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Rassegna stampa Alcol e guida del 3 luglio 2006

A cura di Alessandro Sbarbada e Roberto Argenta

ADDICTION RESEARCH AND THEORY, 2006. Published online.

Uso moderato di alcol e ridotto rischio di mortalità:

Errore sistematico negli studi di settore

Moderate alcohol use and reduced mortality risk: Systematic error in prospective studies.

Studio di Middleton Fillmore, Kerr, Stockwell, Chikritzhs, Bostrom.

I ricercatori australiani e neozelandesi guidati da Middleton Fillmore hanno riesaminato, attraverso una meta-analisi, 54 studi che investigavano tutte le cause di morte, inclusa la malattia cardiaca, e altri 35 studi che investigavano le morti specifiche per sola malattia cardiaca, pubblicati in tutto il mondo sull’arco di 30 anni, dal 1974 al 2004.

Tutti questi studi, tranne 7, hanno mostrato che il bere moderato di alcol (da 2 a 4 drinks al giorno) sarebbe associato ad una protezione da morte prematura. Gli altri 7 non hanno mostrato alcuna protezione fra i bevitori moderati. I ricercatori hanno quindi cercato di capire il perchè di questa differenza.

E’ risultato che, in tutti gli studi in cui si evidenziava una protezione da morte prematura fra i bevitori moderati rispetto ai non bevitori, questi ultimi erano stati reclutati in maggioranza fra gli ex-bevitori, divenuti astinenti per motivi di salute, fragilità, uso di medicine, disabilità o altro.

Invece, nei 7 studi che non mostravano alcuna protezione della salute fra i bevitori moderati, il gruppo dei non bevitori era rappresentato da astemi o astinenti da lunga data. Si tratta quindi. nella maggior parte degli studi in circolazione, di un errore di metodo, per cui il cosiddetto “gruppo di controllo” cioè gli astinenti, era in realtà composto da persone con la salute già a rischio.

Lo studio si spinge a dire che questi presunti effetti benefici dell’uso moderato di alcol sulla salute sono stati eccessivamente enfatizzati, e che essi hanno influenzato le scelte politiche delle istituzioni e gli orientamenti clinici dei medici di tutto il mondo, che hanno finito per consigliare ai loro pazienti un consumo moderato di alcol, mentre avrebbero dovuto usare più cautela, visto che questi effetti benefici possono essere più apparenti che reali.

Lo studio di Fillmore et al. conclude che non è escluso che un uso limitato di alcol possa far bene alla salute, ma avverte che tutti gli altri stili di vita (dieta, esercizio fisico, uso di medicine, etc.) devono essere tenuti in considerazione, e che comunque questi studi che vertono sugli stili di vita sono esposti a potenziali errori e che essi difficilmente possono provare fenomeni di causa-effetto.

 
Traduzione e sintesi a cura di Ennio Palmesino

© AICAT 2006


 

VIRGILIO NOTIZIE

BOLOGNA/COFFERATI: DA 8 LUGLIO STOP ALLE 21 PER ALCOOL D’ASPORTO

In p.zza Verdi e via del Pratello, vietate anche lattine e vetro

Bologna, (Apcom) - Inizia l’otto luglio l’estate a secco, di alcool, sotto le Due Torri. A partire da questo sabato, infatti, i negozi di alimentari e i take-away situati nelle due zone calde di Bologna, piazza Verdi e via del Pratello, non potranno più vendere alcool e bevande da asporto in lattine o vetro dopo le 21, pena la sospensione della licenza. Ad annunciarlo è stato il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, al termine di un incontro con le associazioni cittadine dei commercianti.

Il giro di vite anti-alcool annunciato da Cofferati nei giorni scorsi, insomma, diventa realtà: ma in via sperimentale e solo fino al 30 settembre, data per cui dovrebbe arrivare la nuova norma sugli orari che riguarderà anche i locali notturni. Fino al 30 settembre, intanto, gli alimentari che vorranno restare aperti fino alle 23, in zona universitaria e attorno a via del Pratello, dovranno firmare un accordo con l’amministrazione comunale, garantendo lo stop alla vendita di alcool e bibite in vetro e lattina per le 21, pena una punizione esemplare che sommerà una sanzione pecuniaria fino a 500 euro, la revoca della deroga e la sospensione della licenza per 15 giorni.

