato, ci sono anche le norme che regolano la vendita e somministrazione dell’alcol ai minori. Se da un lato esiste un divieto alla mescita di alcolici ai minori di 16 anni, dall’altro non c’è una regola analoga per quanto riguarda l’acquisto delle bottiglie in negozio, per cui anche un minore di 16 anni può acquistare alcolici al supermercato senza che nessuno glielo impedisca. Una contraddizione pesante soprattutto se si pensa che nel caso dei giovani il consumo di alcol deve essere evitato non solo per questioni di tipo comportamentale e sociale, ma anche per ragioni cliniche. «Negli adolescenti - spiegano infatti dal servizio di alcologia dell’Asl di Lecco - il sistema di detossificazione dell’alcol, pienamente attivo negli adulti, non è ancora del tutto sviluppato. Per questo motivo per i soggetti più giovani l’alcol è molto più tossico e ha effetti molto più gravi di quelli che ha per gli adulti». Una considerazione da non sottovalutare, soprattutto se si pensa che «l’età in cui i giovani si avvicinano agli alcolici sta diminuendo - hanno proseguito dall’azienda sanitaria - e che molti lo fanno proprio rifornendosi al supermercato, dove hanno accesso a birra, vino e qualsiasi tipo di bevanda senza che vi siano controlli». MONDIALI2006: L’esordio dell’Inghilterra ai Mondiali ha visto un incremento del 50 per cento delle chiamate d’emergenza legate a risse tra ubriachi. Lo rende noto l’associazione nazionale delle ambulanze: a causa di pugni e bottigliate, sabato scorso si e’ raggiunto lo stesso livello delle notti di Capodanno. A Blackpool una barca d’emergenza e’ stata mandata per salvare ubriachi in mare. (ITALPRESS) MONDIALI2006: FRANCOFORTE (GERMANIA) Atmosfera sempre calda in casa Togo. Il ct Otto Pfister, prima dimessosi e poi tornato in panchina, ha annunciato di voler querelare il segretario generale della Federcalcio togolese Assogbavi Komlam. A mandare su tutte le furie il tecnico tedesco l’accusa di essere un "ubriacone". "E’ assolutamente ridicolo dire che sono un alcolizzato quando non bevo nemmeno una goccia d’alcol", e’ stata la replica seccata di Pfister.(ITALPRESS). È finito contro lo spartitraffico alla vista dei
carabinieri La notte brava di un automobilista che aveva alzato il gomito prima di mettersi alla guida è finita con un duplice guaio: ha perso la patente e danneggiato anche la macchina. Protagonista un 45enne di Catanzaro, che a bordo della sua Alfa Romeo Gt stava viaggiando in città poco prima dell’1.30. In piazza Venezia, nell’ambito di normali controlli di prevenzione, l’automobilista è stato fermato dai carabinieri del radiomobile di Trento. Alla vista dei militari, però, forse spaventato o poco lucido per l’alcol assunto, il 45enne è finito con l’auto contro lo spartitraffico. Un urto dal quale è peraltro uscito illeso e che, per fortuna, non ha coinvolti altri veicoli. I carabinieri lo hanno quindi sottoposto all’alcoltest che, si sa, non perdona ed ha rilevato valori doppi rispetto al limite consentito dalla legge. A quel punto per l’uomo di Catanzaro è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza e la sua patente è stata sospesa. EDITORIA & DINTORNI Venezia Il successo editoriale non pare aver cambiato Mauro
Corona, scrittore, scultore e scalatore d’eccezione nativo di Erto in provincia
di Pordenone, che martedì sera si è presentato ad un incontro con il pubblico
alla libreria Mondadori di Venezia con il consueto look degli
"esordi": maglia nera, bandana e capelli lunghi e folti. Ma,
soprattutto, con la coerenza di chi scrive, scolpisce o scala montagne non per
seguire un effimero successo, ma perché in quel momento si sente scrittore,
scultore o scalatore, e quello che fa lo fa per esigenza interiore. Corona ha
ricordato i suoi esordi letterari, brevi racconti pubblicati nelle pagine del
Gazzettino poi divenuti libro, e al vicedirettore del quotidiano, Vittorio
Pierobon, è spettato il compito di introdurlo e porgli qualche domanda.
