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TUTTOADR 21/06/2006

DIMENSIONE CISTERNA

Da Trasportare Oggi in Europa  nr.98 /2006

 

Lo speciale di questo mese è dedicato al complesso comparto del trasporto in cisterna che comprende al suo interno molteplici e variegate tipologie di utilizzo: dal trasporto in Adr al trasporto rifiuti, passando per i liquidi alimentari e le granaglie. Tipologie di veicoli e normative contribuiranno a fornire un quadro completo e più chiaro del settore

Si tratta di un mondo complesso ed estremamente variegato in cui diventa complesso, forse, ritrovare un filo conduttore che vada oltre la forma cilindrica dei veicoli impiegati, nelle varie tipologie di trasporto. Si perché non esiste il comparto del trasporto in cisterna: esistono i differenti segmenti di trasporto che vengono effettuati con un particolare tipo di cisterna, le cui caratteristiche sono appositamente adeguate alle esigenze del prodotto che deve essere trasportato. E’ dunque particolarmente complesso dare un panorama realmente esaustivo di questo comparto. Trasportare Oggi ci ha provato, cercando di dare conto di tutti i differenti impieghi in cui è possibile oggi nel nostro Paese utilizzare una cisterna per effettuare un trasporto. Non abbiamo pretese di esaustività, ma speriamo di essere riusciti a restituirvi un panorama chiaro di quello che è possibile trovare sul mercato e delle normative principali che regolano le due tipologie di impiego maggiormente diffuse cioè: il trasporto in Adr di liquidi chimici o carburanti e il trasporto in Atp di liquidi alimentari.

Le varie di tipologie di cisterne

Oltre agli organi e alle strutture utilizzate per carico, scarico e stoccaggio, le varie tipologie di cisterne presenti sul mercato differiscono, soprattutto, per la struttura di base: possono essere fisse o ribaltabili e, inoltre, lavorare a pressione atmosferica o essere messe in pressione da compressori. Le cisterne allestite su rimorchi e semirimorchi, infine, si dividono in autoportanti e “appoggiate”, ossia fissate ad un telaio.

Le cisterne per carburanti

Nell’immaginario comune la cisterna per eccellenza è quella per trasporto carburanti, comparto che registra il maggior numero di vendite. Si trasportano con cisterne di questo tipo i carburanti per autotrazione e riscaldamento: benzina, gasolio, kerosene e benzina avio.

A causa delle diverse esigenze dei vettori e della committenza, in Italia non si è giunti ad un modello unificato, nemmeno all’interno di alcune categorie di base. Unica eccezione è l’impostazione dei semirimorchi, che da oltre una decina d’anni sono tutti a struttura autoportante, soluzione che consente un sensibile risparmio in tara e, parimenti, un aumento della portata. Generalizzato è anche il carico per gravità dall’alto, attraverso boccaporti accessibili da una passerella sulla sommità della cisterna. Vi sono anche allestimenti con chilolitri graduati o con contalitri e una miriade di sezioni, dalla cilindrica alla policentrica, da quella ellittica a quella a cuore diritta o rovesciata. Gli allestimenti per carburanti per autotrazione sono generalmente realizzati su autotreni, autoarticolati e autocarri di grandi dimensioni (3 o 4 assi). Per il trasporto di carburanti da riscaldamento, a causa delle differenti esigenze di distribuzione, a questi tipi si aggiungono autocarri medi e leggeri.

Il trasporto e la distribuzione di carburanti per riscaldamento e autotrazione (nonché di oli combustibili e bitumi, che utilizzano allestimenti simili) avvengono quasi esclusivamente per strada. Vi sono due famiglie di veicoli destinati a questi compiti: quelli per trasporto primario (che viaggiano dalle raffinerie ai siti di stoccaggio) e quelli per la distribuzione, utilizzati per il rifornimento delle piccole cisterne, come quelle dei distributori di benzina o dei condomini.

Costruite in acciaio, acciaio inox o alluminio, secondo le esigenze di trasporto (l’inox, per esempio, viene utilizzato per i carburanti che richiedono maggiore purezza, come la benzina per impieghi aeronautici), le autocisterne, come detto, vengono caricate dall’alto e scaricate per gravità dal basso. A caratterizzare gli allestimenti sono la sezione, la presenza di scomparti e i sistemi di misurazione. Per quanto riguarda la prima, in Italia vediamo soprattutto quelle policentriche, ossia dalla sezione all’incirca quadrangolare, con le pareti verticali quasi diritte e tetto e fondo arcuati. In molti altri Paesi europei questa forma, ancora preponderante da noi, non è accettata o è sottoposta a limitazioni. Abbastanza diffuse in Europa sono quelle a sezione ellittica, che consentono di ridurre l’altezza del baricentro del veicolo ma costringono, a parità di portata, a costruire un allestimento più lungo di quello che si avrebbe con una policentrica.