Dall’altro lato, invece, i laboratori artigianali alimentari delle due zone interessate dall’intervento del sindaco, pizzerie da asporto e take-away, dovranno garantire anche loro la stop alle 21 per alcolici e bibite in vetro o lattina, ma verranno sanzionati due volte prima della sospensione della licenza. Ai controlli provvederanno i vigili urbani che, assicura l’assessore comunale alle attività produttive Maria Cristina Santandrea, "dedicheranno tutte le loro forze per farli".

"L’obiettivo è creare le migliori condizioni possibili in quelle zone tra residenti, commercianti e frequentatori - spiega Cofferati - riducendo la vendita da asporto di alcool, ma anche quella di vetro e lattine, che possono diventare pericolose in caso di disordini". In ogni caso "resta l’obiettivo di cambiare la composizione economica e commerciale di quelle zone - conclude il sindaco - attraverso gli incentivi che abbiamo avviato".


 

CORRIERE ADRIATICO

Proposte la chiusura del centro alle auto e la vendita di birra esclusivamente in bicchieri di carta

Dopo i fatti dell’altra sera c’è preoccupazione tra gli esercenti per la partita di domani dell’Italia

“Più sicurezza contro i vandali del calcio”

MACERATA - La stupidità rende felici, commenta un ristoratore del centro poco avvezzo a farsi incantare dalle magie del pallone. Dribbling o assist, non sa nemmeno cosa siano. O quasi. Anche se al termine della scorsa e ulteriore notte magica, l’affermazione più indicata sarebbe stata forse un’altra. Del tutto opposta: E’ la felicità a rendere stupidi.

Dopo quello che è successo l’altra notte - sottolinea un barista, anche lui del centro - incomincio un po’ a preoccuparmi per Italia-Germania di martedì. Noi, ma anche altri locali, abbiamo subìto danni. Quando si accalcano centinaia di persone, alcune ubriache, polizia e carabinieri possono fare ben poco. L’unico modo per limitare tali fenomeni , secondo me, è vietare l’ingresso alle auto in centro, mettere un bel cartello a Rampa Zara. Chi vuole andare in giro in macchina con le bandiere può farlo lungo le mura.

Anche perché l’appuntamento di domani è di quelli che contano. Storici. Torna in mente Italia-Germania 4-3 del ’70, ci hanno fatto pure un film. Oppure la finalissima dell’82, quando l’Italia vinse la sua terza Coppa del mondo e si registrò la più grande festa popolare del dopoguerra. Tutta l’Italia nel pallone, col presidente Pertini che applaudiva festante dalla tribuna dello stadio di Madrid. Ora, in qualsiasi modo vada, la serata di domani rischia di trasformarsi in una bolgia per troppa allegria o per delusione.

Gli episodi che si sono registrati al termine della sfida con l’Ucraina hanno lasciato interdetti numerosi residenti, abituati alla tradizionale tranquillità del capoluogo dove, per certi versi, il problema sembra essere un altro: qui non succede mai niente. Auto prese d’assalto, accenni di rissa, famiglie intrappollate nella calca. Difficile arginare la gioia esagerata di una sparuta minoranza che ha finito per guastare la sana allegria degli altri. Cioè di quasi tutti.

L’altra sera - mette in rilievo un giovane papà che si trovava a spasso per le vie del centro storico con il figlio sulle spalle - francamente avevo voglia di festeggiare anch’io, unirmi ai cori. Ma c’erano troppe bottiglie in giro, ho preferito tornarmene a casa. Troppi rischi. Sono tutti matti, ho pensato. Se volava qualcosa e prendeva in pieno mio figlio?.

Tanto che un’altra misura invocata è quella di versare le bevande - e saranno fiumi di birra - solo in bicchieri di plastica, a qualsiasi ora. Il rispetto puntuale di queste indicazioni potrebbe essere un passo decisivo verso una maggiore sicurezza. Unito all’eventuale divieto di transito. Le vie del centro rappresentano una strettoia infernale, un po’ come il lungomare nord di Civitanova a Ferragosto, quando chi passava da quelle parti con i finestrini rischiava di ritrovarsi la vettura allagata. Ci furono pure zuffe, processi. I vigili urbani si sono tutelati con videocamere e controlli serrati ma, alla fine, chi vuole restare all’asciutto adesso cambia strada. La soluzione più semplice.


 

REDATTORE SOCIALE

DROGHE

Veneto, l’hashish unisce le generazioni. Indagine dell’Osservatorio regionale

Il 15% dei giovani e il 6% dei genitori ha fumato hashish nell’ultimo mese. Nell’arco della vita, la sostanza è stata usata dal 25% sia dei giovani che dei genitori. Netto ’’no’’ alla liberalizzazione

PADOVA – Un netto “no” alla liberalizzazione delle droghe, da parte dei giovani veneti e dei loro genitori, che chiedono all’unanimità controlli più efficaci da parte delle forse dell’ordine, maggiore informazione e prevenzione ed anche test su chi ha mansioni di responsabilità.