"Mauro Corona è un personaggio amatissimo dalla gente - ha esordito
Pierobon - ha fatto i più diversi lavori, anche scavatore in una cava di
pietre, ma soprattutto non si sottrae nell’affrontare qualsiasi tema per lui
fondamentale, compreso qualche suo ’errore’ del passato". Alla domanda sul
perché scrive, Corona è chiaro: "Per necessità interiore, per uscire
dall’inferno, per lottare contro l’oblio". L’allusione è rivolta al suo
ultimo libro, "Vajont: quelli del dopo" (edito da Mondadori), con il
quale ammette di aver voluto aggiungere qualcosa ai lavori teatrali di Paolini
e al film di Martinelli: la verità spesso omessa di chi ha accettato rimborsi
cospicui per la morte dei parenti deceduti nella tragedia, in cambio del
silenzio. "È un libro scomodo, non so se lo riscriverei - ha ammesso -
eppure si scrive anche per celebrare la memoria, che non può mai esser di
parte". Corona attraversa i più diversi registri, dal drammatico al
comico, e molte sono le citazioni (per le quali dimostra incredibile memoria) e
i temi toccati. La vita: "Vivere è come scolpire, è necessario togliere,
arrivare all’essenziale, il successo e la lotta per le ’poltrone’ sono una
dipendenza peggiore dell’alcol". Su quest’ultimo: "Ai ragazzi va
detto che è meglio un buon bicchiere di vino che una pasticca di ecstasi,
chiaro che è necessaria moderazione. Io mi modero, ma quando tra le mie
montagne decido di far festa, faccio festa. Poi, il lunedì, è il giorno dei
buoni propositi!", scherza Corona, che intanto chiede una bottiglia di
buon vino. Al termine, non si sottrae ad un lungo rito degli autografi, che
onora aggiungendo a margine simpatici disegni. Riccardo Petito Ubriaco, tenta di togliersi la vita tuffandosi nel Sile .
Provvidenziale l’intervento di uno dei giovani baristi del Drinking nei pressi
dell’Università "Non ci ho pensato due volte e mi sono tuffato" L’uomo è stato salvato da Mario Tagliabue che aveva
tentato in tutti i modi di convincerlo a tornare a casa Ubriaco si è buttato nel Sile urlando che voleva farla
finita, ma il gesto coraggioso del responsabile del Drinking, che si è tuffato
e l’ha portato a riva, ha scongiurato un finale tragico. Era passata l’una di
notte di martedì quando nel locale della zona universitaria è entrato A.R.,
trevigiano di 39 anni. Secondo alcune testimonianze era già alticcio. Ha detto
di voler festeggiare e ha ordinato una bottiglia di champagne, sventolando una
mazzetta di euro. Faceva lo spiritoso coi clienti, che dopo un po’ hanno fatto
capire ai gestori di non gradire tanta invadenza. Mario Tagliabue lo ha allontanato dal locale perché
disturbava, ma accompagnandolo all’esterno si è reso conto che l’uomo non era molto
in sé, tanto che è scoppiato in una crisi di pianto lamentandosi: "che
vita di m...". Invano Tagliabue ha cercato di consolarlo, consigliandogli
di chiamare un taxi per farsi portare a casa e assicurandogli che dopo una
bella dormita si sarebbe sentito meglio. L’uomo è scattato in piedi come una
molla e ha preso a correre come un invasato verso il ponte dell’Università.
