Ora
l’aspetto formale del riallineamento al dettato costituzionale
della norma del famigerato 126 bis del codice della strada, che
prevedeva la sottrazione dei punti ai proprietari dei veicoli
i cui conducenti violatori non fossero stati identificati, è
stato sanato. Ora in molti tirano un sospiro di sollievo.
Fra questi ci saranno frotte di mamme, mogli e nonni stufi dell’olocausto
dei punti della loro patente, offerti con sacrificio agli archivi
della Motorizzazione, neanche fossero quelli della Gestapo, su
pressante indicazione di figli, nipoti o mariti. Dopo aver corso
e sorpassato con sommo disprezzo di codici, regole, segnaletiche
verticali e orizzontali, circolari, direttive chiedevano ai loro
parenti, patentati di serie B, di sacrificarsi per la serenità
del pargolo che rischiava di non poter più scorazzare per
locali e discoteche nelle settimane successive o del marito viaggiatore
per lavoro.
Non ci dite che siamo esagerati. Tutti ricorderete la mamma di
Como indicata dal figlio come conducente di una potente Yamaha
all’una di notte mentre viaggiava come una scheggia e col
casco a 107 Km/h in centro abitato nel mese scorso (www.asaps.it).
Poi quando la polizia chiese di togliere la moto dal cavalletto
venne fuori la – ovvia – verità.
Sorridete mamme e nonni il tempo del sacrificio è finito.
O la polizia ferma i figli e nipoti o s’attacca!!
Sorridono un po’ meno alcuni lavoratori extracomunitari poverini,
i quali si troveranno forse qualche soldino in meno. Ora il loro
datore di lavoro, magari ricco commerciante, professionista o
industriale (con macchina non intestata a persona giuridica) non
gli “presterà” più la Mercedes o BMW ultimo
modello da 100.000 euro. Sì insomma il datore di lavoro
(magari in nero) non gli chiederà più di dire alla
polizia (per 50 o 100 euro, a seconda dei punti da prelevare),
che quel giorno a 190 all’ora in autostrada c’era lui
alla guida…
Quante patenti cosovare fotocopiate e allegate ai verbali …
Anche l’economia sotterranea risentirà di questa sentenza.
Alzi la mano chi ha sentito strilli appassionati di forte preoccupazione
per la sicurezza stradale che con lo svuotamento dell’effetto
dissuasivo della Pap, subirà un duro affronto. Pensare
che qualche modesto segnale positivo si stava cominciando a vedere.
Ora anche i morti, in qualche caso chiamati ancora in causa come
scavezzacollo patentati, riposeranno in pace.
Magari adesso, grazie al riallineamento formale alla costituzione,
potrebbero pure aumentare, ma questa è tutta un’altra
storia che non interessa a nessuno, tranne che a loro…
Giordano
Biserni
Presidente
Asaps
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(ASAPS)
COMO – La notizia è arrivata in redazione dal nostro referente
presso la città lombarda. Alcune settimane fa, una postazione fissa
per la rilevazione della velocità, allestita da un comando di Polizia
Locale del circondario, aveva fotografato una potente Yamaha R1: per intenderci,
la versione commerciale del bolide giapponese con cui Valentino Rossi
ha stravinto l’ultimo motomondiale. Nel cuore della notte, la dueruote
aveva superato di oltre 60 km orari il limite imposto in quel tratto di
strada. L’immagine, scattata dall’autovelox aveva permesso agli agenti
della municipale di accertare – seppur presa da dietro – che
al manubrio c’era una persona apparentemente maschile, ma al momento di
declinare le proprie generalità, il proprietario della moto –
un uomo – aveva dichiarato che alla guida c’era in realtà
la madre, una signora di 67 anni, che aveva confermato. Gli agenti, insospettiti,
hanno inoltrato un primo rapporto alla Procura della Repubblica, che ha
deciso di aprire un procedimento penale delegando le indagini alla Sezione
Polizia Stradale comasca. Gli investigatori della specialità hanno
cominciato gli accertamenti, prima acquisendo agli atti il verbale di
contestazione e il discusso fotogramma, confermando ovviamente il dubbio
sollevato dai colleghi della Polizia Locale. Il Pubblico Ministero competente
ha deciso di andare fino in fondo, disponendo alla Stradale una perquisizione
e ordinando il sequestro della moto, arrivando persino a richiedere l’esecuzione
di un esperimento giudiziario: in sostanza, gli agenti hanno verificato
se la donna fosse in grado di condurre un veicolo così particolare,
ottenendo l’ammissione delle proprie responsabilità del proprietario
della moto, denunciato per false attestazioni. Il difensore di fiducia
ha già chiesto il patteggiamento, chiedendo nel contempo l’assoluzione
della signora. Negli ultimi tempi, secondo alcuni approfondimenti dell’Asaps
presso i suoi referenti sparsi in tutta Italia fra tutte le forze di polizia,
sarebbe in atto da parte dei multati per eccesso di velocità, un
massiccio ricorso ad arzilli vecchietti o a prestanome, che si assumerebbero
la responsabilità delle violazioni al codice della strada, con
le conseguenti decurtazioni di punti. In alcuni casi sono stati accertati
addirittura addebiti di punti a persone decedute. L’Asaps coglie l’occasione
per ricordare che dichiarare il falso costituisce un reato penale, punibile
con pene fino a due anni di reclusione. (ASAPS)
CI
TRASFORMIAMO PERSINO IN PERSONAGGI DA FUMETTI.