Si sono recentemente diffuse sezioni che potremmo definire “a cuore”, ossia costituite da un triangolo con i lati curvilinei. Alle prime, in cui il triangolo rivolgeva un vertice verso il basso, sono succedute quelle della seconda generazione, in cui verso il basso si trova invece la base del triangolo stesso. Quest’ultima configurazione, che potremmo definire “a cuore rovesciato”, presenta due vantaggi: il miglioramento dell’aerodinamica e il contenimento dell’altezza del baricentro.

Non vi sono vincoli che impongono la suddivisione della cisterna in più scomparti (l’unico obbligo è, negli scompartimenti grandi, l’inserimento di paratie frangiflutti che impediscono la formazione di onde). Tuttavia, specie per le cisterne da distribuzione, la suddivisione in scomparti torna utile, in quanto consente il trasporto di vari carburanti con un solo veicolo. La misurazione del carburante può avvenire sia con i contalitri (nel qual caso la cisterna è detta “volumetrica”, caratterizzata da un limitato numero di boccaporti per il carico) sia con scomparti graduati o chilolitri (“cisterna chilolitrica”, riconoscibile per la grande batteria di boccaporti che si trova alla sua sommità). La nuova normativa chilolitrica consente scomparti di qualsiasi multiplo di 1000 litri.

Cisterne per gpl e gas in genere

Un altro carburante che viaggia in cisterna è il Gpl, miscela di propano e butano mantenuta allo stato liquido da una forte pressione. Le cisterne che lo trasportano hanno una forma tale da assecondarne la naturale espansione (corpo cilindrico e testate emisferiche) e sono costruite in alluminio. Anche in questo caso, per i semirimorchi s’impiega esclusivamente la struttura autoportante. Allestimenti di questo tipo esistono sia su veicoli di grandi dimensioni e complessi, sia su autocarri medi e piccoli, utilizzati specie nelle zone rurali e montane per il rifornimento dei “bomboloni” delle abitazioni. Strutture simili vengono utilizzate anche per il trasporto di altri gas tecnici utilizzati per impieghi civili e industriali come ossigeno, anidride carbonica, argon, azoto e altri. Cambiano, in questo caso, le testate (la bombatura è meno pronunciata), le valvole e la raccorderia.

Come quelle per carburanti liquidi, le cisterne per gas devono sottostare alle norme sul trasporto di merce pericolosa (Adr). Questi allestimenti sono tipici dei veicoli d’elevato tonnellaggio.

Al contrario del metano, che viene distribuito attraverso una rete fissa, il Gpl (prodotto di norma nelle raffinerie, dove è uno scarto della raffinazione di altri carburanti come gasolio e benzina) viaggia su autoveicoli. Realizzati in alluminio, hanno corpo cilindrico e teste emisferiche che assecondano l’espansione del gas consentendo così una pressione uniforme in qualsiasi punto della cisterna. Nel caso delle cisterne appoggiate, non vi sono vincoli rigidi tra cisterna e telaio (quali per esempio saldature) ma il fissaggio avviene con tiranterie metalliche. Questo permette, in caso d’incidente, di stazionamento o di transito su fondi accidentati, di non trasmettere alla cisterna le tensioni strutturali cui è sottoposto il telaio, a tutto vantaggio della sicurezza. Valvole e raccordi della cisterna, inoltre, sono costruiti in modo tale da lasciare effondere il gas in caso d’incendio, caratteristica che permette di circoscrivere le fiamme intorno al veicolo, evitando così i rischi di scoppio (che comunque, con il Gpl, sono piuttosto limitati: il gas è, infatti, più pesante dell’aria e viene trasportato a pressioni piuttosto ridotte). I rischi di scoppio esistono invece con altri gas utilizzati dall’industria, più leggeri, che tendono a sviluppare una fiammata rapida e verticale.

Per il loro trasporto si utilizzano cisterne dalla forma simile a quella impiegata per il Gpl (in alcuni casi, addirittura la stessa) ma con raccordi e valvole sensibilmente diversi.