E’ quanto emerge, con forza, dall’indagine svolta in Veneto tra il 2005 e il 2006 dall’Osservatorio regionale sulle dipendenze, presentata questa mattina a Padova, al Caffè Pedrocchi, dall’assessore regionale alle Politiche sociali Antonio De Poli.

Più di 6100 persone coinvolte nell’indagine, la cui peculiarità è l’aver contattato i giovani (4917 per l’esattezza) non solo attraverso le scuole ma anche nei luoghi di aggregazione formali ed informali. Non solo giovani però: tra gli intervistati anche 975 genitori, 192 amministratori pubblici e 21 direttori dei servizi sociali delle Ulss regionali per rilevare i comportamenti nell’uso delle sostanze stupefacenti, gli atteggiamenti verso il loro libero uso, la notorietà dei servizi pubblici e privati e delle campagne regionali di prevenzione.

‘Non solo giovani’ anche quanto al coinvolgimento nella spirale della droga. Secondo l’assessore De Poli è questo il secondo dato significativo emerso dall’indagine: a fronte di un 15% dei giovani intervistati che dichiara di avere fatto uso di cannabis negli ultimi 30 giorni, c’è infatti un 6% dei genitori che dichiara la stessa cosa; il 4% dei giovani e di genitori, poi, dichiara di avere fatto uso almeno una volta nella vita di cocaina. “Non poca cosa”, il commento dell’assessore, che interpreta il dato come segno di “un modello culturale negativo che passa da genitore a figlio” e che occorre combattere: “Bisogna operare per un’opera di formazione e prevenzione nella nostra società che combatta l’uso e abuso di droghe e di alcol. I risultati di questa ricerca, che porteremo anche all’attenzione nazionale, ci confortano per quanto riguarda le scelte politiche e programmatiche messe in atto dalla Regione Veneto in questi anni, di lotta senza quartiere a tutte le dipendenze e aumenteremo l’azione di prevenzione primaria sia nei confronti dei giovani che dell’età adulta”.

In sintesi ecco gli altri risultati dell’indagine condotta nell’ambito del progetto regionale “Dro.Val” finanziato dalla Giunta veneta nel 2003 per la lotta contro le dipendenze.

Alcol e marijuana le sostanze che attraggono maggiormente: il 74% dei giovani accetterebbe l’offerta di alcol, il 23% quella di marijuana. Più dell’80% dei ragazzi ha usato almeno una volta nella vita vino o birra, un ragazzo su due beve abitualmente superalcolici; la sostanza illegale più usata è l’hashish: l’uso almeno una volta nelle vita riguarda il 25% dei giovani e il 24% dei genitori.

Quanto alle conoscenze sugli effetti delle sostanze, queste non sembrano uniformi: noti gli effetti dell’eroina, meno quelli della cannabis, della cocaina e degli steroidi.

La percezione del rischio associato all’uso delle sostanze - intesa come la maggior probabilità di incorrere in incidenti stradali, provocare danni alla salute mentale e fisica - è elevata verso sostanze come l’eroina e le anfetamine, ma decisamente più bassa verso la cannabis e le sostanze legali.

Dall’indagine emerge infine che il 65% dei giovani ha visto e conosce le campagne informative della Regione Veneto; i genitori le ricordano nel 50% dei casi; agli amministratori sono ben note mentre i servizi pubblici - come strutture specifiche per prevenzione, diagnosi, cura delle dipendenze - sono conosciuti dal 27% dei giovani e dal 30% dei genitori.

L’indagine è integralmente consultabile nel sito www.veneto.dronet.org, www.ord.dronet.org, nella sezione Pubblicazioni. (Stefano Bracalente)


 

TGFIN.IT

Il marketing che "scotta" Nuove strade per gli spot "difficili"

di Cristina Battocletti

da "Il Sole 24 Ore"

Una famiglia, una bella casa, volti sorridenti. Immancabili i bambini. Poi mettiamoci pure una merendina, un gelato, dei biscotti. Ingredienti essenziali di quel marketing della felicità che confeziona spot, campagne pubblicitarie sulla stampa, va in radio e in strada con le affissioni e anche su Internet. La formula non è originale, ma funziona quasi sempre.

