Foto Panorama.it (ASAPS) – A Milano è allarme smog. Basti pensare che in
inverno si toccano punte di 276 microgrammi di Pm10. Altro dato preoccupante è
che un morto al giorno è attribuibile all’inquinamento da Pm10, fissando il
limite medio a “40 microgrammi per metro cubo”. Una
mortalità a breve termine per patologie cardiovascolari legata allo smog, che
provoca 120 casi l’anno. E, ancora, tenendo il limite dell’ozono a 10
microgrammi si salverebbero altre 128 vite. La situazione “drammatica” emerge
dal dossier dell’Asl intitolato «Stima dell’impatto dell’inquinamento
atmosferico», con oggetto l’aria malata di Milano e i suoi effetti letali. Un
dossier redatto, con riferimento al periodo temporale 1998-2003, dal
Dipartimento di prevenzione in applicazione alle «indicazioni dell’Oms». Tra i
principali fattori che generano inquinamento c’è il trasporto su strada (circa
il 70% per il Pm10). Dal 1998 al 2003 i numeri registrano un calo anno dopo
anno, restando però su quote alte. Nel 1998 si sarebbero potuti evitare 387
decessi, tre anni dopo 300 e nel 2003 266. Nel caso invece la media fosse stata
di 7,5 microgrammi, i decessi evitabili sarebbero saliti a 1.572 nel 1998 e
1.500 nel 2003. Sempre nel 2003 sono stati stimati 142 ricoveri per
broncopneumopatie e 797 per patologie cardiovascolari. Le Pm10 sono un
inquinante «caratterizzante» dell’inverno. L’ozono lo è dell’estate. E anche
per questo agente inquinante i dati non sono migliori. La mortalità a breve
termine con limite di 10 microgrammi al metro cubo ha visto 325 casi nel 2003,
(87 ricoveri per patologie respiratorie), 283 nel 2001 e l’anno successivo 278.
(ASAPS)
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