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Vincenzo Coraggio (ASAPS)
– In Italia è allarme smog. Il numero di decessi dovuti all’inquinamento
dell’aria è quasi pari a quello causati dagli incidenti stradali. Il dato
preoccupante è emerso a seguito di uno studio, condotto dall’OMS
(Organizzazione Mondiale per la Sanità), per conto dell’Agenzia
per la protezione dell’ambiente (APAT), condotto in 13
città italiane (Torino, Genova, Milano, Trieste, Padova, Venezia-Mestre,
Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Catania e Palermo) con più di 200mila
abitanti per un totale di 9milioni di intervistati (16% dell’intera popolazione
italiana). Dall’analisi emerge che tra il 2002 e il 2004 gli effetti, a lungo
termine, delle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 microgrammi a metro cubo
(æg/m3) hanno causato una media annuale di 8.220 morti, vale a dire il 9% della
mortalità negli over 30 per tutte le cause, esclusi gli incidenti stradali. Di
questi decessi, in base alle nuove conoscenze sugli effetti sanitari del PM10,
è possibile suddividere l’impatto della mortalità per gli effetti cronici oltre
i 20 æg/m3 in: cancro al polmone per 742 casi all’anno, infarto per 2.562 e
ictus per 329. Il PM10, inoltre, provoca bronchiti, asma e malattie
respiratorie. La ricerca dell’OMS comprende anche l’impatto dell’ozono, che si
sta delineando sempre più come un inquinante pericoloso, soprattutto in Europa
meridionale. Le stime parlano di un impatto annuale di 516 morti nelle città
italiane. Nel nostro paese, l’anno scorse, molte delle città principali avevano
raggiunto i 35 giorni di eccedenza dei 50 æg/m3 già alla fine di marzo e poche
avevano rispettato i limiti annuali di 40 æg/m3. I veicoli motorizzati
rimangono la principale fonte urbana di inquinamento, in modo particolare i
ciclomotori a due tempi. (ASAPS). |
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