Li avrete visti, i passeggeri delle moto stradali:
piegati in avanti, come a coprire il conducente, con le mani appoggiate in una
posa assolutamente innaturale sul serbatoio. Scomodo, certo, ma resta l’unico
modo per non disturbare la ciclistica del veicolo, soprattutto in una guida
“impegnata”, sopra le righe. La differenza con le moto di altra natura, come
quelle supertourer o enduro stradali, è proprio in questa posa, che però costa
al passeggero una fatica immane. Pochi chilometri e i calcagni delle mani sono
già intorpiditi, i polsi sollecitati oltre misura e tutti i fasci muscolari
fino alle spalle e poi sulla schiena fino alle reni subiscono sollecitazioni
terribili. La sicurezza, quando il fisico comincia a sentirsi stanco, diventa
precaria anche per il passeggero. Del resto, perdere l’equilibrio magari
passando su una buca o al sopraggiungere di un crampo, potrebbe compromettere
la condotta anche prudente di chi è al manubrio e gestisce il viaggio. Per
questo motivo un disegnatore laureatosi al Politecnico di Torino, Dario Toso,
ha sviluppato l’idea dell’amico Alberto Casetta, e il “GP Passenger” ha
finalmente visto la luce. I motociclisti incalliti accoglieranno l’arrivo sul
mercato del prezioso accessorio con l’esclamazione “l’uovo di colombo”, e non
c’è affatto da stupirsi: molti di loro avevano forse già pensato ad una
soluzione di questo tipo, ma finora nessuno aveva dato concretezza ad un’idea
così semplice eppure assolutamente complessa per la realizzazione di un
prototipo che garantisse, oltre al confort del passeggero/a anche la dovuta
sicurezza passiva. E se finora pensare ad un viaggio per due su una
supersportiva era considerato “follia” o ancor più semplicemente un’impresa
impossibile, ecco che l’orizzonte del turismo si apre anche ai fanatici delle
dueruote stradali più estreme, che fin dalla fase della progettazione sembrano
dover sottostare sempre più alla necessità di fornire al cliente finale una
moto che sia il più possibile vicina al prototipo corsaiolo. Evidentemente,
proprio la ricerca ha pian piano fatto sparire dalle moto stradali gli appigli
per il passeggero, che sulle moto naked o su quelle da turismo sono solitamente
posizionati sulla parte posteriore vicino al codino, alle prese anche con
porzioni di sellino sempre più ridotte e con pedane poggiapiedi che ad ogni
modello diventano più scomode.
L’uovo di colombo è dunque diventato un’idea fissa di due ingegnosi motociclisti,
uno dei quali – il dr. Dario Toso – si è addirittura laureato al Politecnico di
Torino con una tesi sulla “Sicurezza del passeggero sulle motociclette
sportive”. Sono stati ricercati i materiali, si è sviluppato un’idea di massima
e infine è nato il prototipo, subito brevettato: fondamentalmente si tratta di
due maniglie, emergenti da un presidio estremamente aderente al serbatoio della
moto sportiva che offre al passeggero “una presa” e non più “un appoggio”. La
fattezza consente al “secondo in sella” di restare solidamente aggrappato alla
motocicletta in fase di accelerazione e di contrastare l’effetto della propria
massa in frenata. In buona sostanza, senza modificare l’unica posizione che
garantisce il feeling con il conducente, si offre al passeggero una presa
naturale: per questo, “uovo di colombo”. Le case madri non avrebbero mai
inserito dispositivi del genere nella struttura fissa del telaio, per non
ferire la sensibilità degli appassionati, ma una soluzione “movibile” consente
ai “tutati” di non storcere il naso e di partire in coppia per qualche breve
vacanza e godersi così un altro aspetto del motociclismo: la libertà. Ma veniamo alle
caratteristiche tecniche: l’analisi ergonomica condotta da Toso e da Casetta,
condotta con l’aiuto di un altro professionista – il dr. Carlo Peretti – si è
conclusa con l’individuazione della posizione ideale del passeggero su una moto
sportiva, fornendo direttamente anche l’idea di come dovessero essere
posizionate le maniglie sulla struttura: la disponibilità di esperti
motociclisti che fossero anche progettisti in grado di capire la manovrabilità
di una moto sportiva durante la progressione di marcia ha fatto il resto. Ne è
venuto fuori un assetto ideale da mantenere, una simbiosi tra il pilota
saldamente ancorato alla sua sella ed al manubrio ed il passeggero
perfettamente ancorato al mezzo ed in grado di interagire senza disturbare le
manovre.
Dopo circa sei mesi di test il grosso era fatto: una base ancorata al serbatoio
con due cinghie, delle quali una fissata al canotto dello sterzo ed un’altra ai
travicelli inferiori del retrotelaio. Alcune borse serbatoio, usate dai
motoruristi per trasportare i propri effetti e studiate in modo da poter
consentire l’alloggio di carte geografiche hanno caratteristiche molto simili,
anche se la ricerca dei materiali degli ideatori del GP Passenger si è dovuta
orientare su tipologie diverse, in grado di trattenere pesi e sollecitazioni
ben maggiori, tali da offrire un valido sostegno durante le fasi di
accelerazione della velocità ed al tempo stesso un eccezionale aggrappo durante
le frenate, che in moto sono assai più brusche rispetto a quelle di un altro
tipo di veicolo. Per fare questo le geometrie dei serbatoi montati sulle moto
più diffuse sul mercato ha rappresentato una fase cruciale, visto che una
soluzione progettuale perfetta per una certa motocicletta poteva essere
assolutamente inidonea se utilizzata su un altro modello. Si pensi infatti al
serbatoio di una MV Augusta o quello di una Honda CBR o di una Suzuki GSX, di
una Ducati 999 fino alla Yamaha R1 o R6. Mentre per gli accessori disponibili
sul mercato del turismo ogni oggetto viene studiato generalmente per essere
utilizzato su un determinato modello, Toso e Casetta hanno realizzato un
presidio universale, pur mantenendo il requisito fondamentale: la sicurezza e
la resistenza. Interessante anche lo studio dei materiali, condotto in
collaborazione con il Centro Materie Plastiche di Alessandria, che ha fornito
alla fine un poliuretano termoplastico utilizzato per la parte strutturale al
quale è stato costampato del santoprene per ottenere le necessarie garanzie di
attrito superficiale. La parte inferiore dell’aggrappo è stata poi realizzata
con tessuto 3M Greptile, un materiale altamente prensile, ottenuto con la
tecnologia della micro-replicazione e che possiede microscopiche dita, in grado
di mantenere un elevato grip anche se immerse nell’acqua. Per la realizzazione
delle matematiche relative alla presa ed alla scansione del modello, il gruppo
di lavoro si è avvalso della Tebis Italia. Il risultato è entusiasmante:
contento il dr. Dario Toso, che prosegue i suoi studi in ecodesign presso il
Politecnico di Torino – che ha fornito la massima collaborazione alla ricerca
ed alla realizzazione del prototipo anche nella parte di comunicazione grafica
– e ancora più contento anche il suo partner Alberto Casetta, pilota in molti
trofei nazionali. Insieme, i due hanno brevettato il GP Passenger presso la
Jacobacci & Partners. (ASAPS)
*Sovrintendnete della Polizia
Stradale
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