Namibia: sulle orecchie degli asini
strisce riflettenti… (foto Donkey Welfare)
(ASAPS) NAMIBIA
– In Namibia, un incidente stradale su quattro, è provocato
dall’investimento di un asino. La specie di quadrupede, infatti, gode in questo
particolare periodo storico di una grande crescita demografica, tanto da essere
divenuto un vero e proprio pericolo pubblico. Nonostante si tratti di un paese
del Terzo Mondo, infatti, le strade della regione sono eccezionalmente curate,
particolarmente rettilinee e con asfalti inusuali per un paese africano, tanto
che una buona parte delle violazioni del limite di velocità accertate dalle
forze di polizia superano abbondantemente i 140 orari. Il pericolo – esattamente
come avviene in Australia per i canguri – diventa incredibilmente elevato nelle
ore notturne, quando i 200mila esemplari censiti di “burros” vanno a riposarsi
proprio in mezzo alla strada, dove l’asfalto restituisce buona parte del calore
assorbito durante il giorno. Il colore del proprio manto si confonde con quello
grigio chiaro delle strade, tanto da risultare quasi invisibili anche a breve
distanza, quando ovviamente la velocità dei veicoli è elevata. In Australia,
nell’immensa distesa dell’Outback, lo stesso problema si presenta con i canguri:
non appena il sole sparisce dietro la linea dell’orizzonte, i bellissimi
marsupiali piombano direttamente al centro della carreggiata: a migliaia
finiscono uccisi dai pesanti bull-bar montati indistintamente dagli Aussie’s sui
giganteschi fuoristrada come sulle utilitarie, sui rari locomotori ferroviari e
sui comunissimi Road-Trains, immensi trattori stradali capaci di trainare fino a
10 rimorchi. I turisti che affittano auto per esplorare il continente, ricevono
la disposizione di non circolare al di fuori dei centri urbani nelle ore
notturne, tanta è la certezza di distruggere l’auto – se priva di protezione –
contro i graziosi ma invadenti animali.
Australia: ai canguri l’idea non
piacerebbe…(foto Raffaella Zampetti)
A ideare una soluzione a
questo tipo di problema, studiando in particolare la condizione africana, ci ha
pensato un’organizzazione non governativa inglese, la Donkey Welfare, che
definire singolare è assolutamente riduttivo. Secondo uno dei suoi fondatori,
Russell Hay, è possibile porre rimedio a questa fattispecie di sinistrosità
applicando una striscia retroriflettente niente meno che sulle lunghe orecchie
dei ciuchi, che abituati per definizione a sforzi immani potranno ben sopportare
una sottile pellicola salvatrice… Dello stesso avviso Peter Collingwood, un
pubblicitario in pensione che partecipa con Hay alla vita dell’organizzazione, e
che ha spiegato al giornale iberico EFE di aver avuto l’idea mentre ricercavano
il modo di utilizzare l’immensa popolazione di asini per contribuire al
benessere della popolazione africana dell’Ovambo Land, situata nord del paese.
Qui, per ogni famiglia di indigeni ci sono almeno 5 somari. Ed a chi chiede loro
quanto un’iniziativa del genere può costare, gli ideatori del progetto
rispondono 6 dollari a ciuco: pochi, considerando che nell’ultimo anno almeno 90
persone sono rimaste uccise sbattendo contro un quadrupede mimetizzato
sull’asfalto. “Una soluzione che accontenta tutti – dicono i responsabili della
Donkey – somari compresi. Gli asini non muoiono, le persone non muoiono, nessuno
perde preziosi strumenti di lavoro (i ciuchi ovviamente, ndr) e la società non
deve rinunciare alla perdita forzosa di preziose vite”. Immaginiamo cosa direbbe
un fiero australiano se gli venisse chiesto di appiccicare sulla schiena dei
canguri una diottra… per non parlare di Lucignolo… Ma è meglio non dirlo in
questa sede. (ASAPS)
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