Cisterne per composti chimici liquidi

Tipiche di autotreni e autoarticolati sono anche le cisterne per trasporto di composti chimici liquidi, normalmente allestite su telaio e principalmente di due tipi: a sezione cilindrica o ellittica. La prima è utilizzata soprattutto per i materiali ad alto peso specifico come l’anidride solforica, la seconda viene utilizzata per carichi più leggeri. Per entrambe, secondo il materiale trasportato, possono essere presenti impianti o rivestimenti per il controllo della temperatura, come i rivestimenti in polipropilene a cella chiusa (per il mantenimento di temperature basse), le serpentine di raffreddamento o le resistenze per il riscaldamento.

Tra i liquidi che viaggiano sfusi vi sono anche molte sostanze impiegate dall’industria, come gli oli e alcuni acidi. Gli allestimenti destinati a questi trasporti sono molto specifici, variando molto le caratteristiche dei prodotti in termini di densità, viscosità, infiammabilità e possibilità di corrosione.

Per gli oli, per esempio, vengono impiegate cisterne simili a quelle per il trasporto dei carburanti, ovviamente con raccordi e valvole specifici data la diversa densità di queste sostanze. Con i materiali più corrosivi (è ancora il caso dell’acido solforico) per la struttura della cisterna si utilizzano materiali particolarmente resistenti, come l’acciaio inox.

L’allestimento Adr è praticamente generalizzato, poiché molte delle sostanze trasportate sono infiammabili, o comunque ritenute pericolose. Per alcuni prodotti utilizzati soprattutto dall’industria delle materie plastiche, infine, sono utilizzati rivestimenti termici (come il polipropilene a cella chiusa) che consentono il mantenimento all’interno della cisterna di temperature particolarmente basse. Altri rivestimenti, simili nell’aspetto esterno, sono invece utilizzati per il trasporto di materie che devono mantenere temperature piuttosto elevate, come i bitumi.

Cisterne per i liquidi alimentari

Dal punto di vista strutturale le cisterne per trasporto di liquidi alimentari non differiscono da quelle per trasporti chimici. A renderle diverse sono i materiali impiegati, non tanto nella cisterna, dove è generalizzato l’impiego dell’acciaio inox, quanto nei raccordi e nelle valvole. La differenza non si limita al lato “fisico” ma investe anche quello burocratico: controlli e omologazioni cui sono sottoposte le cisterne alimentari sono molto differenti dalle chimiche. Sulle autobotti viaggiano prevalentemente diversi tipi di prodotti: il burro fuso (trasportato in cisterne riscaldate con resistenze a serpentina), l’alcool (per il quale ovviamente viene richiesto l’allestimento Adr, solitamente non molto comune in questo comparto), il vino (per il quale, specie negli anni passati, si utilizzavano anche le cisterne in vetroresina, che stanno ultimamente scomparendo) e numerosi semilavorati per l’industria alimentare.

Cisterne per il trasporto di pulverulenti e granulari

Completano la famiglia delle cisterne quelle per trasporto di prodotti pulverulenti e granulari come cemento e farine, che possiamo suddividere in due grandi categorie: ribaltabili (costruite sempre su telaio) e con lo scarico in pressione (che nel caso dei rimorchi e semirimorchi vengono costruite su struttura autoportante), realizzate con un’unica grande cisterna con cono di scarico centrale o, ormai raramente, con più cisterne verticali (dette “cipolle”). A questa famiglia appartengono infine gli allestimenti per trasporto mangimi, che scaricano grazie ad una coclea e, solitamente, sono realizzate su autocarro a tre assi o autotreno.

Le cisterne ribaltabili sono il tipo più semplice tra quelle destinate ai prodotti pulverulenti e granulari. Sono caricate per gravità dai boccaporti superiori e, sempre per gravità, scaricate dalla testata posteriore, dalla forma di cono e con un boccaporto sul fondo. Di norma, le cisterne di questo tipo sono montate su un semirimorchio; a ribaltarle provvede un pistone idraulico che lavora fra la traversa anteriore del telaio del semirimorchio ed un’apposita sede saldata alla testata anteriore della cisterna. Tale pistone ha un rinforzo che distribuisce le tensioni in modo da non concentrarle pericolosamente su una superficie ridotta.

