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Rassegna stampa Alcol e guida del 19 giugno 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

 Nota: vi invito tutti a leggere con attenzione il primo articolo della rassegna di oggi, grazie.

 ASAPS.IT

La storia

Una tranquilla giornata di lavoro conclusasi con una tragedia: la morte di un giovane “centauro” lo stesso giorno i cui ha conseguito la patente

 
Gentilissima ASAPS,

rinnovando con viva sincerità i miei complimenti e la mia stima per Voi, volevo raccontarvi una storia di cui non so se sono stato protagonista o comparsa...

 Era un tranquillo sabato pomeriggio, la pattuglia esce regolarmente alle 13,00. La Verona 640 (è la sigla identificativa dell’auto di servizio) varca in uscita il cancello del distaccamento di Carbonia (CA) e tutto fila liscio come se niente fosse.

Niente incidenti (...), i verbali redatti sono stati fatti col sorriso e accolti quasi altrettanto, il discorso col mio capo-pattuglia, Guido, finisce sullo scandalo intercettazioni del calcio, tanto per cambiare, e si parla delle possibili sanzioni per la Juve, che ancora non è tutto finito, che la giustizia ordinaria e sportiva si spera facciano il loro corso, quando, alle ore 18,20, la sala operativa ci dà notizia di un grave incidente stradale avvenuto nei pressi di una diga un po’ fuori mano...

 Dal tono del collega Filippo (l’operatore della sala radio) si capisce subito che è qualcosa di serio e, infatti, dopo una breve conversazione via radio, Filippo pronuncia queste testuali parole: “tenete presente che me lo hanno segnalato come Monza 603!!!”.

In quel momento mi torna in mente uno scherzo che mi fece un collega a Cesena, durante il corso al CAPS, quando a fine turno mi fece smarcare sul registro durante l’addestramento pratico in sala operativa, che era successo un Monza 609 e io capii che quello era il modo per dire “nessuna novità”, salvo dopo vedere sorridere il collega e spiegarmi cosa voleva dire "Monza 600, 601, 602 603"...

Ma torniamo a noi: dopo questo pensiero che mi ha attraversato la testa come un fulmine, pronuncio la parola “MORTALE!!!” esclamando, e Guido mi dice che non ricordava il significato di Monza 603 ma che aveva capito che poteva essere un incidente con esito mortale.

 Torniamo indietro velocemente, eravamo sulla via del ritorno, a sirene spiegate e lampeggianti accesi e in circa mezz’ora arriviamo al km 42,600 della SS 293, strada tutta curve che se così non fosse stato saremmo arrivati in dieci minuti.
Durante il tragitto pensavo con un po’ di preoccupazione “il mio primo incidente mortale”, avrei voluto non rilevarne mai, ma dato l’andazzo mi sembrava impossibile, dato che il veicolo coinvolto era una moto Suzuki 600, un cosiddetto “centauro”, proprio come me quando cavalco la nostra BMW col sagittario impresso sulla fiancata anteriore.
Anche per Guido, assistente capo, è il primo incidente mortale, ma da capo-pattuglia, perché da gregario gliene erano capitati altri 3.
Subito ci accorgiamo che la situazione è grave. Scendo dall’auto di servizio e trovo il medico che cerca di rianimare il motociclista, Alberto, quando subito dopo pronuncia queste due parole che pesano una tonnellata ciascuna: “basta, deceduto!”.
Alberto era immobile, non si muoveva più, il viso era deforme, dalla gola usciva un po’ di sangue, ma tutto questo non mi faceva impressione. Quello che mi fece rabbrividire fu l’urlo lanciato dagli amici di Alberto che già si trovavano lì e che mi videro scuotere la testa dopo aver chiamato il mio collega Guido. Speravo fosse un incubo.
Quella radio, dato che eravamo in mezzo alla montagna, non voleva saperne di riuscire a farci comunicare con la V.C.21 (Verona-Como è la sigla di identificazione della sala radio regionale o compartimentale) e nemmeno i cellulari prendevano. Eravamo isolati. Fortuna che un passante aveva un cellulare wind e tramite lui siamo riusciti (riusciamo) a chiamare la caserma e a spiegare tutto.
Mentre Guido prende le prime misure, aiutato da un carabiniere fuori servizio (si fa per dire), io, documenti in mano, compilo il mod. 360 e scopro che Alberto AVEVA 21 anni e che la patente A l’aveva presa la mattina stessa dell’incidente. Cose da pazzi, il destino a volte è proprio beffardo. Ma Alberto, che viaggiava sulla 600 il suo destino se l’è fatto da solo, tagliando la curva, invadendo la corsia opposta e schiantandosi contro un’auto guidata da un altro ragazzo di 22 anni. Io ne ho 26...
Vedo gli amici piangere, arrivano i primi giornalisti, faccio coprire subito il corpo di Alberto con un lenzuolo, faccio posizionare un’ambulanza davanti al corpo esanime per evitare il macabro “spettacolo”, quando vedo arrivare tre persone. Mi vengono i brividi mentre scrivo... I genitori di Alberto cominciano a gridare, a dire che non è possibile, che non può essere vero... Non sapevo cosa dire, cercavo di trattenere la madre mentre un infermiere teneva il papà e lo zio. Che sentimenti contrastanti invadevano la mia mente, sconforto per la morte di un ragazzo di 5 anni più piccolo di me, consolazione (inutile naturalmente) per una mamma che ha perso il proprio figlio in un incidente stradale maledetto. Lei inveisce contro la vita dicendo “Che vita di m....!!!!” e altro ancora, ma io pensavo che al posto della parola “vita” doveva esserci la parola “morte” perché un ragazzo di 21 anni non può morire così, lasciando “da soli” i genitori e i parenti, e il fratello appena arrivato pure lui, e due sorelle, una delle quali gemella, che cerco di trattenere con una infermiera del 118, e la ragazza che comincia a piangere e a gridare "l’amore mio, l’amore mio".
Nel frattempo arriva un’altra pattuglia del mio reparto, il Distaccamento Polizia Stradale di Carbonia, per aiutarci con Stefano, Bruno e Giuseppe a bordo.
Penso che capirete il perché di questa mia lunga lettera, adesso, purtroppo, capisco davvero e pienamente quanto sia importante ribadire ogni giorno, come Voi stessi fate, che la velocità è la prima causa d’incidente stradale e che tutti dovrebbero darsi una regolata, ma non si può fare niente quando ci si scontra con chi non ne vuol sapere di ascoltare le vostre parole...
Il cuore mi si stringeva sempre di più, soprattutto quando ci fu la consegna degli oggetti di Alberto al papà... Si mise di nuovo a piangere...
Per farla breve, dopo tutti i rilievi planimetrici e fotografici, la V. 640 che doveva rientrare alle 19,00 è rientrata in caserma a mezzanotte. Non dimenticherò mai lo sguardo impaurito, sparuto e perso nel vuoto della mamma di Alberto, già abituato a correre (un particolare: targa orizzontale, questo la dice lunga), le urla di dolore degli amici, dello zio, del fratello, delle due sorelle, della ragazza.
L’abbraccio disperato che sua madre mi riservò mi fece capire che lei stessa voleva riaprire gli occhi e non vedere una divisa blu e una pistola ma la tuta da motociclista di suo figlio che la guardava e le diceva un semplice "ciao mamma".
Spero di non dover vivere più esperienze simili, ma leggendo anche la vostra rassegna stampa "alcol e guida", temo non sia così.
Chissà, magari dopo il desiderato trasferimento in Sicilia, a Trapani, ricorderò con più difficoltà quel brutto sabato pomeriggio del 20 maggio 2006, ma forse mi converrà tenerlo bene a mente per far capire a chi corre in moto che bisogna stare molto più attenti di quando si va in auto.
Chiedo scusa, ma volevo condividere con Voi colleghi dell’ASAPS la mia prima esperienza vissuta rilevando un incidente mortale, come se fossi stato quasi "battezzato" indirettamente dal male che affligge i nostri “tranquilli week end di paura".

