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Editoriali 13/01/2003

A lezione di inglese

Sicurezza stradale
A lezione di inglese
E’ ora di fare sul serio anche in Italia
di Giordano Biserni*

Quando il mese scorso con un inchiesta apparsa sul Centauro e ripresa in prima pagina dal Corriere della Sera e da diverse TV nazionali, abbiamo alzato il coperchio sulla questione telecomandi e false velocità registrate dai cronotachigrafi dei TIR, abbiamo capito subito di aver fatto qualcosa di importante. Lo abbiamo capito perché si è scatenata una certa bagarre nell’informazione, il Palazzo non ha gradito troppo, la categoria autotrasporto che pur conta la maggior parte di conducenti corretti, è rimasta un po’ allo scoperto. Abbiamo incassato in compenso il grande consenso di altre associazioni, prima fra tutte l’Associazione Familiari e Vittime della Strada. Per noi basta e avanza per capire che è su questo versante che dobbiamo continuare, cioè quello di stanare le (tante) furberie che intralciano il cammino verso una maggiore sicurezza sulle strade del nostro Paese. E’ arrivata l’ora della denuncia chiara e forte delle cose che non vanno. Non si può continuare a vedere che mentre in Europa negli ultimi 5 anni i morti sono diminuiti del 10% e i feriti aumentati del 2%, in Italia stiamo andando in senso inverso, infatti nello stesso periodo i morti nel nostro Paese sono aumentati del 3% e i feriti addirittura 14%. Allora cosa fare? Ma è semplice basta andare a lezione di inglese! Come ci ha splendidamente dimostrato la trasmissione Reporte nello scorso ottobre, le maggiori e più incisive indicazioni vengono da quel Paese, che è riuscito in una decina d’anni a passare da 9.000 morti sulle strade a poco più di 3.000. Come? Con una cura semplice ma efficace che, come ASAPS, sottolineamo da tempo. Grande presenza di controlli elettronici sulle strade, non si può mettere un agente ogni 100 metri. Nella sola Londra sono installate ben 700 telecamere che riprendono gli incroci e i tratti più pericolosi, senza che ci si preoccupi troppo delle contestazioni immediate delle infrazioni. Anzi in Inghilterra quando non paghi la sanzione rischi addirittura l’arresto. Grande presenza di polizia sulle strade, in particolare per i controlli del valore alcolemico. Forse per questo gli inglesi si possono ancora permettere un valore alcolemico ammesso di 0,8 g/l, contro gli 0,5 del resto d’Europa. Però, come hanno detto quei giovani intervistati: “uscito dal pub non puoi fare 150 metri che ti fermano e controllano”. Da noi fino a qualche tempo fa potevi fare 150 mila Km senza correre grossi rischi. Gli inglesi hanno provveduto a lanciare una campagna di spot televisivi di impatto molte forte, quasi feroce che dice: “La mamma che viaggia in macchina conosce il proprio assassino: è il figlio sul sedile posteriore senza cinture di sicurezza, che si scaraventa in avanti dopo l’urto”. E’ sempre più diffuso il costume che nei fine settimana si può bere, certo - figuriamoci se gli inglesi rinunciano alle loro pinte di birra - purché non beva chi deve guidare. Si è arrivati ad organizzare un servizio di pronto intervento di conducenti sobri che arrivano sul posto con un ciclomotore, lo smontano e lo caricano nella vettura che poi guideranno a destinazione col proprietario ebbro a fianco. L’educazione stradale viene fatta sistematicamente nelle scuole. I giudizi per chi viola le regole sono severi e vengono svolti in tempi brevi. Altro che invocazioni della privacy per le telecamere, altro che spot morbidi e occasionali, altro che sparuti etilometri nei fine settimana, altro che sanzioni non pagate e sepolte sotto pile di ricorsi quasi sempre accolti, altro che educazione stradale “fai da te” anche se prevista come obbligatoria, altro che limiti di velocità regolarmente violati e trucchetti col telecomando per i TIR. In Inghilterra (come presto accadrà anche in Francia) si fa sul serio: niente incidenti, siamo inglesi. I risultati si vedono. Lo stesso Cardinale Tonini nell’intervista che segue ha citato l’Inghilterra come sistema più virtuoso e serio sul versante della sicurezza stradale. E’ bene che le nostre autorità prendano esempio e anziché prevedere nuovi limiti di 150 Km/h nelle autostrade a 3 corsie, sconti o comunque benefici per i recuperi dei punti per le patenti dei professionisti del trasporto, rinviare sempre l’educazione stradale sistematica nelle scuole, o continuare a mantenere in deficit l’organico della Stradale ormai da 15 anni (come fosse stabilito per decreto), adottino le opportune ed efficaci misure in puro stile inglese. Diversamente gli obiettivi Ue per un calo dei sinistri saranno sicuramente falliti e si dovrà cominciare a parlare di vera complicità morale nelle tragedie della strada.


* Presidente Asaps


di Giordano Biserni

Editoriale "Il Centauro" - Novembre - Dicembre 2002
Lunedì, 13 Gennaio 2003
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