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Sbirri Pikkiati 03/07/2006

Follia in autostrada: “Fandango” ruba auto e rapisce una bambina, poi fugge inseguito dalla Stradale e dall’elicottero.

65 chilometri di fuga, poi l’arresto del giovane, uno svizzero di 23 anni in preda agli stupefacenti.

(ASAPS) BOLOGNA – Parma, metà mattinata: è in atto la prima fase dell’operazione “Esodo Estivo 2006”: decine di pattuglie sono operative lungo tutta l’A1, elicotteri della polizia vigilano in alto sul lunghissimo nastro d’asfalto, letto di un fiume in piena di auto che conduce i flutti limacciosi di ferro verso gli estuari sulla costa, dove milioni di ombrelloni e sdraio sono già pronti ad accogliere i pellegrini dell’estate già troppo afosa.

Il traffico è intenso, ci sono i primi elastici tra le code in prossimità delle aree di servizio o degli svincoli e le rapide accelerazioni nel rettifili a 4 corsie. È il momento critico dei microtamponamenti.

Uno di questi avviene al chilometro 107, in provincia di Parma: una Fiesta con targa ticinese tampona un’altra auto. Al volante c’è un ragazzetto, che comincia a correre e scappa. L’allarme è immediato e quando i primi Stradalini giungono sul posto ancora non è chiaro se il fuggiasco abbia abbandonato un’auto rubata o se il caldo gli abbia abbrustolito qualche angolo di cervello. Del resto capita, in questi periodi, che la gente “sbrocchi”, come dicono i giovani, e che lo stress accumulato in ore di coda e di tensione alla guida sfoci in attacchi di panico o momenti di follia.

Il ragazzo corre come un forsennato fino all’area di servizio “San Martino”, dove aggredisce un uomo e gli strappa le chiavi della propria auto, una velocissima BMW Z3. Con l’auto di 007 comincia la sua corsa verso il niente davanti e con frotte di poliziotti alle spalle.

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Un film, con il potente AB212 biancoazzurro che volteggia sulla preda, senza poterla ghermire. Si corre, in alcuni tratti sul filo dei 200 all’ora, passando rapidamente dalla corsia di sorpasso a quella di emergenza, mentre il popolo dei vacanzieri barcolla quando una, poi due, tre, dieci auto sfiorano le loro, tra lo stridio delle gomme, il rombo dei fuorigiri e le sirene spiegate. Giornata che ricorda le gesta del maresciallo Spatafora, che si lanciò giù per la scalinata di Trinità dei Monti al volante della Ferrari della Squadra Mobile di Roma … Fossimo in America, insieme all’elicottero della Polizia, avremmo visto anche i velivoli delle televisioni, con quegli acronimi cinematografici impressi sulla carlinga e tutte “dentro la notizia” in un improvviso breaking-news.
Roba da pazzi. In queste condizioni la carovana arriva alle porte di Modena, dove la A22 si inteconnette con la A1 e dove la Z3 impatta e si distrugge contro altre auto. Nella confusione, il giovane esce dal relitto e si guarda attorno. Occhi sgranati, mani sudate: vede una Lancia Lybra, rimasta coinvolta nello schianto ma con poche conseguenze. Corre verso lo sportello, lo apre: la coppia a bordo era scesa per capire quello che era successo. Il rumore dell’avviamento fa girare di scatto marito e moglie, ma fanno appena in tempo a capire. La loro auto sgomma e sparisce in un attimo, e dopo un altro secondo ecco le Alfa della Stradale.
È il terrore assoluto: in quella macchina c’è una bambina di pochi mesi, piangente sulla culla. Fa pochi metri ed è un altro incidente: auto distrutta contro un mezzo della manutenzione autostradale, bambina miracolosamente incolume.
Il folle scende, punta rabbioso verso il tecnico di Autostrade per l’Italia, lo colpisce con un pugno e gli ruba il furgone attrezzato. Scappa ancora, sempre più veloce, sempre più folle, fino al chilometro 172, dove lo aspettano i poliziotti di Bologna. Gli saltano addosso e lo bloccano. È una furia, ma le manette scattano decise ed è finalmente finita. Dietro di lui una lunga scia di macchine spezzate, di angosce e di violenza inaspettata. La roulette russa è finita, con l’ogiva sparata dal tamburo, deviata all’ultimo momento verso il cielo.

20 auto distrutte, una decina di persone ferite, un sequestro di persona cominciato e finito dopo pochi metri, una rapina conclusa contro il muro dei Centauri. Il pazzo aveva fumato hascisc, forse nelle narici aveva ancora un po’ di coca. “Lasciatemi andare, sono Fandango, devo andare a Roma…”. Certo, lo scenario è un po’ diverso dai deserti del Texas che furono il teatro delle scorrerie del giovane Kenneth, il laureando americano interpretato nell’ormai lontano 1984 da un quasi imberbe Kevin Kostner, che festeggiò l’addio al celibato con la cartolina precetto per l’inferno del Vietnam ripiegata in tasca. Un viaggio senza meta, alla ricerca di una bottiglia di Dom Perignon sepolta anni prima dai quattro amici che si facevano chiamare i Groovers. Nessuna bottiglia, nessun pilota svitato a bordo di un biplano come nel film. Nessuna danza spagnola, il fandango, che muove i corpi accompagnata da nacchere e chitarra: è solo un pazzo furioso, e il giorno di ordinaria follia finisce così come era cominciato: inaspettatamente bene. (ASAPS)

Lunedì, 03 Luglio 2006
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