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Editoriali 26/01/2005

DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA SULLA PAP, SOLLIEVO PER MAMME E NONNI PATENTATI, PREOCCUPAZIONE PER QUALCHE EXTRACOMUNITARIO.

DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA SULLA PAP, SOLLIEVO PER MAMME E NONNI PATENTATI, PREOCCUPAZIONE PER QUALCHE EXTRACOMUNITARIO.

Ora l’aspetto formale del riallineamento al dettato costituzionale della norma del famigerato 126 bis del codice della strada, che prevedeva la sottrazione dei punti ai proprietari dei veicoli i cui conducenti violatori non fossero stati identificati, è stato sanato. Ora in molti tirano un sospiro di sollievo.
Fra questi ci saranno frotte di mamme, mogli e nonni stufi dell’olocausto dei punti della loro patente, offerti con sacrificio agli archivi della Motorizzazione, neanche fossero quelli della Gestapo, su pressante indicazione di figli, nipoti o mariti. Dopo aver corso e sorpassato con sommo disprezzo di codici, regole, segnaletiche verticali e orizzontali, circolari, direttive chiedevano ai loro parenti, patentati di serie B, di sacrificarsi per la serenità del pargolo che rischiava di non poter più scorazzare per locali e discoteche nelle settimane successive o del marito viaggiatore per lavoro.
Non ci dite che siamo esagerati. Tutti ricorderete la mamma di Como indicata dal figlio come conducente di una potente Yamaha all’una di notte mentre viaggiava come una scheggia e col casco a 107 Km/h in centro abitato nel mese scorso (www.asaps.it). Poi quando la polizia chiese di togliere la moto dal cavalletto venne fuori la – ovvia – verità.
Sorridete mamme e nonni il tempo del sacrificio è finito. O la polizia ferma i figli e nipoti o s’attacca!!
Sorridono un po’ meno alcuni lavoratori extracomunitari poverini, i quali si troveranno forse qualche soldino in meno. Ora il loro datore di lavoro, magari ricco commerciante, professionista o industriale (con macchina non intestata a persona giuridica) non gli “presterà” più la Mercedes o BMW ultimo modello da 100.000 euro. Sì insomma il datore di lavoro (magari in nero) non gli chiederà più di dire alla polizia (per 50 o 100 euro, a seconda dei punti da prelevare), che quel giorno a 190 all’ora in autostrada c’era lui alla guida…
Quante patenti cosovare fotocopiate e allegate ai verbali …
Anche l’economia sotterranea risentirà di questa sentenza.
Alzi la mano chi ha sentito strilli appassionati di forte preoccupazione per la sicurezza stradale che con lo svuotamento dell’effetto dissuasivo della Pap, subirà un duro affronto. Pensare che qualche modesto segnale positivo si stava cominciando a vedere.
Ora anche i morti, in qualche caso chiamati ancora in causa come scavezzacollo patentati, riposeranno in pace.
Magari adesso, grazie al riallineamento formale alla costituzione, potrebbero pure aumentare, ma questa è tutta un’altra storia che non interessa a nessuno, tranne che a loro…

Giordano Biserni
Presidente Asaps

Smascherato un furbo dell’autovelox: fotografata una moto Yamaha a110 orari in piena notte.
Il proprietario, chiamato a rispondere dell’ infrazione, dice che in sella c’era la madre, 67enne.
Denunciato insieme alla finta centaura.