Quasi. Perché il marketing non sempre è al servizio di prodotti felici e socialmente condivisi. Ci sono aziende che, piaccia o non piaccia, devono commercializzare prodotti che provocano, quando va bene, pruriti, imbarazzi, fino a creare ferite laceranti all’interno della comunità. Come dire prodotti peccaminosi, controversi e imbarazzanti.

L’elenco è lungo. Ci sono le sigarette, l’alcol, le armi, il gioco d’azzardo e la pornografia. Ma anche gli psicofarmaci, i prodotti Ogm, le cavie da laboratorio e le pellicce ricavate dagli animali. Ma anche alcuni prodotti tuttora considerati dal marketing imbarazzanti: rientrano i preservativi, gli assorbenti, i pannolini, i medicamenti per le emorroidi e i gonfiori di stomaco.

«Soprattutto per le prime due categorie l’ambiente esprime ostilità - spiega Enrico Valdani, professore di economia e gestione delle imprese all’Università Bocconi di Milano -, che non emerge dai consumatori che in genere ne sono molto soddisfatti, ma da gruppi d’opinione che considerano questi prodotti inaccettabili».

Ne deriva così un paradosso. Da una parte questi servizi sono regolarmente riconosciuti dalla legislazione, dall’altra vengono considerati offensivi, inopportuni e dannosi. II problema rimane quello della loro "legittimità". Concetto molto dinamico, che subisce fasi di contrazione o ampliamento a seconda di come, oscillino i valori.

«In alcuni casi interviene direttamente lo Stato, imponendo un regime di tassazione - precisa Valdani -, come ha fatto con l’alcol e il fumo. Per il resto si attivano le aziende produttrici con un’operazione di demarketing, di camuffamento o di ricerca di canali alternativi di promozione». (*)

Il demarketing. Così le società che producono sigarette fanno opera di persuasione affinché i minorenni non ne facciano uso, ne sconsigliano l’acquisto a chiunque non potendo nasconderne gli effetti nefasti e soprattutto cercano di dissociare il marchio dalla produzione, legandolo invece ad altre merci che commercializzano con lo stesso brand. Alto stesso modo agiscono anche le società che producono armi. Per il marketing dell’alcol, come per le sigarette, le compagnie possono però sempre contare sul meccanismo psicologico che fa leva sugli adolescenti: ovvero chi beve superalcolici e chi fuma si sente socialmente accettato come adulto e "giusto".

II camuffamento. Diversa invece la strategia del gambling. «Las Vegas, ad esempio, si è travestita da parco dei divertimenti - racconta Valdani -. Così l’attività di gioco d’azzardo c’è sempre, ma coperta, perché le puntate sono solo uno dei tanti diversivi di un viaggio trasformato in vacanza familiare». L’attività del gioco d’azzardo, come la pornografia, ha invece una larghissima espansione su Internet.

Gli psicofarmaci. Altra è la tattica usata dalle aziende produttrici di psicofarmaci. «Le malattie mentali sono classificati nel Dsm (manuale diagnostico e statistico dei disordini mentali), pubblicato dall’associazione degli psichiatri americani - spiega Stefano Benzoni, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, autore insieme a Pietro Adamo di "Psychofarmers" (Isbn) - . È da molti anni che non si aggiungono nuove voci, ma ci sono aree della patologia che vengono portate alla luce, pubblicizzandole, per soddisfare le esigenze di mercato di alcuni prodotti delle case farmaceutiche». In questo modo alla fine degli anni Ottanta venne così "rispolverata" la sindrome Adhd, Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Per questa patologia venivano così curati i bambini iperattivi con l’anfetamina, che diventavano subito più attenti, angeli a comando.

 

(*) Nota: per gli alcolici l’operazione di “demarketing” ha raggiunto livelli di camuffamento molto alti. Basti pensare che la prima causa di mortalità nei i giovani viene presentata come fattore preventivo per la salute.


 

LA GAZZETTA DI PARMA

Un premio per Acat

L’associazione contro l’alcolismo prepara la festa di Tizzano

LANGHIRANO Si sono svolte nei giorni scorsi le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo dell’Acat ( associazione clubs alcolisti in trattamento) di Langhirano. I consiglieri, dopo aver ricordato Enrico Casella, ex presidente dell’associazione scomparso un anno fa, hanno votato all’unanimità come loro presidente Mauro Zammarchi. Il segretario e socio fondatore dell’associazione, Luciano Comelli, ha poi colto l’oc casione per tracciare un consuntivo dell’attività svolta negli ultimi anni. Si è rafforzato ulteriormente il rapporto che lega l’Acat al Sert ( Servizio tossicodipendenza territoriale) dell’Ausl di Langhirano, che si occupa della prima accoglienza dei malati.