Tagliabue preoccupato si è lanciato all’inseguimento, e raggiuntolo dalla parte
opposta del ponte ha tentato di calmarlo, ma quello si è gettato a terra
urlando e strepitando che la sua vita non aveva senso e che voleva farla
finita, attirando dei passanti che si sono avvicinati, tendando anche loro di
calmarlo. Improvvisamente A.R ha gridato "Voglio morire" e
si è buttato nel Sile. Mario Tagliabue non ha esitato un istante: il tempo di
togliersi le scarpe e si è buttato per salvarlo. È stato un salvataggio
difficile dato che la corrente in quel punto è molto forte, e che A.R. non ne
voleva sapere di farsi portare a riva. Dopo aver lottato con tutte le proprie
forze Tagliabue è riuscito a trascinare l’uomo a riva vicino all’ansa di Ponte
Dante, dove Alessandro Gaiotto, tra le persone che si erano avvicinate in
precedenza ha aiutato i due a uscire dall’acqua. Sono stati chiamati i soccorsi,
che hanno portato A.R. all’ospedale. Qui Mario Tagliabue è arrivato in un
secondo tempo, per accertarsi delle condizioni di A.R., che nel frattempo era
stato dichiarato fuori pericolo. Marco Gasparin Rolling Stones: Ron Wood in clinica per disintossicarsi Londra Dopo l’incidente a Keith Richard altri problemi per i Rolling Stones. Il chitarrista Ron Wood si è ricoverato in una clinica londinese per disintossicarsi dall’alcol: lo riferisce la stampa britannica, gettando nuove ombre sul prosieguo del tour mondiale della band. Il chitarrista è arrivato la notte scorsa alla clinica The Priory, per la seconda volta in poco più di un anno. Nell’aprile 2005 ne uscì libero dall’alcolismo, ed è restato sobrio per gran parte del tour americano degli Stones. All’inizio del mese, in occasione del suo 59. compleanno, Ron è tornato a bere massicciamente. Il tour "A Bigger Bang" - rinviato dopo la caduta da un albero e la conseguente operazione alla testa di Keith Richards - dovrebbe riprendere l’11 luglio da Milano. Ma ora si teme un nuovo slittamento, nonostante le rassicurazioni date da un portavoce del gruppo: «Ronnie ha bisogno di un po’ di riposo, ma sarà sicuramente in forma per il primo concerto del tour europeo», ha affermato la fonte. SICUREZZA STRADALE. Condanne aspre per automobilisti ubriachi Condanne più dure per chi si mette al volante da ubriaco o dopo aver assunto stupefacenti: è quanto chiede Gabriella Carlucci di Forza Italia in una proposta di legge alla Camera che inasprisce le sanzioni per chi guida mettendo in pericolo la vita propria ed altrui. Il testo, composto di un solo articolo, eleva le sanzioni detentive e pecuniarie attualmente previste dal codice della strada per la guida sotto l’influenza dell’alcool, introducendo tra le cause di punibilità anche la guida in stato di alterazione per uso di droghe. In particolare, il massimo della multa raggiunge i 3.000 euro dagli attuali mille, mentre la reclusione sale a un periodo tra i sei mesi ed un anno; attualmente, invece va da uno a sei mesi. Dieci anni fa ... di SERGIO FRIGO Dieci anni fa Pino Roveredo faceva l’operaio in una
fabbrica di tappi di bottiglie di vino. Lui però da almeno sette anni non ne
apriva più una: dopo averne stappate e bevute tante da meritarsi, a Trieste, il
nomignolo di "Pino Bibita". Quell’anno l’ex alcolista, che aveva conosciuto il carcere
e il manicomio, pubblicò il suo primo libro, una vera e propria autobiografia
dall’inferno e ritorno: si chiamava "Capriole in salita", e lo
proponeva il piccolo editore Lint. Quando ne parlò ad un collega di lavoro,
questi gli rispose: «Sì, e io ho dipinto la Gioconda». Per dire la distanza che
c’era fra il personaggio, il suo ambiente, e una cosa astratta come la
letteratura. Negli ultimi dieci anni Pino ne ha fatta tanta di strada,
senza bisogno di aiutarsi con l’alcool, e senza tradire se stesso e chi
(soprattutto la moglie Luciana) aveva creduto in lui: lavori come l’operatore
di strada, l’aiuto a tanti giovani disagiati, perchè evitassero di seguire i
suoi passi, l’elezione in consiglio comunale, e poi la scrittura, di articoli,
commenti, altri libri: l’ultimo, "Mandami a dire", edito da Bompiani,
l’anno scorso ha vinto il Premio Campiello, e ha venduto 40mila copie. Ma forse il momento più importante di tutti, per Roveredo,
è stato quello vissuto ieri, con la laurea del figlio maggiore, Alessandro, in
ingegneria meccanica con 110 e lode. «Queste sono vittorie!», si entusiasma il
papà al telefono. Alessandro era il ragazzo che si commuoveva davanti alle
telecamere, l’anno scorso alla finale del Campiello. Poi, nella cena dopo il
premio, mamma Luciana non aveva potuto risparmiare le lodi di questo figlio col
libretto universitario pieno di trenta con Luca Cordero di Montezemolo: il
