Foto Vincenzo Coraggio
morti + 31,9%; feriti +46,9%.
Il nostro paese è
risultato primo in Europa nella graduatoria delle vittime. Primo anche per quel
che riguarda il mercato europeo di moto, conta un parco 9,8 milioni di
mezzi , cifra che è all’origine del 26,2% del totale delle vittime su
strada. Dallo studio, inoltre, è emerso che gli italiani alla guida delle due
ruote, sia di piccola sia grossa cilindrata, infrangono maggiormente le regole
del Codice della Strada. Il 60% per essere esatti. Le infrazioni sono
delle più svariate: sorpasso a destra, passaggio con il semaforo rosso, mancato
uso del casco e degli indicatori di direzione. La città più indisciplinata è
Napoli dove l’11,4% degli intervistati ha dichiarato di non aver mai
commesso infrazioni, mentre quella più ligia alla legge è Verona, con il 79,6%
di utenti “in regola”. Seguono Roma e Palermo. Il 76% della mobilità su
due ruote si svolge in città, ma guai a chiedere ai ciclomotoristi di
abbandonare il loro “gioiellino” per sostituirlo con i mezzi pubblici: 9
su 10 non accetterebbero mai il cambio. Anche la patente a punti e il
patentino (inadeguato perché solo teorico e troppo caro; in due anni aumentato
del 39%) si sono rilevate delle soluzioni insufficienti per arginare il
problema. Non sarebbe stato male
aggiungere nel rapporto Aci-Censis, qualche commento sulle velocità raggiunte
dalle moto, sulle strade assolutamente pericolose per i veicoli a due ruote a
causa del fondo troppo spesso dissestato, di guard-rail taglienti come lame,
sulla carenza di controlli mirati al settore, e sulla necessità di realizzare
piste a costi contenuti, insieme all’esigenza che siano i campioni del
Motomondiale a parlare a questo popolo di appassionati (che in ogni fine settimana paga un costo che
va da 15 a 25 vittime) e ad avvertire del pericolo dovuto alla differenza fra
strada e pista. (ASAPS). |
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