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Lancio sassi 03/07/2006

Frosinone, identificati i killer di Cassino - Il 13 agosto 2005 scagliarono un masso in autostrada ed uccisero Natale Giuffré

Inchiodati dalla U.A.C.V. della Polizia di Stato

Natale Giuffré, 46 anni:
ucciso da un masso scagliato da un cavalcavia della A1


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Il macigno di 41 kg piombato sull’auto di Giuffré:
 sulla sua superficie le impronte dell’assassino

(ASAPS) FROSINONE – È un colpo che giunge inaspettato quello della Polizia Stradale e della Squadra Mobile di Frosinone, che dalla maledetta notte del 13 agosto di un anno fa stavano indagando sull’omicidio di Natale Giuffré, alla ricerca di chi aveva lasciato cadere un masso da un cavalcavia della A1, all’altezza del km 666 dell’Autosole. La pesante pietra colpì in pieno l’auto su cui viaggiavano il 46enne, morto sul colpo, ed il figlio Francesco, rimasto gravemente ferito ma che riuscì a sopravvivere. Da allora, diciamolo pure tranquillamente, molti avevano perso le speranze che qualcuno sarebbe riuscito a proporre un nome alla Procura della Repubblica. Il fascicolo, invece, ha cambiato numero di registro passando dal modello “ignoti” a quello “noti”, con una sfilza di nomi che un piccolo frammento di impronta papillare latente è riuscita a fornire agli investigatori. Loro, i componenti della Squadra di PG della Stradale e della Squadra Mobile della questura, fecero il loro lavoro alla perfezione, delimitando come si deve la scena del crimine e consentendo agli operatori della polizia scientifica di raccogliere gli elementi che poi si sono dimostrati indispensabili per dare un nome ai killer, tutti minorenni quando decisero di uccidere qualcuno, non importa chi. Prelevarono il masso di 41 chilogrammi da una discarica e andarono tutti insieme sul cavalcavia 439, tra Pontecorvo e Cassino. Si arrampicarono sulla spalletta e scelsero il momento giusto per lasciar cadere il pietrone verso l’asfalto. L’auto su cui viaggiava il povero Giuffré, originario della Calabria ma residente a Torino, venne colpita in pieno. Il masso sfondò il parabrezza e l’uccise, poi il veicolo sbandò, sfondò il guardrail ed uscì di strada ribaltandosi. I poliziotti, giunti sul posto, avevano ben poche tracce su cui lavorare, ma non si persero d’animo: la pressione mediatica si fece pesantissima, ma il sopralluogo e le indagini dei giorni seguenti non lasciarono niente al caso. Tutti i “balordi” della provincia vennero identificati e sentiti, mentre l’arma del delitto finì nei laboratori fantascientifici dell’UACV, l’Unità di Analisi del Crimine Violento. Dalla superficie ruvida e porosa della pietra sembrava non poter venire fuori nulla, ma alla fine un frammento di impronta digitale è stato repertato e confrontato con la rosa di sospetti: 10 ragazzi sono risultati aver fatto parte del commando assassino ed i loro nomi sono stati trasmessi alle varie procure che nel frattempo assumeranno i vari stralci di competenza. Saranno i magistrati a decidere eventuali misure cautelari. Ai poliziotti che hanno contribuito al successo dell’operazione, la riconoscenza di tutti noi. (ASAPS)


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Lunedì, 03 Luglio 2006
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