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Articoli 12/07/2006

Sicurezza stradale: arriva gp passenger, l’appiglio per i passeggeri delle moto supersport

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L
i avrete visti, i passeggeri delle moto stradali: piegati in avanti, come a coprire il conducente, con le mani appoggiate in una posa assolutamente innaturale sul serbatoio. Scomodo, certo, ma resta l’unico modo per non disturbare la ciclistica del veicolo, soprattutto in una guida “impegnata”, sopra le righe. La differenza con le moto di altra natura, come quelle supertourer o enduro stradali, è proprio in questa posa, che però costa al passeggero una fatica immane. Pochi chilometri e i calcagni delle mani sono già intorpiditi, i polsi sollecitati oltre misura e tutti i fasci muscolari fino alle spalle e poi sulla schiena fino alle reni subiscono sollecitazioni terribili. La sicurezza, quando il fisico comincia a sentirsi stanco, diventa precaria anche per il passeggero. Del resto, perdere l’equilibrio magari passando su una buca o al sopraggiungere di un crampo, potrebbe compromettere la condotta anche prudente di chi è al manubrio e gestisce il viaggio. Per questo motivo un disegnatore laureatosi al Politecnico di Torino, Dario Toso, ha sviluppato l’idea dell’amico Alberto Casetta, e il “GP Passenger” ha finalmente visto la luce. I motociclisti incalliti accoglieranno l’arrivo sul mercato del prezioso accessorio con l’esclamazione “l’uovo di colombo”, e non c’è affatto da stupirsi: molti di loro avevano forse già pensato ad una soluzione di questo tipo, ma finora nessuno aveva dato concretezza ad un’idea così semplice eppure assolutamente complessa per la realizzazione di un prototipo che garantisse, oltre al confort del passeggero/a anche la dovuta sicurezza passiva. E se finora pensare ad un viaggio per due su una supersportiva era considerato “follia” o ancor più semplicemente un’impresa impossibile, ecco che l’orizzonte del turismo si apre anche ai fanatici delle dueruote stradali più estreme, che fin dalla fase della progettazione sembrano dover sottostare sempre più alla necessità di fornire al cliente finale una moto che sia il più possibile vicina al prototipo corsaiolo. Evidentemente, proprio la ricerca ha pian piano fatto sparire dalle moto stradali gli appigli per il passeggero, che sulle moto naked o su quelle da turismo sono solitamente posizionati sulla parte posteriore vicino al codino, alle prese anche con porzioni di sellino sempre più ridotte e con pedane poggiapiedi che ad ogni modello diventano più scomode.
L’uovo di colombo è dunque diventato un’idea fissa di due ingegnosi motociclisti, uno dei quali – il dr. Dario Toso – si è addirittura laureato al Politecnico di Torino con una tesi sulla “Sicurezza del passeggero sulle motociclette sportive”. Sono stati ricercati i materiali, si è sviluppato un’idea di massima e infine è nato il prototipo, subito brevettato: fondamentalmente si tratta di due maniglie, emergenti da un presidio estremamente aderente al serbatoio della moto sportiva che offre al passeggero “una presa” e non più “un appoggio”. La fattezza consente al “secondo in sella” di restare solidamente aggrappato alla motocicletta in fase di accelerazione e di contrastare l’effetto della propria massa in frenata. In buona sostanza, senza modificare l’unica posizione che garantisce il feeling con il conducente, si offre al passeggero una presa naturale: per questo, “uovo di colombo”. Le case madri non avrebbero mai inserito dispositivi del genere nella struttura fissa del telaio, per non ferire la sensibilità degli appassionati, ma una soluzione “movibile” consente ai “tutati” di non storcere il naso e di partire in coppia per qualche breve vacanza e godersi così un altro aspetto del motociclismo: la libertà.
 Ma veniamo alle caratteristiche tecniche: l’analisi ergonomica condotta da Toso e da Casetta, condotta con l’aiuto di un altro professionista – il dr. Carlo Peretti – si è conclusa con l’individuazione della posizione ideale del passeggero su una moto sportiva, fornendo direttamente anche l’idea di come dovessero essere posizionate le maniglie sulla struttura: la disponibilità di esperti motociclisti che fossero anche progettisti in grado di capire la manovrabilità di una moto sportiva durante la progressione di marcia ha fatto il resto. Ne è venuto fuori un assetto ideale da mantenere, una simbiosi tra il pilota saldamente ancorato alla sua sella ed al manubrio ed il passeggero perfettamente ancorato al mezzo ed in grado di interagire senza disturbare le manovre.



Dopo circa sei mesi di test il grosso era fatto: una base ancorata al serbatoio con due cinghie, delle quali una fissata al canotto dello sterzo ed un’altra ai travicelli inferiori del retrotelaio. Alcune borse serbatoio, usate dai motoruristi per trasportare i propri effetti e studiate in modo da poter consentire l’alloggio di carte geografiche hanno caratteristiche molto simili, anche se la ricerca dei materiali degli ideatori del GP Passenger si è dovuta orientare su tipologie diverse, in grado di trattenere pesi e sollecitazioni ben maggiori, tali da offrire un valido sostegno durante le fasi di accelerazione della velocità ed al tempo stesso un eccezionale aggrappo durante le frenate, che in moto sono assai più brusche rispetto a quelle di un altro tipo di veicolo. Per fare questo le geometrie dei serbatoi montati sulle moto più diffuse sul mercato ha rappresentato una fase cruciale, visto che una soluzione progettuale perfetta per una certa motocicletta poteva essere assolutamente inidonea se utilizzata su un altro modello. Si pensi infatti al serbatoio di una MV Augusta o quello di una Honda CBR o di una Suzuki GSX, di una Ducati 999 fino alla Yamaha R1 o R6. Mentre per gli accessori disponibili sul mercato del turismo ogni oggetto viene studiato generalmente per essere utilizzato su un determinato modello, Toso e Casetta hanno realizzato un presidio universale, pur mantenendo il requisito fondamentale: la sicurezza e la resistenza. Interessante anche lo studio dei materiali, condotto in collaborazione con il Centro Materie Plastiche di Alessandria, che ha fornito alla fine un poliuretano termoplastico utilizzato per la parte strutturale al quale è stato costampato del santoprene per ottenere le necessarie garanzie di attrito superficiale. La parte inferiore dell’aggrappo è stata poi realizzata con tessuto 3M Greptile, un materiale altamente prensile, ottenuto con la tecnologia della micro-replicazione e che possiede microscopiche dita, in grado di mantenere un elevato grip anche se immerse nell’acqua. Per la realizzazione delle matematiche relative alla presa ed alla scansione del modello, il gruppo di lavoro si è avvalso della Tebis Italia. Il risultato è entusiasmante: contento il dr. Dario Toso, che prosegue i suoi studi in ecodesign presso il Politecnico di Torino – che ha fornito la massima collaborazione alla ricerca ed alla realizzazione del prototipo anche nella parte di comunicazione grafica – e ancora più contento anche il suo partner Alberto Casetta, pilota in molti trofei nazionali. Insieme, i due hanno brevettato il GP Passenger presso la Jacobacci & Partners. (ASAPS)

*Sovrintendnete della Polizia Stradale  


© asaps.it

di Lorenzo Borselli

da "il Centauro" n.103
Mercoledì, 12 Luglio 2006
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