La medicina termale è
entrata a pieno titolo tra le branche della scienza medica, e viene utilizzata,
accanto agli altri presidi terapeutici, per il trattamento di diverse forme
patologiche.
Le prestazioni termali possono essere erogate anche a carico del S.S.N. se
riguardano specifiche patologie, individuate con decreto del Ministero della
Sanità del 15/12/1994.
L’elenco delle patologie è stato confermato fino al 31dicembre 2005 con decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2001, e poi fino al 31dicembre
2006 con decreto del Ministero della Salute del 13/12/2005. Grazie alla conoscenza delle azioni biologiche e farmacologiche di acque
minerali, fanghi naturali ed ambienti termali, la medicina termale si propone
di curare patologie muscolo-scheletriche, otorinolaringoiatriche, dell’apparato
digerente e del metabolismo molto diffuse. Ogni ciclo di cura presenta di
solito una durata di 15 giorni, comprendente un totale di 12 prestazioni, e le
acque vengono utilizzate in terapia solo dopo accurata valutazione delle loro
caratteristiche fisico-chimiche da parte del Ministero della Salute. Le
proprietà terapeutiche si manifestano dopo qualche tempo, con la riduzione
degli episodi di riacutizzazione e dell’entità della sintomatologia; la terapia
termale, tuttavia, può conseguire risultati clinicamente evidenti già al
termine del primo ciclo terapeutico.
A volte, nel corso delle cure, o immediatamente dopo, si verifica la cosiddetta
crisi termale, una riacutizzazione dei sintomi dovuta al processo di
adattamento dell’organismo alla cura, a cui seguiranno, invece, i ben noti
effetti positivi.
Per le patologie osteo-articolari, ad esempio, in alcuni casi alla fine del
ciclo termale si assiste ad un peggioramento della sintomatologia che può
protrarsi per circa uno o due mesi, ma il miglioramento è del 30-50% dopo il
primo anno di cura, ed aumenta progressivamente fino al 70-90% dopo tre anni
consecutivi di terapia termale; poi non vi è un ulteriore incremento, anche se
è necessario continuare le cure per mantenere i risultati conseguiti.
L’efficacia della cura è ottimale quando l’intervento è precoce. Nelle fasi
tardive, magari con lesioni organiche strutturate, il successo terapeutico è
minore, ed in stadi molto avanzati di alcune malattie, soprattutto se a rapida
evoluzione o con notevole componente infiammatoria, la terapia termale può
anche essere controindicata.
Generalmente è controindicato sottoporre a cure termali un paziente in cattive
condizioni generali, o affetto da malattie in fase acuta e febbrili, pregresse
flebiti o trombosi venose profonde, cardiopatie e arteriosclerosi, perché le
terapie termali, a causa 59 Aprile-Maggio dei notevoli stimoli vasomotori,
possono rendere insufficienti i meccanismi di compenso che garantiscono
l’irrorazione cerebrale e miocardica.
La terapia termale è, inoltre, controindicata, nelle insufficienze di grado
medio-elevato delle funzioni epatica, renale e respiratoria, che possono essere
peggiorate dagli stimoli destabilizzanti di questa metodica, e nelle neoplasie
maligne.
L’azione terapeutica è specifica, in relazione alla composizione
dell’acqua, ed aspecifica, in base alle sue proprietà fisiche, tra cui
temperatura e pressione, poichè il calore fa rilassare la muscolatura, dilata i
vasi sanguigni ed ha effetto antinfiammatorio; la pressione esplica in più
un’opera di massaggio.
Nei bagni e nelle varie forme di ginnastica in acqua è sfruttata, inoltre, la
diminuzione del peso corporeo, che permette di eseguire movimenti con poco
dolore, ottenendo un recupero più veloce della funzione motoria.
La cura con le acque minerali, o crenoterapia, si può distinguere in interna,
che comprende idropinoterapia, irrigazioni, inalazioni ed insufflazioni, ed
esterna, rappresentata da balneoterapia, antroterapia e peloidoterapia.
L’antroterapia prevede la permanenza del paziente in un ambiente
(definito grotta), caratterizzato da un microclima caldo-umido (grotte
propriamente dette) o caldo-secco (stufe); la peloidoterapia è basata,
invece, sull’applicazione graduale su varie parti della cute di alcuni
composti, tra cui i più noti sono i fanghi caldi, utilizzati alla
temperatura di 38-40°C.
Le malattie reumatiche, le forme post-traumatiche, infiammatorie e degenerative
dell’apparato locomotore, tra cui l’artrosi, si giovano di fanghi e bagni; per
le riniti, le sinusiti e le bronchiti croniche sono, invece, indicate le
inalazioni; la terapia delle malattie dermatologiche viene operata sfruttando
balneoterapia e docce. La calcolosi delle vie urinarie o molti disturbi
dell’apparato intestinale vengono trattati con le cure idropiniche, in cui
l’acqua viene bevuta; le patologie vascolari, tra cui quelle venose, traggono
giovamento dalla ginnastica in acqua; anche molte affezioni ginecologiche sono
curabili con la medicina termale, attraverso irrigazioni e bagni.
In conclusione, i moderni centri termali e di benessere, basandosi
sull’integrazione di diverse componenti quali il movimento, una sana
nutrizione, e l’idrotalassoterapia, possono trasmettere nuovi comportamenti e
stili di vita alternativi all’attività frenetica della società contemporanea, e
per questo potrebbero divenire presto un valido strumento anche per combattere
la crescente diffusione di obesità e diabete, dovuti ad alimentazione non
equilibrata, inattività fisica e situazioni psicologiche stressanti.
*Medico
Capo Polizia di Stato Questura di Ragusa
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