Un caro saluto.

Mauro Volpe


 
Nota dell’Asaps

Ringraziamo per la tragica e sofferta testimonianza il collega Mauro Volpe, con la speranza che serva a qualcosa, a far riflettere tanta gente. In quasi tutti i fine settimana primaverili si contano da 15 ai 25 motociclisti e ciclomotoristi morti sulle strade, sulla base dei soli rilievi della Polizia Stradale e dei Carabinieri a cui si devono aggiungere i rilievi delle Polizie Municipali.
Una sequela di lutti che noi non vogliamo accettare supinamente.


 
IL GAZZETTINO (TREVISO)

L’INCIDENTE DI MASERADA
Indagini per chiarire la dinamica del sinistro che sabato pomeriggio ha coinvolto quattro veicoli e provocato nove feriti 

Guidava ubriaco, sarà denunciato  

La Polizia ha accertato che il conducente della Clio era in stato di ebbrezza. Sempre grave la bimba

Rimangono gravi ma stazionarie le condizioni della bambina di due anni rimasta vittima assieme ad altre otto persone del terribile incidente verificatosi sabato pomeriggio lungo la Postumia, all’altezza di Maserada: si tratta di altri quattro bambini e quattro adulti fortunatamente feriti in modo meno serio della piccola, per la quale la prognosi non è ancora sciolta. Rianimata tre volte sul posto dell’incidente, infatti, la piccola era stata sottoposta nella serata ad un delicato intervento e, successivamente, ricoverata in terapia intensiva.

Sono proseguiti intanto da parte della Polstrada intervenuta sul posto i rilievi per chiarire le dinamiche del sinistro, come noto, che ha visto coinvolti quattro veicoli: su un punto sembra non esserci più alcun dubbio, e cioè sul fatto che il conducente dell’autovettura, la Renault Clio, che ha scatenato l’inferno sabato pomeriggio, al momento dell’incidente fosse in stato di ebbrezza. La denuncia sarà automatica. Stando alla ricostruzione delle forze dell’ordine la Renault in cui viaggiava una famiglia di Trevignano, probabilmente giostrai, oltre al padre alla guida, la madre e cinque figli tra i 2 e i 7 anni, avrebbe imboccato ad alta velocità la curva d’uscita verso Treviso della rotatoria che conduce a Candelù. Ma, l’uomo avrebbe perso il controllo della vettura andando ad invadere la corsia opposta lungo la quale stavano sopraggiungendo diverse auto. Dopo aver sbattuto contro le prime due, un’Audi guidata da una 32enne di Maserada, L.C., e una Stilo condotta da S.B., 33 anni, di San Biagio, al cui fianco viaggiava la moglie al settimo mese di gravidanza, la macchina sarebbe andata a schiantarsi frontalmente contro la terza auto, una Skoda, condotta da un 38enne di Castelfranco, S.R.. Dopo il violentissimo impatto le due autovettura hanno preso fuoco.