quale le aveva detto: «Ma perchè non ce lo manda alla Ferrari, con questi voti
gli facciamo fare uno stage...». Alessandro, ferrarista sfegatato, quando gliel’hanno
detto, il giorno dopo, non stava nella pelle. Poi ha cominciato a rimuginare; e
infine... ha detto «no, grazie». «Non vuole saperne di fare strada grazie al
nome che porta», ha spiegato il padre Pino, raccontando l’episodio nel corso di
un incontro pubblico organizzato dal Premio Campiello, l’8 giugno scorso a
Palazzo Zabarella a Padova, assieme ad Antonia Arslan. Ma la famiglia Roveredo
è fatta così: il secondo figlio, Marco, nega di essere il figlio dello
scrittore, perchè qualcuno non pensi che ne approfitta. E lui, il papà, ha
avuto in passato un clamoroso scontro con Maurizio Costanzo, che lo invitava
spesso alla sua trasmissione e l’aveva incoraggiato a scrivere, dopo aver visto
il giornalista tirar fuori un cestino e raccogliere soldi in diretta per
aiutare uno dei suoi "casi umani" presenti allo show. «Le auguro due
anni, due mesi e due settimane di miseria», aveva scritto scandalizzato
l’allora sconosciuto operaio triestino al boss del piccolo schermo: che l’aveva
subito depennato dal suo show, proprio alla vigilia della presentazione delle
sue "Capriole". Comunque il libro (il suo più bello, secondo Claudio
Magris) si è fatto la sua strada: fino a meritarsi la ripubblicazione da parte
di Bompiani, che è anche riuscita a strappargli un contratto per un altro paio
di libri: compreso quel romanzo che lo scrittore triestino ha nella testa da
anni, ma che l’aiuto agli altri, le conferenze, i tanti premi ricevuti
(compreso il "Premio Amore", con Garattini, e quello dell’Amil di
Piacenza, con Ken Loach) non gli avevano finora consentito di scrivere. «Ora
sono obbligato», commenta un po’ lusingato e un po’ preoccupato. Le "Capriole" sono state presentate la sera del
9 giugno, al Teatro Miela di Trieste, davanti ad una folla straripante,
salutate persino da una lettera di congratulazioni dell’ex Presidente Ciampi.
C’erano tutti gli amici che l’hanno visto nascere, dal primo editore, Valerio
Fiandra, al primo libraio che lo invitò a presentarlo, alla giornalista che ne
fece la prima recensione, storpiando il suo nome in... Poveredo. E lui che
commentò: "Ma come fanno a saperlo?" Chi ha amato "Mandami a dire", i suoi personaggi
umanissimi e la sua scrittura armoniosa e inventiva, eredità dei gesti del
linguaggio dei sordi con cui dialogava coi suoi genitori, troverà nel
nuovo-vecchio libro il Pino Roveredo più autentico, quello che lottava
duramente con i suoi fantasmi, e che non era ancora sicuro di vincere. Bruno De Donà «Più controlli sui lidi e per
strada» SILVIA DE CESARE Gli stabilimenti balneari di Salerno non pagano solo lo scotto del ripascimento degli arenili. I gestori dei lidi, accantonato loro malgrado il problema dell’erosione marina, lamentano la totale assenza di un servizio di vigilanza e monitoraggio di via Lungomare Marconi e Colombo. Non un vigile, né una pattuglia dei carabinieri, che controlli la percorribilità di tutto il tratto stradale che va dalle piscine comunali di Torrione a Mercatello. Una strada lungo la quale sempre più spesso si registrano incidenti stradali. A puntare il dito sull’assenza di un controllo da parte delle autorità competenti è Annabella Iavarone, titolare dello stabilimento balneare «Arcobalenò». «Questa strada è diventata troppo pericolosa - spiega la signora Iavarone - le macchine non rispettano gli attraversamenti pedonali, sfrecciano incuranti e azzardano sorpassi improbabili davanti a famiglie e passeggini. Troppi gli incidenti, gli scippi e l’elenco delle persone investite, per non parlare dei tamponamenti più o meno gravi. Una consuetudine di questa strada, dove ahimè ci scappano anche almeno due morti all’anno. Sarebbe opportuno e urgente l’intervento dei vigili». La titolare dell’ «Arcobalenò» solleva un problema di cui da tempo sono vittima non solo i clienti dei lidi ma anche i residenti della zona. «I ciclomotori sbucano da ogni parte - aggiunge un’anziana signora - dopo aver attentamente attraversato la strada dobbiamo tenere bene gli occhi aperti perché è possibile incrociare sui marciapiedi a tutta velocità anche i motorini». A queste dichiarazioni si aggiungono anche Giovanni Attilio Nastri, titolare dello «Scoglio 24» e Silvio Adinolfi del lido «Aurora». «Noi ci atteniamo all’ordinanza balneare della Capitaneria - afferma Nastri - ma evidentemente non basta. Ripetiamo da tempo che ci sentiamo imprenditori turistici abbandonati». Leggermente più tranquilla la situazione verso Mercatello, dove le aree deputate