 

CORRIERE ADRIATICO

Era in bici con i genitori e la sorellina. L’investitore era ubriaco

Bimbo travolto e ucciso da un’auto

RAVENNA - Un bimbo di sette anni di San Bartolo (Ravenna) in vacanza a Punta Marina è morto investito da un’auto. L’incidente si è verificato ieri alle 10 all’altezza del bagno Nautilus, sul lungo mare. Il piccolo viaggiava in bicicletta in fila indiana insieme ai genitori e alla sorellina di 14 anni, quando è stato investito assieme alla ragazzina da un’auto, guidata da un giovane di 21 anni di Imola. Il bambino è stato scaraventato contro un’altra auto in sosta. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi. E’ arrivato il 118 e un’ambulanza, scortata dalle volanti della Polizia di Stato, ha portato il piccolo in ospedale, dove però è deceduto, per l’effetto di un politrauma alla base del cranio e di un altro trauma al torace. La sorella invece ha riportato contusioni che guariranno in 5 giorni.

Il giovane imolese è stato preso in consegna dalla polizia che ha ricostruito la dinamica dell’incidente e lo ha sottoposto al test per vedere se ha assunto droghe o alcol. Disperati i genitori, lui di 41 anni dipendente di una cooperativa del ravennate e la madre, che lavora in un supermercato a Ravenna.

L’automobilista imolese che questa mattina ha falciato, uccidendolo, il piccolo Andrea Di Caprio sul lungomare di Punta Marina (Ravenna), è risultato positivo al controllo del tasso alcolemico: 0.79 contro lo 0.50 che è il limite oltre il quale scatta la guida in stato di ebbrezza. Nei prossimi giorni si conosceranno anche i risultati delle analisi dell’urina per l’individuazione di eventuali sostanze stupefacenti. Secondo le prime ipotesi, all’origine dell’incidente c’ è stato forse un colpo di sonno dell’automobilista, che aveva trascorso la nottata nella vicina Marina di Ravenna. La sua Fiat Punto ha investito il bambino mentre in bici si apprestava ad attraversare il lungomare Cristoforo Colombo. La sciagura è avvenuta sotto gli occhi della madre, che era dietro, della sorella quattordicenne, che pure è stata investita di striscio ed era davanti ad Andrea, e del padre Roberto che già aveva attraversato il lungomare.


 

IL GAZZETTINO (PADOVA)

POCHE LE EMERGENZE 

Interventi del Suem per malori da alcol e caldo Giovane romeno grave per intossicazione etilica 

(m.a.) Notte bianca filata via senza intoppi o quasi. L’unico problema registrato, per altro inevitabile, è stato l’abuso di bevande alcoliche. Diversi, infatti, sono stati gli interventi del Suem 118 per soccorrere chi ha alzato il gomito un po’ troppo. Il più grave è risultato un ragazzo romeno classe 1978, attualmente ancora ricoverato all’ospedale civile in prognosi riservata per intossicazione etilica. Molti, poi, i giovani, tra Ghetto, piazze e Prato della Valle colti da malore per avere esagerato soprattutto con la birra. Addirittura un giovane decisamente ubriaco, che per altro molestava senza sosta i passanti, è stato prima accompagnato al pronto soccorso dalla polizia e successivamente in questura dove gli è stata notificata una sanzione amministrativa.


 

IL GAZZETTINO

Sedicenne illeso sotto un treno

Un tedesco di 16 anni è rimasto illeso sotto un treno che gli è passato sopra la testa mentre ubriaco dormiva beato sui binari della ferrovia, vicino alla stazione di Schladen, in Bassa Sassonia. Il macchinista ha frenato di schianto ma il convoglio non è riuscito ad arrestarsi in tempo. Il ragazzo, trovato incastrato sotto il treno, ha aperto gli occhi e ancora sotto l’effetto dell’alcol ha detto: «Che succede?». Poi si è rimesso in piedi senza un graffio.


 

IL GAZZETTINO (TREVISO)

IN VIA MONTELLO

Rissa tra stranieri

E’ rimasto ferito a terra dopo essere stato malmenato da altri due connazionali. E’ successo nella notte tra sabato e domenica. A farne le sepse un trentenne, A.B., di nazionalità marocchina, trovato in stato di ebbrezza dagli agenti della Volante: era a terra, ferito, mentre i suoi agressori avevano fatto perdere le loro tracce. L’uomo è stato soccorso e trasportato all’ospedale cittadino.