 

L’ADIGE

«Con i ragazzi non facciamo i bacchettoni»

Manzana: «Contro l’alcol serve il buon esempio»

Il dato dice l’assessore Renato Manzana è positivo perché i ragazzi han voglia di dire la loro, di essere protagonisti. I rappresentanti dei consigli d’istituto hanno partecipato convinti all’incontro con la Commissione politiche sociali e giovani che è presieduta da Sandra Dorigotti di Rovereto Insieme. Hanno fatto le loro richieste, sarà anche una cosa ingessata ma hanno fatto sentire ufficialmente la loro voce e questo è il modo per non vivere più i ragazzi solo come problema. La tendenza, di fronte a certi fatti c’è. E Sandra Dorigotti su questo riporta il discorso sul piano del ragionamento: dice che si deve stare attenti a non ridurre tutto alla devianza, al disagio. Il rapporto tra adulti e nuove generazioni è complesso e anche più sereno di come lo si descrive spesso. Non si può dimenticare che la maggioranza dei ragazzi è impegnata, molto impegnata: la scuola non è, come dice la vulgata, facile e soprattutto la vita oggi è più precaria e dura di qualche anno fa. «Comunque - ci ha detto Manzana - i ragazzi chiedono di essere protagonisti. E questo è veramente positivo. Non tanto protagonisti della politica, capisco che il fascino della politica oggi è quello che è e che i partiti non ci sono più, ma protagonisti delle decisioni che li riguardano». Ma il rapporto tra un amministratore, un politico, e i ragazzi com’è? «Non è facile - dice l’assessore alle politiche giovanili -. Non è facile perché dobbiamo dire anche dei no. Ci chiedono di fare feste che noi non possiamo concedere e allora non la prendono bene, ma ciò che conta è che vengano a parlarci sinceramente». Però i fatti che fanno notizia, purtroppo, sono quelli negativi: i vandalismi ai giardini della scorsa settimana, le bevute un po’ troppo disinvolte. Diciamo pure le sbornie da svenimento. «È un problema serio - dice Manzana - ma non possiamo affrontarlo col proibizionismo. In giunta ne abbiamo parlato e, devo dire, sono state espresse molte posizioni "bacchettone" che non mi convincono per nulla. La strada che intendo seguire è quella lenta e faticosa del convincimento. Poi, è chiaro, i vandali vanno perseguiti e su questo le forze dell’ordine devono fare di più, ma io ritengo che la vera strada sia quella della cultura, della consapevolezza. Comunque, segni positivi ce ne sono: la festa del Moietto è andata bene. Non sono stati venduti superalcolici e i ragazzi si sono divertiti lo stesso. Insomma, secondo me bisogna dare segnali positivi, anche promuovendo feste dove non si beve alcol, esempi che facciano crescere la consapevolezza senza proibizionismi». Sì, ma un senso del limite si dovrà pur dare. «Ci vuole anche questo - afferma Manzana -: mi rendo conto che per troppo tempo ci siamo limitati a dire: massì, hanno bevuto, ma anche noi da giovani abbiamo fatto le nostre. Forse siamo stati troppo tollerato l’abuso dell’alcol, ma i ragazzi ci dicono: e voi allora?» In che senso? «Nel senso che di vino si parla tanto, di promozione alle bevande alcoliche ne facciamo anche troppa: e le cantine di qui e le cantine di là, e le feste della birra. Insomma, il modello non è positivo e io penso che questi problemi si affrontano con gli esempi non con la semplice proibizione. Anche se in giunta sono in molti a volere solo la linea dura. Ci sono stati colleghi che hanno detto che la musica che ascoltano non va bene. Neppure a me piace e allora? Cosa facciamo, imponiamo il valzer? Ricette non ce ne sono, bisogna lavorare sul convincimento, sulla cultura e ci vuole pazienza. Certo è dura perché la famiglia e pure la scuola per molti aspetti sul discorso delle regole hanno mollato, però non è con le logiche "bacchettone" che si risolvono questioni come queste». B.Z.


 