al parcheggio sembrano essere maggiori e il traffico più scorrevole. In particolare, il Lido di Mercatello, almeno in questo senso, sembra essere un’isola felice. Ma la sicurezza stradale non è l’unico problema per i titolari dei lidi. Nonostante all’interno delle loro strutture si attengano all’ordinanza balneare (un bagnino ogni 80 metri di spiaggia, doppia piattaforma di osservazione sopraelevata di almeno due metri e salvagente anulari sulla battigia) a creare ulteriori problemi sul litorale sono le spiagge libere, o meglio, tutti i chioschi a gestione pubblica dove è possibile acquistare anche alcolici. L’inciviltà si verifica insomma anche in riva al mare. Quotidianamente il lavoro dei bagnini si quadruplica. Oltre a monitorare i clienti, si trasformano anche in vigili costretti a veicolare il traffico di bagnanti non sempre sobri e presenti a se stessi. «Il flusso di clienti non è certo paragonabile al mese di agosto - replica la signora Iavarone - e la situazione attualmente è sotto controllo. Speriamo di non incappare nello stesso problema dell’anno scorso, quando giovani e meno giovani, spesso minorenni, acquistavano alcolici al chioschetto della spiaggia libera a fianco per poi tentare di gozzovigliare all’interno della nostra struttura, disturbando notevolmente la nostra clientela. Chiassosi, scostumati e in preda ai fumi dell’alcool richiedevano l’intervento di più persone». Il branco a Pescara vecchia. Si stringe il cerchio su Di
Girolamo: la ragazza uscì dal locale alle 6, era già stata importunata «Se è stato lui è giusto che
paghi» Parla la
mamma dell’accusato: soffro anche per la vittima dello stupro di MAURIZIO
CIRILLO «Qualunque sia vogliamo la verità. Se Alessio è colpevole
è giusto che paghi. Abbiamo nel cuore il dolore di questa donna che soffre in
ospedale, ma anche noi, come genitori, in questo momento abbiamo una sofferenza
che è doppia: sapere cosa ha fatto nostro figlio e accettare, semmai, questa
terribile verità». A parlare è la madre di Alessio Di Girolamo, il giovane di
Pianella che si trova in carcere, accusato di aver stuprato una donna nel
centro storico della città insieme ad un gruppeto di amici rimasti ancora a
piede libero. La signora Gemma ha deciso di parlare soltanto oggi, a distanza
di qualche giorno da quella terribile notte, dopo le agghiaccianti minacce
ricevute per lettera e quando ormai il quadro accusatorio sembra si sia
cristallizzato contro Alessio Di Girolamo. Gli ultimi riscontri fatti dalla polizia e dal Pm Di
Florio ricostruiscono nei minimi particolari la terribile vicenda e rendono più
plausibili i fatti conosciuti fino ad oggi: un puzzle che va ormai componendosi
perfettamente. Il titolare del locale dove ha passato tutta la notte la giovane
vittima e il cameriere dello stesso pub hanno fornito agli investigatori delle
testimonianze estremamente importanti. La donna sarebbe uscita dal locale soltanto alle 6 e mezza
del mattino, proprio per evitare qualche spiacevole incontro visto che durante
la movimentata nottata a dar fastidio alla donna non era stato il solo Alessio
con i suoi amici (che stando alle indagini sarebbe poi tornato fuori del locale
a tarda notte), ma anche altri ragazzi, ormai accecati dall’alcol e forse dalla
droga. Ecco che dunque la testimonianza del maresciallo della finanza che
inseguì Alessio sul ponte Risorgimento intorno alle sette del mattino, dopo che
una signora aveva lanciato l’allarme riferendo di averlo visto alzarsi da sopra
il corpo della donna che era lì nelle vicinanze, diventa più plausibile. Tutto
si sarebbe dunque consumato nel giro di poco più di mezz’ora. Ad oggi, anche se
gli inquirenti sono in attesa delle analisi del Dna, il quadro accusatorio
sembra ormai delineato. Alessio è stato infatti riconosciuto più di una volta
dalla vittima e dal maresciallo: dichiarazioni che incastrano il presunto
stupratore. I risultati del Dna potrebbero a questo punto soltanto completare
questo mosaico: il magistrato ha chiesto anche l’esame dei frammenti di pelle
trovati sotto le unghie della vittima che potrebbero essere compatibili con i
graffi sul volto di Alessio. «Anche se fosse colpevole - aggiunge mamma Gemma - è
sempre mio figlio, non posso certo rinnegarlo. Ed è per questo motivo che siamo
i primi a volere la verità. Io so che hanno preso nostro figlio perchè si
trovava in quel momento sul ponte, non era certo sulla ragazza. Aveva fatto di
tutto la notte: bevuto e fatto uso di droga come lui stesso ha ammesso, ma non
posso credere che abbia fatto una violenza del genere. Come madre sono pronta
ad affrontare tutto: a questo mondo, chi ha figli sa che tutto può essere.