(ASAPS) COMO – La notizia è arrivata in redazione dal nostro referente presso la città lombarda. Alcune settimane fa, una postazione fissa per la rilevazione della velocità, allestita da un comando di Polizia Locale del circondario, aveva fotografato una potente Yamaha R1: per intenderci, la versione commerciale del bolide giapponese con cui Valentino Rossi ha stravinto l’ultimo motomondiale. Nel cuore della notte, la dueruote aveva superato di oltre 60 km orari il limite imposto in quel tratto di strada. L’immagine, scattata dall’autovelox aveva permesso agli agenti della municipale di accertare – seppur presa da dietro – che al manubrio c’era una persona apparentemente maschile, ma al momento di declinare le proprie generalità, il proprietario della moto – un uomo – aveva dichiarato che alla guida c’era in realtà la madre, una signora di 67 anni, che aveva confermato. Gli agenti, insospettiti, hanno inoltrato un primo rapporto alla Procura della Repubblica, che ha deciso di aprire un procedimento penale delegando le indagini alla Sezione Polizia Stradale comasca. Gli investigatori della specialità hanno cominciato gli accertamenti, prima acquisendo agli atti il verbale di contestazione e il discusso fotogramma, confermando ovviamente il dubbio sollevato dai colleghi della Polizia Locale. Il Pubblico Ministero competente ha deciso di andare fino in fondo, disponendo alla Stradale una perquisizione e ordinando il sequestro della moto, arrivando persino a richiedere l’esecuzione di un esperimento giudiziario: in sostanza, gli agenti hanno verificato se la donna fosse in grado di condurre un veicolo così particolare, ottenendo l’ammissione delle proprie responsabilità del proprietario della moto, denunciato per false attestazioni. Il difensore di fiducia ha già chiesto il patteggiamento, chiedendo nel contempo l’assoluzione della signora. Negli ultimi tempi, secondo alcuni approfondimenti dell’Asaps presso i suoi referenti sparsi in tutta Italia fra tutte le forze di polizia, sarebbe in atto da parte dei multati per eccesso di velocità, un massiccio ricorso ad arzilli vecchietti o a prestanome, che si assumerebbero la responsabilità delle violazioni al codice della strada, con le conseguenti decurtazioni di punti. In alcuni casi sono stati accertati addirittura addebiti di punti a persone decedute. L’Asaps coglie l’occasione per ricordare che dichiarare il falso costituisce un reato penale, punibile con pene fino a due anni di reclusione. (ASAPS)

CI TRASFORMIAMO PERSINO IN PERSONAGGI DA FUMETTI.
Cosa si fa per non perdere i punti della patente.

La gente di 30 o 40 anni, ricorda senz’altro i pomeriggi al mare nei burrascosi anni ’70, quando sulla battigia, da ragazzini che eravamo, divoravamo gli albetti popolari di Braccio di Ferro e Geppo, di Topolino e Nonna Abelarda. Ora, non vorremmo dare della nonna alla “centaura” di 67 anni, che nel cuore di una notte del terzo millennio sarebbe stata immortalata da un’autovelox in sella ad una potentissima Yamaha R1, una delle moto più veloci e performanti disponibili sul mercato. Ma torniamo per un attimo a Nonna Abelarda: la ricordate? Era una simpatica eroina in controtendenza del fumetto in bianco e nero e vinavil, un’arzilla signora ultracentenaria disegnata da un grande maestro del comics italiano, Giovan Battista Carpi. In quelle tavole, la nonnina con il mento sporgente e il porro sul naso, salvava il nipote Soldino, sovrano dello stato di Bancarotta, dalle cattiverie del ministro Scartoffia, alternando azioni e scazzottate da Charlye’s Angels a puntate nelle cucine di palazzo, ove sfornava squisitezze a forma di torta. Proprio a Nonna Abelarda devono aver pensato i colleghi della Polizia Locale di un comando nel comasco, quando si sono visti recapitare una dichiarazione di una signora di 67 anni, che si assumeva la responsabilità di un eccesso di velocità nel cuore della notte, in sella a quella poderosa Yamaha (del figlio) di cui si diceva poc’anzi. Eppure, la foto, indicava tutt’altre fattezze del centauro che la dominava, con spalle poderose e abbigliamento decisamente maschile. Quanto basta per scrivere due righe al magistrato, che ha delegato la Polizia Stradale ad approfondire l’arcano: perquisizione, sequestro della velocissima moto ed esperimento giudiziario, con la sfida di Scartoffia al giovane sovrano Soldino: se la signora sa guidare la moto, ci faccia vedere. Stavolta, però, Nonna Abelarda non l’ha spuntata, perché in moto non ci sapeva proprio andare: il giovane motociclista ha chiesto il patteggiamento e il legale di famiglia ha chiesto l’assoluzione della madre. Ironia a parte, la ricerca di una scappatoia, stavolta, è costata cara al furbo di turno, rimediando – oltretutto – davvero una brutta figura, più consona ai panni del simpatico “Nerone bandito pasticcione”, piuttosto che quelli di Soldino, quasi sempre salvato in extremis dall’amorevole Nonna Abelarda. Meglio Nonna Papera e il suo pigro fattore Ciccio, che anche sul trattore preferiva andare piano, evitando così le multe del commissario Basettoni e dell’ispettore Manetta. Dire bugie alla Polizia, è un reato, e non sempre – per quanto furbi – si riesce a farla franca. Farsi beccare può costare fino a due anni di prigione. Una volta dentro, non ci sarà certo Paperinik, a tirarvi fuori. Meditat..


di Giordano Biserni

Mercoledì, 26 Gennaio 2005
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