LA PROVINCIA DI SONDRIO

L’intervento

Abuso di alcol, facciamo riflettere i giovani sulla perdita di autonomia

di Guglielmo Giumelli sociologo

Il consumo di bevande alcoliche, in Italia, è diffuso sia per i suoi aspetti culturali di antica tradizione sia per le nuove modalità che interessano i giovani. Gran parte dei consumatori beve con modalità normali o "sociali"; beve, cioè, senza conseguenze di alcun tipo secondo modelli integrati nel contesto sociale di appartenenza. Costoro, sia che bevano bevande a minor o maggior tasso alcolico, sia che bevano tanto o poco, da soli o in compagnia, per via delle loro capacità metaboliche, reggono l’alcol (*). Preoccupazioni destano, invece, i cosiddetti problem drinkers (bevitori con problemi): un fenomeno che ha assunto negli ultimi anni dimensioni consistenti, specie tra i giovani. Si stima attorno a 1 milione e mezzo gli alcodipendenti e a 3 milioni i soggetti a rischio. Un maggior incremento si è avuto negli ultimi anni, specie tra i giovani. Le fasce interessate sono quelle tra 25-34 anni e 15-24 anni. Il primo contatto con l’alcol avviene intorno 11-12 anni. La media europea è 14 anni e mezzo. Ciò fa sì che circa il 19,5% (21,8% dei maschi) dei ragazzi fra 11-15 anni abbia assunto nell’ultimo anno almeno una volta bevande alcoliche fuori pasto (2005). Tra i ragazzi tra gli 11 e i 15 anni, l’1% consuma alcolici fuori pasto almeno una volta alla settimana e il 2,3% si è ubriacato almeno una volta nell’anno (3,2% dei maschi e 1,3% delle femmine). Tra i 14-16 anni, il 51,6% dei maschi e il 41,6% delle femmine consuma bevande alcoliche. La legge proibisce la somministrazione di tale bevande ai minori di 16 anni. Il quadro è ancora più critico tra i ragazzi di 16-17 anni: uno su due ha consumato alcolici nell’anno (57,8% dei maschi e 41,5% delle femmine). In questa fascia di età l’8% dei maschi consuma alcolici fuori pasto tutti i giorni, 4,7% almeno una volta alla settimana. Il 10,4% ha dichiarato di essersi ubriacato almeno una volta negli ultimi 12 mesi e, di questi, uno su quattro più di tre volte. E’ in aumento il consumo dell’alcol anche tra le donne Tra il 1995-2000 vi è stato un aumento del 103% delle ragazze tra 15-24 anni. I dati Istat mostrano il diffondersi tra i giovani del cosiddetto binge drinking (bere per fare bisboccia): 15,7% dei ragazzi di età 20-24 anni. Sono dati sui cui riflettere. L’organismo dell’adolescente, non avendo ancor completato il suo sviluppo, si trova indifeso di fronte agli attacchi di una sostanza potenzialmente tossica quale è l’alcol. Il diffondersi di tale fenomeno, pur senza allarmismi, richiede attenzione. Vede coinvolti molti per-sone e ha conseguenze pesanti. Causa 30 mila morti all’anno. E’ responsabile di consistenti di incidenti stradali con vittime soprattutto tra i giovani: 6-9000 morti, 300.000 feriti e 150.000 ricoveri all’anno. Gli incidenti stradali sono la principale causa di morte tra i 16-26 anni e secondo i dati Doxa il trend di incidenza del weekend è aumentato tra il 1980-1995 del 113% il venerdì sera e del 108% il sabato sera. I costi sociali sono altissimi (danni economici per 2,5 del PIL). Le spese per cure e invalidità permanente sono 27 miliardi di euro ogni anno. Vanno, poi, ricordati le sofferenze psicologiche sia per le persone colpite che per quelle che convivono. Che fare, è la domanda. Certamente non ci si può affidare a un rigoroso neoproibizionismo e al ricorso a stigmatizzazioni generalizzanti. E’, al contrario, necessario valorizzare quei filamenti di subculture giovanili capaci di offrire alternative competitive alla fruizione ludica centrata sugli eccessi in cui si annida l’abuso di alcol (**); occorre promuovere lo star assieme. Accorre valorizzare anche la soggettività evidenziando come i comportamenti nocivi siano una minaccia sostanziale non per la legge che si viola o per la società che deve assumersi una parte di costi, ma perché inevitabilmente si viene a pagare di persona costi elevati, se non altro in termini di perdita di autonomia.

 
(*) Nota: la questione è molto più complessa, non si può ridurre le cause a problemi di metabolismo...

(**) Nota: … né le soluzioni a problemi di… filamenti.


 

CORRIERE ADRIATICO

Il chiostro di San Francesco ha fatto da suggestiva cornice alla sfida che ha coinvolto produttori provenienti da tutta Italia. L’abbinamento con la cucina tradizionale

Bilancio più che positivo per la manifestazione di Arcevia

La birra artigianale fa “centro”

ARCEVIA – La particolare ed apprezzata seconda edizione di “E da bere?...birra!” organizzata egregiamente dall’associazione di giovani arceviesi “I Figli di Bacco”, si archivia con un bilancio decisamente molto positivo. Cornice ancora una volta stupenda, birre e vini eccellenti per questa intrigante ed inconsueta sfida svoltasi nel suggestivo scenario del chiostro di San Francesco, uno dei tesori custoditi all’interno della Perla dei monti. Da un lato la proposta nuova, alternativa e allo stesso tempo profondamente radicata nella storia dell’uomo, qual’è la produzione artigianale della birra, dall’altro l’eccellenza dei ben più conosciuti vini che non possono non destare entusiasmo. Al primo piatto, costituito da una frittata con asparagi di montagna ed olive ascolane, sono stati abbinati la birra “Rodersch” del birrificio italiano BiDù ed il metodo classico “Donna Giulia” 1995 della Fattoria Le Terrazze di Numana; alla porchetta di Arcevia sono stati invece abbinati la belga “Saison de Pipaix” ed una Magnum del Chianti “Castello di Ama” 2001; in ultimo, la castagnola con miele millefiori è stata accompagnata da un’altra ottima birra belga d’abbazia quale la Westmalle Triple e dal passito sardo di uve Nasco, “Latinia 2003”, della cantina Santadi.

Difficile rendersi interpreti del fin troppo soggettivo esito finale della sfida ma va senz’altro detto come la qualità dell’offerta è risultata più che mai elevata ed apprezzata dai soddisfatti avventori i quali hanno anche potuto beneficiare dell’illuminata verve e della spiccata simpatia dei due veri mattatori della serata: Marco Degli Esposti della celebre “Tana del Luppolo” di Bologna e Federico Chiacchiarini dell’altrettanto nota ed apprezzata enoteca Biagioli di Fano.