Siamo noi i primi che vogliamo la verità: non siamo genitori che chiudono gli
occhi. Siamo aperti alla giustizia e crediamo nella giustizia. Abbiamo una
coscienza». La madre di Alessio se la prende anche con le istituzioni che non
l’avrebbero aiutata. «Il problema della droga è ormai dilagante: purtroppo siamo in tanti a dover lottare con questo problema. Noi abbiamo fatto di tutto per fare uscire nostro figlio da quel tunnel. Ci siamo rivolti anche al Sert che però ha perso troppo tempo. Troppi colloqui preliminari che hanno fatto cambiare idea a nostro figlio. Quando qualche tempo fa è stato arrestato per un piccolo furto ho anche implorato il giudice di condannarlo, anche per un mese, per metterlo in una comunità, ma non c’è stato niente da fare». Alcolici vietati dopo le 2 e alle 4 chiusura per
tutti di PAOLO VERCESI Alle 2 e mezza via i tavolini all’aperto e via le
bottiglie di gin o di vodka dai banconi. E alle 4 scatta il coprifuoco: tutti a
casa. O tutti a far baldoria da un’altra parte. Scatta da oggi, e resterà in
vigore fino al 15 settembre, l’ordinanza del sindaco D’Alfonso che stabilisce
nuove regole su orari dei locali e somministrazione di alcolici a Pescara
Vecchia. E’ il primo giro di vite deciso dopo l’episodio shock dello stupro
selvaggio. Un segnale forte e chiaro per la città e in particolare per i
residenti del centro storico che reclamano più sicurezza in questa parte della
città-salotto che vanta una concentrazione straordinaria di pubblici esercizi
(59 locali tra cui 16 circoli privati), frequentata nel week end da migliaia di
persone e perciò diventata ad alto rischio. Era stato il prefetto Giuliano Lalli a preannunciare
questi drastici provvedimenti, discussi e definiti lunedì dal comitato per la
sicurezza e l’ordine pubblico. Il sindaco li ha trasformati in regole certe e
assicura sanzioni severe a chi non le rispetterà. La principale novità riguarda il divieto di servire
alcolici - «tutti gli alcolici, birre comprese» chiarisce a scanso di equivoci
il colonnello Ernesto Grippo, comandante della Polizia municipale - dopo il
rientro dei tavolini all’aperto». Rientro previsto tra l’una e mezza e le due
di notte dalla domenica al giovedì, e dalle 2 alle 2 e mezza del venerdì e del
sabato. Ma c’è anche un’altra regola importante ed è quella che fissa alle 4
l’ora di chiusura per tutti i locali di corso Manthoné e dintorni che non
abbiano già chiuso prima. E’ la prima volta che viene fissato un limite orario
per i locali: addirittura, ha sottolineato lo stesso Grippo, «una vecchia
ordinanza sindacale del ’98 tutt’ora valida consente a questi esercizi
l’apertura per venti ore giornaliere». Non potrà più succedere, dunque, che dopo le 4 un locale -
un circolo o un discopub che sia - prosegua nell’attività fino all’alba
accogliendo clienti all’interno. L’ordinanza - tanto per gli alcolici quanto
per l’orario - rappresenta una chiamata di responsabilità per titolari e
gestori, in particolare per quelli dei circoli privati che hanno dimostrato di
seguire finora criteri all’insegna del “faccio come mi pare”. «D’ora in poi non sarà più così» ha dichiarato il
vicesindaco Gianni Teodoro illustrando le strategie dell’amministrazione
comunale. Un piano d’intervento che vedrà in prima linea i vigili urbani ai
quali si chiede adesso un controllo amministrativo più serrato sugli esercizi.