Cosa si fa per non perdere i punti della patente.
La gente di 30 o 40 anni, ricorda senz’altro i pomeriggi al mare
nei burrascosi anni ’70, quando sulla battigia, da ragazzini che
eravamo, divoravamo gli albetti popolari di Braccio di Ferro e Geppo,
di Topolino e Nonna Abelarda. Ora, non vorremmo dare della nonna alla
“centaura” di 67 anni, che nel cuore di una notte del terzo
millennio sarebbe stata immortalata da un’autovelox in sella ad una
potentissima Yamaha R1, una delle moto più veloci e performanti
disponibili sul mercato. Ma torniamo per un attimo a Nonna Abelarda: la
ricordate? Era una simpatica eroina in controtendenza del fumetto in bianco
e nero e vinavil, un’arzilla signora ultracentenaria disegnata da
un grande maestro del comics italiano, Giovan Battista Carpi. In quelle
tavole, la nonnina con il mento sporgente e il porro sul naso, salvava
il nipote Soldino, sovrano dello stato di Bancarotta, dalle cattiverie
del ministro Scartoffia, alternando azioni e scazzottate da Charlye’s
Angels a puntate nelle cucine di palazzo, ove sfornava squisitezze a forma
di torta. Proprio a Nonna Abelarda devono aver pensato i colleghi della
Polizia Locale di un comando nel comasco, quando si sono visti recapitare
una dichiarazione di una signora di 67 anni, che si assumeva la responsabilità
di un eccesso di velocità nel cuore della notte, in sella a quella
poderosa Yamaha (del figlio) di cui si diceva poc’anzi. Eppure, la
foto, indicava tutt’altre fattezze del centauro che la dominava,
con spalle poderose e abbigliamento decisamente maschile. Quanto basta
per scrivere due righe al magistrato, che ha delegato la Polizia Stradale
ad approfondire l’arcano: perquisizione, sequestro della velocissima
moto ed esperimento giudiziario, con la sfida di Scartoffia al giovane
sovrano Soldino: se la signora sa guidare la moto, ci faccia vedere. Stavolta,
però, Nonna Abelarda non l’ha spuntata, perché in moto
non ci sapeva proprio andare: il giovane motociclista ha chiesto il patteggiamento
e il legale di famiglia ha chiesto l’assoluzione della madre. Ironia
a parte, la ricerca di una scappatoia, stavolta, è costata cara
al furbo di turno, rimediando – oltretutto – davvero una brutta
figura, più consona ai panni del simpatico “Nerone bandito
pasticcione”, piuttosto che quelli di Soldino, quasi sempre salvato
in extremis dall’amorevole Nonna Abelarda. Meglio Nonna Papera e
il suo pigro fattore Ciccio, che anche sul trattore preferiva andare piano,
evitando così le multe del commissario Basettoni e dell’ispettore
Manetta. Dire bugie alla Polizia, è un reato, e non sempre –
per quanto furbi – si riesce a farla franca. Farsi beccare può
costare fino a due anni di prigione. Una volta dentro, non ci sarà
certo Paperinik, a tirarvi fuori. Meditat..
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