La cisterna è normalmente realizzata in alluminio, mentre il telaio di base (che ha una struttura estremamente leggera, priva di mensole e con un numero ridotto di traverse che fungono anche da selle d’appoggio per la cisterna) può essere tanto in alluminio quanto in acciaio. La forma della testata posteriore influenza sensibilmente la dinamica del flusso di materiale in uscita e, quindi, la velocità di scarico (nonché la pulizia della cisterna ad operazioni concluse). La soluzione migliore si ha quando, in posizione ribaltata, la testata della cisterna e il suo fondo formano un cono dall’asse perfettamente verticale. Un discorso a parte merita il trasporto dei mangimi per animali (costituiti da materiali granulari) che avviene con cisterne specifiche caricate per gravità e scaricate mediante un sistema di coclee. Le cisterne, che contengono materiale a basso peso specifico, hanno sezione policentrica e dimensioni piuttosto generose: sfruttano, infatti, tutta la sezione concessa dal Codice della strada. Il materiale impiegato è solitamente l’alluminio, che spesso viene utilizzato anche per il telaio del rimorchio.

La configurazione più utilizzata per questo tipo di trasporti è l’autotreno, anche se ad alcune recenti fiere di settore si sono visti anche semirimorchi allestiti in questo modo. Per ragioni di convenienza economica non si realizzano frequentemente allestimenti di questo tipo su veicoli medi o leggeri, mentre tipici di questo impiego sono gli autocarri a tre assi da 240 ton di peso totale e i rimorchi a due assi.

La destinazione consueta dei viaggi con i mangimi sono i grandi silos delle aziende agricole, il cui rifornimento è pianificato; non avrebbe senso, quindi, trasportare piccole quantità di materiale sfuso. Un altro allestimento molto diffuso per il trasporto di prodotti pulverulenti e granulari è la cisterna per lo scarico in pressione. Ha una forma diversa da quella delle ribaltabili: anziché cilindrica, è a sezione ovale con una sorta di tramoggia al centro che le conferisce all’incirca l’aspetto di una grande “M”. Per lo scarico non viene ribaltata: un compressore a bordo del veicolo (ma normalmente ci sono attacchi per il carico dell’aria compressa da un impianto esterno, utili quando bisogna operare a motore spento come accade per esempio nei mulini) mette in pressione l’interno della cisterna.

Aprendo le bocche di scarico, il materiale defluisce quindi verso la tramoggia dell’impianto. Altri due canali di aria compressa servono rispettivamente a fluidificare il materiale (dinamizzandone il movimento all’interno della cisterna) ed a spingerlo verso l’alto: capita spesso, infatti, di dover scaricare in silos o comunque in strutture piuttosto alte. L’abilità dell’operatore sta nel dosare convenientemente i tre flussi. Le cisterne di questo tipo sono normalmente costruite in alluminio; per l’allestimento di autocarri si utilizzano strutture appoggiate, mentre i rimorchi e semirimorchi sono solitamente realizzati con cisterne autoportanti. Per la costruzione dei rimorchi riscuote un certo successo anche la configurazione ad assi centrali (biga) con timone ad attacco ravvicinato.

Le normative fondamentali in vigore nel comparto

Essenzialmente le normative che interessano il trasporto di prodotti in cisterna sono tre: l’ADR che riguarda il trasporto di liquidi chimici, gas e carburanti, l’ATP che riguarda invece il trasporto di liquidi alimentari e in modo particolare il latte crudo e poi la normativa in tema di trasporto di rifiuti liquidi pericolosi.

Vediamole brevemente nel dettaglio per quello che interessa in questo caso specifico a noi di Trasportare Oggi dato che si tratta di normative nella loro totalità estremamente complesse e di lunga decifrazione.

ADR

La normativa prevede per i veicoli cisterna quanto segue: I veicoli che trasportano merci pericolose in quantità superiori ai limiti previsti dal Marg. 10011 devono avere, ben visibili, sul fronte e sul retro una targa arancione di cm 40 x cm 30 con un bordo nero di mm 15. Queste targhe devono essere fatte in modo da resistere ed essere visibili anche dopo essere state esposte al fuoco per piú di 15 minuti. Veicoli cisterna con una o più cisterne o scomparti devono in aggiunta esporre sui lati del veicolo, in corrispondenza di ogni cisterna o scomparto, pannelli arancioni di caratteristiche uguali a quelle sopra descritte, che mostrino nella metà superiore il numero del pericolo (numero di Kemler, vedi appendice B5 dell’ Allegato B) e nella metà inferiore il numero UN della sostanza contenuta. Ciò vale anche per le unità di trasporto e per i contenitori adibiti al trasporto alla rinfusa ed alle cisterne fisse o smontabili, ai contenitori cisterna e veicoli batteria vuoti e non bonificati o degassati. I contenitori per il trasporto alla rinfusa, i contenitori-cisterna, le cisterne fisse o smontabili, i veicoli-batteria devono portare sulle fiancate laterali e sulla parte posteriore le etichette (di 25 cm di lato) prescritte dal Marg. XX500 di ciascuna classe, che sono in sintesi le stesse etichette che andrebbero applicate a colli contenenti il medesimo prodotto. Ciò vale anche per gli stessi veicoli vuoti, non bonificati o degassati. I veicoli debbono essere muniti di apparecchi per la lotta contro l’incendio, almeno uno per il veicolo (di capacità minima di 2 kg di polvere o di capacità corrispondente) ed almeno uno per il carico (minimo 6 kg); l’equipaggio del veicolo deve conoscerne l’uso. Gli estintori destinati al carico devono soddisfare una norma riconosciuta ed essere piombati in modo da verificare che non siano stati utilizzati, oltre ad una scritta che indichi le data entro la quale debba aver luogo la successiva ispezione.