Un’attività di controllo concertata e condivisa con altre forze dell’ordine, in
special modo con polizia e carabinieri che nel week end raddoppieranno le
pattuglie a Pescara vecchia. «Ci saranno sei uomini, tre agenti di polizia e
tre carabinieri, da mezzanotte alle sei sia al venerdì che al sabato notte» ha
assicurato ancora Gianni Teodoro. L’amministrazione comunale provvederà inoltre
a far illuminare meglio delle zone del centro storico oggi buie e oltremodo
pericolose. Il comandante Grippo ha anche fornito dati relativi a controlli su locali del centro storico negli ultimi tre anni «a conferma del fatto che il Comune e i vigili hanno sempre fatto la propria parte» ha chiarito, rispondendo indirettamente alle dure accuse dei residenti. «Nel 2003 sono stati controllati sedici locali ed accertate 21 violazioni, 15 attività verificate nel 2004 con 4 sequestri, tre locali e tre violazioni nel 2005 - ha detto Grippo -. Quest’anno abbiamo già eseguito controlli in 8 locali, elevato sette multe e ci sono ancora indagini in corso su alcuni circoli; sono scattate sanzioni per inosservanza alle norme di pubblica sicurezza». Si continueranno a passare al setaccio libretti sanitari, elenchi di soci nei circoli, si verificheranno le autorizzazioni dei ristoranti. «Non siamo in grado di fare ordine pubblico - hanno concluso Teodoro e Grippo - ma occupandoci di controlli amministrativi e dell’infortunistica stradale consentiremo a carabinieri e polizia di proteggere la città dal crimine». I vigili urbani, con un tecnico specializzato nell’uso del fonometro, saranno anche impegnati nel controllo dei decibel negli stabilimenti discoteca della Riviera: l’ordinanza è già in vigore. «Più iniziative per prevenire abuso di alcol» INCIDENTI, violenze, comportamenti criminali, suicidi, abusi su minori e donne. L’alcol, molto spesso, non è estraneo a questi fatti. Anzi influisce notevolmente sul comportamento dell’individuo e lo danneggia nella sua integrità fisica, psicologica e sociale. È questo l’ennesimo campanello di allarme che suona a Pescara dopo lo stupro di gruppo della scorsa settimana. Questa volta a parlare delle possibili strategie da attuare è Splendora Rapini, responsabile del servizio di Alcologia della Asl di Pescara che proprio nel centro storico della città ha promosso, nei mesi scorsi, delle attività di sensibilizzazione sull’abuso di alcol. Dopo la violenza dell’ultimo fine settimana, Rapini chiede che ad attivarsi siano congiuntamente Regione, Asl, Comuni e Province, con politiche finalizzate alla prevenzione dei danni causati dall’alcol. Si potrebbe pensare, ad esempio, ad interventi di sensibilizzazione e prevenzione nei luoghi di aggregazione adoloscenziale e giovanile, come pub, discoteche, scuole, punti di ritrovo. Andrebbero, poi, attuate delle strategie di marketing negli ambienti sportivi e di divertimento, per ridurre le pressioni all’assunzione di alcol e rendere più sicuro l’ambiente sociale frequentato dai ragazzi. Rapini suggerisce anche di incentivare i programmi di informazione scolastica, coinvolgendo i genitori degli studenti per ritardare l’età in cui i ragazzi iniziano a consumare alcol. Perché - spiega Rapini - più precocemente si comincia a bere e peggiori sembrano essere le conseguenze, anche sullo sviluppo del cervello. Le forze dell’ordine, poi, potrebbero avere un ruolo importante, su questo fronte, attraverso delle campagne di informazione e sensibilizzazione che contribuirebbero a ridurre incidenti stradali, violenze e problemi di ordine pubblico. Il sindaco Nicola Maffei: «Condivido lo spirito
dell’iniziativa in programma oggi e domani. Ma bisogna partire dal rispetto
delle norme vigenti» Ubriacati di vita, parte la lotta all’alcol Entra nel vivo il progetto del Comune, Ausl Bat/1,
Associazione Genitori e scuole superiori Si entra oggi nel vivo delle manifestazioni legate al
progetto «Ubriacati? di vita!» promosso dal Comune di Barletta, dall’Ausl Bat/1
Dipartimento Dipendenze Patologiche Ser.T. locale, dall’Associazione Genitori e
dalle scuole superiori: Itg «Nervi», Ipsia «Archimede», Ipssct «Garrone», Itis
«Fermi», Liceo Classico «Casardi» e con la collaborazione de La Gazzetta del