I Figli di Bacco galvanizzati dal successo nel dare a tutti gli appassionati appuntamento alla prossima edizione in una nota esprimono “ il loro più sentito ringraziamento a tutti coloro hanno partecipato a questa edizione, alla Tana del Luppolo di Bologna, all’Enoteca Biagioli di Fano ed all’oramai insostituibile e gentilissima macelleria arceviese di Patrizia Venturi Quattrini ed a suo marito Fabrizio”. Un gruppo affiatato, che ha bene interpretato in tutte le sue parti una manifestazione che rappresenta certamente qualcosa di nuovo nel folto panorama delle iniziative enogastronomiche che caratterizzano l’entroterra e che per questa ragione intende ampliare la propria proposta a un pubblico sempre più vasto e competente. Per infomazioni sull’attività della dimanica super associazione arceviese : www.figlidibacco.it


 
L’ADIGE

BREVI

L’Acat Vallagarina (associazione famiglie con problemi alcol correlati) informa che la sede via Pellico, al centro civico del Brione, sarà chiusa fino al 3 luglio prossimo. L’attività riprenderà da quella data con il consueto orario: lunedì dalle 10 alle 12, il mercoledì e il venerdì dalle 17 alle 19.


 
IL GAZZETTINO (TREVISO)

VEDELAGO

Dopo la polemica nasce una collaborazione per prevenire l’abuso di alcolici. Le chiacchiere sulla festa della birra a Fanzolo, le cui locandine parlavano di birra gratis a volontà, a quanto pare non sono state fatte per nulla, visto che il caso ha dato motivo per dare avvio ad un impegno congiunto da parte dell’Associazione famigliari e vittime della strada e l’amministrazione comunale di Vedelago. Sabato, la serata che era stata reclamizzata con lo slogan "Entrata di 10 euro a persona e poi birra gratis a volontà", che aveva fatto indignare alcuni genitori della frazione. La temuta festa alla fine è stata fin troppo tranquilla: i più hanno preferito la partita della nazionale al concerto ed alla birra gratis. E dunque in pochi hanno avuto la possibilità di essere avvicinati da quelli dell’Associazione vittime della strada, i quali, dopo una prima reazione di sdegno nei confronti dello slogan della manifestazione si erano dati da fare per poter prender parte alla festa e sensibilizzare i giovani che sarebbero intervenuti. L’associazione, dopo le polemiche iniziali, infatti si era messa in contatto con gli organizzatori e, vista la bontà d’animo di quest’ultimi, tutt’altro che intenzionati a farsi fautori dello sballo, ma con l’unica colpa di non aver pensato a sufficienza alle reazioni che ci sarebbero potute essere prima di dare alle stampe i manifesti, aveva pensato di portare avanti un’azione atta a rendere consapevoli i giovani sulla pericolosità dell’associare alcool e volante. Quasi dispiaciuta per le poche presenze e per la conseguente impossibilità di mandare il proprio messaggio a tanti giovani, la referente provinciale dell’Aifvs Paola Bortolotto. Comunque, come ha spiegato lei stessa sabato sera, mentre era a tavola con gli organizzatori, con l’assessore comunale allo sport e alla sicurezza Renzo Franco ed i vigili urbani: "Grazie alle polemiche sorte attorno alla festa, ora partirà una collaborazione col Comune di Vedelago. Abbiamo preso accordi per organizzare incontri volti alla sensibilizzazione. Nei locali, inoltre, verranno attaccate delle locandine fatte dalla nostra associazione in cui si parla delle conseguenze che ci possono essere se si ci si mette in strada dopo aver bevuto".

Matteo Ceron


 
IL MATTINO (SALERNO)

Paura al Lungomare, quattro marocchini si affrontano a colpi di cinghie e bottiglie rotte 

Movida violenta, feriti e arresti 

La rissa alle 23,30 nei pressi della fiera Mediasalus, tra la gente che passeggiava 

Sabato notte gli agenti della sezione volanti hanno tratto in arresto quattro cittadini marocchini per rissa aggravata, violenza resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale. Il tutto è accaduto nel cuore del by night della city, nell’orario della movida su via Roma. Un gruppo di nordafricani ha dato vita ad una violentissima rissa armati di bottiglie di vetro rotte e cinghie con borchie metalliche. I salernitani a passeggio tra gli stand di Madisalus sono costretti ad allontanarsi in tutta fretta. La gente scappa terrorizzata, teme di incappare tra i vetri rotti o di finire erroneamente nel mirino della rissa. I nordafricani sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Fuorni. Si tratta di Adil Krassi di 29 anni, Bouazza Banani di 37 anni, Ivon Said di 36 anni e Noureddine Amine di 32. Sono tutti clandestini con numerosi precedenti penali a loro carico e con vari alias in banca dati. Espletate le formalità di rito restano a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Ancora non sono chiare le motivazioni di quanto accaduto. Tutto lascia pensare che i quattro fossero ubriachi e che presi dai fumi dell’alcool avessero dato vita alla rissa.


 
IL MESSAGGERO (UMBRIA)

GIOVE 

Ubriaco, dà fuoco al capannone 

Il piccolo imprenditore aveva appena litigato con l’ex moglie 

GIOVE - Ha dato fuoco ad un capannone di sua proprietà dopo aver litigato violentemente con l’ex moglie. Quando è stato fermato dai carabinieri era talmente ubriaco che è stato ricoverato all’ospedale di Amelia per intossicazione da sostanze alcoliche. L’uomo, un piccolo imprenditore edile di 45 anni, è stato denunciato con l’accusa di incendio doloso.

E’ accaduto tutto sabato sera. L’uomo è andato dall’ex moglie per cercare un accordo dopo la separazione ma è finito tutto in litigio con accuse e contro accuse. Poi, l’imprenditore ha deciso di affogare i pensieri nell’alcool che gli ha fatto un brutto scherzo.