 

IL MATTINO (CASERTA)

Lite in casa, colpi di pistola contro il genero

GIUSEPPE MIRETTO Maddaloni. Rimprovera la figlioletta e il suocero irritato gli spara. Ennesimo episodio di violenza domestica presso l’Iacp di via Feudo. Qui, la promiscuità abitativa genera come al solito violenza, soprattutto quando diventa difficile conciliare le quotidiane tensioni alimentate dalla convivenza con i fumi dell’alcool. Pasquale Ianniello, 49enne, già noto alle forze dell’ordine per fatti di omicidio e droga, è stato tratto in arresto dagli uomini del commissariato di Maddaloni. In via Orazio de’ Carlucci (conglomerati Iacp del quartiere di via Feudo) una banale lite familiare, secondo la ricostruzione fatta dalla polizia, è degenerata. Insomma, dalle ingiurie al colpo di pistola il passo è stato breve. Un alterco ha terrorizzato un’intera famiglia e spaventato un caseggiato. Tutto è cominciato forse da qualche capriccio della piccola di casa, 3 anni, e da un rimbrotto paterno: Luigi Vetrano, 23enne genero di Ianniello, avrebbe energicamente rimproverato sua figlia. Troppo energicamente secondo Ianniello, veramente poco convinto delle capacità pedagogiche del genero. Tanto che alle 22.10 di sabato, il plesso Iacp si è trasformato in un far west condominiale. Prima, c’è stata la lite, di quelle che fanno venire a galla vecchie ruggini e questioni in sospeso, mai risolte. L’evoluzione dei fatti è tutta al vaglio degli inquirenti. Comunque, si ipotizza che precedenti liti familiari, vecchie incomprensioni e ordinari problemi collegati alla convivenza abbiano alimentato una rissa verbale, particolarmente accesa. Le vecchie incomprensioni avrebbero trasformato un episodio secondario in pretesto per lo scontro quasi fisico. Ma secondo la polizia, Ianniello avrebbe perso i freni inibitori anche grazie all’assunzione di alcool. Grida, tensione e litigio acceso sono state l’anteprima della scena madre: la comparsa di una pistola. Ianniello si precipita a recuperare una calibro 9 per 21, illegalmente posseduta, per affrontare il genero. È stato l’intuito e il sangue freddo della moglie a scongiurare il peggio. Subito resasi conto che la lite era ormai fuori controllo, ha ordinato una fuga collettiva verso le scale, con figlia, bambina e genero al seguito. E qui è cominciato l’inseguimento pubblico. Ianniello ha cercato di intimidire i fuggitivi. Poi ha esploso persino un colpo di pistola, mancando però largamente il bersaglio. A questo punto, sono intervenute le volanti della polizia che hanno recuperato anche il bossolo conficcato nel muro.


 

LA GAZZETTA DI PARMA

Via San Leonardo, dagli insulti alla battaglia a colpi di bottiglia

Via San Leonardo, dagli insulti alla battaglia a colpi di bottiglia Tre ragazzi albanesi, tra cui i due feriti, denunciati per la maxirissa di sabato sera davanti al bar I motivi della rissa dell’altra sera davanti al bar « Bacicla » ? Futili: sarebbe bastato qualche insulto e un po’ troppo alcol in corpo per far esplodere gli animi.


 

IL GIORNALE DI VICENZA.IT

Annegato nel vano dell’ascensore

Spirato nel cantiere Anche il sopralluogo del servizio Spisal

Si fa strada l’ipotesi che l’immigrato ghanese stava andando a dormire quand’è caduto

Anche lo Spisal ha eseguito un sopralluogo nel cantiere dello stabile in ritrutturazione di via Mameli dove venerdì mattina è stato trovato nella fossa dell’ascensore il corpo senza vita dell’immigrato ghanese Kwabena Kusi, 36 anni, morto per annegamento perchè c’era più di un metro d’acqua.

Dai controlli nei confronti dell’impresa edile Xompero di Monteviale, la quale è stata incaricata dei lavori dalla Tecnobuilding srl di Giampietro Maura, non sarebbero emerse violazioni sulle misure antinfortunistiche.

Uno dei dubbi degli investigatori della squadra mobile che stanno conducendo le indagini, coordinate dal pm Alessandro Severi, è che lo straniero potesse essere finito nella tromba dell’ascensore perchè le protezioni non erano sistemate in maniera adeguata.

Dalle verifiche finora eseguite la circostanza per ora è stata scartata, anche se questo complica il quadro investigativo perchè la chiusura ermetica delle protezioni autorizza a pensare che la vittima possa essere stata spinta nel vano ascensore, dato che non si comprende come Kusi possa avere fatto tutto da solo. Soprattutto rinchiudere alle proprie spalle ermeticamente le protezioni.