Mezzogiorno. Sinergia tra gli enti «Condivido lo spirito che anima questa iniziativa
- afferma a tal proposito il neo sindaco di Barletta Nicola Maffei - approvando
in particolar modo la coralità che caratterizza il progetto, sostenuto da
un’esemplare sinergia tra istituzioni, Ausl, scuola, associazionismo e mass
media. Rilevante l’impegno dimostrato dal Comune di Barletta, con un’azione
intersettoriale che ha coinvolto i Servizi Sociali, le Attività Produttive e la
Polizia Municipale. «Ubriacati? di vita!» che si propone, attraverso una
formula intelligente e anche piacevole, di polarizzare l’attenzione su un
fenomeno purtroppo assai diffuso qual è l’uso smodato di bevande alcoliche tra
i giovani». Tanti i rischi Maffei si sofferma quindi sugli scopi
dell’iniziativa: «L’obiettivo che ci poniamo non è tanto quello di creare un
argine alla problematica affrontandola in modo asettico, impersonale, bensì
offrire consapevolezza dei rischi per la salute (ma anche per la sicurezza
personale e di chi ci è intorno) attraverso la scelta di luoghi, situazioni e
abitudini proprie dell’universo giovanile, per far leva sulle coscienze. Un
tentativo per far sviluppare, insomma, una forma di autodifesa che si spera
efficace. Da qui si è generata la scelta, ben congegnata, di promuovere il
concorso "W il cocktail analcolico", che coinvolgerà direttamente
anche i gestori dei locali ed i ragazzi in una gara nella quale la
sensibilizzazione sarà permeata dalla inedita creatività dei barman. Si tratta,
insomma, di lavorare in modo incisivo per tagliare il traguardo della piena
cognizione dei pericoli connessi all’etilismo, demolendo il luogo comune
dell’eccesso alcolico come additivo per una personalità di successo. Il consumo
incontrollato di bevande alcoliche altro non è che minaccia incombente e
dipendenza schiavizzante da cui è complesso liberarsi». Dare vigore alle norme «È indispensabile - aggiunge Maffei - anche dare vigore alle norme vigenti e soprattutto applicarle metodicamente, come il divieto di servire alcolici, nei locali pubblici, a clienti al disotto dei 16 anni; un veto, quest’ultimo, presente tra l’altro oramai in quasi tutte le legislazioni. Si può far molto, e questo progetto può essere un momento indicativo e concreto per ottenere dei progressi». Appuntamento quindi per giovedì 15 e venerdì 16 dalle ore 21 in poi, nei locali che hanno aderito all’iniziativa. Non serve la repressione indiscriminata per correggere i
comportamenti scorretti del popolo della notte. Nei ragazzi occorre inculcare
più senso civico È l’alcol il «killer» delle nuove generazioni Forze dell’ordine in prima linea
per prevenire soprattutto le «stragi del sabato sera» All’interno di un’autovettura i ragazzi, visibilmente
brilli, ridono e scherzano dopo una serata trascorsa in discoteca. Il guidatore
è distratto ma corre veloce, le voci si accavallano fino ad essere coperte dal
rumore di una frenata brusca e dallo schianto. Il messaggio della pubblicità
progresso è chiaro: la vita è preziosa, andate piano e, soprattutto, non bevete
prima di mettervi alla guida. Ma, nonostante le sempre più ricorrenti
raccomandazioni, durante il fine settimana si continua a morire e a farsi male
sulle strade. «Siamo convinti che il primo passo per ridurre le cosiddette
stragi del sabato sera sia quello della prevenzione - ammette il dott. Leonardo
Ruffini del Compartimento Polstrada per la Puglia - e, per questo, l’attività
di prevenzione attuata dalla Polstrada, specie durante i weekend, si sostanzia
prevalentemente con la costante presenza sul territorio, con la predisposizione
di servizi specifici che, di solito, avvengono con il concorso di più
professionalità, lungo i consueti "itinerari del sabato sera", sulle
principali direttrici da e per le discoteche. Spesso ci avvaliamo anche
dell’apporto dell’unità sanitaria della Questura di Bari e di strumenti di
prevenzione e repressione ad hoc quali l’etilometro e il "drug-wipe"
(per il rilevamento di sostanze stupefacenti, ndr), l’autovelox o il
telelaser». Tali apparecchiature saranno illustrate questa sera, e domani sera,
negli appositi
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