Assolutamente no. Una partecipazione, una condivisione e un
affetto così “ecumenici” così generalizzati
non se li sarebbe potuti aspettare neppure Lui.
Non avrebbe osato pensare neppure il Santo Padre che la sua
morte avrebbe fatto cadere ogni ostacolo, ogni pudore, alle
forme più eclatanti di affetto e di amore del suo popolo,
quello della cristianità, ma non solo. Mai avrebbe pensato
il Santo Padre che dopo la fine della sua vita terrena il mondo
intero, cristiano, non cristiano, laico e ateo, attraverso i
capi di tutte le nazioni più o meno importanti sarebbe
andato (convinto) ad omaggiarlo. Non avrebbe potuto mai pensare
il Papa che il seme dell’abbraccio interreligioso da lui
gettato durante il suo pontificato avrebbe portato i leader
di tutte le religioni al cospetto del suo feretro.
Dopo la prima naturale sensazione di smarrimento e di vuoto,
traiamo netta la convinzione che il suo grande e importantissimo
lavoro per l’abbattimento delle diffidenze fra religioni
diverse, il suo impegno per la pace, per difendere i più
deboli e i più poveri non siano finiti quel sabato 2
aprile 2005 alle 21,37, quando il mondo è rimasto stordito
per l’annuncio della sua morte.
Abbiamo ormai chiaro che le pagine scritte da Giovanni Paolo
II per la cristianità, per la fraternità per la
morale, non finiscano con lui nella cripta della Basilica di
S.Pietro.
Il lavoro del Papa Grande per questa povera umanità continua,
continuerà. I giovani ne stanno raccogliendo la testimonianza
e questo è importantissimo, è essenziale.
Karol Wojtyla ha scolpito una pagina incancellabile per le coscienze
delle generazioni del nuovo millennio.
Sulla strada del mondo della cristianità, è ogni
giorno più chiaro che, anche dopo la sua morte terrena,
Giovanni Paolo II ha lasciato bello evidente il cartello “lavori
in corso”.
Rallentiamo i nostri ritmi e fermiamoci a meditare, farà
bene a tutti.
Giordano
Biserni
Presidente Asaps