Equipaggiamento del veicolo (Marg. 10 260)

I veicoli devono essere muniti di zanche, di due segnali di avvertimento portatili, di una cintura o di un indumento fluorescente e di una lampada tascabile. Inoltre deve essere presente l’equipaggiamento necessario per la presa di misure supplementari e speciali così come previsto nelle istruzioni di sicurezza (10385).

ATP

Un’attenzione particolare merita il trasporto di liquidi alimentari, in modo particolare il latte crudo, che può essere effettuato esclusivamente da veicoli con cisterna munita di attestato nazionale (od internazionale) ATP, poiché detto attestato costituisce l’unica garanzia legale che la carrozzeria, in questo caso la cisterna, del veicolo è stata costruita ed attrezzata in modo tale che la temperatura prescritta, che nel caso del latte crudo è massimo +10° C, possa essere mantenuta durante tutto il trasporto. Tutto ciò avviene per le cisterne con attestato ATP, con classificazione IN (Isotermica Normale) oppure IR (Isotermica Rinforzata), mentre sulla carta di circolazione deve essere riportata la dicitura:“cisterna per il trasporto di liquidi alimentari in regime di temperatura controllata”, come è stato chiaramente disposto dalla Circolare 21 Luglio 1998, n. 64 Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Un altro aspetto relativo alla tematica del trasporto degli alimenti di origine animale è quella dell’obbligo del libretto di idoneità sanitaria (art. 14 Legge 283/62) per il conducente, od un’altra persona legittimamente trasportata, di un veicolo che deve essere munito di autorizzazione sanitaria per il trasporto di alimenti (art. 44 DPR 327/80). L’inottemperanza a questa disposizione comporta anche l’applicazione della sanzione accessoria della sospensione della autorizzazione sanitaria al trasporto fino a 10 giorni (art. 21 Legge 689/81), la cui impugnazione deve avvenire davanti al giudice amministrativo (Cass. Civ., Sezioni Unite, n. 3467 del 13/04/94). Ebbene le norme relative al libretto di idoneità sanitaria non si applicano ai veicoli che circolano nell’ambito territoriale delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, poiché queste sono le Regioni che, al momento, hanno abolito l’obbligo del libretto di idoneità sanitaria. In concreto tutto ciò significa che gli autotrasportatori residenti in queste Regioni dovranno comunque munirsi del libretto di idoneità sanitaria quando circolano con un veicolo fuori dalla Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, dimostrando ancora una volta che in Italia si ha la capacità di creare barriere alla circolazione delle persone,prima inesistenti, mentre nel resto dell’Unione Europea queste barriere vengono abbattute.

Rifiuti pericolosi

Durante il trasporto i rifiuti sono accompagnati da un formulario di identificazione (art. 15), che deve essere vidimato e compilato ai sensi del Decreto 145/98. Deve essere redatto in 4 copie: una per il produttore una per il trasportatore una per il destinatario la quarta copia deve essere debitamente compilata da parte del destinatario e ritornata al produttore a cura del trasportatore. Se entro tre mesi (per trasporto sul territorio nazionale) il produttore non riceve la quarta copia, è tenuto a denunciarne la mancanza alla Provincia territorialmente competente. Se nel formulario viene indicato che il trasporto del rifiuto in oggetto è sottoposto a normativa ADR, il rifiuto deve essere accompagnato anche dal documento ADR e dalla scheda di sicurezza trasporto. Oltre alla compilazione del formulario di trasporto, i gestori della raccolta e trasporto rifiuti devono ottemperare ai seguenti obblighi: comunicazione con cadenza annuale del MUD (entro il 30 aprile di ogni anno) tenuta del registro di carico e scarico, vidimato dall’Uff. Registro.


© asaps.it

di Sonia Pampuri

SPECIALE TIPOLOGIE DI TRASPORTO:
Mercoledì, 21 Giugno 2006
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