L’inchiesta della polizia è stata avviata inizialmente nell’ipotesi che possa essere stato un omicidio, ma le prime risultanze dell’autopsia hanno indotto gli inquirenti a scartare questa ipotesi. Anche perchè sarebbe risultato, come spesso gli capitava, che Kusi era ubriaco. Un elemento in più che induce a far ritenere che lo straniero, il quale era conosciuto per dormire in luoghi di fortuna - anche nei cassonetti - abbia scambiato il vano dell’ascensore per quello delle scale della palazzina in restauro.

La polizia ha ascoltato numerose persone - oltre a muratori del cantiere, connazionali della vittima e i vicini del cantiere - per mettere a fuoco meglio la figura di Kusi, il quale era stato soccorso e accompagnato al S. Bortolo all’inizio di giugno perchè colto in ubriachezza manifesta.

L’impressione degli inquirenti è che il caso potrebbe chiarirsi nelle prossime ore, una volta scartate quelle ipotesi che hanno fatto assumere alla vicenda i contorni del giallo. Oltre tutto, sul corpo dell’immigrato africano che da qualche tempo era diventato clandestino perché non gli era stato rinnovato il permesso di soggiorno, non sono stati trovati dal medico Antonelli segni di lesioni.

Dunque, l’ipotesi del giallo si stinge sempre di più diventando probabile una morte a causa di un incidente da parte di chi ha cercato di trovare rifugio violando il perimetro del cantiere regolarmente chiuso.

In tasca al povero Kusi sono stati trovati tutti i suoi averi: uno spazzolino, un pettine, un pacchetto di sigarette e pochi euro.


 

L’ARENA.IT

SOAVE

Litiga e lo scoprono ubriaco in auto Condannato

Soave. Prima litiga con l’amica, poi guida l’auto in preda ai fumi dell’alcol, infrazione riscontrata dagli agenti della Polizia stradale intervenuti per sedare la rissa tra i due.

E pochi giorni fa la condanna in tribunale a Soave a venti giorni di arresto, pena sospesa, e ad un’ammenda di 600 euro. Si dimenticherà difficilmente il 20 maggio del 2005, il marocchino A.M., residente a Montagnana nel Padovano. Quel giorno l’alcol mescolato ad un’arrabbiatura dovuta a chissà quale motivo l’ha portato a litigare furiosamente con la donna che lo accompagnava in auto. Proprio in seguito alla richiesta d’intervento alla Polstrada fatta da chi ha assistito alla lite, l’immigrato ha finito per essere fermato, denunciato e processato. Anche se non per le violenze che, alla fine, non sono state confermate da nessun testimone, nemmeno dalla donna percossa, bensì per la guida in stato di ebbrezza. Un reato del quale è stato ritenuto colpevole dal giudice della sede staccata di Soave del tribunale penale di Verona, Massimo di Camillo. Che, accogliendo la richiesta presentata dal pubblico ministero Gabriele Graziani, lo ha condannato a venti giorni di arresto, pena sospesa e 600 euro di ammenda.

I fatti risalgono alla sera del 20 maggio 2005. A.M. si trovava nel parcheggio dell’autogrill di Soave quando, secondo un testimone, ha iniziato a picchiare la sua amica. All’arrivo degli agenti i due sono montati immediatamente in macchina e ripartiti ma prima ancora di arrivare all’imbocco dell’autostrada sono stati bloccati. Viste le sue condizioni, l’immigrato è stato portato nella sede della Polizia stradale dove, in seguito ai test, è emerso che aveva nel sangue un tasso di alcool quasi doppio rispetto al consentito.

Luca Fiorin


 

LA SICILIA

Si sono ubriacati...

Si sono ubriacati e, quando sono stati aspramente redarguiti da un medico psichiatra del centro di salute mentale dell’Asl 8 di viale Tica 39, sono andati in escandescenze, combinandone di tutti i colori.