Già ubriaco ha preso una tanica di benzina e si è diretto a vocabolo San Giovanni, nei pressi di Giove, dove c’è un capannone usato come rimessa di attrezzi e di mezzi agricoli. Capannone che in parte ha affittato ad un artigiano. Senza pensarci troppo ha versato il liquido infiammabile ed appiccato le fiamme.

E’ successo intorno alle 23. Un passante ha visto l’incendio ed ha dato l’allarme: sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco ed una pattuglia dei carabinieri che si sono subito accorti della presenza dell’imprenditore che emanava un forte odore di benzina e di alcool. Ha fatto subito delle mezze ammissioni, ma invece che in caserma è finito in ospedale per le cure necessarie.

Ora il più arrabbiato è sicuramente l’affittuario di parte del capannone che non ha potuto fare altro che presentare denuncia per i danni subiti dal rogo che ha distrutto attrezzi e alcuni mezzi.

Nei prossimi giorni l’imprenditore verrà ascoltato dai carabinieri per comprendere per quale motivo abbia deciso di dare fuoco a una sua proprietà dopo aver litigato con la sua ex.


 

IL MESSAGGERO (CIVITAVECCHIA)

CIVITA CASTELLANA 

Vandali di nuovo in azione nella notte 

La rabbia dei residenti: «Non si riesce nemmeno a dormire» 

Vandali o imbecilli di nuovo in azione a Civita Castellana. Il triangolo delle bravate notturne dei giovani del posto, ubriachi e in molti casi impasticcati è sempre lo stesso: via San Gratiliano, via Giovanni XXIII e via Santa Felicissima. Stavolta a subire i danni è stato un condominio di via S.Felicissima, dove un enorme vaso in ceramica che abbellisce l’ingresso del palazzo, posto sopra al muro di cinta, è stato gettato in terra.

Ieri mattina, per protesta, chi abita nel palazzo prima di raccogliere cocci, terra e fiori, ha pensato bene di opporvi un cartello con la scritta: "Opera di vandali e delinquenti".

«Dopo l’una di questa notte - hanno raccontato i condomini - abbiamo sentito un botto, ma solo questa mattina ci siamo accorti di quanto è accaduto. Nei fine settimana è sempre così, sfasciano tutto: portoni, citofoni, centraline della luce e del telefono. Non si riesce a dormire. Tutti sanno, ma nessuno interviene per mettere ordine e ridare tranquillità a questo quartiere». Altri atti di vandalismo sono stati segnalati in via Rio Fratta e Giovanni XXIII. Da anni i residenti della zona hanno i nervi a fior di pelle. Chiedono provvedimenti per mettere fine alla baraonda notturna provocata da ragazzi oramai convinti che tutto è permesso.

Non resta che affidarsi ad un’azione profonda e determinata delle forze dell’ordine che a questo punto è necessaria.

U.B.


 
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (NORD BARESE)

Barletta Giovedì le premiazioni dopo le due giornate in favore dei cocktail analcolici 

«Sì, va bene: ubriacati. Ma solo di vita!»

Abbiamo ricevuto decine e decine di slogan dei giovani. Ribadiscono che l’alcol fa male

«Ubriacati... di vita». Ecco i primi slogan. Domani pubblicheremo gli altri pervenuti (possono essere inviati anche alla e-mail della Gazzetta: redazione.barletta@gazzettamezzogiorno.it I migliori saranno premiati nella cerimonia conclusiva dell’iniziativa, fissata per giovedì 22, alle 12.30 in uno dei locali che hanno partecipato al concorso. Ecco i nomi degli autori e i loro slogan: Domenico Brugnano: «No alcol, Yes party»; Ruggiero Ciocca: «Bevo e me ne frego! Perché non mi sballo?»; Mariolina Curci: «Sulle spalle la testa e abbassa la cresta!»; Angela Dibitonto: «Ubriacati di vita!»; Sabrina Digioia: «L’acqua fa male, il vino fa cantare? ma ci si diverte lo stesso senza!»; Raffaele Giannini: «Bevi analcolici per vivere e lasciar vivere»; Antonio Dimastrochicco: «No drunken, no wars, just peace»; Fabio Stella: «Non più di tre»; Mauro Alfano e Giuseppe Filannino: «Bevete ma non fatevi bere!»; Laura Scorcia: «Non bere, non correre. Ama la vita»; Nicola Scorcia: «Il primo cocktail è la vita»; Fabio Digiovanni: «Ubriacarsi di vita? per me non è uno sballo, è una pazzia!!!»; Mauro Digiovanni: «La vita è sete di cultura, non di abuso di alcol»; Raffaele Digiovinazzo: «Uomo libero Bibamus sed magna cum moderatione!»; Maria Iodice: «Carpe diem»; Angela Lasala: «Bere con moderazione»; Marilena Mascolo: «Non bere troppo!»; Andrea Luigi Palladino: «Goditi la vita? con gli analcolici»; Andrea Palma: «La differenza tra un ubriaco e un ubriaco di vita è che l’ubriaco sballa, l’ubriaco di vita è capace di amare».