Protagonisti dell’increscioso episodio due uomini che in quel centro sanitario si trovavano ricoverati per decisione dell’autorità giudiziaria. Sono stati, però, entrambi arrestati dai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile. Le manette sono scattate ai polsi di Giuseppe Vindigni, 39 anni, residente in via Istria 26, pregiudicato per reati contro il patrimonio e attualmente sottoposto al regime degli arresti domiciliari e Salvatore Zarbo, 40 anni, abitante in via Montegrappa 72, anch’egli precedenti penali per reati contro il patrimonio e sottoposto a libertà vigilata. In considerazione dei problemi psicofisici di cui sono entrambi sofferenti, i giudici del Tribunale avevano disposto il loro ricovero nella struttura sanitaria di viale Tica. Secondo quanto accertato dai carabinieri, Vindigni e Zarbo, per qualche tempo, hanno tenuto un comportamento tranquillo ma, poi, nella serata del 1° luglio, dopo che si sono presi la colossale sbornia, hanno messo in mostra il loro carattere violento. Sotto gli effetti dell’alcol, infatti, Vindigni e Zarbo hanno aggredito lo psichiatra che li aveva in cura e danneggiato mobili e suppellettili della struttura sanitaria.

Per ridurli inoffensivi hanno dovuto sudare le classiche sette camicie sia i carabinieri che gli agenti di polizia componenti l’equipaggio di una volante del 113. Vindigni e Zarbo, infatti, dopo essere stati redarguiti dallo psichiatra, non solo lo avevano aggredito e pesantemente minacciato ma, poi, avevano dato sfogo alla loro bestiale ira, mettendo a soqquadro i locali e danneggiando parecchi mobili.

Sotto l’effetto dell’alcol che avevano tracannato qualche ora prima, i due ubriachi hanno continuato a minacciare il malcapitato psichiatra e a distruggere mobili e suppellettili.

Per il personale in servizio e per gli altri pazienti ricoverati nel centro di salute mentale quelli sono stati momenti di grandissima paura.

Tutti i tentativi di ricondurre alla ragione i due folli si sono rivelati vani. E la tensione è continuata a restare incandescente anche quando sono arrivati i carabinieri ed i poliziotti.

La vista degli uomini in divisa, anzichè fare calmare gli esagitati, ha provocato l’effetto opposto, quello di esasperare ulteriormente i due ubriachi che, evidentemente, proprio perchè in passato avevano avuto degli incontri spiacevoli con carabinieri e poliziotti, hanno riacquistato la lucidità mentale e manifestato il personale rancore verso gli appartenenti alle forze dell’ordine.

Alla fine, però, con le buone e con le cattive maniere, i due ubriachi sono stati immobilizzati dai carabinieri e dagli agenti del 113.

Vindigni e Zarbo sono stati condotti negli uffici della caserma dei carabinieri di Viale Tica dove hanno avuto il tempo di sbollire la colossale sbornia. Poi, quando hanno dato segni di aver riacquistato la lucidità mentale, sono stati dichiarati in stato di arresto. Vindigni e Zarbo sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per i reati di lesioni personali a danno dello psichiatra che avevano aggredito, minacce e danneggiamento degli arredi di proprietà della struttura sanitaria dell’Asl 8. A notte fonda, quando oramai erano tutt’e due consapevoli dei danni provocati, sono stati trasferiti dalla caserma dei carabinieri alla volta della casa circondariale di Cavadonna.

Nei prossimi giorni, Vindigni e Zarbo compariranno davanti al Giudice per le indagini preliminari cui spetta il compito di convalidare l’arresto operato nei loro confronti dai carabinieri.

La direzione del centro sanitario di viale Tica ha avviato un’indagine conoscitiva per appurare come abbiano fatto Vindigni e Zarbo a fare entrare le bottiglie di alcol ed eludere i sistemi di vigilanza.

Pino Guastella


 

ROMAGNAOGGI.IT

Malmena anziano per rapinargli bici, arrestato 

Bologna - Ha colpito a bottigliate un anziano di 74 anni per portargli via la bicicletta ma ha dovuto rinunciare al furto per la decisa reazione della vittima. E’ accaduto stanotte in via di Corticella, alla periferia di Bologna. Il malvivente e’ una cittadino cileno di 20 anni, con cittadinanza italiana, residente a Bologna, gia’ noto alle forze dell’ordine. La telefonata al 113 e’ giunta verso l’1 da parte di un gruppo di cittadini peruviani che avevano assistito alla scena. Poco dopo e’ giunta sul posto una volante che ha bloccato il cileno, visibilmente ubriaco, che nel frattempo aveva rotto il lunotto posteriore di un’auto in sosta e che ha danneggiato anche la volante nel tentativo di sottrarsi alla cattura.


 

IL MESSAGGERO (METROPOLITANA)

GUIDONIA, LUNGO LA TIBURTINA 

Prima si svena poi tenta di impiccarsi 

Giovane immigrato salvato all’alba dai carabinieri: «Ho fame, voglio farla finita» 

Martedì, 04 Luglio 2006

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