 

IL GIORNALE DI CALABRIA

VIOLENZA E RESISTENZA: ARRESTATO UN GIOVANE

ROSSANO CALABROA. I carabinieri di Rossano e Cropalati hanno arrestato in flagranza di reato per violenza e resistenza a pubblico ufficiale C.F.A., 22 anni, sorvegliato speciale con obbligo di dimora a Cropalati; e C. L., 23 anni, anche lui sorvegliato speciale con obbligo di dimora nel piccolo centro della Sila greca cosentina. I due all’esterno bar di Cropalati, secondo gli investigatori in preda ai fumi dell’alcol e della droga, hanno aggredito e percosso violentemente e senza alcun motivo un passante. Anche un militare del locale comando, intervenuto per bloccare i due, è stato aggredito e malmenato. Il successivo intervento di altri carabinieri ha fatto scattare le manette ai polsi dei due, pi rinchiusi nel carcere di Rossano. 


 

 

CORRIERE ADRIATICO

Giovane polacco in stato di ebrezza finisce nel fiume Tronto

Vola da 40 metri , salvo per miracolo

ASCOLI - Una ragazzo polacco di 28 anni, abitante insieme alla madre nella nostra città, è rimasto ferito, in maniera non grave, a seguito di un volo di circa 40 metri sul fiume Tronto. L’episodio si è verificato attorno alle 2 di sabato notte. Tre ragazzi di nazionalità polacca, in evidente stato di ebrezza, stavano seduti sul muretto che si trova a fianco dell’ingresso della chiesa di Santa Maria Interveneas in largo del Cremore. Sotto al muretto si trova la sponda del fiume Tronto, uno scivolo di circa 40 metri fra vegetazione incolta e rifiuti di ogni genere. All’improvviso, presumibilmente per essersi sbilanciato all’indietro, uno dei tre ragazzi è precipitato nel vuoto. Immediatamente è stato lanciato l’allarme e sul posto sono giunti gli agenti della Volante, i vigili del fuoco, i vigili urbani e l’ambulanza del 118. La fortuna del giovane è stata che quando il suo corpo è finito in mezzo al corso d’acqua del fiume si è incastrato fra due massi per cui la corrente non lo ha trascinato verso il mare. Sarebbe andato incontro a morte certa per annegamento. L’opera di recupero del ventottenne straniero ha impegnato strenuamente i vigili del fuoco che dopo un’ora circa sono riusciti a riportarlo sulla strada dove il personale dell’equipaggio del 118 ha provveduto a medicargli le varie ferite alla testa e al corpo che aveva riportato. Una volta trasferito al pronto socccorso del Mazzoni i sanitari lo hanno sottoposto ad esame radiografico che ha evidenziato una lesione alla colonna vertebrale. E’ stato quindi necessario ricoverarlo presso il reparto di ortopedia. Nel frattempo i carabinieri, sulla scorta delle informazioni ricevute dai compagni del ferito, hanno provveduto ad avvertire la madre del ragazzo polacco che è accorsa al Mazzoni per assistere il figlio.


 

BRESCIA OGGI

Controlli anti stragi del sabato sera tra Sirmione e Rivoltella

Al volante ubriachi, la Stradale ritira dodici patenti e una moto

 Un’altra notte di controlli antistragi del sabato sera, altri automobilisti rimasti senza patente. Anche l’altra notte le pattuglie della polizia stradale hanno controllato le condizioni di alcuni automobilisti bresciani. Non tutti i conducenti controllati erano nelle condizioni per poter mettersi al volante in sicurezza. Su 77 conducenti controllati ben 12 non hanno superato la prova dell’etilometro: avevano esagerato troppo con le bevande alcoliche. Ai 12 conducenti «alticci» gli agenti della stradale hanno ritirato la patente per guida in stato di ebbrezza. Chi era accompagnato ha dovuto cedere il volante a un amico, mentre chi era solo ha dovuto lasciare l’auto e ritornarsene a casa a piedi, chiedere un passaggio o chiamare un amico o i genitori.

I controlli sono stati effettuati nella zona del lago di Garda, nelle vicinanze del casello autostradale di Sirmione e sulla vecchia strada di Rivoltella. Gli agenti non si sono limitati a controllare le condizioni dei conducenti, ma hanno verificato anche i documenti dei veicoli e delle 83 persone (c’era anche qualche passeggero). Alla fine dei controlli, oltre alle 12 patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza, gli agenti hanno ritirato anche una carta di circolazione. Guai, invece, per un motociclista: aveva il primo numero della targa contraffatto, l’aveva modificato con della cera o forse del chewing gum ormai solidificato. La targa è stata ritirata, mentre la moto è stata sottoposta a sequestro amministrativo. Ulteriori controlli verranno effettuati nei prossimi fine settimana: guidare alticci non conviene.


 

CORRIERE ROMAGNA

Per uno svago sano e sicuro

Lugo - Il “Safe Style”, “Se guido non bevo 2006”, sosta a Lugo.Questa sera la campagna dedicata alla promozione dello svago sano e sicuro sarà diffusa nel Lughese, presso lo “Street Bar Divino”. Il progetto, giunto al terzo anno, rivolto ai giovani frequentatori di locali del divertimento (pub, street bar, discoteche, stabilimenti balneari), ha l’obiettivo di intervenire su uno degli aspetti fondamentali degli incidenti stradali: la guida sotto l’effetto dell’alcool.Si è potuto constatare, attraverso un’attenta indagine, come le fasce di minorenni e dei giovani fino ai 25 anni, caratterizzati da una forte tendenza alle attività rischiose, assumano bevande superalcoliche, a volte abbinate ad altre sostanze (cannabinoidi, cocaina ed ecstasy).Il progetto “Safe Style” vuole sensibilizzare i ragazzi e le ragazze all’uso dell’etilometro tascabile, distribuito gratuitamente. Infatti, oltre alla possibilità di sottoporsi volontariamente alla prova dell’etilometro, con l’assistenza dello staff di “Safe Style” a fianco degli agenti della polizia municipale, in un apposito spazio messo a disposizione dal gestore del locale, verrà effettuata anche una distribuzione gratuita di etilometri tascabili. Si tratta di una sorta di “salvavita” in grado di consentire ai giovani di verificare il proprio tasso alcolemico prima di mettersi alla guida dell’auto.L’azione preventiva è stata fino ad oggi accolta con favore dai giovani utenti, per la sua indiscutibile efficacia.

a.r.g.


 

LA PROVINCIA DI SONDRIO

Divertimento senza sballo a Vassalini

Niente alcol ma tanta musica, aggregazione e anche una tivù per non perdere l’Italia mondiale Un autentico successo la Giornata dei giovani malenchi di sabato, tanto che già si pensa al bis

Chiesa Bilancio positivo per la seconda Giornata dei giovani malenchi e questo nonostante la concomitanza con la partita di calcio Italia-Usa. Anche perché, per consentire ai giovani presenti sabato sera al centro sportivo di Vassalini di non perdere di vista il pallone, è stato montato in fretta e furia uno schermo su cui seguire l’evento mondiale. E così, fra note musicali, birra e stuzzichini, gol e autogol, si è consumata la serata malenca dedicata ai giovani che, a giudicare dall’adesione e dal coinvolgimento, hanno dimostrato di apprezzare l’iniziativa e di cogliere il messaggio che gli organizzatori intendevano lanciare ovvero: svago senza sballo. Intenzione dei comuni che fanno capo all’Unione della Valmalenco, all’Unione di Spriana e Torre, della Cooperativa Lotta contro l’emarginazione e della Pro Loco di Spriana (a patrocinare l’iniziativa è stata poi la Comunità Montana), proprio quella di favorire l’aggregazione giovanile e il divertimento dando ai giovani la possibilità di mostrare le proprie capacità musicali. Ad alternarsi sul palco cinque gruppi locali che hanno suonato e cantato per 45-60 minuti ciascuno, fino alle 23.30. Per la “regia” di Pierluigi Morelli che ha presentato la serata, i primi a salire sul palco sono stati i Due di Picche che hanno eseguito musiche da piano bar italiane e straniere, seguiti subito dopo dal duo formato da Pierluigi Morelli, che è anche musicista, e Stefano Bertalli che hanno proposto musica rock e di cantautori italiani. E’ stata poi la volta dei Psichedelic Monsters from Valvulera, provenienti da Torre S.Maria, che si sono esibiti nel rock classico eseguendo pezzi di Creedence, Led Zeppelin, Deep Purple, Pink Floyd e Nirvana. Più duro, ricercato e strumentale il rock dei Keio-A, gruppo sondriese, che propone testi e musiche rigorosamente homemade. E poi di nuovo il rock classico italiano, con pezzi di Ligabue, Vasco Rossi, Nomadi, quello proposto dai Solo Quattro, gruppo tutto malenco. Al termine della serata, tutti e cinque i gruppi musicali, si sono esibiti insieme sul palco in due evergreen degli intramontabili Bob Dylan e Bob Marley: Knockin’ on Heaven’s Door e No woman no cry. Da rilevare anche la disponibilità dei gestori del pub Mautha che per tutta la serata non hanno distribuito alcun superalcolico (*) e hanno allestito un happy hour con stuzzichini e tartine sgranocchiabili al prezzo di 5 euro. Presenti anche i rappresentanti dell’associazione Lotta contro l’emarginazione che sono saliti sul palco riscuotendo attenzione da parte dei giovani, e presenti anche gli assessori alla cultura di Chiesa, Alessandra Masa, e di Lanzada, Stefania Nana oltre ai rappresentanti di Caspoggio, Torre e Spriana. Favorevolmente impressionati dall’esito della manifestazione hanno intenzione di riproporre l’evento anche l’anno prossimo. Elisabetta Del Curto

 

(*) Nota: l’alcol della birra è la stessa molecola dell’alcol dei superalcolici.


 

CORRIERE ROMAGNA

Mangia i fogli dell’alcol-test del figlio ubriaco

forlì - Il figlio ha un incidente in auto dopo aver bevuto troppo, la madre si mangia i foglietti rilasciati dal macchinario per l’alcol-test. Una mossa a sorpresa quella di una donna di 43 anni, residente a Fusignano, quando è andata in caserma a Forlì per riprendere il figlio, un autotrasportatore di 26 anni, che aveva avuto un incidente in via Rocca delle Caminate mentre guidava una Bmw. Sul posto erano intervenuti i Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile che avevano sottoposto il conducente all’alcol-test dal quale era risultato che aveva bevuto oltre i limiti consentiti. In caserma è arrivata la madre che invece che riprende il figlio per il comportamento pericoloso, si è alterata con i militari, strappando i foglietti emessi dalla macchina dell’alcol-test, mangiandoli. Per lei una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale, per il figlio per guida in stato di ebbrezza.


 

LA SICILIA

SANTA CATERINA

Colpisce Cc, disoccupato arrestato

Salvatore Cottone, 36 anni, disoccupato, coniugato, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile per lesioni personali, minacce e violenze a pubblico ufficiale. L’uomo è stato fermato alle porte di Santa Caterina, sabato pomeriggio intorno alle ore 16,30, mentre al volante di un

Martedì, 20 Giugno 2006
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